Julius Evola

filosofo, pittore, poeta italiano ed esoterista (1898-1974)
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Il Barone Julius Evola (pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola) (Roma, 19 maggio 1898Roma, 11 giugno 1974) è stato un filosofo, pittore e poeta italiano.

Julius Evola

Le sue posizioni, vicine al fascismo e al nazionalsocialismo, si esprimono in una critica in chiave tradizionalista. Mussolini ne apprezza alcune impostazioni (in particolare il ritorno alla romanità e una teoria della razza in chiave spirituale), anche se nel panorama culturale del fascismo non ha apparentemente un ruolo determinante. C'è tuttavia chi ritiene che in sede diplomatica Evola abbia svolto missioni ad altissimi livelli per conto dello stesso governo italiano.[1] Le sue critiche, da posizioni ancora più radicali, gli valgono in Italia la sospensione di alcune pubblicazioni da parte dello stesso PNF (ad esempio la rivista La Torre) e in Germania il sospetto delle gerarchie naziste.

La complessità del suo pensiero gli procura, anche dopo la fine della guerra, un grande seguito negli ambienti conservatori italiani ed europei, dagli ambienti più tradizionalisti del neofascismo (Pino Rauti ed Enzo Erra del Centro studi Ordine Nuovo) fino a esponenti della destra più moderata.

Le sue opere vengono tradotte e pubblicate in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Messico, Canada, Romania, Argentina, Brasile, Ungheria, Polonia, Turchia.[2]

Biografia

Formazione

Giulio Cesare Andrea Evola nasce da Vincenzo e Concetta Frangipane, una nobile famiglia siciliana e cattolica di antiche origini spagnole.[3] Le poche notizie sui suoi anni di formazione si possono ricavare dall'autobiografia intitolata Il cammino del cinabro, pubblicata nel 1963 dall'editore Scheiwiller e che, nelle intenzioni dell'autore, sarebbe dovuta uscire postuma:

«Nella prima adolescenza, mentre seguivo studi tecnici e matematici, si sviluppò in me un interesse naturale e vivo per le esperienze del pensiero e dell'arte. Da giovinetto, sùbito dopo il periodo dei romanzi d'avventure, mi ero messo in mente di compilare, insieme ad un amico, una storia della filosofia, a base di sunti. D'altra parte, se mi ero già sentito attratto da scrittori, come Wilde e D'Annunzio, presto il mio interesse si estese, da essi, a tutta la letteratura e l'arte più recenti. Passavo intere giornate in biblioteca, in un regime serrato ma libero di letture. In particolare, per me ebbe importanza l'incontro con pensatori, come Nietzsche, Michelstaedter e Weininger. Esso valse ad alimentare una tendenza di base, anche se, a tutta prima, in forme confuse e in parte distorte, quindi con una mescolanza del positivo col negativo [...].[4]»

Si iscrive alla facoltà di ingegneria, ma rifiuta di discutere la tesi per disprezzo dei titoli accademici,[5] proseguendo nello studio dell'arte e della filosofia:

«A parte gli autori accennati, va menzionata l'influenza che su me adolescente esercitò anche il movimento che alla vigilia della prima guerra mondiale e durante la prima parte di essa ebbe per centro Giovanni Papini con le riviste Leonardo e Lacerba, in seguito in parte anche con La Voce. Fu il periodo dell'unico vero Sturm und Drang che la nostra nazione abbia conosciuto, dell'urgere di forze insofferenti del clima soffocante dell'Italietta borghese del primo novecento [...] A lui e al suo gruppo si deve il nostro venire a contatto con le correnti straniere più varie e interessanti del pensiero e dell'arte d'avanguardia, con l'effetto di un rinnovamento e di un ampliamento di orizzonti.[6]»

Gli anni della Prima guerra mondiale

 
Sul fronte

Pur essendo su posizioni nettamente filo germaniche – particolarmente affascinato dai grandi imperi come quello austro-ungarico e dall'idea di un ritorno ai valori tradizionali che esso rappresentava – partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria sull'altopiano di Asiago dal 1917 al 1918. Rientra a Roma dopo il conflitto e attraversa una profonda crisi esistenziale che, come egli stesso riporta ne Il cammino del cinabro, rischia di sfociare nel suicidio:

«[...] Questa soluzione [...] fu evitata grazie a qualcosa di simile ad una illuminazione, che io ebbi nel leggere un testo del buddhismo delle origini. Fu per me una luce improvvisa: in quel momento deve essersi prodotto in me un mutamento, e il sorgere di una fermezza capace di resistere a qualsiasi crisi.[7]»

Il periodo artistico

Attraverso Giovanni Papini entra in contatto con alcuni esponenti del Futurismo quali Gottfried Benn, Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1919 partecipa all'Esposizione Nazionale Futurista di Milano. Ben presto si stacca da questo movimento per ragioni che lui stesso espone nella sua autobiografia:

«[...] Non tardai però a riconoscere che, a parte il lato rivoluzionario, l'orientamento dei futurismo si accordava assai poco con le mie inclinazioni. In esso mi infastidiva il sensualismo, la mancanza di interiorità, tutto il lato chiassoso e esibizionistico, una grezza esaltazione della vita e dell'istinto curiosamente mescolata con quella del macchinismo e di una specie di americanismo, mentre, per un altro verso, ci si dava a forme sciovinistiche di nazionalismo. A quest'ultimo riguardo la divergenza mi apparve netta allo scoppio della prima guerra mondiale, a causa della violenta campagna interventista svolta sia dai futuristi che dal gruppo di Lacerba. Per me era inconcepibile che tutti costoro, con alla testa l'iconoclasta Papini, sposassero a cuor leggero i più vieti luoghi comuni patriottardi della propaganda antigermanica, credendo sul serio che si trattasse di una guerra per la difesa della civiltà e della libertà contro il barbaro e l'aggressore.[8]»

Un anno dopo, nel 1920, aderisce al Dadaismo ed entra in contatto epistolare con Tristan Tzara.[9] Come pittore diviene uno dei massimi esponenti del Dadaismo in Italia.[10] Sono di quel periodo importanti mostre personali a Berlino, Roma e Parigi.

