Storia della Repubblica Italiana

storia d'Italia a partire dalla nascita della Repubblica (1946)
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Nascita della repubblica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Nascita della Repubblica Italiana.

Il 2 giugno 1946 gli italiani e per la prima volta le italiane, furono chiamati a un referendum per decidere se l’Italia dovesse rimanere una monarchia, oppure se essa dovesse essere sostituita dalla repubblica. Vinse quest’ultima con il 52% dei voti. Re Umberto II abdica ufficialmente il 12 giugno, lasciando che il Presidente in Consiglio in carica, Alcide Degasperi, diventi anche Capo dello Stato ad interim. L’indomani l’ex re abbandona l’Italia, la famiglia era in esilio ormai da diversi giorni. Quello stesso giorno il popolo italiano fu chiamato anche a eleggere un'Assemblea Costituente, che aveva il compito di scrivere la nuova Costituzione. All’interno dell’Assemblea si affermarono tre partiti: la Democrazia Cristiana, che ottenne il 37.20% dei voti e 207 deputati, il Partito Comunista Italiano con il 18.70% e 104 deputati, e il Partito Socialista Italiano con 20.70% dei voti e 115 deputati. Seguono l’Unione Democratica Nazionale, federazione tra il Partito Liberale Italiano e il Partito Democratico del Lavoro, con il 7.40% dei voti e 41 deputati, il Partito Repubblicano Italiano con 4.10% dei voti e 23 deputati, il Partito dell’Uomo Qualunque con il 5.40% e 30 deputati, il Partito Nazionale Monarchico, fondato da poco da Alfredo Covelli con 16 deputati, il Partito d’Azione con l’1.30& dei voti e 7 deputati e il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia con 4 deputati. Quest’assemblea elegge, il 28 giugno, Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato. Il Partito d’Azione, invece, a seguito del risultato deludente, decide di sciogliersi.

Il 25 giugno 1946 cominciarono ufficialmente i lavori l'Assemblea Costituente con Giuseppe Saragat alla presidenza. Nel dicembre 1947 si terminò di scrivere la costituzione italiana, che entrò in vigore il primo gennaio 1948. Questa costituzione faceva dell'Italia una repubblica parlamentare. Massima carica dello Stato era ed è il Presidente della Repubblica, eletto per via parlamentare, per la durata di sette anni. Ad egli furono affidati ruoli soprattutto rappresentativi, come rappresentate dell'unità del territorio e capo dell'esercito. Il potere legislativo venne affidato a un parlamento bicamerale suddiviso in Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, svolgendo i loro ruoli in modo paritario e separato. Tale parlamento ha durata di 5 anni. Tra le altre cose fu vietava la ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista e il ritorno per i Savoia maschi di far ritorno in Italia.

Il primo Presidente del Consiglio dei Ministri fu Alcide De Gasperi, della Democrazia Cristiana. Nonostante si cercasse di tornare alla normalità nel paese si stavano diffondendo movimenti separatisti. In Sicilia divenne molto noto l’avvocato Andrea Finocchiaro Aprile, il quale parlava di tasse e del servizio di leva che non ci sarebbero state se l’isola fosse stata indipendente. Alcide Degasperi crea, il 15 maggio 1946, la Regione a statuto speciale della Sicilia. Un fatto analogo avviene pure nel Sud Tirolo: le potenze vincitrici lo assegnarono all'Italia, nonostante ciò qui vi era una consistente parte di popolazione di lingua tedesca. Nel settembre 1946 egli trovò una soluzione con il collega ministro degli esteri austriaco Karl Gruber: egli costituì la Regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige, dotata di ampie autonomie e dove a fianco all'italiano, a livello regionale, fu ufficializzato anche il tedesco. In seguito, nel 1948, si ha la creazione della Regione a statuto speciale della Valle d’Aosta.

Nel frattempo erano stati firmati nel 1947 i Trattati di Parigi con i quali formalmente e definitivamente fu siglata la pace con le potenze alleate e vennero sancite le conseguenze dell'ingresso e sconfitta nella Seconda guerra mondiale, con mutilazioni nazionali territoriali: l'Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, Briga e Tenda alla Francia, l' Isola di Saseno all' Albania, il pagamento dei danni di guerra alla URSS e la perdita di tutti i possedimenti coloniali italiani.

Questo fu un periodo particolarmente felice per la letteratura italiana ed ancor di più per il cinema. Furono gli anni del neorealismo.

Gli anni della ricostruzione

(Indicativamente dal 1946 al 1958).

In questi anni si tentò di riparare i danni provocati prima dal fascismo e poi dalla guerra. L'Italia diventò un grande cantiere, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall. In contemporanea si verificarono evoluzioni nella politica e nel costume. Il Piano Marshall fu fortemente contrastato dal Partito Comunista e dal Partito Socialista, che causarono, il 31 maggio 1947, la caduta del terzo governo Degasperi.

