Monetazione della Sicilia antica

monetazione della Sicilia antica

Per monetazione della Sicilia antica si intende l'insieme delle monete emessa dalle città della Sicilia prima della completa conquista da parte dei Romani.

Poiché la Sicilia era, al tempo di Augusto, una provincia, la sua monetazione non è tradizionalmente inclusa nell'elenco delle Regiones dell'Italia, ma studiata separatamente.

In Sicilia si trovano:

  1. Polis greche
  2. colonie Puniche, essenzialmente a ovest
  3. insediamenti di popolazioni precedenti all'arrivo dei Greci e dei Cartaginesi
  4. città controllate da mercenari: Mamertines

Zecche più importanti

N. B.: per tradizione i nomi delle città sono in genere in Latino.

Le tre fasce siciliane

 

Le zecche della Sicilia sono solitamente divise in 3 fasce principali, in base al piede dello statere adottato.

La zona settentrionale, da Himera a Naxos, adotta un piede euboico da 5,80 g ca.

La fascia meridionale da Selinunte a Camarina adotta il piede corinzio con uno statere di ca. 8,70 g ca.

Siracusa adotta il piede ateniese con un tetradramma di ca. 17,40 g.

La fascia meridionale

Selinunte

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione di Selinunte.
Selinos: statere
 
Foglia di selinon. La base della foglia somiglia ad una testa di pantera Quadrato incuso diviso in otto sezioni
AG - 9,08 g

Selinunte è la prima città di Sicilia che conia monete datate intorno al 530-520 a.C. Il piede monetario adottato per lo statere è di 8,70 g e ciò attesterebbe gli strettissimi legami che la città aveva con Corinto che adottava uno statere dello stesso peso.

Come per le prime monete delle altre città italiote e siceliote si usa la tecnica incusa, al dritto vi era la foglia di Selinos, il sedano, che cresceva spontaneamente lungo i fiumi che passavano vicina la città e di cui traeva il nome ("tipo parlante"), al rovescio vi è il quadrato incuso. Nel momento in cui fu adottata la monetazione con i due tipi (dopo il 515 a.C.) rappresenterà anche al rovescio al foglia di Selinos. Nel 480 a.C. ci fu una interruzione della monetazione, che fu ripresa nel 461 a.C. adottando il piede attico usato anche a monetazione di Siracusa, ossia il tetradramma dal peso di 17,40g. Come tipi della nuova moneta adotterà al dritto la quadriga (di chiara influenza siracusana) con Apollo e Artemide, al rovescio la personificazione del fiume Selinus nell'atto di fare un sacrificio. Assieme al tetradramma Selinunte conierà anche didrammi (8,70 g) con al dritto Eracle che lotta contro il toro e al rovescio al personificazione del fiume Yupsas (l'altro fiume di Selinute) nell'atto di fare un sacrificio. La città termina di coniare nel 409 a.C. anno in cui fu distrutta dai Cartaginesi.


Agrigento

Akragas: statere
 
Aquila. Leggenda AKRA Granchio

Agrigento come Selinunte conia stateri dal peso di 8,70 g. Le prime monete sono datate dopo il 515 a.C.-510 a.C. poiché quando la zecca agrigentina inizia a coniare lo fa subito adottando due tipi; al dritto viene rappresentato l'aquila stante, il simbolo di Zeus, al rovescio un granchio, un riferimento ai granchi di fiume che dovevano essere numerosi nei pressi della Kolympetra. Dopo il 483 a.C., anno in cui Terone, tiranno della città, conquista Himera, Agrigento non conierà più, poiché Himera batterà moneta al posto della zecca agrigentina. La coniazione riprenderà nel 461 a.C. adottando il piede siracusano del tetradramma, ma lasciando immutati i tipi, aquila al dritto, granchio al rovescio. Talvolta in alcune serie vi potevano essere rappresentate due aquile con una preda, e al rovescio, assieme al granchio l'immagine di Scilla. Dopo il 430 a.C. anche Agrigento adotterà come tipo al dritto la quadriga siracusana, sebbene il granchio verrà ancora rappresentata nell'esergo della moneta,; al rovescio vi è l'aquila. Durante l'invasione cartaginese del 410 a.C.-405 a.C. la zecca conierà monete in oro, per la precisione decadrammi (10 dracme) usato per pagare i mercenari. I tipi sono al dritto la quadriga, al rovescio due aquile con preda. Questa è l'ultima moneta di epoca classica poiché la città verrà distrutta dai Cartaginesi nel 406 a.C.

