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Chiesa di S. Nicolò

Savoca è un comune di 1.675 abitanti della provincia di Messina. Dal 2008 è inserito nell'esclusivo Club dei Borghi più belli d'Italia. Ha un'economia prevalentemente agricola, basata sulla coltivazione di agrumeti, vigneti e uliveti e, sull'allevamento rurale. Conserva, nel suo territorio, antiche vestigia di origine medioevale e rinascimentale. È famoso perchè ha una cripta in cui sono esposte le salme imbalsamate dei notabili del paese risalenti ai secc. XVIII e XIX e, per essere stato scelto come set di numerosi film di grande successo.

Geografia

Il comune di Savoca ha un'estensione di circa 8 km². L'abitato è costituito da un centro storico (capoluogo comunale) e da tante frazioni più o meno piccole immerse nella campagna. La vegetazione presente è quella tipicamente mediterranea: nelle zone pianeggianti ci sono dei rigogliosi agrumeti, mentre nelle zone collinari sono presenti vasti vigneti ed uliveti. Il capoluogo comunale si trova a 303 metri s.l.m., conta 106 abitanti ed è costituito da un borgo medioevale ormai scarsamente popolato. La maggior parte della popolazione abita le frazioni di Rina (498 abitanti) e San Francesco di Paola (407 abitanti) che si trovano nei pressi della Fiumara d'Agrò nell'omonima valle. Le altre frazioni sono: Cucco, Romissa, Santa Domenica, Mancusa, Mortilla, Rogani, Rapone. L'antico e caratteristico centro storico, ricco di antichi monumenti di origine medioevale, si caratterizza per la presenza di stretti e tortuosi vicoli ed è suddiviso in sette quartieri:

  • Sant'Antonio
  • Cappuccini
  • Borgo
  • San Michele
  • San Rocco
  • Pentefur
  • San Giovanni.

Storia

Secondo alcuni eminenti studiosi, il centro abitato di Savoca ebbe origine in epoca tardo-romana, III-IV secolo d.C., allorquando le invasioni barbariche e le scorrerie dei pirati saraceni resero insicura la vita sul litorale sottostante. Fu così che scomparve la cittadina rivierasca di Phoinix, situata ove oggi sorge Santa Teresa di Riva, e nacque Pentefur, che fu il primo nucleo abitativo di Savoca. Questo primo insediamento era situato ove oggi sorge il quartiere del centro storico ancora oggi nominato Pentefur. Si narra una leggenda secondo la quale Savoca venne fondata da cinque ladroni (pente dal greco cinque, e fur dal latino ladro) che evasi dal carcere di Tauromoenium, l'odierna Taormina, trovarono sicuro rifugio sul colle bipartito ove oggi sorge il centro storico di Savoca, e da lì iniziarono le loro scorrerie per le contrade vicine. Padre Basilio Gugliotta da Naso, frate cappuccino che abitò per decenni nel convento di Savoca, sosteneva che i Pentefur non fossero cinque briganti, ma un gruppo di persone, forse di origine fenicia, venuto dalla città di Phoinix, in un periodo in cui, per un motivo o per un altro, la vita sul litorale non era più sicura e agevole. La teoria di padre Basilio è quella che oggi sembra più vicina alla realtà storica dei fatti, non sussistendo fonti storiche o reperti archeologici visibili che possano smentirla. La rocca di Pentefur venne conquistata dagli arabi nell'827 d.C. e rimase sotto il loro dominio fino al 1072, quando i normanni invasero la Sicilia. Gli arabi la ribattezzarono Kalat Zabut (Rocca del Sambuco, dal nome della pianta che cresce rigogliosa su quelle alture)e riedificarono l'antica fortezza tardo-romana di Pentefur che mantiene ancora oggi il primitivo nome. Durante la dominazione araba Savoca conobbe il suo primo periodo di sviluppo, vennero introdotte le coltivazioni degli agrumi, del baco da seta, del cotone e dell'albicocco, e fiorì l'arte dei mastri tintori, arte di origine fenicia, portata su quei colli dagli antichi abitatori di Phoinix.