Segue un IV governo De Gasperi, appoggiata da Democrazia Cristiana, Partito Liberale Italiano, Partito Repubblicano Italiano e dal neo-costituito Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che in seguito prenderà il nome di Partito Socialista Democratico Italiano, fondato da quei componenti del Partito Socialista che avversavano l'alleanza con il Partito Comunista e i suoi riferimenti al marxismo. In questo governò entrò Luigi Einaudi come ministro del bilancio, che attraverso una politica deflazionistica, attenta alla spesa pubblica e ai salari, riuscì a far diminuire fortemente l’inflazione.

Il 18 aprile 1948 vede la prima elezione secondo la Costituzione dell'Italia repubblicana. I due schieramenti più importanti risultano essere la Democrazia Cristiana con il 48,51% alla Camera dei Deputati e il 48,14% al Senato della Repubblica e il Fronte Democratico Popolare, composta dal Partito Comunista Italiano, dal Partito Socialista Italiano e dal Partito Democratico del Lavoro, con il 30,98% alla Camera dei Deputati e il 31,08% al Senato della repubblica. Inoltre vede il ritorno dei fascisti, i quali non potendo ricostituire il loro vecchio partito, vietato dalla Costituzione, il 26 dicembre 1946, hanno costituito il Movimento Sociale Italiano. Tra i fondatori vi è Giorgio Almirante, erede spirituale di Benito Mussolini. Questi, quando ormai stava vivendo i suoi ultimi giorni, disse a Giorgio Almirante, che i fascisti avrebbero dovuto ricostituire il partito oppure unirsi al Partito Socialista Italiano. Il Movimento Sociale Italiano ottiene il 2,01% alla Camera dei Deputati e lo 0,98% al Senato della Repubblica. In questo modo Alcide Degasperi può formare il suo quinto governo. Il suo governo, oltre che dal suo partito, è appoggiato dal Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, dal Partito Repubblicano Italiano e dal Partito Liberale Italiano.

Nel 1949 l'Italia aderì alla NATO (North Atlantic Treaty Organization). Nel 1950 nacque la Cassa del Mezzogiorno, con l'obiettivo di colmare il divario economico tra il nord ed il sud del Paese (la cosiddetta Questione meridionale era ormai riconosciuta). Nel 1951 l'Italia aderì al Trattato di Parigi che istituiva la CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio).

Nel 1954 fu firmato il Memorandum di Londra con il quale il Territorio libero di Trieste veniva suddiviso in due zone, una assegnata all'Italia ed una alla Jugoslavia.

Nel 1955 l'Italia venne ammessa alle Nazioni Unite. Il 1955 vide anche la nascita della Comunità Economica Europea, il primo passo verso la realizzazione dell'Unione Europea.

Sempre il 1955 vide la luce il Partito Radicale dei Liberali e Democratici Italiani, nato da una scissione del Partito Liberale Italiano e che in seguito sarà conosciuto semplicemente come Partito Radicale. Obiettivo principale del partito fu l’instaurazione dello Stato laico, già esistente di fatto, ma con una Costituzione dove erano presenti i Patti Lateranensi.

Gli anni del "miracolo economico"

(Indicativamente dal 1958 al 1963).

In questi anni l'economia italiana, insieme alla società ed alla famiglia, fu trasformata dal cosiddetto miracolo economico.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Strage del Vajont.

L'unità nazionale italiana si stava consolidando, ma persistevano episodi di separatismo, tra i quali fu la Notte dei fuochi del 1961 in Alto Adige.

Dal punto di vista letterario questo è il periodo della Neoavanguardia.

In questo periodo si rinnovò anche la Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II, il quale iniziava nel 1962 con l'intenzione di "aprire la Chiesa alla lettura dei segni dei tempi".


Le cifre del miracolo economico

Tra il 1958 e il 1963 l'economia italiana, ma anche la società e le famiglie italiane si trasformarono completamente in seguito al cosiddetto miracolo economico.

In questi anni il Prodotto interno lordo, che fino al 1958 era cresciuto in media del 5.5%, crebbe nei sei anni successivi del 6.3%. Tale crescita rappresentò un record nella storia dell'Italia. Il reddito pro-capite passò da 350000 lire a 571000 lire. Tra il 1958 e il 1959 gli investimenti lordi crebbero del 10% e tra il 1961 e il 1962 l'incremento era del 13%. Questi numeri ridussero sensibilmente il divario storico con i grandi Paesi europei: Inghilterra, Germania e Francia.