La coniazione riprenderà nel 341 a.C. circa anno in cui Timoleonte farà coniare monete con piede e tipi corinzi. Dopo la conquista romana 210 a.C., le zecche batteranno per lo piu monete in bronzo. la zecca chiuderà nel I secolo d.C.


Gela

Gela: tetradracma
 
Auriga su biga, con kentron (pungolo) e frustra; Nike in alto. CEΛΑΣ, protrome di toro androprosopo.
AR (17,45 g; circa 450-440 a.C.)

La città di Gela inizia a coniare le prime monete attorno al 490 a.C. utilizzando il piede di Agrigento (didrammo da 8,70 g), ed utilizzando due tipi; al dritto un cavaliere armato, al rovescio un toro con volto umano (toro androprosopo), interpretato come il fiume Gelas che per la sua natura violenta veniva paragonata ad un torrente. Il cavaliere invece è un riferimento storico preciso, ossia al potere militare del tiranno Ippocrate, che in quel periodo governava la città sicula.

Dopo la morte di Gelone 478-477 a.C. verrà introdotto il tetradramma siracusano, nel cui dritto vi è il tipo della quadriga, e al rovescio la solita protome del toro androprosopo.

Al 440 ca. è stata datata una serie che presenta al dritto la quadriga e al rovescio il toro androprosopo incoronato da Sosipoli, il nome è scritto nella stessa moneta, ed è stata interpretata come una monete celebrativa della vittoria delle città greche su Ducezio.

Tra le ultime serie più interessanti coniate nella zecca gelese vi è un tetradramma in cui al dritto vi è la quadriga mentre al rovescio un giovinetto circondato da tre pesci; anche questo tipo è interpretato come la personificazione del fiume Gela, per via del corno presente sulla fronte e dei tre pesci che lo circondano. Questa rappresentazione del fiume Gelas richiama il tipo usato a Siracusa (al rovescio delle monete) della ninfa Aretusa, che veniva rappresentata con dei delfini che nuotavano intorno .

Anche la coniazione di Gela terminerà nel 405 a.C., con la distruzione della città da parte dei Cartaginesi.


Camarina

Camarina inizia a coniare quasi contemporaneamente alla città di Gela 490-485. Questo perché la città in quel periodo era sotto il controllo del tiranno di Gela Ippocrate. Il tipo adottato è il solito didramma da 8,70 g. mentre i tipi sono al dritto un elmo corinzio al centro di uno scudo, al rovescio una palma nana con a fianco due schinieri; entrambi i tipi fanno perciò riferimento alla dominazione gelese del periodo.

La fase arcaica della coniazione termina nel 484 anno in cui Gerone tiranno di Siracusa deporta gli abitanti nella sua città.

Le città inizierà di nuovo a coniare nel 461, anno in cui gli abitanti ritorneranno nella città: Il piede adottato è quello siracusano cosi come per il tipo di dritto, difatti al dritto vi è la quadriga, al rovescio Eracle con leontè. Un'altra serie presenta al dritto la personificazione del fiume Ipparis, al rovescio la ninfa Camarina su cigno. In questo periodo coniò anche molte frazioni, tra cui litre in argento.

L'ultima coniazione risale al 405, sono delle monete in oro, usate per pagare i mercenari durante l'invasione cartaginese; al dritto vi è Atena con elmo attico, al rovescio due ramoscelli d'ulivo. Come per le altre città di Sicilia, Camarina finirà di coniare nel 405, quando verrà distrutta dai Cartaginesi.

