Cannone
Per cannone si intende una bocca da fuoco che spara a tiro diretto (nel primo arco), quindi deve avere una velocità alla bocca relativamente elevata. Questo comporta, morfologicamente, che la canna del cannone deve avere una lunghezza maggiore di quella di un obice. In linea di massima in artiglieria sono indicati come cannoni le armi che hanno una lunghezza della canna superiore a 30 calibri. La classificazione delle armi di artiglieria in cannoni e obici risale al generale Gribeuval, che definì come cannoni le armi che sparavano a palla piena ed obici quelle che invece usavano granate.

L'evoluzione del cannone dall'epoca napoleonica alla seconda guerra mondiale
Nel corso del XIX secolo i cannoni ebbero un'evoluzione che li portò alla morfologia attuale, in pratica si trattò di tre modifiche che, nei confronti dei cannoni dell'inizio del secolo, furono rivoluzionarie:
- passaggio del materiale di cui erano costituite la canne da bronzo ghisa ad acciaio
- passaggio dall'avancarica alla retrocarica
- passaggio dalla canna da anima liscia alla canna rigata
Questi tre fattori ebbero come conseguenza:
- uso di propellenti più potenti (maggiore resistenza del materiale)
- maggiore celerità di tiro
- maggiore precisione del tiro
D'altra parte,oltre alla bocca da fuoco propriamente detta, anche l'affusto ebbe un'evoluzione notevole, passando dall'affusto rigido dei cannoni all'inizio del XIX secolo all'affusto elastico, che permetteva il rinculo della sola bocca da fuoco e non di tutto il pezzo.
Nel corso della prima guerra mondiale l'artiglieria giocò un ruolo dominante nella guerra di trincea[1], tuttavia bisogna avere presente che, considerando la situazione tattica, erano più richieste le armi a tiro curvo (obici, mortai e bombarde) che i cannoni, i quali quindi, nel corso della guerra, ebbero un'attenzione minore rispetto agli altri pezzi di artiglieria. Praticamente i cannoni rimasero solo come artiglieria pesante a lunga gittata, ed in questo campo ebbero le funzioni più rilevanti (per esempio il cannone di Parigi), spesso più in campo propagandistico che in quello strettamente militare.
Nel periodo fra le due guerre e nel corso della seconda guerra mondiale il cannone ebbe un nuovo sviluppo, inizialmente come arma contraerei o controcarri e, specialmente dopo il 1941, come arma principale per i carri armati. In tutte queste applicazioni tattiche era richiesto l'uso di armi a forte velocità iniziale, quindi a tiro teso. La morfologia dei cannoni controcarri e contraerei era differente, in quanto i primi dovevano essere ben occultabili, quindi era preferito l'utilizzo di affusti scudati a code divaricabili o a cassone, che, tuttavia, limitavano sia l'angolo di elevazione sia l'angolo di tiro. Per questi motivi per i cannoni contraerei (che dovevano avere angolo di elevazione fino a 90° ed angolo di tiro a 360°) generalmente furono incavalcati su affusti a piedistallo e crociera (generalmente a quattro bracci, ma, in alcuni casi, particolarmente i tedeschi 2 cm FlaK 30 e 3,7 cm FlaK 36/37, fu preferita la crociera a tre bracci). Oltre a questi nuovi sviluppi il cannone continuò ad essere usato come artiglieria pesante come i Long Tom statunitensi o i cannoni ferroviari da 280 mm tedeschi. Un ulteriore sviluppo del cannone nel corso della guerra fu l'impiego su scafi semoventi, usato soprattutto per cannoni anticarro (cacciacarri), ma anche per cannoni contraerei ed artiglieria pesante (M40 155 mm statunitense).