Tutte le opere di Evola sono generalmente suddivise in due periodi artistici ben distinti: l'idealismo sensoriale (1915-1918) e l'astrattismo mistico (1918-1921).[11] [12]

Durante il periodo artistico e fino al 1925 fa uso di sostanze stupefacenti con il fine di raggiungere stati alterati di coscienza.

Il periodo filosofico

«Ciò che vi è di universale in un essere sarà considerato come il meno, come quel che in esso vi è di meno reale, di più astratto, di incompiuto; nell'individuale si intenderà invece ciò che ha valore, ciò che va voluto, ciò che è più reale, la perfezione, o fine (τελoς), di un essere. Ma, com'è noto, è esattamente questa la veduta di uno dei massimi esponenti dell'antica nostra cultura, di Aristotele, il quale contro Platone affermò che i generi e le idee in tanto hanno realtà, in quanto si incarnino e si attuino negli individui. Questa veduta generale antimistica e antiuniversalistica, nel caratterizzare esattamente lo spazio del mondo occidentale in opposto a quello orientale, non esprime, anch'essa, che l'opposizione che in questo piano è determinata dal duplice riferimento a verità guerriere e verità contemplative.[13]»
 
Una rara fotografia degli anni '50

Il mancato suicidio del 1921 è per Evola il momento di passaggio più significativo: fine del periodo artistico e inizio del periodo filosofico.

Termina nel 1924 la Teoria e fenomenologia dell'individuo assoluto che inizia a scrivere già in trincea (nel 1917) e che viene pubblicata in due volumi (nel 1927 e nel 1930) per l'editore Bocca.

In questo testo Evola si interessa delle dottrine riguardanti il sovrarazionale, il sacro e la gnosi, con l'obiettivo di tentare il superamento della dualità io/non-io.

Il suo interesse verso le tradizioni orientali si manifesta in L'uomo come potenza, pubblicato nel 1926, dove compare una concezione dell'io ispirata ai dettami del tantrismo: l'io si identifica con il mondo percepito e viceversa; l'attaccamento al mondo sensibile costituisce il "velo di Maya", che si deve sollevare per fondersi nell'"Unità".

In quest'epoca Evola frequenta i circoli esoterici e spirituali romani e partecipa alla vita della Roma notturna, intrattenendo un tempestoso rapporto sentimentale con Sibilla Aleramo, come lei stessa riporta nel libro Amo dunque sono:

«Disumano qual è, gelido architetto di teorie funambolesche, vanitoso, perverso, s'è trovato dinanzi a me come a cosa tutta viva, tutta schietta, mentre aveva fantasticato chissà... quale avventura necrofila. E questa cosa tutta schietta l'ha turbato, l'ha commosso, segretamente [...][14]»

Inizia a interessarsi di politica: nel 1924 partecipa alla redazione di Lo Stato democratico, una rivista contemporaneamente antifascista e antidemocratica, e tra il 1924 e il 1926 collabora a riviste come Ultra, Bilychnis, Ignis, Atanor e Il mondo. Tra il 1927 e il 1929 coordina il Gruppo di Ur, che si occupa di ricerche sulle tradizioni extra europee: un'antologia dei fascicoli editi viene più tardi pubblicata in tre volumi (tra il 1955 e il 1956) con il titolo Introduzione alla magia quale scienza dell'Io.

Nel 1928 pubblica un libro che gli procura grande fama: Imperialismo pagano. Qui Evola attacca violentemente il Cristianesimo ed esorta il Fascismo a ritrovare l'antica grandezza della civiltà romana.

«Oserà dunque il fascismo assumere qui, qui donde già le aquile imperiali partirono per il dominio del mondo sotto la potenza augustea, solare, regale [...] oserà qui riprendere la fiaccola della tradizione mediterranea?[15]»

Influenzato dalla lettura delle opere di René Guénon abbandona in seguito le tesi estremiste di Imperialismo pagano a favore del concetto di "Tradizione" e fonda la rivista La Torre, destinata a difendere princìpi sovrapolitici e dunque poco accettata dal regime fascista. Evola è costretto a farsi proteggere da una guardia del corpo e la rivista viene bandita dopo appena otto numeri pubblicati. In questo periodo pubblica diversi saggi sul simbolismo tradizionale: La Tradizione ermetica (1931), Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo (1932), Il mistero del Graal (1937).

Nel 1934 appare la sua opera fondamentale, Rivolta contro il mondo moderno, nella quale traccia un affresco della storia letta secondo lo schema ciclico tradizionale delle quattro età (oro, argento, bronzo, ferro, nella tradizione occidentale; satya, treta, dvapara, kali yuga, in quella indù) e in cui descrive la decadenza del mondo moderno.

Le tesi sulla razza

Nel 1937 pubblica Il Mito del Sangue (poi riedito nel 1942) dove ricostruisce le concezioni sulla razza nelle civiltà antiche e nelle teorie del XVIII secolo, contrapponendole alla versione moderna del razzismo biologico di stampo nazionalsocialista. Segue nel 1941 Sintesi di dottrina della razza.

In questi testi esprime le sue concezioni antisemite non basate su un razzismo biologico (gli Ebrei non potevano infatti essere considerati secondo Evola una razza, per le mescolanze subite nel corso della storia), ma spirituale. Egli oppone a livello tradizionale "Giudei" e "Ariani" (da "Arya", gli antichi Indiani) nel nome di una differenza di spirito. In quegli anni scrive la prefazione all'edizione italiana dei Protocolli dei savi di Sion. Dichiara che non ha importanza la non attendibilità storica dell'opuscolo visto che comunque lo stesso racconta una veridicità secondo lui attendibile sugli effetti ebraici di controllo della società (banche, stampa, mercato, politica) attraverso la dissoluzione culturale dall'interno. L'ebraismo è per Evola una colpa senza redenzione: «nemmeno il battesimo e la crocefissione cambia la natura ebraica».[16]

Benché non ve sia traccia nella biografia dell'autore, il saggista Franco Cuomo scrive che Evola, nel 1938, è tra i firmatari del così detto Manifesto della razza.[17]

Gli anni della Seconda guerra mondiale

Evola non aderisce al Partito fascista e questa mancata adesione gli impedisce nel 1940 di arruolarsi come volontario contro l'Unione Sovietica nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel 1942 viene pubblicato un suo saggio dal titolo Per un allineamento politico-culturale dell'Italia e della Germania nel quale esprime ammirazione per il nazismo tedesco, considerandolo superiore al fascismo in ragione del coraggio nel risvegliare l'antico spirito ariano e germanico. Critica tuttavia l'incompletezza nell'attuazione di questo programma, non abbastanza radicale e aderente ai principi della "Tradizione": per esempio una difesa della razza improntata giuridicamente ad una sorta di "igiene razziale" e il potere del Führer derivato dal popolo e non un potere regale di origine divina come nell'ideale società ario-germanica delle origini.

