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Con il nome di Guerra degli ottant'anni, o Rivolta olandese o Rivolta dei Paesi Bassi, si intende la ribellione delle Province Unite contro il dominio spagnolo, che si tramutò in un conflitto durato dal 1568 al 1648, quando l'indipendenza delle Province Unite fu sancita dalla Pace di Westfalia. Il conflitto fu uno delle cause del progressivo declino della potenza della Spagna, e vide sorgere un nuovo stato, la Repubblica delle Sette Province Unite, che sarebbe presto divenuta una delle potenze mondiali del XVII e XVIII secolo, distinguendosi per il suo dinamismo in campo commerciale, scientifico e culturale.

La situazione dei Paesi Bassi prima del conflitto

Lo scontro tra la popolazione dei Paesi Bassi e il dominio spagnolo trova le sue radici nella particolare situazione politica, economica e confessionale che caratterizzavano questa zona dell'Europa nel XVI secolo.

Situazione politica

I Paesi Bassi entrarono a far parte, nel corso del XV secolo, dei domini dei duchi di Borgogna; in seguito alla morte del duca Carlo il Temerario nel 1477 e al conseguente sfaldamento dei domini del ducato, l'area dei Paesi Bassi venne a trovarsi sotto il dominio degli Asburgo. Proprio in quest'area, a Gand, nacque nel 1500 Carlo V, futuro Imperatore, che sarebbe divenuto, nel 1506, titolare dei domini asburgici nella regione; Carlo, che era stato allevato nei Paesi Bassi e che conosceva varie lingue, tra cui l'olandese, avrebbe in seguito riunificato sotto il suo dominio vasti territori in Europa centrale, la Spagna e le colonie spagnole d'oltreoceano, creando un impero di dimensioni planetarie.

I Paesi Bassi, e specialmente le Fiandre, grazie alla loro ricchezza e ai fiorenti commerci che li interessavano, costituivano uno dei cardini del dominio asburgico in Europa. La frammentazione dei domini di Carlo V, tuttavia, ne rendeva molto difficoltosi il mantenimento e la difesa, che si rivelarono fondamentali durante le numerose guerre che gli Asburgo intrapresero nel corso del XVI secolo, in particolar modo contro la Francia e l'Impero Ottomano, e in seguito contro i Protestanti nell'Impero stesso; tali sforzi bellici richiedevano grandi quantità di denaro, e i Paesi Bassi, per la loro ricchezza, si trovarono ad essere sottoposti a un pesante regime fiscale, che spesso veniva percepito come inutile e dannoso, anche perché diretto a finanziare guerre intraprese contro loro importanti partner commerciali.

Oltre al pesante giogo fiscale, i Paesi Bassi furono sottoposti ad una progressiva centralizzazione amministrativa; tale politica urtava contro la tradizionale autonomia di governo e gestione economica che erano in vigore nella zona fin dal Medio Evo, e che veniva esercitata in particolar modo dalla piccola nobiltà e dai mercanti. La politica di centralizzazione in materia di tassazione e legislatura, iniziata già dai duchi di Borgogna, venne proseguita con determinazione dai nuovi governanti asburgici, suscitando sospetti e malcontenti proprio tra le classi economicamente più attive. Un esempio di questa politica si verificò nella città di Utrecht nel 1528, quando il consiglio delle gilde che governava la città fu rimpiazzato da uno statolder scelto da Carlo V, cui vennero affidate le incombenze secolari per tutta la provincia della città, togliendole all'Arcivescovo di Utrecht; inoltre venne costruita la fortezza di Vredenburg, allo scopo di proteggere il territorio dal Duca di Gheldria e di controllare la città stessa di Utrecht. In seguito a tale politica, al tempo del governo di Maria d'Asburgo, dal 1531 al 1555), la nobiltà e i tradizionali detentori del potere nelle città erano stati allontanati e sostituiti da giuristi di nomina asburgica nel Consiglio di Stato.

Situazione religiosa

Durante il XVII secolo le dottrine protestanti trovarono largo seguito nell'Europa settentrionale; in particolare, nella regione settentrionale dei Paesi Bassi, si diffuse la dottrina calvinista. Dopo alcuni iniziali tentativi di repressione, le autorità locali decisero di attenersi ad una politica di tolleranza, che in ogni caso avrebbe anche favorito i già fiorenti commerci che coinvolgevano la regione. Nonostante questo, sia Carlo V, sia in special modo suo figlio Filippo II di Spagna ritenevano loro preciso dovere morale combattere, per quanto possibile, quella che veniva considerata dai cattolici nient'altro che un'eresia. Le misure adottate per estirpare il protestantesimo dalla regione si sarebbero rivelate una delle cause principali del conflitto.

La prima fase: la rivolta dei Paesi Bassi (1555-1572)

Nel 1556 Carlo V abdicò, suddividendo i suoi domini tra il fratello Ferdinando, che divenne Imperatore, e il figlio Filippo, re di Spagna; i Paesi Bassi vennero a trovarsi nei possedimenti di quest'ultimo. Mentre Carlo, nato ed allevato nella regione, tentò, per quanto possibile, di conciliare le richieste della popolazione e della nobiltà con la politica di tassazione e centralizzazione, Filippo, nato e cresciuto in Spagna, accentuò il controllo statale e il peso fiscale, senza curarsi troppo di violare apertamente le tradizioni secolari di autogoverno dei Paesi Bassi.

L'opposizione nobiliare

Filippo, allo scopo di costituire un governo dei Paesi Bassi fedele alla Spagna e ligio alle direttive provenienti da Madrid, pose diversi membri dell'alta nobiltà locale nell'organo di governo della regione, gli Stati Generali; inoltre nominò capo degli Stati Generali il suo confidente Antoine Perrenot de Granvella e la sorellastra Margherita d'Austria reggente.

Tuttavia, già a partire dal 1558, le speranze di Filippo furono deluse, in quanto gli Stati Generali cominciarono a sollevare una serie di obiezioni e proteste riguardo alla sempre più pesante politica fiscale, chiedendo anche il ritiro delle truppe spagnole dalla regione. Ulteriori interventi da parte del governo centrale incontrarono una crescente opposizione, diretta in particolar modo verso Granvelle, particolarmente odiato per la sua politica repressiva contro la libertà religiosa dei protestanti; varie petizioni per la sua rimozione dall'incarico da parte della nobiltà locale rimasero inascoltate, e alcuni dei più influenti nobili dei Paesi Bassi, tra cui il conte di Egmont, il conte di Horne e Guglielmo d'Orange, decisero di ritirarsi dagli Stati Generali fino a quando Granvelle non fosse stato richiamato.

Nel 1564 Granvelle fu ritirato, ma sorse una nuova crisi quando, alla fine dello stesso anno, i nobili richiesero a Filippo di adottare una politica più tollerante e realistica verso la crescente parte di popolazione di religione protestante; Filippo dichiarò che l'unica risposta possibile da parte del governo di Madrid era quella di inasprire le misure anti-protestanti, il che provocò ancora una volta il ritiro dei nobili dagli Stati Generali e le proteste di alcune città come Bergen e Meghem, nonchè un inasprimento degli scontri religiosi.

Nel 1566 una lega di 400 tra nobili e ricchi mercanti presentò alla reggente Margherita una petizione, detta Compromesso di Breda, per ottenere maggiore tolleranza; in tale occasione uno dei consiglieri di Margherita, il conte di Berlaymont, chiamò i rimostranti "pezzenti" ("gueux"), appellativo che essi assunsero subito come proprio distintivo.