La crescita del reddito pro capite produsse l'aumento dei consumi individuali che registrarono una crescita media di cinque punti percentuali l'anno. La domanda di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, ecc. ) raggiunse una crescita annua pari al 10.4%.


 
Poster del Piano Marshall

Importanti cambiamenti ci furono anche nell'alimentazione, grazie alla diffusione del frigorifero. Questo elettrodomestico fino al 1955 rappresentava un bene di lusso; dieci anni dopo il frigorifero era presente nel 30% delle case degli italiani. Come gli elettrodomestici, anche le automobili e le motociclette divennero beni accessibili per un gran numero di italiani. Si affermarono marchi come: Fiat, Gilera, Lancia, Alfa Romeo e Piaggio.

L'industria registrò una crescita pari all'84% tra il 1953 e il 1961. A testimonianza di tale crescita può essere considerato questo dato: nel 1947 Candy produceva una lavatrice al giorno, nel 1967 una ogni 15 secondi. La produzione industriale raggiunse tali livelli grazie alle nuove tecnologie di produzione che arrivavono in gran parte dagli Stati Uniti, ma anche grazie ad una manodopera che aveva dei salari bassissimi.

L'elevata disponibilità di manodopera era dovuta ad un forte flusso di migrazione dalle campagne alle città e dal sud verso il nord. Chi si trasferiva, dal sud al nord o dalle campagne verso le città, spesso si trovava in condizioni economiche disperate. Tali condizioni disperate portavano questa gente ad accettare condizioni di lavoro pesanti e mal retribuite.

Contestualmente all'aumento dell'industrializzazione si verificò la diminuzione della produzione agricola. Tra il 1954 e il 1964 in tutta Italia vi fu una diminuzione di 3 milioni di posti di lavoro nel settore agricolo. Il peso dell'agricoltura si ridusse del 10.8% del Prodotto interno lordo.

Questo notevole sviluppo fu possibile anche grazie all'intervento dello Stato nell'economia. Lo Stato intervenne con politiche economiche di stampo Keynesiano. L'intervento del governo nell'economia avvenne soprattutto attraverso l'aumento della spesa pubblica e la creazione di società a partecipazione statale. Inoltre fondamentale fu l'intervento dello Stato nella realizzazione delle infrastrutture necessarie per lo sviluppo del mercato. In tale ambito un importante ruolo fu ricoperto dall'IRI. L'IRI (che fu costituita nel 1933) intervenne sostanzialmente nella costruzione della rete autostradale (costituì la Società autostrade) e nel potenziamento del settore dei trasporti, sia automobilistico, sia navale e aereo (costituzione dell'Alitalia).

Infine, contribuì alla crescita dell'Italia un fattore esterno, cioè, la creazione del Mercato comune europeo e la creazione della CEE nel 1957, a cui l'Italia aderì da subito. Con la creazione del mercato comune europeo vi fu l'apertura delle frontiere ai commerci, col conseguente aumento delle esportazioni tra i Paesi europei.

Il boom economico provocò, anche, l'aumento del divario economico tra il nord e il sud d'Italia. Il tentativo di ridurre tale squilibrio con la Cassa per il Mezzogiorno non diede risultati soddisfacenti.

In conclusione c'è da dire che, grazie al miracolo economico, l'Italia uscì dall'arretratezza in cui versava. Tuttavia un prezzo alto fu pagato soprattutto da chi, per vivere, fu costretto ad abbandonare la propria terra d'origine per trasferirsi nelle grandi città industriali.

Nel 1963 l’Italia, unendo la sua parte dell’ex Territorio Libero di Trieste alla regione del Friuli, costituì la Regione a Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia, facendo nascere in questo modo il contrasto tra popolazione che avevano storie diverse.

Il sessantotto e la contestazione

(Indicativamente dal 1963 al 1969).

In seguito al boom economico la stratificazione sociale della popolazione era cambiata, l'urbanizzazione creata dai flussi migratori interni aveva aumentato la concentrazione della popolazione, esisteva ormai un ceto medio e si cominciava a delineare un prototipo di italiano medio.

Nel 1964 la giovane Repubblica italiana rischiò un colpo di stato con il Piano Solo.

 
Lavagna in una scuola occupata 1968

Il 1968 vide l'Italia trasformarsi radicalmente sul piano sociale, in seguito alle migliorate condizioni di vita dovute al boom economico degli anni precedenti, e il sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, di giovani e operai, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e particolarmente alla scuola.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Il Sessantotto e La contestazione.

Il dualismo dei termini rispecchia la tendenza italiana ad indicare gli eventi con date. Ciò che fuori d'Italia fu contestazione in Italia viene solitamente definito 68.

La crescita del conflitto sociale di questi anni portò poi all'autunno caldo del tardo 1969.