La fascia settentrionale

Il piede adottato è quello di 5,80 g. Non si sa bene da dove derivi tale valore. L'ipotesi più accreditata ipotizza che tale valore fosse un peso che ben si adattava ai mercati delle popolazioni indigeni della Sicilia e dell'Italia. Difatti le città che adotteranno questo piede sono tutte città che basano la propria economia su rapporti commerciali non solo con le città greche ma anche con le popolazioni indigene.


Himera

Inizia a coniare intorno al 525 a.C. utilizzando la tecnica incusa. I tipi adottati sono al dritto un gallo (non si sa il motivo della scelta di tale tipo) al rovescio un quadrato incuso. Quando si adotterà la coniazione con 2 tipi (dopo il 515), a rovescio rappresenta una gallina.

Nel 483 a.C. la città verrà conquistata dal tiranno Terone di Agrigento, tale evento si riflette anche nella numismatica. Il piede viene sostituito, si passa dalla moneta di 5,80 g a quella adottata ad Agrigento ossia il didramma di 8,70, anche i tipi cambiano. Al dritto resterà l'immagine del gallo mentre al rovescio compare il granchio, il tipo distintivo di Agrigento. Questo voleva essere una conferma del fatto che Himera era sotto il controllo di Agrigento.

Dopo al caduta di Terone (472 a.C.) la moneta adotterà il piede siracusano. I tetradrammi di Himera rappresentano al dritto la tipica quadriga siracusana, al rovescio la ninfa Himera nell'atto di fare un sacrificio, in un'altra serie al rovescio oltre alla Ninfa vi è un satiro che si sta lavando con l'acqua che esce da una protome leonina, questo era un chiaro riferimento geografico, alle terme di Himera. La città terminerà di coniare nel 409 a.C. anno in cui verrà distrutta dai Cartaginesi.


Naxos

La città di Naxos inizia a coniare dopo il 515 a.C. poiché fin dal suo primo statere adotterà il doppio tipo. Il piede è di 5,80 g. I tipi sono al dritto la testa di Dionisio ed al rovescio un grappolo d'uva. Entrambi i tipi sono un riferimento alla produzione vinicola del territorio.

La fase arcaica terminerà quasi subito, nel 490 a.C., anno in cui la città verrà conquistata da Ippocrate. Nel 476 a.C. gli abitanti verranno trasferiti da Ierone di Siracusa nella città di Leontini.

La città conierà nuovamente nel 461 a.C., quando alla fine della tirannide dei Dinomenidi di Siracusa i vecchi abitanti torneranno nella proprio città. Il piede adottato sarà il tetradramma siracusano ma non verrà mai utilizzato il tipo siracusano della quadriga. Al dritto vi è rappresentato la testa di Dionisio con foglie d'edera (stile severo), al rovescio un sileno itifallico accosciato con una coppa di vino in mano, attorno vi è la legenda NAXION.[1]

La città finirà di coniare nel 403 a.C., anno in cui verrà distrutta da Dionisio I tiranno di Siracusa. A quest'anno viene datato un tesoretto rinvenuto proprio a Naxos. In questo tesoretto vi sono monete proveniente dalle città siciliane di Catana, Messana, Siracusa e dalle città di Reggio e Atene


Zancle

La città inizia a coniare alla fine del V secolo. I tipi adottati per lo statere sono al D/ un delfino entro una falce, al R/ il quadrato incuso. La falce è un riferimento geografico poiché rappresenta il porto della città su cui si basava l'economia, difatti il nome stesso della città, zancle, in greco vuol dire falce. Nella monetazione di Zacle vi un   della monetazione siceliota, dfatti in una di queste serie in tecnica incusa sia il dritto che il rovescio hanno lo stesso tipo. Se questo era un elemento comune nelle prime monete Italiote in Sicilia solo Zancle realizzerà monete incuse con questa caratteristica. Quando si adottò il doppio tipo al posto del quadrato incuso vi è Poseidone.