Si potrebbe definire Evola come un teorico del tradizionalismo "puro", ideale e radicale. Quel tradizionalismo capace di attuare i propri principi e di far trionfare la cultura romana e pagana delle origini. Nutrito di concetti buddhisti, Evola condivide con Martin Heidegger e Carl Schmitt lo stesso progetto di un risveglio dell'Europa. Tra l'Unione Sovietica comunista e gli Stati Uniti capitalistici il nazionalsocialismo tedesco gli sembra proporre una terza via: un impero europeo e pagano sotto la guida egemonica della Germania di Hitler.

Pur non aderendo alla Repubblica Sociale ed essendo rigorosamente contrario all'abrogazione della Monarchia e alla trasformazione dell'Italia in una Repubblica, Evola intraprende tentativi di influenza sulle SS e sui nazisti tedeschi, compreso lo stesso Heinrich Himmler. Si scopre poi, nel dopoguerra, che Evola è – sia in Germania che in Italia – tenuto sotto stretta sorveglianza dall'Ahnenerbe.[18] Le SS gli permettono di avere ruoli culturali di rilievo solo nei casi in cui questo poteva giovare alla causa tedesca.

Nel 1945 Evola si trova a Vienna e, nell'intento «di non schivare anzi di cercare i pericoli, nel senso di un tacito interrogare la sorte»,[19] si avventura in una passeggiata durante i bombardamenti che colpivano la capitale austriaca. Viene sbalzato da uno spostamento d'aria: una lesione al midollo spinale gli provoca una paralisi permanente agli arti inferiori. Solo nel 1948, grazie all'interessamento di Umberto Zanotti Bianco – presidente della Croce Rossa Internazionale – viene trasferito prima a Cuasso al Monte, poi a Bologna e infine, nel 1951, a Roma, come egli stesso riporta in una lettere inviata all'amico poeta Girolamo Comi.[20]

Il dopoguerra

 
Julius Evola in una fotografia del 1973

Nel 1950 pubblica l'opuscolo Orientamenti nel quale vengono sintetizzate in undici punti le sue idee, poi sviluppate nei libri successivi.

Anche in relazione alla pubblicazione di Orientamenti nel 1951 Evola viene arrestato con le accuse di apologia di Fascismo e di essere l'ispiratore di alcuni gruppi neofascisti: si tratta del processo ai FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria). In questa occasione Evola viene difeso gratuitamente dall'avvocato antifascista Francesco Carnelutti[21] ed egli stesso tiene dinanzi al Tribunale un'autodifesa poi pubblicata integralmente dalla Fondazione Julius Evola.[22] Scrive Evola sempre ne Il cammino del cinabro:

«Dissi che attribuirmi idee fasciste era un assurdo, non in quanto erano fasciste, ma solo in quanto, rappresentavano, nel fascismo, la riapparizione di principi della grande tradizione Politica europea di Destra in genere. Io potevo aver difeso e potevo continuare a difendere certe concezioni in fatto di dottrina dello Stato. Si era liberi di fare il processo a tali concezioni. Ma in tal caso si dovevano far sedere sullo stesso banco degli accusati: Platone, un Metternich, un Bismarck, il Dante del De Monarchia e via dicendo.[23]»

Pino Rauti ricorda che Evola viene portato dall'infermeria di Regina Coeli nella I sezione della Corte d'Assise di Roma su un telo retto da quattro detenuti per l'occasione trasformatisi in infermieri in quanto in tutta la Corte non vi è una sedia a rotelle.[24]

Il processo ai FAR si conclude il 20 novembre del 1951 con l'assoluzione di Evola con formula piena.

Successivamente lo scrittore Marcello Veneziani, in relazione all'accusa mossa ad Evola di essere l'ispiratore e ideologo dei FAR, scriverà:

«Gli errori compiuti da chi ha cercato di tradurre Evola sul terreno sismico della politica, appartengono a chi li ha compiuti e non ad Evola.[25]»

Nel 1953 pubblica Gli uomini e le rovine – testo che esercita grande influenza negli ambienti della destra italiana – nel quale spiega la decadenza del mondo moderno in seguito alla distruzione del principio di autorità e di ogni possibilità di trascendenza per l'affermarsi del razionalismo, in contrasto con le antiche civiltà e i valori della Tradizione. Nel 1958 esce la Metafisica del sesso sulla forza magica e potentissima dell'atto sessuale, attraverso lo studio dei simboli esteso a numerose tradizioni. Nel 1961 è la volta di Cavalcare la tigre in cui prosegue la sua critica al mondo moderno, offrendo una guida per coloro che pur non sentendo di appartenere interiormente a questo mondo, hanno intenzione di non cedervi psicologicamente e esistenzialmente. Scrive anche su alcune riviste ispirate alla tradizione, come Il Ghibellino.

Negli anni '60 torna all'attenzione del pubblico la sua produzione artistica: nel 1963 Enrico Crispolti organizza una mostra dei suoi quadri alla galleria "La Medusa" di Roma; nel 1969 viene pubblicata Raâga Blanda, una raccolta di tutte le sue poesie pubblicata da Scheiwiller.