Gli anni '70

  Lo stesso argomento in dettaglio: Anni di piombo.
 
Aldo Moro e Amintore Fanfani, definiti i due "cavalli di razza" della Democrazia cristiana.









Negli anni '70 alcuni dei numerosi movimenti politici, sorti negli anni precedenti, si estremizzarono e degenerarono nel terrorismo rosso, accompagnato da quello nero. A dicembre 1970 ci fu ancora un tentativo di colpo di stato da parte dell'estrema destra, il Golpe Borghese. Nell'estrema sinistra rimasero tristemente celebri le Brigate Rosse, dette anche BR, che rapirono e/o gambizzarono numerosi esponenti del mondo culturale e politico italiano considerati "reazionari"; l'episodio più eclatante si ebbe nel 1978 quando rapirono e assassinarono il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, proprio nel momento in cui il Presidente del Consiglio incaricato, Giulio Andreotti, stava tentando di far nascere un governo con l'appoggio del PCI.

Gli anni '70 non furono solo anni di piombo. Nel 1978 fu emanata la legge 180, nota anche come legge Basaglia, con la quale venivano chiusi i manicomi. L'Italia si poneva all'avanguardia a livello mondiale nel recepire in legge le più avanzate teorie psichiatriche.

Verso la fine degli anni '70 lo Scandalo Lockheed anticipava un degrado della politica che negli anni successivi avrebbe portato a svariate inchieste giudiziarie.

Gli anni '80

 
Un giovane Silvio Berlusconi, e l'allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, nel 1984

Cominciano quelli che Montanelli chiamerà anni di fango.

La scoperta, all'inizio degli anni '80, della loggia massonica P2 mise in nuova luce molti dei misteri italiani. Il presidente del consiglio Arnaldo Forlani si dimise per lo scandalo che seguì.

In questi anni ci fu anche un declino del potere dei sindacati e del PCI.

Crebbe la disaffezione dei cittadini per la politica.

Dal punto di vista sociale furono gli anni del riflusso, con un ritorno delle persone dalle piazze al privato. Aumentò, in altre parole, l'individualismo, unito al consumismo in un edonismo consumista.

Nel 1984 (a febbraio), Bettino Craxi (all'epoca Presidente del Consiglio) firmò con il Vaticano un protocollo aggiuntivo ai Patti lateranensi del 1929. Tale protocollo verrà ratificato dalla legge 206 del 1985.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Accordo di villa Madama.

Da ricordare a livello internazionale la caduta del Muro di Berlino nel 1989, che ebbe ripercussioni anche in Italia, assumendo il significato di un crollo ideale dell'alternativa al capitalismo. Il 12 novembre 1989, infatti, Achille Occhetto, da poco più di un anno segretario del Partito Comunista Italiano, annunciò durante una riunione del partito grandi cambiamenti, tra i quali l'avvio al socialismo. Ciò non fu preso positivamente dall'ala radicale del partito. Nonostante ciò, il 3 febbraio 1991, durante il suo ultimo congresso, il partito deliberò il proprio scioglimento, creando al suo posto il Partito Democratico della Sinistra. In quello stesso giorno nasce il Movimento della Rifondazione Comunista, che divenne Partito della Rifondazione Comunista il 9 giugno 1991, al quale confluì anche Democrazia Proletaria.

Dalla prima alla seconda repubblica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stagione delle privatizzazioni.

Nel 1992 Antonio Di Pietro, Pubblico Ministero che esercita presso il Tribunale di Milano, scopre una serie di alleanze tra partiti politici e imprenditori: si scopre per esempio che l'Istituto per la Ricostruzione Industrile, allora diretta da Romano Prodi, finanzia Democrazia Cristiana, oppure che l'Ente Nazionale Idrocarburi finanza il Partito Socialista Italiano. Questo sistema di corruzione viene definito tangentopoli, ed è proprio per gli sviluppi di questa indagine che si chiude il lungo periodo della Prima Repubblica.

Nel 1992 si verifica una crisi finanziaria: la lira viene svalutata e poi esce dal Sistema Monetario Europeo (avendo superato i margini di fluttuazione consentiti).

Nel 1993 un referendum modifica la legge elettorale del Senato in senso fortemente maggioritario. La successiva legge 276 del 1993 formalizza il maggioritario per il Senato, mentre la legge 277 (la cosiddetta legge Mattarella) estende anche alla Camera un sistema analogo. Il passaggio al maggioritario spinge i partiti ad accorparsi in coalizioni.

