Friedrich Wilhelm Murnau

regista tedesco (1888–1931)

Friedrich Wilhelm Murnau (Bielefeld, 28 dicembre 1888Santa Barbara, 11 marzo 1931) è stato un regista e sceneggiatore tedesco, il cui vero nome era Friedrich Wilhelm Plumpe, noto talvolta con lo pseudonimo Murglie.

Friedrich Wilhelm Murnau

Murnau fu tra i massimi esponenti dell'espressionismo, che si sviluppò in Germania negli anni '20. Dei suoi film solo pochi sono stati conservati e sono oggi reperibili; buona parte sono andati perduti, ma le pellicole sopravvissute sono oggi considerate da critici e studiosi di storia del cinema come dei capolavori assoluti.

Biografia

Le origini e la guerra

Nato in una famiglia di origine svedese, da un padre commerciante di telerie e una madre insegnante, il futuro regista dimostra fin da bambino un'attitudine per la recitazione: a sette anni organizza piccole scenette familiari con la sorellastra, a dodici adatta a suo modo Shakespeare e Ibsen.

Dopo la scuola secondaria, in cui si rivela un brillante studente, si iscrive all'università di Heidelberg in cui segue corsi di letteratura e storia dell'arte. Durante una rappresentazione nel teatro della cittadina tedesca viene notato da Max Reinhardt che lo invita ad accompagnarlo in tournée. Il giovane abbandona così gli studi per intraprendere la carriera da attore e regista. Risale a questo periodo l'adozione dello pseudonimo di Murnau, pare dovuto al ricordo di un'avventura romantica vissuta nella cittadina bavarese.

Durante la prima guerra mondiale fu pilota e fu fatto prigioniero in Svizzera, dove rimase fino al termine del conflitto. Il suo compagno di allora (Murnau era dichiaratamente omosessuale) morì sul fronte russo, le esperienze di guerra lo influenzarono molto.

In alcuni suoi film - come ad esempio Nosferatu il vampiro - parte della critica intravede riferimenti al periodo bellico vissuto.

Gli esordi

Terminata la guerra, torna a Berlino dove, per conto del suo amico e noto attore tedesco dell'epoca Ernst Hofmann, dirige nel 1919 i suoi primi due film: Il ragazzo in blu e Satana.

Con il film Il gobbo e la ballerina (1920) cominciò una fruttuosa collaborazione con lo scrittore Carl Mayer, che scrisse in seguito le sceneggiature per altri sei film del regista.

In seguito gira altri film, persi come i precedenti: La testa di Giano (1920), Sera... notte... mattino (1920), Nostalgia (1921).

Sopravvivono in copie monche senza sottotitoli: Il cammino della notte (1921), e Il castello di Vogelod (1922).

Il successo

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Un'immagine di Nosferatu il vampiro

Nel 1922 dirige quello che è considerato il suo capolavoro assoluto, Nosferatu il vampiro, ispirato liberamente al romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker. Murnau dovette modificare il titolo, i nomi dei personaggi (il conte Dracula diventa il conte Orlok, interpretato da Max Schreck) ed i luoghi (dalla Transilvania ai Carpazi) per problemi legati ai diritti legali dell'opera. Il regista fu comunque denunciato dagli eredi di Stoker; perse la causa per violazione del copyright e venne ordinato di distruggere tutte le copie della pellicola, ma fortunatamente una copia "clandestina" fu salvata dallo stesso Murnau, ed il film è potuto sopravvivere ed arrivare ai giorni nostri. Nel 1979 Werner Herzog ne trasse ispirazione per un remake, Nosferatu, principe della notte, con Klaus Kinski.

Il successo gli permise di firmare un contratto vantaggioso con la Ufa, per la quale girò il primo film nel 1924, L'ultima risata, scritto da Mayer ed interpretato da Emil Jannings, che impersona un portiere d’albergo. Nelle riprese di questo film Murnau e il cameraman Karl Freund utilizzarono la cosiddetta "macchina da presa volante", liberandola dalla staticità che permise loro nuove tecniche di montaggio e di racconto.

Hollywood

I suoi successi in Germania attirarono l'attenzione di Hollywood. Murnau dopo il Faust firmò un contratto con la società di produzione 20th Century Fox.

Il suo primo film statunitense fu Aurora, per il quale ottenne dallo studio la massima libertà, e che gli valse due premi Oscar alla prima cerimonia di premiazione nel 1927, ma che tuttavia non realizzò le aspettative di incasso previste, per cui nella realizzazione dei successivi film l’ingerenza della società di produzione fu maggiore.

Le due pellicole successive, I quattro diavoli (1928) e Il nostro pane quotidiano (1930) - delle quali oggi non esiste più nessuna copia - furono modificate per adattarle alla nuova tecnologia dell'era del sonoro, ma anch'esse non ottennero il successo sperato; deluso, Murnau rescisse il contratto con la Fox nel 1929 e intraprese un viaggio nel sud del Pacifico.

Gli ultimi lavori

Voleva realizzare dei film secondo le sue idee; a questo scopo si comperò uno yacht e, insieme al noto regista di documentari Robert J. Flaherty, si recò in Polinesia, a Bora Bora, per girare quello che sarebbe stato il suo ultimo film, Tabù, una mescolanza di documentario e melodramma. Durante le riprese, tuttavia, Murnau e Flaherty si separarono per alcune dispute artistiche, ed il regista tedesco terminò il film da solo; i suoi interi risparmi erano stati investiti nell’impresa.

Il film venne censurato negli Stati Uniti per la presenza di donne native polinesiane a seno scoperto. La prima del film fu il 1 agosto 1931, ma Murnau non fu presente.

Morte

Murnau morì in un incidente d'auto a Santa Barbara l'11 marzo 1931. Alla guida del veicolo c'era il quattordicenne filippino Garcia Stevenson valletto e amante di Murnau.

Kenneth Anger nel suo libro di pettegolezzi "Hollywood Babilonia" affermò che la ragione per cui Stevenson perse il controllo della macchina fu dovuta al fatto che Murnau stava praticando una fellatio al giovane autista.

Fu sepolto nel cimitero di Stahnsdorf, presso Berlino. Tenne l’orazione funebre un altro celebre regista tedesco protagonista del movimento espressionista, Fritz Lang; tra i partecipanti vi furono Robert J. Flaherty, Carl Mayer, Emil Jannings, Georg Wilhelm Pabst e Greta Garbo.

Curiosità

  • Dei 21 film che Murnau girò, oggi ne sopravvivono solo 11.
  • Murnau aveva dichiarato apertamente la sua omosessualità.
  • Greta Garbo prese parte alle esequie del regista e fu tra le poche stelle del cinema a farlo, poiche' la fama di omosessuale di Murnau gli aveva creato intorno molta solitudine o addirittura disprezzo. L'attrice svedese, che invece nutriva per quel cineasta una sincera ammirazione, fece fare un calco in gesso del volto del defunto. Fino a che visse in California, la Garbo tenne in bella vista nella sua abitazione quella maschera funebre.[senza fonte]

Filmografia

Regista

Sceneggiatore

Bibliografia

  • Pier Giorgio Tone. Murnau. Milano, Il Castoro, 1976
  • Siegfrid Kraceuer. Da Caligari a Hitler. Torino, Lindau, 2001
  • Eric Rohmer. L'organizzazione dello spazio nel «Faust» di Murnau. Venezia, Marsilio, 2004

Collegamenti esterni

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