Template:Comune Ascea (A'scìa in cilentano e derivante dalla negazione in latino A-Scia, ovvero senza scia, senza nube) è un comune di 5.341 abitanti della provincia di Salerno, sito nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Dal 2003 il toponimo comunale è mutato in Ascea-Velia, nome che, tuttavia, non ha ancora un riconoscimento ufficiale.

Il paese

Risalgono agli inizi del 1800 le prime notizie sul Comune di Ascea così come lo si conosce oggi, ma la storia che lo caratterizza comincia con l’inizio della civiltà moderna, per mano di coloro che hanno creato i pilastri del vivere moderno con la loro voglia di conoscere, indagare, confrontarsi, riflettere sul mondo e sull’uomo. Quando i Focei, popolazione greca dell’Asia Minore (VI sec. a.C.), furono costretti da Arpago a scegliere se combattere una guerra che avrebbero sicuramente perso o arrendersi senza combattere, essi scelsero di abbandonare la propria patria per trovare posti più tranquilli dove esercitare la loro professione di mercanti ed esploratori. Provetti navigatori, attraversarono il Mediterraneo approdando sulle coste di Alalia (Corsica), dove furono impegnati in una dolorosa battaglia navale contro i Cartaginesi. La battaglia fu vinta ma la flotta fu più che decimata, il che li convinse ad abbandonare Alalia alla volta delle coste italiche. Qui fondarono la colonia di Reghion in Calabria (oggi Reggio Calabria), e, da qui, si spostarono a nord acquisendo per sé una città in terra Enotria a pochi passi da Paestum. Auro Gellio dà notizia della fondazione della città nel seicentesimo anno dalla venuta in Italia di Enea, sotto il regno di Servio Tullio. La convivenza con le popolazioni indigene fu pacifica e regolata da leggi ispirate dai principali pensatori del mondo antico, tra cui Parmenide, che, oltre ad essere legislatore e reggitore di popoli, fu filosofo metafisico, metodologo, naturalista e medico, il che vale ad identificarlo come maggiore rappresentante della Scuola Eleatica, dove nacque (come afferma Russel) il pensiero filosofico occidentale. Il nome origina dalla radice mediterranea vel-, per alcuni legato a “sorgente” per altri a “altura”, la quale in greco, per mancanza del suono v- diventa el-. In epoca Romana il nome riprende la radice originaria diventando Velia. Durante le guerre dei Romani contro i Sanniti e i Lucani, Velia è alleata di Roma e cementa questa alleanza durante la seconda guerra punica, negando ogni tipo di aiuto ad Annibale. A seguito della Lex Iulia dell’88 a.C. diviene municipio romano, ma già da tempo è meta di pellegrinaggio per le cure mediche: Orazio è suo ospite per curare la gotta, Virgilio per affezioni agli occhi. Bruto vi passò prima di andare incontro al suo destino a Filippi, mentre sembra che Catone l’Uticense avesse nella città una delle sue amene ville lucane. Da lui sembra derivare il nome della attuale frazione Catona, che sarebbe sorta proprio attorno alla sua villa. Il sito era diventato uno dei presidi più importanti del Mediterraneo, essendo centro delle rotte di navigazione e porto da cui partivano le merci per l’interno (ancora oggi ci sono tracce della via del Sale che da Velia portava fino in Puglia). Anche nell’Eneide, Virgilio ricorda come le coste di Velia erano tappa obbligata per le navi (… portusque require velinos …). Nel Medioevo divenne avamposto strategico per la protezione delle coste, divenendo parte di un sistema di controllo ottenuto attraverso la creazione di diverse torrette di avvistamento che si guardavano l’un l’altra dalla Calabria fino a Napoli. L’insabbiamento dei porti, unito alle sempre più frequenti scorribande piratesche, favorì il trasferimento della popolazione verso l’interno, con la nascita di diverse comunità collinari, fra cui Ascea. Sul significato del nome diverse sono le ipotesi. Chi propende per A-skià (alfa privativo greco + skià = ombre) intende rimarcare la felice posizione sempre baciata dal sole, chi fa discendere il nome da ascesa (morfologicamente la –s– debole fra due vocali tende a cadere per formare la parola ascea) basa tale derivazione dal fatto che Ascea nasce su un lieve pendio dal quale si può ammirare tutto quello che oggi è detto Golfo di Palinuro. Il manto di olive di cultivar pisciottana che rende di un verde uniforme il territorio comunale è una magnifica cornice di borghi che non hanno mai perso il fascino di cui godevano quando furono creati. Il Comune si estende su 35 kmq, con una morfologia che dolcemente porta dalle magnifiche coste agli oltre 500 metri della parte più alta del territorio comunale. La Marina, meta agognata di turisti di tutto il mondo, presenta 6 km di costa di cui la maggior parte caratterizzata caratterizzate da rena bianca a grana fine (insignita dell’onorificenza della Bandiera Blu da parte della FEE, oltre che da Tre Vele di Legambiente). Gli oltre 2 km di lungomare, costeggiati da una pista