Durante la cosiddetta Seconda Repubblica vede la scena politica cambiare notevolmente: la Democrazia Cristiana entra in crisi. Il 18 gennaio 1994 riprende anche il vecchio nome: Partito Popolare Italiano. Una parte di esso però decide di scindersi fondando il Centro Cristiano Democratico, guidato da Pier Ferdinando Casini, tendenti al centrodestra; quelli tendenti al centrosinistra fondano i Cristiani Sociali. Il 13 novembre 1994 è la volta della diaspora del Partito Socialista Italiano: gran parte dei reduci sarà recuperata da Enrico Boselli che fonda i Socialisti Italiani; Gianni De Michelis nel 1996, ispirandosi ai valori di Bettino Craxi, fonda il Partito Socialista. Inoltre il 6 febbraio 1994 sparisce dalla scena politica il Partito Liberale Italiano. Il 29 giugno 1993, durante l’inaugurazione di un ipermercato, il noto imprenditore Silvio Berlusconi dichiara ai giornalisti: "se il centro moderato non dovesse organizzarsi, non potrei non intervenire direttamente, mettendo in campo la fiducia che sento di avere da larga parte della nostra gente". Egli infatti ha costituito il 29 giugno 1993 un partito: Forza Italia, nel quale confluisco tra i tanti anche democristiani e socialisti. Inoltre, durante un'intervista fatta nel novembre nel medesimo anno, a proposito della candidatura a sindaco di Roma, che era allora disputata tra Francesco Rutelli del centro-sinistra e Gianfranco Fini, successore di Giorgio Almirante, Silvio Berlusconi dimostra simpatia per quest'ultimo. Questo diede molto scalpore, in realtà aveva rotto un silenzio di molte persone, impreditori compresi, che mostrando in pubblico interesse verso il fascismo, erano costrette al silenzio.

Vicini alle elezioni del 27 marzo 1994 e in seguito alla nuova legge elettorale del 1993, il Partito Popolare Italiano si scisse ulteriormente: Rocco Bottiglione fondò il Centro Democristiano Unito, tendenti al centro-destra, e Bianchi invece creò i Popolari, tendenti al centro-sinistra.

In queste elezioni esce vincitore Silvio Berlusconi che dirige ben due coalizioni: il Polo delle Libertà per le circoscrizioni centro-nord e costituita da: Forza Italia, Movimento Sociale Italiano - Alleanza Nazionale, CCD, Centro Democristiani Unito e Lega Nord e il Polo del Buon Governo per le circoscrizioni del centro-sud costituita dai medesimi partiti con l'assenza della Lega Nord. Subito dopo la sua vittoria Silbio Berlusconi invita Antonio Di Pietro ad abbandonare la magistratura per far parte del suo governo, egli però non accetta. Tuttavia egli si dimetterà come magistrato il 6 dicembre 1994, poco prima che alla Procura di Milano si riuscisse a tenere l'interrogatorio al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, indagato per corruzione, cambiando diverse versioni sulla spiegazione di tale atto. Il governo cade nel dicembre dello stesso anno a causa dell’uscita di Lega Nord.

Si costituisce così un governo di tecnici presieduta da Lamberto Dini. Intanto, il 27 gennaio 1995, l’MSI si scioglie definitivamente confluendo nella corrente Alleanza Nazionale. Non tutti i membri sono d’accordo, così il 23 marzo costituiscono la Fiamma Tricolore.

 
Una foto del Ministro della Giustizia Clemente Mastella nel 1976

Il 15/09/1996, sull'onda del consenso ottenuto in Lombardia e Veneto dal partito indipendentista Lega Nord, Umberto Bossi dichiarò di voler ottenere l'indipendenza e la sovranità delle regioni del nord Italia, poi chiamate Padania, con manifestazioni ed iniziative anche eclatanti. L'intenzione separatista della Lega si dissolse in seguito, con la collaborazione nei successivi governi di centrodestra, in cui il partito mutò la sua politica indipendentista verso una più moderata richiesta di maggior autonomia amministrativa e fiscale, come previsto dall'articolo 5 della Costituzione italiana.

Dopo un anno di governo provvisorio presieduto da Lamberto Dini, vinse le elezioni la coalizione dell'Ulivo (centrosinistra riformista), guidata da Romano Prodi (poi presidente della commissione europea). Partiti fondatori dell'Ulivo sono: il Partito Democratico della Sinistra di Massimo D’Alema, i Popolari di Bianchi, i Socialisti Italiani di Enrico Boselli, i Verdi, Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini e il Partito Repubblicano Italiano.

Nel nuovo governo è presente anche Antonio Di Pietro, il quale accetta l'incarico di Ministro dei Lavori Pubblici, dal quale si dimise a distanza di sei mesi. Antonio Di Pietro torna alla vita politica quando l'Ulivo, durante le elezioni suppletive per il Senato, gli offre di candidarlo al parlamento, ruolo che riesce a ottenere come indipendente. Egli, dopo alcuni mesi, nel marzo 1998, fonda un nuovo partito: Italia dei Valori.