Gli ultimi anni

Vive gli ultimi anni con una pensione di invalido di guerra facendo traduzioni e scrivendo articoli, sostenuto economicamente da alcuni ammiratori guidati da Sergio Bonifazi, direttore del trimestrale Solstitivm. Un primo scompenso cardiaco si manifesta nel 1968, un secondo nel 1970. In quest'ultima occasione viene fatto ricoverare in ospedale da Placido Procesi, suo medico personale. Evola è infastidito dalle suore che lo assistono e minaccia di denunciarlo per sequestro di persona. Viene fatto rientrare nella sua abitazione. La sua salute continua costantemente a peggiorare: inizia ad avere difficoltà respiratorie ed epatiche.

Poco prima della morte detta lo statuto originario[26] di quella che sarebbe diventata la Fondazione Julius Evola per la difesa dei valori di una cultura conforme alla Tradizione.

Muore nella sua casa romana di corso Vittorio Emanuele nel 1974. Pur costretto sulla sedia a rotelle, vuole morire in piedi: alcuni amici lo tengono eretto durante gli ultimi minuti della sua vita di fronte alla finestra della sua stanza che guarda il colle Gianicolo.

Pierre Pascal così lo ricorda nei suoi ultimi giorni:

«Gli dissi il desiderio supremo di Henry de Montherlant: essere ridotto in ceneri dal fuoco, affinché fossero disperse a brezza leggera del Foro, tra i Rostri e il Tempio di Vesta. Allora quest'uomo, che era davanti a me, disteso, con le belle mani incrociate sul petto mi mormorò dolcemente e quasi impercettibilmente: "Io vorrei... ho disposto... che le mie fossero lanciate dall'alto di una montagna".[27]»

L'esecuzione testamentaria è affidata all'avvocato Andriani, amico fraterno, il quale riesce, dopo molte peripezie, a far cremare il corpo di Evola come da sua esplicita richiesta. L'amica di Evola Amalia Baccelli ricorda che il feretro rimase per molti giorni bloccato al cimitero del Verano nella stanza mortuaria.[28] Le ceneri vengono consegnate alla guida alpina Eugenio David – compagno di scalate di Evola in giovinezza – e gettate in un crepaccio del Monte Rosa dal Direttore del Centro Studi Evoliani di Genova Renato Del Ponte, fondatore della rivista evoliana Arthos.

Sintesi del pensiero

Evola è propugnatore del "tradizionalismo" ovvero di un modello ideale e sovratemporale di società caratterizzato in senso spirituale, aristocratico e gerarchico. Secondo l'autore tale modello è riscontrabile, da un punto di vista storico, in civiltà quali quella egiziana, romana, indiana. Tali civiltà non si basano su criteri economici, materiali e biologici, ma sono suddivise e gestite in base a criteri di gerarchia sociale di carattere ereditario e spirituale.

Secondo Evola ogni azione che avviene durante la vita biologica (che l'autore definisce il divenire) rispecchia direttamente una medesima azione di carattere metafisico (l'essere) e dunque imperitura e sovratemporale.

Il cammino dell'uomo durante la sua involuzione (come la definisce lo stesso Evola in aperto contrasto con le teorie darwiniane) avviene attraverso un percorso di tipo circolare e non lineare. Traccia di questa teoria la si trova, ad esempio, nello schema proposto da Esiodo relativo alle così dette quattro età: età dell'oro, età dell'argento, età del bronzo e, infine, età del ferro.

Secondo Evola l'uomo ha la possibilità di elevarsi alla sfera divina e metafisica attraverso precise strade (il rito e l'iniziazione), utilizzando determinati strumenti (l'azione e la contemplazione) all'interno di contesti sociali predeterminati (la casta, l'impero).

Queste civiltà – ritenute superiori dall'autore – si basano dunque su una più elevata dimensione metafisica e spirituale dell'esistenza, anziché su criteri di ordine materiale e biologico. La naturale decadenza di queste società (secondo i principi della dottrina delle quattro età) è inversamente proporzionale all'aumento del progresso e della modernità. Tale processo di decadenza ha inizio con la perdita dell'unico polo che in passato racchiude sia l'autorità spirituale che quella temporale e prosegue attraverso i valori illuministi espressi con la Rivoluzione Francese per arrivare alla società odierna dove la dimensione spirituale dell'esistenza è andata definitivamente perduta.

In particolare Evola rifiuta totalmente il concetto di egalitarismo in favore di una visione differenziatrice della natura umana. Ne consegue un netto rifiuto per la democrazia (intesa come strumento di massa) e parimenti per ogni forma di totalitarismo, anch'esso ritenuto uno strumento di massa che si basa non su un'autorità spirituale, bensì solo su un'autorità di tipo temporale.

Parimenti le differenze naturali tra gli esseri umani si rispecchiano anche nelle stesse razze. Evola rifiuta una visione razzista della vita in senso biologico, affermando la sua teoria del così detto razzismo spirituale. La "razza interiore" di cui parla il filosofo è definita come un patrimonio di tendenze e attitudini che – a seconda delle influenze ambientali – giungono o meno a manifestarsi compiutamente. L'appartenenza ad una razza si individua dunque sulla base delle caratteristiche spirituali, e solo in seguito fisiche, diventandone col tempo queste ultime il segno visibile.

Una parte del pensiero evoliano può essere espresso dalla Rivoluzione conservatrice, soprattutto per quanto riguarda l'avversione per il sistema liberal-capitalista.

Epistolario

Lettere di Julius Evola a Benedetto Croce

 
Benedetto Croce

Nel 1994 vengono ritrovate presso l'archivio crociano di Napoli sette lettere scritte da Evola a Benedetto Croce (più una, l'ottava, indirizzata all'editore Laterza). Tale ritrovamento, ad opera di Stefano Arcella,[29] permette di ricostruire almeno in parte i rapporti tra Evola e il filosofo del liberalismo.

Evola invia inizialmente a Croce, in una lettera del 13 aprile 1925, la richiesta di intercedere presso l'editore Laterza per la pubblicazione dei Saggi sull'idealismo magico e Teoria dell'individuo assoluto. Pochi giorni dopo Evola risponde ad una cartolina postale di Croce ringraziandolo per il giudizio di apprezzamento sul lato formale dei due manoscritti.

