Funerale vichingo
I vichinghi cremavano solitamente i loro morti in barche funerarie, come provato da reperti archeologici, saghe della letteratura norrena, e dal racconto di Ahmad ibn Fadlan. I funerali vichinghi che vennero effettuati a terra hanno premesso agli archeologi di studiare le varie tradizioni scandinave dell'età vichinga.

Il morto era solitamente deposto in una barca, o in una nave di pietra, assieme a delle offerte funebri stabilite in base allo status e alla professione del deceduto. Queste offerte potevano includere sacrifici di schiavi. Infine il tutto veniva coperto di pietre e terra e veniva creato un tumulo.
In Scandinavia rimangono numerosi tumuli di questo tipo, eretti in onore di re e capitani vichinghi. Alcuni dei più importanti sono quelli del cimitero del colle di Borre, in Norvegia, e il Lindholm Høje e Jelling in Danimarca.
Oggetti tombali
Era comune lasciare doni per i deceduti. Sia gli uomini che le donne ricevevano doni funerari, anche se il cadavere sarebbe stato arso su una pira. La quantità e il valore dei doni dipendeva dal gruppo sociale di appartenenza da cui proveniva il defunto.[1] Era importante seppellire il morto nel modo corretto, così che potesse entrare nell'aldilà con la stessa posizione sociale che aveva avuto nella vita terrena, e per evitare che diventasse un'anima senza dimora, condannata a vagabondare in eterno.[2]
La tomba tipica per un thrall, probabilmente era poco più che una buca nel terreno.[1] Egli veniva sepolto in modo tale da assicurarsi che non potesse tornare a perseguitare i suoi padroni e che al tempo stesso potesse tornare loro utile nell'oltretomba. Gli schiavi talvolta venivano sacrificati per renderli utili nella vita ultraterrena[2] (si veda la sezione sacrifici umani, di seguito). Un uomo libero veniva solitamente sepolto con armi e l'equipaggiamento per cavalcare. un artigiano, come un fabbro ad esempio, poteva ricevere il suo intero corredo di atrezzi. Alle donne veniva fornita la propria gioielleria e spesso gli strumenti per le attività casalinghe. Il più sontuoso funerale vichingo finora scoperto e la sepoltura della nave di Oseberg, fatto per una donna (probabilmente una regina o una sacerdotessa) che visse nel IX secolo.[1][3]
Monumenti funebri
Un funerale vichingo poteva comportare una spesa notevole, ma il tumulo e i doni funebri non erano considerati come uno spreco. Oltre a essere un omaggio al defunto, il tumulo rimaneva come monumento per la posizione sociale dei discendenti. Clan norreni particolarmente potenti potevano dimostrare la loro posizione per mezzo di monumentali necropoli. Il cimitero di Borre a Vestfold, ad esempio, è collegato alla dinastia Yngling, e contiene grossi tumuli che contenevano navi di pietra.[3]
Jelling in Danimarca, è il più grande memoriale reale dell'epoca vichinga e venne eretto da Harald I di Danimarca in memoria dei suoi genitori Gorm e Tyra, e in onore di se stesso. Solo uno dei due grossi tumuli conteneva una camera tombale, ma entrami i tumuli, la chiesa e le due pietre di Jelling, testimoniano quanto importante fosse segnare ritualmente la morte durante l'era pagana e i primi tempi cristiani.[3]
In tre luoghi in Scandinavia, esistono grosse necropoli che vennero usate da intere comunità: Birka nel Mälaren, Hedeby nello Schleswig e Lindholm Høje ad Ålborg.[3] Le tombe a Lindholm Høje mostrano una grande varietà in forma e dimensioni. Ci sono navi di pietra e un misto di tombe triangolari, quadrangolari e circolari. tali necropoli sono state usate nel corso di molte generazioni e appaartengono a insediamenti tipo villaggio.[4]
Rituali
La morte è sempre stata un momento critico per i familiari del defunto, di conseguenza un caso di morte è circondato da regole e taboo.[4] La vita familiare deve essere riorganizzata e allo scopo di gestire questa transizione le persone adottano dei riti.[4] Le cerimonie sono riti di transizione che hanno lo scopo di dare pace al deceduto nella sua nuova posizione e allo stesso tempo danno forza ai suoi cari per continuare nelle loro vite.[4]
Nonostante le tradizioni guerresche dei Vichinghi, esisteva un elemento di paura che circondava la morte e ciò che vi faceva riferimento. Se il deceduto non veniva sepolto nel modo appropriato, poteva non trovare pace nell'aldilà. La persona morta poteva allora far visita ai parenti come spettro. Una tale visione era spaventosa e di cattivo auspicio e solitamente veniva interpretata come un segno di ulteriori lutti in famiglia. Fu inizialmente e soprattutto in tempi di carestia, quando le comunità erano colpite da una serie di sfortune, che le voci sugli spettri iniziarono a fiorire. Le saghe narrano di precauzioni drastiche che venivano prese dopo l'apparizione di uno spettro. Il defunto doveva morire di nuovo; un palo poteva venire infilzato nel cadavere, o la sua testa poteva essere tagliata allo scopo di impedire al deceduto di trovare la via per il mondo dei vivi.[5]
Il resoconto di Ibn Fadlan
Uno scrittore arabo musulmano del X secolo, Ahmad ibn Fadlan, produsse la descrizione di un funerale di un capo clan scandinavo,[6] probabilmente svedese,[7] che era impegnato in una spedizione lungo la rotta orientale.[7] Il resoconto è una fonte unica sulle cerimonie che circondavano il funerale vichingo,[7][8] di un capo clan o di un re.[8]