Tuttavia vi sono vari cambiamenti all'interno della coalizione dell'Ulivo: il 13 febbraio 1998 il Partito Democratico della Sinistra si trasforma in Democratici di Sinistra, nel quale confluiscono anche partiti minori socialisti e democristiani, tra i quali i Cristiano Sociali; il 10 maggio dello stesso dalla fusione dei Socialisti Italiani e del Partito Socialista Democratico Italiano nascono i Socialisti Democratici Italiani, del quale Enrico Boselli nè è il leader.

Il Governo Prodi I durò fino all'ottobre del 1998, quando Rifondazione Comunista gli tolse la fiducia. Fu in seguito formato un governo, sempre di centrosinistra con Massimo D'Alema alla presidenza, però, rispetto al precedente governo spostato più al centro, dato che ebbe il sostegno di alcuni parlamentari eletti nelle file del centrodestra, tra i quali Clemente Mastella ed Agazio Loiero. Questi avevano, infatti, aderito, insieme ad altri parlamentari, nel febbraio 1998, a una federazione di partiti centristi guidata da Francesco Cossiga, che il 9 giugno sarebhbe diventato partito. Questa era costituita da: i Cristiani Democratici Uniti (CDU) di Rocco Buttiglione; i Cristiano Democratici per la Repubblica (CDR) di Clemente Mastella, partito costituito nello stesso periodo da una scissione del Centro Cristiano Democratico (CCD) di Pier Ferdinando Casini; il Movimento della Socialdemocrazia Liberale Europea (SOLE) di Enrico Ferri, partito costituito il 10 maggio 1994 da una scissione del Partito Socialista Democratico Italiano. A dicembre del 1999 dimissioni lampo di D’Alema che riesce a riottenere la fiducia del parlamento. Tuttavia si dimette nuovamente nell’aprile 2000. Questa volta tocca a Giuliano Amato a guidare il governo. Nel frattempo esplodeva il problema sociale dell'immigrazione.

Anni recenti

 
Campagna elettorale 2006, piazza Maggiore, Bologna, febbraio 2006

I Popolari, Rinnovamento Italiano, I Democratici e l’Udeur creano la federazione de La Margherita, presieduta da Francesco Rutelli. Questa federazione, insieme ai Democratici di Sinistra, si presenta alle elezioni nell’aprile 2001, contro la Casa delle Libertà, la coalizione di centro-destra, alla quale è ritornata a farne parte la Lega Nord e alla quale si sono aggiunti il Nuovo Partito Socialista Italiano, costituituo il 19 gennaio 2001 dalla fusione del Partito Socialista di Gianni De Michelis e della Lega Socialista di Bobo Craxi e Claudio Martelli e dal Partito Republicano Italiano, presieduta da Silvio Berlusconi, il quale viene nuovamente nominato presidente del Consiglio. Tuttavia la Margherita ha ottenuto un buon numero di voti (14.5%): infatti, ad eccezione dell’Udeur i partiti federati decidono di unirsi definitivamente. Inoltre si forma all'interno del Partito Repubblicano Italiano un gruppo di dissidenti in contrasto con la scelta di collocarsi con la Casa delle Libertà e favorevoli al ritorno nell'Ulivo: costituiscono il Movimento Repubblicano Europeo, del quale Luciana Sbarbati è nominata segretaria nazionale. Nello stesso anno anche CCD e CDU, con assieme Democrazia Europea, che non aveva aderito nella Casa delle Libertà decidono di unirsi nella Confederazione dei Democristiani Uniti (CDU).

Berlusconi è stato criticato per presunte scorrettezze personali (è stato giudicato colpevole di reati di corruzione per oltre 400.000 euro), per il conflitto di interessi (è considerato attualmente l'uomo più ricco d'Italia) e per le cosiddette "leggi ad personam" che l'avrebbero avvantaggiato. Il suo governo, il Berlusconi II, è il governo più longevo della storia repubblicana, rimanendo in carica per quasi quattro anni, dal giugno 2001 all'aprile 2005. Nell'aprile 2005 si consuma una crisi di governo in seguito alla sconfitta del centrodestra alle elezioni regionali, ma il nuovo esecutivo riconferma Berlusconi come premier.