Lo splendore di Savoca si incrementò sotto i Normanni, i quali ribattezzarono l'araba Kalat Zabut in Sauca termine tardo-latino che sta ad indicare la pianta del sambuco, inoltre cinsero la città con una cinta muraria dotata di due porte d'accesso di cui una tuttora esistente. Nel 1139, i normanni costituirono la Baronia di Savoca ponendo sotto la sua giurisdizione politica, amministrativa e giudiziaria tutti i centri abitati compresi tra la Fiumara d'Agrò ed il Torrente Pagliara, compresi i villaggi di Locadi e Pagliara e tra il mare e la linea spartiacque della catena dei monti Peloritani. Tale immenso territorio, chiamato "Terra di Savoca" venne dato in feudo all'Archimandrita di Messina che da signore feudale vi esercitava i poteri di mero e misto imperio cooptando alle cariche pubbliche persone di sua esclusiva fiducia. In quegli anni, da come risulta dal "Lexicon Siculum" di Vito Amico del 1757, le principali cariche amministrative a governo della "Terra di Savoca" erano: i Quattro Curatori a cui si aggiungeva un Sindaco (con poteri amministrativi e fiscali), l'Inquisitore dei Misfatti (giurisdizione criminale), ed il Secreto (giurisdizione civile). C'era anche un Capitano di Giustizia che aveva ampie funzioni giurisdizionali sia sulla Terra di Savoca che sulle cittadine confinanti. Questa situazione durò fino al 1812, anno in cui in Sicilia venne abolito il feudalesimo. Furono i normanni che nel secolo XII edificarono a Savoca la Cattedrale dedicata alla Madonna Assunta, la quale si conserva ancora pur avendo subito alcune modifiche nel corso dei secoli, prima tra tutte quella del tardo '400 ad opera del costruttore don Pietro Trimarchi. Nella seconda metà del Quattrocento l'abitato di Savoca conobbe, ad iniziativa dell'Archimandrita Leonzio II Crisafi, un vivace incremento edilizio e demografico, nacque infatti, fuori dalla cinta muraria un nuovo quartiere, nominato "Lu Burgu", con svariate ed eleganti abitazioni appartenenti alle famiglie più agiate. Fino al 1492, nella Terra di Savoca era presente un'importante e laboriosa comunità ebraica: se le origini della presenza ebraica nel territorio savocese non sono ben chiare, esistono tuttavia preziosi documenti che ci riferiscono che a Savoca dimoravano circa 200 ebrei. Ancora oggi,nel centro storico, (quartiere San Michele) accanto alla quattrocentesca chiesa di San Michele Arcangelo, esistono i ruderi di quella che la tradizione vuole sia stata la sinagoga della comunità giudaica. Tra i primi anni del XIV secolo e la fine del XVII, Savoca raggiunse il suo massimo splendore, arrivando a contare, nel censimento del 1440, 5145 abitanti, con uno strabiliante sviluppo delle attivita agricole, commerciali e artigianali come la coltura della vite e del baco da seta. I vini e le sete savocesi erano famose e ricercate in tutta la Sicilia e non solo. Nel 1584 la cittadina di Savoca era ripartita, ai fini del censimento, in quattro quartieri: il Quartiere della Porta, il Quartiere delle Torri, il Quartiere della Maggiuri Ecclesia ed il Quartiere dello Burgo. In quel periodo Savoca era dotata di ben 17 chiese, tre conventi e tanti eleganti palazzi appartenenti alle famiglie più ricche del paese, tra queste si ricordano i Crisafulli,i Trimarchi, i Fleres, gli Scarcella, i Coglitore, i Nicòtina, i Prestipino,i Toscano ed i Pugliatti. Nella fase di massima espanzione geografica, sotto la giurisdizione politico-amministrativa della "Terra di Savoca" si trovavano i seguenti attuali comuni: Santa Teresa di Riva, Furci Siculo, Roccalumera (in parte), Casalvecchio Siculo, Pagliara, Antillo. Nel mese di luglio del 1647, alcuni congiurati,appartenenti al ceto mercantile savocese, sull'onda della rivolte popolari di Masaniello a Napoli e di Alesi a