Laterza, nonostante l'appoggio favorevole di Benedetto Croce, scrive ad Evola una lettera il 14 settembre 1925 in cui precisa di volersi riservare la massima libertà di decidere anche nei riguardi di autorevoli amici.[30]

L'8 aprile 1930 Evola scrive nuovamente a Croce chiedendo aiuto per la sua nuova opera sull'alchimia: La tradizione ermetica. In una successiva, breve lettera, Evola ringrazia Croce per l'interessamento ed infatti, l'anno successivo, il manoscritto esce per i tipi dell'editore barese.

Secondo Stefano Arcella[31] in questo periodo si realizza un collegamento tra due opposizioni culturali al fascismo: una in senso tradizionale (Evola) ed una in senso liberale (Croce).

Secondo Gianfranco De Turris[32] Evola si rivolge a Croce in quanto preferisce aperture presso uomini e gruppi non dogmatici, più che presso l'ufficialità del regime fascista.

Poiché Evola non lascia un archivio epistolare, non è possibile analizzare le risposte date da Croce alle missive dello stesso Evola. Senza le risposte di Croce diventa infatti difficile valutare l'apertura del pensatore liberale verso i contributi filosofici del pensatore tradizionale.

Lettere di Julius Evola a Giovanni Gentile

Evola invia, tra il 1927 e il 1929, quattro lettere al Senatore Gentile. Nonostante le marcate divergenze sul piano filosofico – Evola infatti si discosta dall'attualismo gentiliano in favore di una rigida codificazione teoretica (l'idealismo magico) – il pensatore tradizionale cerca un confronto con uno dei massimi esponenti dei mondo accademico.

Tale confronto, secondo Stefano Arcella[33] – curatore del volume Lettere di Julius Evola a Giovanni Gentile (1927-1929) – non produce risvolti interessanti sotto il profilo speculativo in quanto i due filosofi sono su posizioni eccessivamente distanti, e anche i presupposti dottrinali e religiosi sono inconciliabili.

Sempre Arcella afferma che il tentativo evoliano di aprire un colloquio costruttivo rimane un fiore che non sboccia.[34] Evola cerca di costruire, pur senza risultati apprezzabili, un punto di riferimento culturale alternativo all'ambiente gentiliano. Nel Cammino dei cinabro Evola tenta di spiegare così le ragioni di questo mancato incontro:

«Tutti i riferimenti extra-filosofici di cui il mio sistema filosofico era ricco servirono come un comodo pretesto per l'ostracismo. Si poteva liquidare con un'alzata di spalle un sistema che accordava un posto perfino al mondo dell'iniziazione, della "magia" e di altri relitti superstiziosi. Che tutto ciò da me fosse fatto valere nei termini di un rigoroso pensiero speculativo, a poco servì. Però anche da parte mia vi era un equivoco, nei riguardi di coloro ai quali, sul piano pratico, la mia fatica speculativa poteva servire a qualcosa. Si trattava di una introduzione filosofica ad un mondo non filosofico, la quale poteva avere un significato nei soli rarissimi casi in cui la filosofia ultima avesse dato luogo ad una profonda crisi esistenziale. Ma vi era anche da considerare (e di questo in seguito mi resi sempre più conto) che i precedenti filosofici, cioè l'abito del pensiero astratto discorsivo, rappresentavano la qualificazione più sfavorevole affinché tale crisi potesse essere superata nel senso positivo da me indicato, con un passaggio a discipline realizzatrici.[35]»

Gentile tuttavia riconosce ad Evola una certa competenza in campo esoterico-alchemico ed infatti chiede al filosofo della tradizione di curare la voce Atanor per l'Enciclopedia Italiana. Successivamente anche alcuni allievi di Gentile riconoscono ad Evola una certa stima, in particolare Guido Calogero.[36]

Alessandro Giuli successivamente[37] riporta altre informazioni, relative al carteggio Evola-Gentile, reperite all'interno della "Fondazione Gentile", occupandosi in particolare dei vari volumi[38] che Evola invia con dedica al Senatore.

Lettere di Julius Evola a Carl Schmitt

Si tratta di sette lettere inviate da Evola a Schmitt tra il 1951 e il 1963, conservate nel Nachlass Carl Schmitt dell'Archivio di Stato di Düsseldorf.[39]

L'epistolario da una parte mette in luce alcune amicizie e conoscenze in comune tra i due pensatori (Ernst Jünger, Armin Mohler e il principe Rohan), dall'altra il tentativo di proporre la pubblicazione in italiano del saggio di Schmitt sul tradizionalista cattolico Donoso Cortés.[40] Tale tentativo non va in porto, così come fallisce anche il secondo progetto editoriale, risalente al 1963, di pubblicare un'antologia schmittiana.

Al di là del dato biografico, il Prof. Antonio Caracciolo sottolinea di come l'epistolario assume rilievo in relazione al tentativo di fornire di solidi contrafforti ideologici e culturali il mondo conservatore che, nel dopoguerra italiano, si trovava a combattere la sua battaglia politica.[41]