Dall'inizio del V secolo la Storia di Zancle è strettamente legata alla storia di Reggio. È proprio all'inizio del V secolo che Anassilao diventa tiranno di Reggio e tenta di dominare anche Zancle al fine di avere un diretto controllo sulle città dello stretto. Per fare cio occupa la città di Zancle e nel 494 vi insedia un gruppo di Samii, questi però romperanno l'alleanza con Anassilao per schierarsi con Siracusa, tant'è che in questo periodo a Zancle verranno realizzati dei tetradrammi con D/ la spoglia di un leone e al R/ la prora di una nave. Anassilao allora occupa nuovamente l'insediamento e nel 489 vi insedia un gruppo di Messeni, da li in poi la città si chiamerà Messana. Dopo la rifondazione della città verranno conianti dei tridrammi dal peso di 17,40 g (5,80 x 3) in cui al D/ vi è la testa di un leone e al R/ al testa di un vitello.

A partire dal 480 anche Zancle inizierà a coniare tetradrammi sullo stile siracusano; al D/ vi rappresentata una biga di mule al R/ una lepre. La biga di mule fa riferimento ad un evento storico preciso ossia la gara vinta in questa disciplina proprio da Anassilao alle olimpiadi, la lepre è da ricollegare ad un culto introdotto dal tiranno. Questi due tipi resteranno pressoché immutati, anche dopo al caduta della tirannide. In alcune serie in eserga ricompare il delfino.

Dopo al caduta della tirannide di Anassilao risale una seria, nota con un solo esemplare, in cui è rappresentato la dritto una divinità saettante, probabilmente Zeus, e al rovescio un delfino, una conchiglia e la legenda ΔΑΝΚΛΑΙΟΝ (Danklaion). Ci sono due ipotesi che riguardano questa serie, una afferma che la moneta sia stata coniata nella stessa Messana, che per celebrare la riacquistata libertà reintroduce vecchi tipi; l'altra ipotesi invece farebbe risalire la produzione di tale serie ad un gruppo di esuli zanclei nella loro nuova sede di Mylai.

La città terminerà di coniare nel 396 anno in cui venne distrutta dai cartaginesi.

Siracusa

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione di Siracusa.

La città che per ultima coniò nel VI secolo a.C., intorno al 510 a.C., è Siracusa. Questa città siceliota rappresenta un caso particolare poiché nel momento in cui iniziò a coniare lo fece fin da subito adottando come moneta principale un tetradramma, una moneta dal valore di 4 dramme. Tale scelta è da ricollegare al fatto che la città, nel momento in cui iniziò a coniare, volle fin da subito entrare nei circuiti commerciali della madre patria, e poiché in Grecia la moneta più forte del momento era il tetradramma ateniese adottò lo stesso valore.

I tipi del tetradramma sono al dritto una quadriga, riferimento all'aristocrazia cittadina, mentre al rovescio compare fin da subito la testa della ninfa Aretusa con la legenda ΣΥΡΑΚΟΣΙΩΝ (SURAKOSIŌN), cioè "dei Siracusani".

La più nota moneta siracusana è il demareteion, una moneta citata con questo nome sin dall'antichità.

Con la seconda guerra punica Siracusa si schierò con Cartagine e questo causò la conquista della città da parte dei romani nel 212 a.C. e la cessazione delle monetazione in oro e argento sebbene serie in bronzo continuarono a essere coniate.

Zecche minori

Leontini

In questa polis la monetazione inizia nel 476-475 a.C. anno in cui Ierone di Siracusa vi trasferì i vecchi abitanti di Catana e Naxos, governati dal tiranno Ainesidemos, tiranno vassallo di Ierone. Per via del diretto controllo Siracusano, lo statere adottato è il tetradramma che presenta al dritto una quadriga e al rovescio la testa di un leone circondata da quattro chicchi di orzo. Il tipo di rovescio è un tipo parlante, poiché il leone fa riferimento al nome stesso della città Leontini appunto, mentre i chicchi di orzo fanno riferimento all'economia della città, basata sulla coltura dei cereali.

Don la caduta della tirannide dei Dinomenidi 466 a.C., si abbandona il tipo siracusano della quadriga che verrà sostituita dalla testa del dio Apollo, simbolo della riacquistata libertà; l'altro tipo resterà quello del leone tra i chicchi d'orzo.