Il 10 aprile 2006 nuove elezioni politiche tra la Casa delle Libertà e l'Unione. In quest'occasione la Casa delle Libertà si allarga ad altri piccoli partiti: il Movimento dell'Autonomia, fondato il 30 aprile 2005 da Raffaele Lombardi, il quale sosteneva la priorità del Mezzogiorno; No Euro, fondato il 28 ottobre 2003, da un gruppo di persone convinte che l'introduzione della nuova moneta non aveva portato nessun vantaggio all'economia e alle famiglie italiane; i Riformatori Liberali, fondato il 6 ottobre 2005 da Benedetto Della Vedova e Marco Taradash, con l'intendo di creare una posizione liberal-radicale all'interno della Casa della Libertà in contrasto con la Rosa nel pugno e Alternativa Sociale. Queste elezioni si svolgono per la prima volta secondo la legge nº270 del 21 dicembre 2005, scritta dal Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione ed esponente della Lega Nord Roberto Calderoli. Secondo questa nuova legge si può votare per il partito scelto ma senza scrivere nessuna preferenza, in quanto la scelta dei parlamentari è basato da graduatorie dei partiti. Per entrare in parlamento queste sono le percentuali da ottenere: alla Camera dei Deputati il 20% se si tratta di una coalizione, il 4% per i partiti non facenti parte di nessuna coalizione e il 2% per i pariti facenti parte di una coalizione; al Senato della Repubblica il 20% se si tratta di una coazlione, l'8% per i partiti non facenti parte di nessuna coalizione e il 3% per i partiti facenti parte di una coalizione. Inoltre per la prima volta votano anche gli italiani immigrati in paesi stranieri, che permetteranno di eleggere 12 seggi alla Camera dei Deputati (6 in Europa, 3 in America Meridionale, 2 in America Settentrionale e Centrale, 1 in Africa, Asia, Oceania e Antartide) e 6 seggi al Senato della Repubblica (2 in Europa, 2 in America Meridionale, 1 in America Settentrionale e Centrale e 1 in Africa, Asia, Oceania e Antartide). Nella Camera, l'Unione ottiene il 49,81% dei consensi, mentre la Casa delle Libertà il 49,74%; mentre, al Senato, la coalizione guidata da Prodi prevale per due seggi (determinanti i voti ottenuti nella circoscrizione Estero) pur avendo preso complessivamente meno voti della CdL. Ciò decreta un'esigua vittoria dell'Unione che nel frattempo ha perso molti consensi. Questo sostanzialmente per due motivi: 1) la coalizione è nata in chiave anti-berlusconiana, ma senza obiettivi concreti; 2) in questa occasione all'interno della coalizione si sono presentati anche i radicali, che in questo modo ha allontanato parte dell'elettorato democristiano.

La scelta di Rifondazione Comunista di entrare nel secondo governo Prodi e l'esclusione di Marco Ferrando dalle liste del partito al Senato provocano la scissione della corrente Progetto Comunista, di cui Marco Ferrando è il leader, la parte che sta più a sinistra e che è sempre stato critico nei confronti del primo governo Prodi, dei due governi D'Alema e di quello di D'Amato, e costituiscono il Partito Comunista dei Lavoratori.

Nel 2007 i partiti maggiori dello schieramento, ossia i Democratici di Sinistra e la Margherita avviano un processo unificatore nel segno dell'Ulivo, proiettato alla costituzione di un unico grande partito che ricalchi il modello dell'americano "Partito Democratico". Tuttavia il percorso che dovrebbe portare alla nascita del Partito Democratico è molto insidioso: l'ala sinistra dei Democratici di Sinistra, capeggiata da Fabio Mussi, non vuole unirsi ai democristiani, così il 5 maggio 2007 decide di scindersi e fondare Sinistra democratica. D'altra parte alcuni membri della Margherita trovano che il gruppo dell'Ulivo, di cui fanno parte, non deve necessariamente comunicare con l'estrema sinistra, a parole laica e progressista, ma anche anti-americanista e anti-clericale. E' in questo clima che Lamberto Dini consuma l'ennesima scissione con la costituzione, il 1° ottobre, de I Liberal-Democratici. Anche i Socialisti Democratici Italiani, invitati a partecipare al progetto del Partito Democratico, rifiutano di aderirvi, defininendolo un accordo storico bonsai, tra democristiani e post-comunisti. Nonostante ciò il 14 ottobre 2007 vede la luce il Partito Democratico, del quale presidente è Romano Prodi e Segratrio Nazionale Walter Veltroni, dopo aver partecipato a delle primarie con altri candidati. Oltre a Margherita e Democratici di Sinistra, confluiscono nel nuovo partito Italia di mezzo e Partito Democratico Meridionale, nato il 16 maggio 2006, dall'allora presidente della Calabria Agazio Logero, in contrasto con i vertitici della Margherita.