Opere

Opere di Julius Evola

  • Julius Evola, Arte Astratta, posizione teorica, Roma, Maglione e Strini, 1920.ISBN non esistente
  • (FR) Julius Evola, La parole obscure du paysage intérieur, Parigi, Collection Dada, 1921.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Saggi sull'idealismo magico, Todi-Roma, Atanòr, 1925.ISBN non esistente
  • Julius Evola, L'individuo e il divenire del mondo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere, 1926.ISBN non esistente
  • Julius Evola, L'uomo come potenza, Todi-Roma, Atanòr, 1927a.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Teoria dell'individuo assoluto, Torino, Bocca, 1927b.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Imperialismo pagano, Todi-Roma, Atanòr, 1928.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Fanomenologia dell'individuo assoluto, Torino, Bocca, 1930.ISBN non esistente
  • Julius Evola, La tradizione ermetica, Bari, Laterza, 1931.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, Torino, Bocca, 1932.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Il Mistero del Graal e la Tradizione Ghibellina dell'Impero, Milano, Hoepli, 1934a.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Milano, Hoepli, 1934b.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Tre aspetti del problema ebraico, Roma, Mediterranee, 1936.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Il mito del sangue, Milano, Hoepli, 1937.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Indirizzi per una educazione razziale, Napoli, Conte, 1941a.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Sintesi di dottrina della razza, Milano, Hoepli, 1941b.ISBN non esistente
  • Julius Evola, La dottrina del risveglio, Bari, Laterza, 1943.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Lo Yoga della potenza, Torino, Bocca, 1949.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Orientamenti, Roma, Imperium, 1950.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Gli uomini e le rovine, Roma, Edizioni dell'Ascia, 1953.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Metafisica del sesso, Todi-Roma, Atanòr, 1958.ISBN non esistente
  • Julius Evola, L'«Operaio» nel pensiero di Ernst Jünger, Roma, Armando, 1959.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Cavalcare la tigre, Milano, Vanni Scheiwiller, 1961.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Il cammino del cinabro, Milano, Vanni Scheiwiller, 1963a.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Il Fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di vista della destra, Roma, Volpe, 1963b.ISBN non esistente
  • Julius Evola, L'arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Raâga Blanda, Milano, Vanni Scheiwiller, 1969.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Il taoismo, Roma, Mediterranee, 1972.ISBN non esistente
  • Julius Evola, Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Mediterranee, 1974.ISBN non esistente

Opere curate dall'autore

  • Lao Tze, Il libro della via e della virtù, a cura di Julius Evola, Lanciano, Carabba, 1923.ISBN non esistente
  • Cesare Della Riviera, Il mondo magico de gli heroi, a cura di Julius Evola, Bari, Laterza, 1932.ISBN non esistente
  • Johann Jakob Bachofen, Le madri e la virilità olimpica, a cura di Julius Evola, Torino, Bocca, 1949.ISBN non esistente
  • Gruppo di Ur, Introduzione alla magia come scienza dell'Io, a cura di Julius Evola, Torino, Bocca, 1955.ISBN non esistente
  • Pitagora, I Versi d'Oro pitagorei, a cura di Julius Evola, Todi-Roma, Atanòr, 1959a.ISBN non esistente
  • Lao Tze, Il Libro del Principio e della sua azione, a cura di Julius Evola, Milano, Ceschina, 1959b.ISBN non esistente

Antologie di scritti non compilate dall'autore

  • Julius Evola, I saggi di "Bilychnis", Padova, Edizioni di Ar, 1970a.
  • Julius Evola, I saggi della "Nuova Antologia", Padova, Edizioni di Ar, 1970b.
  • Julius Evola, L'idea di Stato, Padova, Edizioni di Ar, 1970c.
  • Julius Evola, Gerarchia e democrazia, Padova, Edizioni di Ar, 1970d.
  • Julius Evola, Meditazioni delle vette, La Spezia, Edizioni del Tridente, 1971.
  • Julius Evola, Diario 1943-44, Genova, Centro Studi Evoliani, 1975.
  • Julius Evola, Etica aria, Genova, Centro Studi Evoliani, 1976a.
  • Julius Evola, L'individuo e il divenire del mondo, Carmagnola, Edizioni Arktos, 1976b.
  • Julius Evola, Simboli della Tradizione Occidentale, Carmagnola, Edizioni Arktos, 1977a.
  • Julius Evola, La via della realizzazione di sé secondo i misteri di Mitra, Roma, Fondazione Julius Evola, 1977b.
  • Julius Evola, Considerazioni sulla guerra occulta, Genova, Centro Studi Evoliani, 1977c.
  • Julius Evola, Le razze e il mito delle origini di Roma, Monfalcone, Sentinella, 1977d.
  • Julius Evola, Il problema della donna, Roma, Fondazione Julius Evola, 1977e.
  • Julius Evola, Ultimi scritti, Napoli, Controcorrente, 1977f.
  • Julius Evola, La Tradizione di Roma, Padova, Edizioni di Ar, 1977g.
  • Julius Evola, Due imperatori, Padova, Edizioni di Ar, 1977h.
  • Julius Evola, Cultura e politica, Roma, Fondazione Julius Evola, 1978a.
  • Julius Evola, Citazioni sulla Monarchia, Palermo, Edizioni Thule, 1978b.
  • Julius Evola, L'infezione psicanalitica, Roma, Fondazione Julius Evola, 1978c.
  • Julius Evola, Il nichilismo attivo di Federico Nietzsche, Roma, Fondazione Julius Evola, 1978d.
  • Julius Evola, Lo Stato, Roma, Fondazione Julius Evola, 1978e.
  • Julius Evola, Europa una: forma e presupposti, Roma, Fondazione Julius Evola, 1979a.
  • Julius Evola, La questione sociale, Roma, Fondazione Julius Evola, 1979b.
  • Julius Evola, Saggi di dottrina politica, Sanremo, Mizar, 1979c.
  • Julius Evola, La satira politica di Trilussa, Roma, Fondazione Julius Evola, 1980a.
  • Julius Evola, Scienza ultima, Roma, Fondazione Julius Evola, 1980b.
  • Julius Evola, Spengler e il "Tramonto dell'Occidente", Roma, Fondazione Julius Evola, 1981a.
  • Julius Evola, Lo zen, Roma, Fondazione Julius Evola, 1981b.
  • Julius Evola, I tempi e la storia, Roma, Fondazione Julius Evola, 1982a.
  • Julius Evola, Civiltà americana, Roma, Fondazione Julius Evola, 1982b.
  • Julius Evola, La forza rivoluzionaria di Roma, Roma, Fondazione Julius Evola, 1984a.
  • Julius Evola, Scritti sulla massoneria, Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 1984b.
  • Julius Evola, Oriente e occidente, Milano, La Queste, 1984c.
  • Julius Evola, Una maestro dei tempi moderni: René Guénon, Roma, Fondazione Julius Evola, 1984d.
  • Julius Evola, Filosofia, etica e mistica del razzismo, Monfalcone, Sentinella d'Italia, 1985.
  • Julius Evola, Monarchia, aristocrazia, tradizione, Sanremo, Casabianca, 1986a.
  • Julius Evola, I placebo, Roma, Fondazione Julius Evola, 1986b.
  • Julius Evola, Gli articoli de "La Vita Italiana" durante il periodo bellico, Treviso, Centro Studi Tradizionali, 1988.
  • Julius Evola, Dal crepuscolo all'oscuramento della tradizione nipponica, Treviso, Centro Studi Tradizionali, 1989.
  • Julius Evola, Il ciclo si chiude, americanismo e bolscevismo (1929-1969), Roma, Fondazione Julius Evola, 1991.
  • Julius Evola, Il genio d'Israele, Catania, Il Cinabro, 1992a.
  • Julius Evola, Il problema di oriente e occidente, Roma, Fondazione Julius Evola, 1992b.
  • Julius Evola, Fenomenologia della sovversione in scritti politici del 1933-70, Bolzano, SeaR, 1993.
  • Julius Evola, Scritti sull'arte d'avanguardia, Roma, Fondazione Julius Evola, 1994a.
  • Julius Evola, Esplorazioni e disamine, gli scritti di "Bibliografia fascista" (1934-1939), Parma, Edizioni all'insegna del veltro, 1994b.
  • Julius Evola, Esplorazioni e disamine, gli scritti di "Bibliografia fascista" (1940-1943), Parma, Edizioni all'insegna del veltro, 1995a.
  • Julius Evola, Lo Stato (1934-1943), Roma, Fondazione Julius Evola, 1995b.
  • Julius Evola, La tragedia della Guardia di Ferro, Roma, Fondazione Julius Evola, 1996a.
  • Julius Evola, Scritti per "Vie della Tradizione" (1971-1974), Palermo, Edizioni Vie della Tradizione, 1996b.
  • Julius Evola, Carattere, Catania, Il Cinabro, 1996c.
  • Julius Evola, L'idealismo realistico (1924-1928), Roma, Fondazione Julius Evola, 1997a.
  • Julius Evola, Idee per una destra, Roma, Fondazione Julius Evola, 1997b.
  • Julius Evola, Critica del costume, Catania, Il Cinabro, 2005.
  • Julius Evola, Augustea (1941-1943). La Stampa (1942-1943), Roma, Fondazione Julius Evola, 2006.
  • Julius Evola, Anticomunismo positivo. Scritti su bolscevismo e marxismo (1938-1968), Napoli, Controcorrente, 2008.
  • Julius Evola, La scuola di mistica fascista. Scritti di mistica, ascesi e libertà (1940-1941), Napoli, Controcorrente, 2009. ISBN 9788889015711