Il capo clan morto venne messo in una tomba temporanea che venne ricoperta per dieci giorni, fino a quando non vennero cuciti nuovi vestiti per la salma. Una delle sue donne thrall si offrì volontaria per unirsi a lui nell'aldilà venne controllata giorno e notte, e le venne data una grande quantità di bevande inebrianti mentre ella cantava contenta. Quando giunse il momento della cremazione, tirarono a riva la sua imbarcazione e la posero su una piattaforma in legno. Nell'imbarcazione venne approntato un letto per il corpo del capo clan. Subito dopo una vecchia donna indicata come l'"Angelo della Morte" pose dei cuscini sul letto. Era la responsabile del rituale.[9]
A questo punto il capo clan venne disinterrato e vestito con i nuovi abiti. Nella sua tomba ricevette bevande inebrianti, frutti e uno strumento musicale a corda. Il capo clan venne posto nel suo letto attorniato da tutte le sue armi e dai doni funerari. Vennero quindi presi due cavalli e fatti correre fino a farli sudare. i cavalli vennero poi fatti a pezzi e la loro carne gettata nella nave. Infine vennero sacrigicati una gallina e un gallo.[9]
Nel frattempo la schiava passò da una tenda all'altra ed ebbe rapporti sessuali con gli uomini. Ognuno di essi del disse "di al tuo padrone che l'ho fatto per via del mio amore per lui". Nel pomeriggio la ragazza venne portata presso un qualcosa che somigliava a un telaio di una porta, dove venne sollevata a braccia tre volte dagli uomini. Ogni volta, la ragazza disse ciò che vedeva. La prima volta vide il proprio padre e la propria madre, la seconda vide tutti i suoi parenti, e la terza volta vide il suo padrone nell'aldilà. Questo era verde e bello e assieme a lui vide uomini e ragazzi. La schiava vide che il padrone la chiamava a se.[9] Usando bevande inebrianti essi pensavano di mettere la ragazza thrall in una trance estatica che la rendesse sensitiva e tramite l'interazione simbolica con la porta, ella potesse guardare dentro il regno dei morti.[8] Lo stesso rituale appare anche nel breve racconto islandese Völsa þáttr, dove due uomini pagani norvegesi sollevano la padrona di casa sopra un telaio di porta per aiutarla a guardare nell'oltretomba.[10]
Successivamente, la ragazza venne portata alla nave. Ella si tolse i braccaletti e li diede alla donna anziana. Poi si tolse gli anelli dalle dita e li consegnò alle figlie della donna anziana che la avevano tenuta d'occhio. La ragazza venne portata a bordo della nave, ma non le fu permesso di entrare nella tenda dove giaceva il capo clan morto. La ragazza ricevette diversi recipienti di bevande inebrianti e cantò e diede l'addio ai suoi amici.[11]
La ragazza venne quindi spinta nella tenda e gli uomini iniziarono a battere sui loro scudi in modo che non si potessero sentire le sue urla. Sei uomini entrarono nella tenda per giacere con la ragazza, dopodichè la posero sul letto del capo. Due uomini la afferrarono per le mani e due i polsi. L'Angelo della Morte mise una corda attorno al suo collo e mentre due uomini tiravano la corda, la vecchia donna accoltellava la ragazza tra le costole. Successivamente i parenti del capo clan morto arrivarono con una torcia accesa e diedero alle fiamme la nave.[11] Si narra che il fuoco faciliti il viaggio verso il reame dei morti, ma sfortunatamente, il resoconto non dice verso quale reame il deceduto fosse diretto.[8]
In seguito un tumulo rotondo venne costruito sulle ceneri e al suo centro venne eretto un bastone in legno di betulla, dove vennero incisi il nome del capo clan morto e del suo re. Infine tutti partirono con le proprie navi.[11]
Vedi anche
Note
- ^ a b c Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:84
- ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatoreGräslund11
- ^ a b c d Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:85
- ^ a b c d Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:86
- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatoresteins87
- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatoreHarrison79
- ^ a b c Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:88
- ^ a b c d Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:90
- ^ a b c Tradotto da Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:88
- ^ Harrison & Svensson 2007:57ff
- ^ a b c Steinsland & Meulengracht Sørensen 1998:88ff
Bibliografia
- Gräslund, B. (2000). "Gamla Uppsala During the Migration Period", in Myth, Might, and Man. National Heritage Board. ISBN 91-7209-190-8
- Harrison, D. & Svensson, K. (2007). Vikingaliv. Fälth & Hässler, Värnamo. ISBN 978-91-27-35725-9
- Larsson, Mats G (2002). Götarnas Riken : Upptäcktsfärder Till Sveriges Enande. Bokförlaget Atlantis AB ISBN 9789174866414
- Smyser, H.M. (1965). "Ibn Fadlan's Account of the Rus with Some Commentary and Some Allusions to Beowulf". Franciplegius: Medieval and Linguistic Studies in Honor of Francis Peabody Magoun, Jr. eds. Jess B. Bessinger Jr. and Robert P. Creed. New York: New York University Press. pp 92-119.
- Steinsland, G. & Meulengracht Sørensen, P. (1998): Människor och makter i vikingarnas värld. ISBN 9173245917
Collegamenti esterni
- Articolo sul cimitero vichingo di Heath Wood, Ingleby, Derbyshire (Pdf-file 1.44mb)
- Racconto in inglese di Ibn Fadlan