Palermo, ordiscono in Savoca una rivolta anti-nobiliare e anti-spagnola facendo leva sulle misere condizioni in cui versava la plebe savocese vessata dai soprusi dell'oligarchia latifondista al potere. La rivolta fu repressa nel sangue dalla guarnigione spagnola e i congiurati furono impiccati; da quest'episodio iniziano le disgrazie di Savoca. Successivamente, in occasione della rivolta di Messina del 1674 Savoca, in un primo tempo fedele alla Spagna, si alleò con la ribelle Messina che si era data ai francesi. Esiste ancora l'atto di capitolazione della Terra di Savoca alle armate francesi. La reazione spagnola, dopo aver sedato le rivolte e ripreso il potere, fu di privare Savoca di numerosi privilegi economici e politici. Già alla fine del '600 Savoca perse il dominio sui villaggi di Pagliara e Locadi, nel 1786 perse altresì il grosso centro di Casalvecchio che si emancipò dal giogo savocese costituendosi in comune autonomo oggi chiamato Casalvecchio Siculo. Altrettanto fece Antillo nel 1846. L'epidemia di peste del 1743 cagiona gravi perdite di vite umane nella Terra di Savoca, solo il paese di Casalvecchio Siculo viene risparmiato. Dal 1812, con l'abolizione del feudalesimo in Sicilia, si accentua la decadenza economico-politica di Savoca, muta l'organizzazione della cosa pubblica; la Terra di Savoca diventa il comune di Savoca governato da un sindaco di nomina regia coadiuvato da un Primo Eletto ed un Secondo Eletto (con funzioni simili ai moderni assessori) è altresì istituito il Decurionato, un consiglio comunale composto da 10 membri eletti e facenti parte dei ceti più ricchi della cittadinanza. Al culmine di tale lento declino, Savoca subì anche l'onta della devastazione e del saccheggio; tale evento infausto avvenne il 23 luglio 1820 e, venne ordito da alcuni esponenti della Carboneria locale. In quell'occasione, gli abitanti delle borgate rivierasche, esasperati della pesantissima pressione fiscale imposta dall'amministrazione savocese, assalirono il centro storico di Savoca ed incendiarono il palazzo municipale, la sede dell'archivio storico, il Giudicato, il carcere e le abitazioni di molti notabili del paese; tra cui quella del sindaco del tempo, l'avv. Domenico Scarcella. Ma il colpo mortale, Savoca lo subì nel 1854, allorquando le sue borgate rivierasche di Furci, Bucalo, Porto Salvo e Barracca si separarono dall'amministrazione savocese dando origine all'attuale comune di Santa Teresa di Riva. Altri fattori di decadenza furono la crisi della viticoltura e della bachicoltura, quest'ultima causata dall'annessione della Sicilia al neonato Regno d'Italia nel 1861: la costruzione della strada rotabile sul litorale ionico (oggi Strada statale 114 Orientale Sicula Messina-Siracusa)nel 1828 e la realizzazione della Ferrovia Messina-Siracusa nel 1867 tagliarono Savoca fuori dalle principali vie di comunicazione. Tra il 1796 ed il 1863 all' Arcipretura della Chiesa Madre savocese viene tolta, dopo secoli, la supremazia su chiese, parrocchie e cappelle dei comuni circostanti. Nel 1867 Savoca perde le sedi della Pretura e del Carcere che vengono trasferite a Santa Teresa di Riva, nuovo capoluogo di Mandamento. A ciò si aggiunse lo scivolamento della popolazione verso i comuni rivieraschi e la piaga dell'emigrazione verso l'estero o il nord Italia che spopolarono quasi completamente questo antico centro collinare. Tutto ciò portò, nel 1928, alla soppressione, ad opera del regime fascista, del comune di Savoca ed al suo accorpamento a quello di Santa Teresa di Riva. Tale situazione amministrativa si mantenne fino al 1948, allorché, grazie ad un provvedimento della Regione Siciliana, Savoca riconquistò l'autonomia comunale. Dal 2008 Savoca è inserita nel club de i Borghi più belli d'Italia.

