Osci
Gli Osci, detti anche Oschi (e, impropriamente, "Opici"), erano una popolazione indoeuropea di ceppo sannitico della Campania pre-romana, appartenente al gruppo osco-umbro; la caratterizzazione del popolo è soprattutto di tipo linguistico: Osci erano infatti i popoli parlanti la lingua osca, idioma indoeuropeo del gruppo osco-umbro. Storicamente, è in questo più ampio senso riconducibile agli Osci una pluralità di popoli dell'Italia meridionale, dei quali si ha testimonianza in età antica. Dal V secolo a.C. gli Osci furono inglobati dai Sanniti, a loro strettamente affini e inizialmenti stanziati leggermente più a nord, e da allora i due gruppi finirono sostanzialmente per coincidere, in una variegata differenziazione tribale che sopravvisse a lungo anche alla conquista romana di tutto l'insieme di queste genti, compiuta con le Guerre sannitiche.
Etnonimo
Il termine "Osci" viene da ops-ci, probabile adattamento alla lingua osca del termine "Opici", che designava il popolo latino-falisco (o protolatino) già stanziato nell'entroterra campano al momento della penetrazione delle prime tribù sannitiche. L'adattamento fu facilitato dalla presenza, in osco, di un tema nominale ops- (cfr. latino ops, "risorsa"), che consentì di interpretare l'etnonimo come "popolo dei lavoratori", o forse anche "popolo degli adoratori della dea Ops"[1].
Storia
Gli Osci, di ceppo sannitico, si insediarono nella loro sede storica - l'Opicia - nei primi secoli del I millennio a.C., forse anche prima, e si sovrapposero a una preesistente popolazione latino-falisca, gli Opici. Il nucleo centrale del loro insediamento era l'entroterra del Golfo di Napoli, ma testimonianze osche, soprattutto linguistiche, sono attestate in un'area assai più ampia, estesa verso est e verso sud, fino all'attuale Calabria settentrionale. Tribù osche abitavano fin dall'Età del bronzo l'isola di Vivara; quando i coloni greci vennero sulle coste di Cuma per fondarvi la città, trovarono sulla collina dell'acropoli un insediamento osco. Furono fondate da genti osche anche Pompei, nel VI secolo a.C., e Atella.
Le regioni litoranee abitate dagli Osci furono conquistata dai Greci di Cuma (e poi di Neapolis) già nel VII. Nel V secolo a.C. gli Osci furono sottomessi dai Sanniti, altro popolo osco-umbro a loro molto affine, e infine dai Romani, che conquistarono l'area nel corso del IV secolo a.C., a seguito delle Guerre sannitiche.
Le fonti antiche, soprattutto romane, ricordano il nome e le vicende di diverse tribù osche, nell'accezione più ampia del termine (principalmente linguistica). Gli Aurunci, stanziati nell'area delle cinque città della Pentapoli aurunca, nel cosiddetto "Latium adiectum", e negli immediati dintorni. Furono assogettati a Roma al termine della Seconda guerra sannitica, nel 313 a.C., e la Pentapoli venne distrutta. Assai affini agli Aurunci erano gli Ausoni ricordati da fonti greche e latine: è possibile l'etnonimo fosse una forma alternativa di Aurunci, o che addiruttura indicasse gli stessi Osci nella loro totalità. Più a sud erano stanziati i Lucani, in un'area grosso modo corrispondente alla regione che ne conserva il nome e che si spingeva fino al Mar Ionio.
Non è noto quanto gli Osci persero la loro individualità etnico-linguistica per essere completamente romanizzati. Tra graffiti rinvenuti negli scavi archeologici di Pompei sono state rinvenute iscrizioni nella loro lingua, ancora viva quindi nel I secolo a.C.[2].
Lingua
La lingua osca è una delle più attestate tra le lingue osco-umbre, testimoniata da oltre 250 iscrizioni in caratteri greci, etruschi adattati e latini. Considerata il più conservativo tra le lingue osco-umbre, l'osco era parlato anche, in varietà dialettali più o meno differenziate, dai popoli affini Marrucini, Peligni, Sanniti e Sabini[2].
Cultura
La lingua osca conobbe un uso letterario, tanto che perfino a Roma furono rappresentate in osco le fabulae atellanae, farse popolari originarie della città di Atella, in gran parte improvvisata e messa in scena da attori-mimi con costumi e maschere. La prima rappresentazione a Roma risale al 391 a.C.; erano previsti quattro personaggi fissi (lo sciocco Maccus, il vecchio avaro Pappus, il ghiottone vanaglorioso e maleducato Bucco e il gobbo astuto Dossennus) più Kikirrus, in costumi animaleschi, forse antenato del Pulcinella napoletano.
Altre testimonianze culturali degli Osci conservate riguardano leggende monetali e documenti ufficiali e religiosi[2].
Note
Bibliografia
- Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, 2ª ed., Firenze, Vallecchi, 1951.
- Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 8815057080.