La città terminerà di coniare nel 422 a.C.

Catana

Anche questa città, come Leontini, inizia a coniare nel 476 a.C., anno in cui la città verrà rifondata con il nome di Aitna, i suoi vecchi abitanti verranno trasferiti a Leontini e al loro posto verranno messi dei coloni siracusani e peloponnesiaci. Come conseguenza si ha che lo statere è il solito tetradramma siracusano e i tipi adottati furono l dritto la quadriga e al rovescio Zeus seduto in trono.

Con la caduta della tirannide dei Dinomenidi 466 a.C. i tipi cambieranno, al dritto vi è un toro androprosopo in corsa, personificazione del fiume Amenanos, con satiro che lo cavalca e legenda KATANANION (Katananion), al rovescio una Nike alata.

A partire dalla seconda metà del V secolo si ripresenteranno i tipi siracusani, soprattutto la quadriga, mentre al rovescio vi è la testa del dio Apollo. Alcune di queste serie sono firmate da alcuni dei più famosi incisori come ad esempio Euainetos e Prokles. In questo periodo la zecca catanese riconierà tantissime monete selinuntine. La zecca cessa di esistere nel 403 a.C. anno in cui la città cui la città verrà conquistata da Dionisio I.

La zona punica

La fascia più occidentale dell'Isola è occupata dalle città Puniche ed Elime, e anch'esse conieranno adoperando tipi autonomi o ispirati soprattutto alle monetazioni di Segesta, Siracusæ, Akragas, e della vicina Selinunte.

Segesta

Segesta: didramma
 
Dr.: Cane cirneco stante a sin. su linea di esergo (non visibile); in alto bùccina; il tutto in c.p. Rv.: Testa diademata della ninfa Egesta a d.; dav. ΣΕCΕΣΤΑ(ZIB) ((di) Segesta, retrograda).
AR 8,27 g; c. 450 a.C.

Segesta, la capitale economico-politica degli Elimi (a Vincenzo Tusa va il merito di aver dato notevole impulso e consistenza archeologica allo studio di questa etnia della Sicilia antica, menzionata dalle fonti), inizia a coniare l'argento intorno al 490-480 a.C.. Essa comincia a monetare l'argento adoperando il sistema euboico-attico, con un didramma di c. 8,7 grammi. I tipi adottati sono al dritto il cane (cirneco), mentre il rovescio è assegnato alla testa della ninfa eponima Egesta. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, sembra che la presenza del cane sia da ricondurre al mito ancestrale della fondazione di Segesta stessa di cui parlano le fonti, e rappresenti il dio fluviale Krimisos. Allo stesso tempo, sempre sulla scorta delle fonti, l'animale è visto come il paredro della ninfa Egesta, e quindi un riferimento al culto della dea Madre, molto sentito presso le popolazioni mediterranee, da cui almeno una componente dell'etnos degli Elimi avrebbe avuto origine. Altri vedono nella figura del cane, molto diffuso nell'agro siciliano, un chiaro riferimento geografico. La legenda è scritta in caratteri greci ma nella lingua anellenica degli Elimi, essa ricorre maggiormente nella forma ΣΕΓΕΣΤΑΖΙΒ (Segestazib), e almeno in una serie, accompagnata dalla forma verbale EMI (Emi).

A partire dell'ultimo quarto del V secolo Segesta inizia a coniare i tetradrammi, in cui il rovescio rimane pressoché invariato, con la testa della ninfa Egesta, mentre al dritto compare una figura maschile nuda (un cacciatore?) affiancato da una coppia di cani cirnechi. Alcuni studiosi hanno visto in questa figura la personificazione del dio Krimisos, fondatore della città elima, altri il dio Pan.

Con la spedizione punico-cartaginese del 409-405 a.C. i tipi rimarranno pressoché invariati, a parte alcune influenze stilistiche che risentono della produzione fenicio-punica. In alcune serie invece compare, al dritto, la quadriga del tipo siracusano, mentre al rovescio vi ritroviamo la summenzionata figura maschile con i cani.