Luoghi d'Interesse

Il Castello di Pentefur

È ridotto ormai a pochi ruderi, sorge sull'omonimo colle, edificato in posizione strategico-difensiva, ha la base di forma trapezoidale. Risale all'epoca tardo-romana, secondo la tradizione venne edificato dai leggendari e misteriosi Pentefur. Venne riedificato dagli arabi e ampliato dai Normanni che ne fecero una delle residenze estive dell'Archimandrita di Messina, signore feudale della Baronia di Savoca. Nel 1351 assunse rilevanza strategica nell'ambito dei turbolenti fatti di quel periodo storico, tanto che, nel 1356 vi si rifugiò lo Stratigò messinese Arrigo Rosso, scampato miracolosamente all'eccidio di Messina. Nel 1480, venne restaurato dall'Archimandrita Leonzio II Crisafi e, nel 1628, venne sontuosamente abbellito ad opera dell'Archimandrita Diego de Requiensez. È stato per secoli il centro del potere a Savoca, poi, pian piano perse d'importanza, tanto che dal 1780, circa, in avanti venne abbandonato ed andò in rovina per sempre.

La Chiesa Madre.

È dedicata a Santa Maria in Cielo Assunta. Venne edificata dai Normanni verso il 1130. La facciata a doppio spiovente presenta il portale centrale, di impostazione rinascimentale, spinto verso l'alto da paraste laterali che guidano lo sguardo verso il rosone in pietra lavica a cinque bracci. Al suo interno, nel 2002 vennero casualmente scoperti 4 affreschi murali si sapore squisitamente bizantino.La chiesa è a tre navate e nella sottostante cripta nei secoli passati si procedeva alla mummificazione delle salme dei notabili del paese. Verso la fine del XV secolo venne restaurata ad opera di Pietro Trimarchi, facoltoso capomastro savocese, tale restauro diede alla chiesa madre un sapore rinascimentale. Tra il 1555 ed il 1736 vennero edificati il campanile e la canonica che fu anche sede del Peculio Frumentario. Questo importante monumento fu per secoli sede periferica dell'Archimandrita di Messina e sede di Arcipretura da cui dipendevano tutte le chiese delle frazioni e dei comuni contigui. Il terremoto del 1908 causò alcuni danni ed il crollo della caratteristica cuspide del campanile. Dal 1910 è monumento nazionale. Dal 2002 si ammira al suo interno una pregevole statua della Madonna di Fatima benedetta da Papa Giovanni Paolo II. Oggi la parrocchia della Chiesa Madre di Savoca comprende, oltre al centro storico, le frazioni di Cucco, Santa Domenica, Romissa, Mancusa e Rogani. Il parroco è, dal 1991, don Giuseppe D'Agostino da Castelmola.

La Chiesa di San Michele

Venne costruita attorno al 1250, ma subì rifacimenti di sapore squisitamentebarocco, è una costruzione che richiama l'arte gotico-sicula. Un prezioso documento del 1308 testimonia che in questo tempio officiavano sacerdoti di rito greco. L'interno è composto da una sola navata. In tale chiesa si possono ammirare due antichi quadri raffiguranti rispettivamente San Michele Arcangelo e i Santi Cosma e Damiano, degno di nota risulta il pulpito settecentesco. Di notevole importanza sono la torre campanaria, i due portali in stile gotico-siculo. Restaurata nel 1995 è oggi chiusa al culto. Una lapide, nell'antistante piazzetta, ricorda che in tale luogo trovavano sepoltura i bimbi morti senza battesimo.

La Chiesa di San Nicolò

Venne edificata all'inizio del XIII secolo. Anche quì, nel corso del XII e XIV secolo, vi officiarono i cappellani greci. L'edificio sacro presenta oggi un'architettura settecentesca, frutto di rimaneggiamenti successivi. E'detta anche chiesa di Santa Lucia, poiché al suo interno si conserva il prezioso simulacro argenteo seicentesco della martire siracusana. Presenta un pregevole stile merlato che la fa somigliare ad una fortezza. La costruzione è a tre navate con colonne di granito sormontate da capitelli; è dotata di altari di marmo pregiato e opere di scultura e di pittura di indubbio valore artistico e storico, a destra sorge una torre campanaria sormontata da un antico orologio.

La Chiesa del Calvario

Si erge sul colle del Calvario, proprio sopra il quartiere San Giovanni, in una posizione estremamente panoramica, dalla quale si scorgono tutto il centro storico di Savoca, il Mar Jonio, il Capo Sant'Alessio e l'abitato di Santa Teresa di Riva. Già prima dell'anno 1000 in questo sito esisteva un eremo ove dimoravano alcuni monaci basiliani provenienti dall'abazia della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò. Secondo fonti storiche la chiesa era in rovina già nel 1735. Sempre nel XVIII secolo, i Gesuiti vi edificarono le stazioni della Via Crucis. Ancora oggi, ogni anno, durante la Settimana Santa, ha luogo, in questo sito, una suggestiva rappresentazione della Passione di Cristo. Innanzi alla chiesa, che è stata recentemente restaurata, ma è chiusa al culto, si trova un grande e pregevole arco di pietra, probabilmente a testimonianza di una antica struttura.

Le altre chiese

Negli anni del suo massimo splendore, nel centro storico di Savoca sorgevano ben 17 chiese. Di alcune se ne è appena trattato; delle altre è doveroso darne alcuni cenni.

La chiesa di San Rocco. Edificata nel 1593, ne rimangono solo le mura perimetrali e il portale in pietra, sorge nell'omonimo quartiere, un tempo abitato dai pescatori, è ad unica navata e di piccole dimensioni.