Raccolta di lettere e carteggi

  • Julius Evola, Lettere di Julius Evola a Girolamo Comi (1934-1962), a cura di Gianfranco De Turris, Roma, Fondazione Julius Evola, 1987.
  • Julius Evola, Lettere di Julius Evola a Tristan Tzara (1919-1923), a cura di Elisabetta Valento, Roma, Fondazione Julius Evola, 1991.
  • Julius Evola, Lettere di Julius Evola a Benedetto Croce (1925-1933), a cura di Stefano Arcella, Roma, Fondazione Julius Evola, 1995.
  • Julius Evola, La biblioteca esoterica. Evola Croce Laterza. Carteggi editoriali, a cura di Antonio Barbera, Roma, Fondazione Julius Evola, 1997.
  • Julius Evola, Lettere di Julius Evola a Carl Schmitt (1951-1963), a cura di Antonio Caracciolo, Roma, Fondazione Julius Evola, 2000a.
  • Julius Evola, Lettere di Julius Evola a Giovanni Gentile (1927-1929), a cura di Stefano Arcella, Roma, Fondazione Julius Evola, 2000b.

Note

  1. ^ Cfr. Claudio Mutti, Julius Evola sul fronte dell'Est, in Quaderni del Veltro, XXXIII, Parma, All'insegna del Veltro, 1998, p. 108.
  2. ^ Cfr. Gianfranco De Turris, Profilo di Julius Evola, in Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, 4a ed. Roma, Mediterranee, 2008. ISBN 9788827212240
  3. ^ Cfr. Luca Lo Bianco, Evola, in AA.VV., Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1993, vol. 43, p. 575.
  4. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, Milano, Scheiwiller, 1963, p. 5
  5. ^ A tal proposito Evola era solito citare l'aforisma Vi sono due categorie di uomini: gli aristocratici e i laureati.
  6. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 7
  7. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 10
  8. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 8
  9. ^ Cfr. Gianfranco De Turris (a cura di), Lettere di Julius Evola a Tristan Tzara (1919-1923), Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola, 1991.
  10. ^ Cfr. Carlo Fabrizio Carli, Evola pittore tra futurismo e dadaismo, su juliusevola.it. URL consultato il 02-05-2009.
  11. ^ Cfr. Claudio Bruni, Evola Dada, in Gianfranco De Turris (a cura di), Testimonianze su Evola, Roma, Mediterranee, 1973, p. 60.
  12. ^ Per la fase dell'astrattismo mistico cfr. anche Vitaldo Conte, Maschere di Evola come percorso controcorrente, Atti del convegno di studi "Julius Evola e la politica", Alatri 23-24 maggio 2008, a cura di Emiliano Di Terlizzi [1]
  13. ^ Cfr. Julius Evola, Per una difesa romana dell'occidente, in Vita Nova, ottobre 1931. Ora in Gianfranco De Turris (a cura di), Vita Nova (1925-1933), Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola, 1999.
  14. ^ Cfr. Sibilla Aleramo, Amo dunque sono, Milano, Mondadori, 1927, p. 104.
  15. ^ Cfr. Julius Evola, Imperialismo pagano, Padova, Edizioni di Ar, 1996, p. 24.
  16. ^ Cfr. Julius Evola, L'esposizione antiebraica di Monaco, "Il Regime fascista", 28 dicembre 1937.
  17. ^ Cfr. Franco Cuomo, I Dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il manifesto della razza, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2005, pp. 202-207. ISBN 9788884908254
  18. ^ Cfr. Bruno Zoratto (a cura di), Julius Evola nei documenti segreti dell'Ahnenerbe, Roma, Fondazione Julius Evola, 1997.
  19. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 93.
  20. ^ Gianfranco De Turris (a cura di), Lettere di Julius Evola a Girolamo Comi (1933-1964), Roma, Fondazione Julius Evola, 1987, p. 25.
  21. ^ Cfr. Francesco Carnelutti, In difesa di Giulio Evola, "L'Eloquenza", 1951, 11-12.
  22. ^ Cfr. Julius Evola, Autodifesa, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola, 1976.
  23. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., pp. 94-95.
  24. ^ Cfr. Pino Rauti, Evola: una guida per domani, "Civiltà", anno II, numeri 8-9, 1974.
  25. ^ Cfr. Gianfranco De Turris (a cura di), Elogio e difesa di Julius Evola, Roma, Mediterranee, 1985, p. 5
  26. ^ Cfr. Julius Evola, Statuto della Fondazione Julius Evola, su juliusevola.it, 1974. URL consultato il 01-05-2009.
  27. ^ Cfr. Riccardo Paradisi, Biografia di Julius Evola, su juliusevola.it. URL consultato il 01-05-2009.