Il 16 gennaio 2008 la moglie del ministro di giustizia Clemente Mastella viene arrestata, seguita nello stesso giorno dallo stesso ministro. Egli è stata arrestato per concussione. Il giorno dopo da le dimissione come ministro di giustizia, affermando che l'UDEUR continuerà ad appoggiare il governo esternamente. Tuttavia Clemente Mastella sente la mancanza di una solidarietà politica da parte del Governo, per questo il 21 gennaio decide di far uscire il suo partito da esso, dando il via a una seconda crisi di governo. Così il 23 Prodi chiede la fiducia alla Camera dei Deputati, dove ottiene 326 sì e 275 no. Il giorno dopo è la volta del Senato della Repubblica, dove ottiene 161 no e 156 sì. A seguito della sconfitta Prodi rassegna le proprie dimissioni, restando in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Subito dopo la caduta del Governo il Partito Democratico decide di candidare Presidente del Consiglio Walter Veltroni, il quale decide di proporre un'alleanza ai soli Italia dei Valori e Radicali in cambio di un futuro incorporamento, che accettano, chiudendo di fatto l'esperienza dell'Unione.

Così La Sinistra-L'Arcobaleno, federazione creata all'interno dell'Unione l'8 dicembre 2007 da Sinistra Democratica, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi, il 5 febbraio 2008, presenta come proprio candidato Presidente del Consiglio, l'ex-segretario nazionale di Rifondazione Fausto Bertinotti.

Tale scelta influenza anche la Casa delle Libertà, che vedrebbe una coalizione di vari partiti contro il solo Partito Democratico. Alcuni esponenti del centro-destra propongono di presentarsi alle elezioni con i soli quattro partiti fondatori, ciò non vede d'accordo i partiti minori. L'8 febbraio, Forza Italia e Alleanza Nazionale trovano un accordo per creare il Popolo delle Libertà, progetto di Silvio Berlusconi lanciato il 18 novembre 2007 per unire il centro-destra: esso si presenterà alle elezioni come una federazione, lavorando per diventare un partito unitario. In seguito entrano nel nuovo progetto la Democrazia Cristiana per le Autonomie, il Nuovo Partito Socialista Italiano, i Popolari Liberali, fondato come partito il 14 febbraio 2008 da Carlo Giovanardi, già corrente filo-berlusconiana dell'Udc, in contrasto con i vertici del partito a riguardo dell'uscita dalla Casa delle Libertà, il Partito Pensionati fondato il 19 ottobre 1987, Azione Sociale, i Riformatori Liberali, i Liberal-Democratici, Italiani nel Mondo e i Socialisti Riformisti, nato dalla scissione dal nuovo Psi, in seguito alla decisione di questo di federarsi con la Democrazia Cristiana delle Autonomie. Entra in coalizione con Il Popolo delle Libertà Lega Nord, che si presenterà solo al centro-nord e Movimento per l'Autonomia, che si presenterà solo al centro-sud.

L'UDC cerca di riavvicinarsi alla coalizione di Silvio Berlusconi, quando allora non aveva ancora raggiunto nessuna intesa con Alleanza Nazione per la creazione del Popolo delle Libertà. Si viene così a creare un gruppo di dissidenti, capeggiato da Mario Baccini e Bruno Tabacci, interessati a creare un nuovo partito puramente di centro: La Rosa Bianca. Tuttavia l'UDC si allontana definitivamente da Silvio Berlusconi una volta raggiunta l'intesa per la creazione del suo nuovo progetto. Così il 28 febbraio l'UDC e la Rosa Bianca raggiungono un'intesa per la creazione di una nuova lista: l'Unione di Centro, che candida Pier Ferdiando Casini.

No Euro candida invece Renzo Rabellino. In quest’occasione federa Partito pensionati e invalidi, No privilegi politici, Lega Padana Lombardia, Moderati per il Piemonte, AutomobiLista e Forza Roma. Il leader di No Euro attua l’operazione Alias. Con quest’operazione si decide di candidare omonimi di persone noti, tra i quali si ricordano l’imprenditore Giuseppe Grillo e Pericle Berlusconi. Faceva parte di quest’operazione anche il nome della lista: all’inizio infatti il nome era Euro – Lista del Grillo Parlante, alludendo al fatto che il comico genovese Grillo potesse partecipare a queste elezioni. Il comino chiede allora un ritiro d’urgente e il nome sarà cambiato in No Euro – Lista dei Grilli Parlanti.

Alcuni esponenti singoli del centrodestra, come Giuliano Ferrara che aveva nei giorni precedenti alla campagna elettorale esortato il paese a dibattere sull'opportunità di una moratoria sull'applicazione della legge sull'aborto,[1] presentarono una lista che nel simbolo recava la scritta «Aborto? No, grazie».[2]

Tra gli altri candidati vi sono Enrico Boselli per il Partito Socialista, Marco Ferrando per il Partito Comunista dei Lavoratori, Bruno De Vita per l'Unione Democratica dei Consumatori e Roberto Fiore per Forza Nuova.

Note

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