La chiesa di San Giovanni. Di origine cinquecentesca, a tutt'oggi sussistono solo le mura perimetrali, peraltro in cattive condizioni di conservazione. Sorge nell'omonimo quartiere e, nonostante le piccole dimensioni, aveva una grande importanza poichè era attigua all'antico ospedale di San Giovanni attivo fino a tutto il sec. XVIII ed oggi non più esistente.

La Chiesa dell'Immacolata. Sorge tra il quartiere San Rocco e la Chiesa Madre,venne edificata, verso il 1630, ad opera dei Frati Minori Francescani, che avevano un convento nelle immediate vicinanze (nel sito ove oggi sorge l'ex plesso delle scuole elementari recentemente trasformato in albergo). Fino al 1940 era aperta al culto, poi andò in rovina. Nel 1998 è stata pregevolmente restaurata e adibita a centro filarmonico comunale.

La Chiesa di San Biagio. Cappella privata di antica origine, sorge fuori dal centro abitato, in mezzo a uliveti e vigneti, in contrata Iazzani, è stata recentemente restaurata ad opera dei proprietari e di tanto in tanto viene aperta al pubblico. Appartiene alla Cantante Lirica Lucia Aliberti.

La Chiesa della Sacra Famiglia. E' situata su un'altura a due passi dalla chiesa di San Michele Arcangelo, nell'omonimo quartiere. E' di origine quattrocentesca, è ad unica navata. Era la chiesa del Castello di Pentefur e, andò in rovina allorquando questo venne abbandonato. Oggi di questo edificio restano solo le possenti mura perimetrali.

La Chiesa di Santa Lucia. Edificata nel 1456 dai Monaci Agostiniani. Più volte abbellita venne resa grande e sontuosa, sorgeva ove oggi si trova il palazzo municipale, crollò nel 1880 a causa di una frana. Si salvò soltanto la preziosissima statua argentea di Santa Lucia oggi conservata nella chiesa di San Nicolò.

La Chiesa di Sant'Antonio. Ne rimangono solo poche rovine. Situata nel quartiere di Sant'Antonio, crollò anch'essa a causa della frana del 1880.

La Chiesa di San Francesco di Paola. Con molta probabilità risale al XVIII secolo, è situata nell'omonima frazione è sede di Parrocchia.

La Chiesa di Santa Rosalia. Sorge nella frazione Rina, ha forma ottagonale ed è stata costruita verso il 1960.

La Chiesa di San Nicola. E' sita nella frazione Contura, antica cappella di campagna, risale presumibilmente alla fine del XVII secolo.

Palazzo Trimarchi -- Bar Vitelli

Antico palazzo nobiliare a due elevazioni, in stile neoclassico siciliano. Si trova in Piazza Fossìa, nel quartiere del Borgo, a due passi dal Municipio. Venne edificato ai primi del 1700 dalla facoltosa famiglia dei Trimarchi e da questi venne restaurato nel 1773. Era uno dei palazzi più importanti e in vista della Savoca antica. Al piano terra di questo antico edificio si trova il piccolo bar in cui nel 1972 vennero girate alcune scene del film "Il padrino" di Francis Ford Coppola. Il bar è ancora soprannominato "Bar Vitelli".

Proprietari del Palazzo sono ancora i discendenti della famiglia Trimarchi.

Il Museo storico ed etnoantropologico

Il Museo, di proprietà del Comune di Savoca, è ubicato nella via San Michele ed è strutturato su due piani. Ideato nel 1984 come una piccola mostra permanente sul Mondo contadino è stato aperto alla pubblica fruizione nel 2001 con l’attuale denominazione. Unico nel suo genere diffonde antiche tradizioni, la civiltà contadina e la storia di Savoca e dintorni secondo un’originale progetto espositivo che si deve all’artista tedesco Sigmund Wagner. Al piano inferiore sono esposti , organizzati per cicli lavorativi, reperti tipici della civiltà contadina. Sui contenitori di legno dove sono collocati gli oggetti vengono riportati i proverbi di riferimento, raccolti anche in un libro curato dal responsabile del museo Santo Lombardo. Al piano superiore viene tra l’altro proposta al visitare, attraverso i documenti e i reperti, la storia di Savoca e dintorni nel cui contesto trova ampia divulgazione quella delle famiglia notabili locali. Una sezione è incentrata sulla filmografia locale ed , in particolare, sul film “IL Padrino” di cui a Savoca, nel 1971,furono girate significative scene in luoghi che, oggi, attirano turisti da tutto il mondo. Si consiglia la visita di questo particolare museo. Orario di apertura del Museo: Aperto tutti i giorni compresi quelli festivi Orario variabile a secondo i periodi dell’anno. Numero di telefono utile: 0942-761125

Il Convento e la Cripta dei Cappuccini.