L'evoluzione del cannone dopo la seconda guerra mondiale
Dopo la seconda guerra mondiale i cannoni lentamente persero rilevanza tattica, in quanto sostituiti in tutti e tre gli impieghi che li avevano visti in funzione nella seconda guerra mondiale (contraerei, controcarri ed artiglieria pesante) dai missili, specialmente a partire dagli anni settanta, quando gli sviluppi dell'elettronica permisero di teleguidare i missili stessi. Attualmente i cannoni controcarri sono praticamente scomparsi, mentre i cannoni contraerei restano solo per i calibri minori (fino a 30 mm).Invece l'artiglieria pesante continua a rimanere montata sui semoventi cingolati, con calibri che si sono standardizzati (per i cannoni) sui 150 mm, ed ha il vantaggio rispetto ai lanciarazzi mobili di avere un ricaricamento più rapido e una maggiore precisione e concentrazione di tiro.
L'altro campo di impiego dei cannoni, cioè l'uso come arma principale dei carri armati è invece continuata e lo sviluppo è stato notevole. Negli ultimi anni (a partire dagli anni ottanta) si sta affermando la tendenza ad utilizzare cannoni ad anima liscia, eliminando così la rigatura. Questo perché, dato che lo scopo principale del MBT (Main Battle Tank) è di impegnare veicoli similari, vengono usati principalmente proiettili anti-carro ad energia cinetica o ad energia chimica. Questi ultimi sono soprattutto di tipo HEAT, quindi a carica cava: se messi in rotazione dalla rigatura della canna riducono il loro effetto all'atto dell'impatto con il bersaglio, dato che la forza centrifuga dissipa il getto di fiamma su una superfiie più vasta. Anche i piu' moderni ed usati proiettili anticarro ad energia cinetica (APDSF: Armour Piercing Discarding Sabot Fletchette o APFSDS: Armour Piercing Fin Stabilized Discarding Sabot) hanno maggiore stabilita' in volo se non vengono sottoposti alla rotazione che gli imprime la rigatura della canna: infatti tali proiettili sono diventati molto lunghi e sottili (vengono appunto chiamati "a freccetta") e sono piu' stabili in volo se sparati da una canna ad anima liscia e stabilizzati tramite alette fisse. Per questo motivo la tendenza per i MBT è di utilizzare cannoni ad anima liscia, stabilizzando il proiettile nella sua traiettoria con alette che fuoriescono all'atto dell'abbandono della canna (nel caso di proiettili HEAT).
I cannoni navali
I cannoni navali, cioè quelli che costituiscono l'armamento delle navi, meritano un trattazione a parte, non tanto per la tecnologia, che è sempre rimasta simile a quella dei cannoni terrestri, quanto per il relativo impatto sulla costruzione delle navi stesse.
Il cannone navale nel XVII e XVIII secolo era simile a quello terrestre, tuttavia, considerando il limitato spazio verticale disponibile sui ponti delle navi dell'epoca, invece di poggiare su un affusto a timone e grandi ruote poggiava su un affusto a carretta con quattro ruote di dimensioni ridotte. Inoltre, per ridurre il rinculo del pezzo all'atto dello sparo e per riportarlo in batteria era previsto un sistema di corde e pulegge che limitava tanto il rinculo quanto la forza necessaria per riportare il cannone sulla linea di tiro, ovviamente questo stesso sistema serviva per tenere fisso il cannone anche nel caso di un forte rollio della nave.
La disposizione dei cannoni sulla nave era sui ponti, quindi era possibile sparare solo di bordo. In caccia o in ritirata venivano usate le carronate, antenate dei moderni obici. I cannoni in navigazione erano tenuti al riparo nei ponti coperti e i portelli erano chiusi, per evitare che, in caso di rollio, entrasse acqua dalle aperture. Quando veniva dato l'avviso di combattimento i portelli erano aperti ed i pezzi erano portati in batteria.
Con l'avvento dei cannoni in ferro fucinato (metà del XIX secolo) e l'uso delle torrette per avere i pezzi che potevano sparare su entrambi i bordi della nave e in caccia o in ritirata (a seconda della posizione della torretta), il numero di cannoni della nave ebbe una drastica riduzione. Infatti, con l'aumento del calibro dei cannoni[2] e l'aumento delle velocità iniziale del proiettile aumentò l'impulso dato alla nave all'atto dello sparo, considerando che una nave da guerra, avendo il baricentro relativamente alto, è facilmente soggetta ad instabilità anche con forze laterali modeste fu necessario limitare il peso della bordata per evitare instabilità che avrebbero potuto portare anche al ribaltamento della nave stessa.