  28. ^ Cfr. Amalia Baccelli, Ricordo dell'uomo, "Civiltà", anno II, numeri 8-9, 1974.
  29. ^ Funzionario dei Beni Culturali presso la biblioteca di Napoli
  30. ^ Cfr. Alessandro Barbera (a cura di), La biblioteca esoterica. Certeggi editoriali Evola-Croce-Laterza 1925-1959, Roma, Edizioni Fondazione Julius Evola, 1997, p. 40
  31. ^ Cfr. Cesare Medail, Julius Evola: mi manda Don Benedetto, "Corriere della Sera", 11 gennaio 1996.
  32. ^ Cfr. la prefazione del testo Lettere di Julius Evola a Benedetto Croce (1925-1933) pubblicato dalla Fondazione Evola nel 1995.
  33. ^ Cfr. Guglielmo Savelli, Cronache di un incontro mancato. Gli ardui rapporti tra l'attualismo e l'idealismo magico, su italiasociale.org, 2007. URL consultato il 04-05-2009.
  34. ^ Cfr. Stefano Arcella, Gentile amico e nemico, "L'Italia Settimanale", 15 giugno 1994, pp. 44-46.
  35. ^ Cfr. Julius Evola, Il cammino del cinabro, cit., p. 61
  36. ^ Cfr. Guido Calogero, Come ci si orienta nel pensiero contemporaneo?, Sansoni, Firenze, 1940, pp. 57-59.
  37. ^ Cfr. Alessandro Giuli, Evola-Gentile-Spirito: tracce di un incontro impossibile, "Annali della Fondazione Ugo Spirito", 1997, IX, pp. 411-442.
  38. ^ I volumi sono: Saggi sull'idealismo magico, Teoria dell'individuo assoluto, Imperialismo pagano e Fenomenologia dell'individuo assoluto.
  39. ^ Cfr. Alberto Lombardo, Caro conservatore ti scrivo, su centrostudilaruna.it, 01-01-2000. URL consultato il 04-05-2009.
  40. ^ Si tratta del saggio Donoso Cortes in gesamteuropäischer Interpretation del 1950, ora in Carl Schmitt, Donoso Cortés - Interpretato in una prospettiva paneuropea, Milano, Adelphi, 1995.
  41. ^ Cfr. Antonio Caracciolo, Due atteggiamenti di fronte alla modernità, in Antonio Caracciolo (a cura di), Lettere di Julius Evola a Carl Schmitt (1951-1963), Roma, Fondazione Julius Evola, 2000, p. 6.

Bibliografia

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  • Gianfranco De Turris, Testimonianze su Evola, Roma, Mediterranee, 1973b. ISBN 9788827205099
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  • Antimo Negri, Julius Evola e la filosofia, Milano, Spirali, 1988b. ISBN 9788877702098
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  • Elisabetta Valento, Homo Faber, Julius Evola fra arte e alchimia, Roma, Fondazione Julius Evola, 1994d.
  • Renato Del Ponte, Evola e il magico "Gruppo di UR", Borzano, SeaR, 1994e.
  • Sandro Consolato, Julius Evola e il buddismo, Borzano, SeaR, 1995a.
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  • Adriano Romualdi, Su Evola, Roma, Fondazione Julius Evola, 1998a.
  • Giovanni Damiano, La filosofia della libertà di Julius Evola, Padova, Edizioni di Ar, 1998b.
  • Gigi Montonato, Comi-Evola. Un rapporto ai margini del fascismo, Lecce, Congedo, 2000. ISBN 9788880863557
  • Beniamino Di Dario, La via romana al Divino. Julius Evola e la religione romana, Padova, Edizioni di Ar, 2001a.
  • Francesco Germinario, Razza del sangue, razza dello spirito, Torino, Bollati Boringhieri, 2001b.
  • Patricia Chiantera Stutte, Julius Evola. Dal dadaismo alla rivoluzione conservatrice (1919-1940), Roma, Aracne, 2002. ISBN 9788879993173
  • Francesco Cassata, A destra del fascismo. Profilo politico di Julius Evola, Torino, Bollati Boringhieri, 2003. ISBN 9788833914985
  • Sandro Consolato, Julius Evola trentanni dopo, Roma, I libri del Graal, 2004.
  • Vitaldo Conte, Julius Evola. Arte come alchimia, mistica, biografia, Reggio Calabria, Irriti, 2005. ISBN 9788887935974
  • Thomas Dana, Julius Evola e la tentazione razzista, Mesagne, Sulla rotta del sole, 2006a. ISBN 9788888456331
  • Alberto Lombardo, Evola, gli evoliani e gli antievoliani, Roma, Nuove Idee, 2006b. ISBN 9788875571832
  • Gianfranco De Turris, Esoterismo e fascismo, Roma, Mediterranee, 2006c. ISBN 8827218319
  • Gianni Scipione Rossi, Il razzista totalitario, Catanzaro, Rubbettino, 2007. ISBN 9788849816839
  • Marco Iacona, Il maestro della tradizione. Dialoghi su Julius Evola, Napoli, Controcorrente, 2008. ISBN 8889015683

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