La monetazione autonoma di Segesta ha termine nel 397 a.C. con la campagna di Dionisio I di Siracusa nella Sicilia Occidentale, per distruggere le città puniche ed elime.

Mozia

La zecca di Mozia entra in funzione molto tardi, a partire dal 430 a.C. circa, per influenza della vicina Segesta, e conseguentemente adotta lo stesso piede, cioè un didramma da c. 8,7 grammi, anche i tipi sono simili a quelli di Segesta; al dritto il cane cirneco, al rovescio una testa femminile, la ninfa Mozia. In un'altra serie di didrammi vi è al dritto un giovane che fa evoluzioni su un cavallo e al rovescio la stessa testa femminile della ninfa Mozia. Come per Segesta, anche nelle monete di Mozia la legenda ricorre prevalentemente in caratteri greci, tuttavia in alcune frazioni essa ricorre in caratteri punici.

Dopo la spedizione Cartaginese del 409-405 a.C. si conieranno vieppiù tetradrammi in cui però verranno adottati tipi sicelioti, in particolare il granchio e l'aquila di Akragas, e una testa femminile molto vicina stilisticamente alla ninfa Aretusa. Alcune delle ultimissime serie presentano al dritto il tipo simile alla ninfa Aretusa e al rovescio il granchio.

La città terminerà di coniare nel 397 a.C. anno in cui verrà distrutta da Dionisio I di Siracusa.

Le prime coniazioni

Selinunte Didracma
 
foglia trilobata di selinon foglia di selinon dentro quadrato incuso
AR, 8,53 g; circa 515-470 a.C.

Secondo Rutter li'inizio della monetazione in Sicilia dovrebbe essere collocata nel terzo quarto del VI secolo a.C., all'incirca nello stesso periodo dell'inizio della monetazione in Magna Grecia, lungo il mare Ionio e comunque non prima del 550 a.C.[2]

Sembra probabile che le prime monetazioni siano quelle di Selinus e di Himera seguite verso il 525 a.C. da quelle di Naxos e Zancle. Acragas e Syracusæ seguono poco dopo, verso la fine del VI secolo.[2]

Non si hanno ancora monete di altri centri importanti come Catana, Gela o Camarina né delle città non greche.

Come visto in precedenza non esiste una uniformità del piede monetario. Anche le tecniche ed i tipi usati variano considerevolmente.

Alcune città, come Selinus o Syracusæ o Himera usano inizialmente la tecnica del quadrato incuso. In un secondo momento sul punzone usato come conio di martello viene riportato un disegno che richiama il tipo del dritto, quello che si trova sul conio d'incudine.

Caratteristica peculiare della monetazione siceliota è l'adozione di tipi che occupino interamente la faccia della moneta (è il caso del satiro di Naxos), quando ciò non accade, si assiste ad una maniacale operazione di riempimento dei vuoti, ottenuto in vario modo: dalla disposizione della legenda attorno all'immagine, all'introduzione di nuovi elementi decorativi, come i quattro delfini attorno alla ninfa Aretusa a Siracusa o i quattro chicchi d'orzo a Leontini, alla comparsa nell'esergo di vari elementi.

Questa caratteristica fa si che se nelle monete della Grecia i tipi restano pressoché invariati per tutta la storia della monetazione, in Sicilia invece si assiste ad una maggiore varietà, in particolare nei centri che conieranno di meno.

Note

  1. ^ Nelle monete di Naxos si trovano anche le grafie ΝΑΞΙΟΝ e ΝΑΞΙΩΝ
  2. ^ a b Rutter: Greek Coinages... p. 101 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Rutter101" è stato definito più volte con contenuti diversi

Bibliografia

Singole zecche
  • Caccamo Caltabiano M.: La monetazione di Messina. Berlino-New York, 1993
  • Colin M. Kray, The Archaic Coinage of Himera, Napoli, Centro Internazionale di Studi Numismatici, 1984.
  • Westermann U., Jenkins, G. K.: The coinage of Kamarina. Londra, 1980

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