ciclabile in tutta la loro lunghezza, consentono attività sportive amatoriali a stretto contatto con le aree attrezzate a monte, la spiaggia e il mare dall’altro lato. Al centro del lungomare è sita la piazza Teatro, sede della maggior parte degli eventi promossi dall’Amministrazione Comunale, da altri Enti e da associazioni private nel corso dell’anno. Il ricordo della tradizione marinaresca del posto trova il culmine nella suggestiva processione in barca in onore della Madonna di Portosalvo, che vede, il 27 agosto di ogni anno, la statua della Madonna attraversare in barca tutta la costa. Il centro della Marina è attraversato in tutta la sua lunghezza da un corso sul quale affacciano numerose attività commerciali meta dell’assalto dei turisti alla ricerca di souvenir e buoni affari. Il lungomare termina nella zona sicuramente più affascinante del Comune: la Scogliera. È questo il posto dove tutti i turisti hanno lasciato un pezzo del proprio cuore, favorendo con la sua suggestione la nascita di tutti gli amori estivi degli asceoti e degli ospiti, ma è anche il luogo dove si può ammirare, intatto ed unico al mondo, il Giglio Marino e la Fenosa tipica della flora mediterranea. Piccoli anfratti, meravigliosi antri ricavati nella costa che si rispecchiano nel blu del mare, raggiungibili soltanto con piccoli gozzi, occupano la parte di costa che lega Ascea con Pisciotta. La stazione ferroviaria, fermata di numerosi treni che percorrono la linea Napoli - Reggio Calabria, situata a pochi passi dal centro della Marina, favorisce lo spostamento in treno dei turisti. Al turista, che, invece, arrivi in macchina, il benvenuto viene affidato all’area archeologica di Elea – Velia, in cui ancora si respira l’aria che ha ispirato i fondatori della città. È questo uno dei siti archeologici più vasti nel Meridione e conserva ancora i resti sia della civiltà greca che romana, nonché dell’epoca medievale. Al suo interno si possono ammirare le costruzioni tipiche greche e romane e i monumenti che ancora restano a loro ricordo: le terme con il loro sistema di canalizzazione delle acque e i mosaici, il castello medievale con la basilica Palatina (attualmente sede di una mostra con i reperti più significativi ritrovati durante gli scavi), ma soprattutto la Porta Rosa, unico arco a tutto sesto di fattura greca ritrovato nel mondo, riportato alla luce dalle investigazioni archeologiche del prof. Mario Napoli, a cui oggi il Comune ha dedicato una Fondazione culturale il cui obiettivo sarà quello di promuovere la storia e la cultura eleatica. Il sito è stato inserito tra i Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO. Man mano che ci si sposta verso l’interno il paesaggio marino lascia il passo alle colline ammantate del verde delle olive (Ascea Capoluogo, Terradura), per poi mutare in un paesaggio più prettamente montano, caratterizzato soprattutto da folti boschi di castani. Ascea Capoluogo, sede della Casa Comunale, si presenta con un nucleo di costruzioni storiche attorno alle quali è stato poi costruito il paese. I vicoletti del centro storico serpeggiano fra “vasci” e portoni in cui ancora oggi si sente l’eco dei racconti e delle fatiche dei vecchi contadini che li vivevano. Il belvedere dello Sporgente è una terrazza sul mare da cui ammirare tutto il golfo da Punta Licosa a Capo Palinuro. La popolazione coltiva ancora con passione le tradizioni dei propri avi, che trovano il culmine nella processione di S. Antonio che si tiene nel primo martedì di agosto, in ricordo dell’intervento del Santo di Padova per placare una epidemia di peste. La statua del Santo, realizzata oltre un secolo fa, attraversa, preceduta da una miriade di “cinte” votive portate in testa dalle fedeli, tutte le vie del paese che si ripopola anche dei propri figli emigrati lontano. Durante l’anno la statua del Santo resta nella sua cappella che domina il Comune dall’alto del paese. Le frazioni di Terradura, Catona e Mandia sono dei piccoli borghi che ancora mantengono intatte le originarie fattezze. I vicoli che li attraversano presentano un mix di colori, odori, voci che trasportano il visitatore in un mondo quasi “surreale”. Le coltivazioni di fico bianco del Cilento, castagne, fagioli, la presenza di esemplari selezionati di maiali neri del Cilento rappresentano le principali fonti di reddito della popolazione residente e sono oggetto di studi da parte dell’Amministrazione Comunale per il miglioramento della loro qualità e della commercializzazione. La sommità più alta del Comune ospita il Santuario della Madonna del Carmelo, una delle Sette Chiese Sorelle (delle quali anche altre due si trovano nel territorio asceoto) che si “guardano” tra loro nella vallata che dal Monte Gelbison porta al mare. Il sagrato del santuario è costituito da un belvedere che presenta un panorama che non è possibile raccontare, ma si deve assolutamente ammirare di persona.