Lo sviluppo dei cannoni navali continuò praticamente dalla metà del XIX secolo fino alla seconda guerra mondiale, in cui le Yamato (9x460/45) e le Iowa (9x406/50) erano armate con i cannoni più grandi mai utilizzati. Tuttavia la seconda guerra mondiale segnò la fine delle corazzate, e da quel momento le artiglierie navali cominciarono ad avere calibri più ridotti, dato che nelle navi stesse venne privilegiata la velocità rispetto all'armamento ed alla protezione.
Effetti del cannone sulla tattica bellica
La comparsa del cannone rivoluzionò le tattiche belliche precedenti, in particolare l'avvento dei cannoni modificò profondamente il concetto di fortificazione, che, in epoca medioevale si basava soprattutto sull'altezza, ma che successivamente, con l'avvento delle artiglierie, seguendo gli studi dell'italiano Montecuccoli e del francese Vauban, portarono ad un uso estremamente sofisticato del tiro incrociato per proteggere gli approcci alla fortificazione stessa. Una dimostrazione dell'efficienza dei cannoni contro fortificazioni ancora di concezione medioevale fu evidente nel caso dell'Assedio di Costantinopoli del 1453. I cannoni dei Turchi furono costruiti dal maestro Urban, un costruttore di campane che però non vide il risultato dei suoi sforzi, in quanto morì insieme a 50 artiglieri, nello scoppio di uno dei suoi cannoni più grandi costruiti durante tale azione.
Nel corso del XVIII e nella prima metà del XIX secolo i cannoni ebbero un aumento continuo nella rilevanza tattica, basta pensare all'importanza dell'artiglieria (a quel tempo composta quasi totalmente da cannoni) nella battaglia di Wagram ed il peso che ebbe nella battaglia di Waterloo lo scarso rendimento del tiro a palla francese, smorzato dal terreno umido e morbido. Il progresso più rilevante avvenne alla metà del XVIII secolo, con la riforma dell'artiglieria francese effettuata dal generale de Gribeauval, quando i calibri furono standardizzati e gli affusti resi più mobili. Successivamente alla metà del XIX secolo i cannoni persero peso tattico nei confronti degli obici, che, potendo tirare con traiettoria curva, furono utilizzati nelle retrovie e non più direttamente sul fronte (come era successo fino alla guerra civile americana),e, a parità di calibro, essendo più leggeri[3] erano sensibilmente più mobili.
Riferimenti
- Giovanni Santi-Mazzini, La macchina da guerra dal medioevo al 1914, 2 Voll., Edizioni Mondadori (2006)
- Giovanni Santi-Mazzini, La Marina e le armi navali, 2 Voll., Edizioni Mondadori (2006)
Note
- ^ L'artiglieria italiana nel corso della guerra passò da circa 2000 pezzi d'artiglieria (512 batterie) a 9021 pezzi, La grande guerra sul fronte italiano dalle immagini del Servizio Fotografico Militare, a cura dell'USSME, Ermanno Albertelli Editore, Parma (2006), pag 27 e pag 139
- ^ Nel 1792 i cannoni navali francesi erano da 24 libbre (137 mm) Santi-Mazzini, La Marina..., Vol. 2, Navi e cannoni, pag 221, mentre i cannoni montati nella torretta della danese Rolf Krake, prima nave ad avere l'armamento in torre ruotante, erano da 8 in(203 mm) Santi-Mazzini ibidem pag 262
- ^ Il cannone PaK 43 88 mm pesava 5000 kg in ordine di marcia, mentre l'obice-cannone 25 punder (calibro 87,6 mm) pesava in ordine di marcia 1800 kg
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su cannone
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cannone