Frazioni

Velia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Elea-Velia.
Storia della città di Elea-Velia

Lo storico e geografo greco Strabone narra della città di Elea nella sua opera Geografia (VI, 252), specificando però che i fondatori, i Focei, la chiamarono inizialmente Hyele, nome che poi viene cambiato in Ele per finire con Elea.
C'è però da tenere conto che i fondatori usavano un alfabeto greco più arcaico rispetto a quello di Strabone (come testimoniano le monete più antiche), ed usavano quindi il "digamma", una delle lettere perse di quell'alfabeto. Il digamma, che graficamente è simile ad una F, si pronuncia come la v italiana, dando quindi al nome della città il suono di "Vele". Nella trascrizione, però, già molti Focei non usavano più il digamma, trascrivendo quindi la lettera F con Ύ e trasformando "Vele" in "Hyele" (Ύέλην).
Neanche Antioco di Siracusa, la fonte a cui si rifà Strabone, aveva a disposizione il digamma, scegliendo però di ignorare la lettera e trascrivendo semplicemente "Ele" (Έλην).
Per quel che riguarda la scrittura "Elea" (Ελέαν), si tratta di una deformazione attica che non si riscontra prima di Platone, nel IV secolo a.C.: due secoli, cioè, dopo la fondazione della città.
I Romani, dal 535 a.C. circa, la chiamarono Velia.

Il 18 maggio 1703 il re di Napoli Carlo III nomina marchese il generale Bartolomeo Alfredo dei Borboni detto il Terradura, dando così inizio al glorioso casato Terradura d'Ascea a cui viene assegnata la marca di confine che si estendeva nei territori di Ascea, Velia, Mandia e Catona. La fortezza era situata nella collina Terradura che ancora oggi ne porta il nome. Il marchese Bartolomeo Alfredo Terradura d'Ascea deteneva un esercito di 1500 uomini e 12 navi leggere a protezione della costa e del territorio. Nel 1852 dopo il matrimonio tra Caterina di Savoia e Angelo Terradura d'Ascea, la famiglia dei marchesi si alleò con il re Vittorio Emanuele II; nel 1860 afffiancando il prorpio esercito a quello garibaldino combatté per l'unione del regno d'Italia.

Geografia della città di Elea-Velia
File:Elea (Velia) - theatre.jpg
Resti di un teatro greco nel sito archeologico di Ascea-Velia
 
Un secolare albero d'Olivo nel centro di Ascea

Città della Magna Grecia, sita sulla costa occidentale dell'Italia meridionale, viene fondata dai Focei, arrivati dalla Ionia in fuga dall'occupazione persiana.
All'inizio la città sorge su due porti, uno a Nord ed uno a Sud: i Focei, utilizzano il porto a Sud, mentre i Sibariti, la popolazione autoctona, utilizza quello a Nord, chiamato "le case della notte" perché sembre in ombra. I due porti sono uniti da una via chiamata "la via del Nume", che a sua volta è divisa in due parti: "la via della notte" è chiamato il tratto a Nord, e quindi in ombra, "la via del giorno" è chiamato il tratto a Sud.
I rapporti fra le due popolazioni si inaspriscono quando i Sibariti, gli autoctoni, rifiutano l'amicizia con la città di Crotone, amicizia che invece viene stretta dai Focei: questi ultimi dividono con una porta le due parti della città quando i Sibariti decidono di attuare una secessione.
Ma la minaccia di invasione da parte dei Siracusani fa sì che i Sibariti premano per riunire la città in un'unica grande forza da opporre al nemico. Malgrado ci siano molte pressioni per mantenere la divisione, prevale la spinta unitaria e così viene incaricato il saggio Parmenide (conosciuto in seguito come filosofo presocratico) di occuparsi delle trattative. Riunite le due fazioni, per suggellare l'unità di Vele Parmenide decide di attraversare la "via del Nume" su un cocchio trainato da cavalle.
Dopo l'impresa, Parmenide diviene legislatore e primo cittadino di Vele, e la governa fino alla morte. Mette per iscritto le sue gesta componendo un poema che inizia proprio con la traversata della "via del Nume", alla fine della quale la dea Giustizia gli detta personalmente le leggi da applicare alla città.

Marina di Ascea

Marina di Ascea è un'importante località balneare, sita a circa 4 km da Ascea. La località da alcuni anni consegue il premio Bandiera Blu delle spiagge. A Marina si trova inoltre la stazione ferroviaria di Ascea, importante e molto trafficata d'estate, sulla linea Roma-Napoli-Reggio Calabria. Il 27 Agosto di ogni anno si festeggia la Madonna di Portosalvo.

Altre frazioni

Le altre frazioni asceote sono Terradura, Mandia e Catona, site lungo la strada provinciale che da Ascea porta a Ceraso e Vallo della Lucania.
Le altre piccole frazioni sono Baronia, Santa Maria, Salice e Stampella.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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