Edificato nel 1603, domina il centro abitato e le valli che lo circondano. È composto da due piani fuori terra, al piano terra si trovano la biblioteca, il refettorio e la cucina, mentre al primo piano sono allocate le celle dei frati. Nella biblioteca rimane ben poco dell'immenso patrimonio letterario un tempo presente, ma tuttavia si possono ancora ammirare alcuni affreschi seicenteschi. Il convento dei Cappuccini, tra il XVII ed il XIX secolo, ebbe grande rilevanza culturale nell'ambito della società savocese, costituendo il punto di riferimento per la formazione umanistica, scientifica e giuridica dei pochi privilegiati che in quegli anni avevano la possibilità di studiare. Tra i frati e gli abati del convento si ricordino Frà Bernardo da Limina (1722-1777) morto in odore di Santità, Frà Marcello Procopio (1789-1844) e l'Abate Antonino Garufi (1775-1842) erudito poeta latinista e professore presso i Seminari di Palermo e Messina, le salme mummificate di questi tre religiosi si trovano esposte nella cripta del convento. Da circa 25 anni, i frati non abitano più questo antico luogo sacro.

La chiesa del Convento. E'annessa al maestoso edificio del convento, ospita al suo interno una tela della Madonna di Loreto, un cenacolo del 1634 ed un'altra tela raffigurante la Vergine degli Angeli. Si possono altresì ammirare due altari in marmo ed in legno, nonché una pregevole statuina settecentesca raffigurante Santa Maria Bambina.

La Cripta. Realizzata agli inizi del '600 nei sotterranei della Chiesa del convento, racchiude 32 cadaveri mummificati appartenenti a nobili patrizi, preti, monaci, abati, medici, poeti e magistrati, tutti appartenenti all'aristocrazia della Savoca che fu. La mummia più antica risale al 1775, la più recente è del 1876. Il procedimento di mummificazione durava sessanta giorni, era detto dell'essicazione naturale; cosisteva, prima nel cospargere la salma di sale e aceto, e poi nel distenderla nei sotterranei della Chisa Madre dove, sfruttando il gioco delle correnti d'aria, avveniva la naturale essiccazione del cadavere. Tra i personaggi imbalsamati, oltre ai tre religiosi sopra citati, si ricordano ancora: il Barone Altadonna (+1800?), il dott. Michele Trimarchi (+1845), l'Arciprete Giuseppe Nicòtina (+1795), l'avv. Marco Fleres (+1852), l'avv. Vincenzo Trischitta (1818-1862) ed il Marchese Nicolò Toscano della Zecca (+1799).I corpi sono rivestiti di eleganti vestiti d'epoca e danno mostra di se nelle nicchie e nelle bare in cui sono racchiusi.

La Festa di Santa Lucia

Il culto di Santa Lucia Vergine e Martire Siracusana venne introdotto in Savoca dai Padri Agostiniani verso la metà del '400. Santa Lucia divenne la Patrona di Savoca, soppiantando il primitivo Patrono, di origine bizantina, San Nicolò. La festa si svolge ogni anno, la seconda domenica di agosto, e rientra tra gli eventi più significativi che si tramandano in Sicilia. La festa di chiare origini spagnole è organizzata dall'antica Confraternita di Santa Lucia. La singolare processione è una rappresentazione scenica del Martirio di Santa Lucia, che coinvolge l'intero paese. La "santa" impersonata da una bambina savocese, portata a spalla da un paesano, percorre il paese, e forte della sua Fede resta immobile per tutta la durata della processione, anche quando i soldati romani, chiamati Giudei, provano a trascinarla con i buoi tirando e ondeggiando la fune alla quale è legata. L'altro personaggio che tenta continuamente Lucia è u Diavulazzu, detto altresì u virseriu, con la sua terrificante maschera lignea del settecento e a furcedda. La secolare festa di Santa Lucia, ancora oggi, richiama a Savoca migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Curiosità

Questo piccolo borgo ottiene notorietà con il film "Il padrino" del 1972 di Francis Ford Coppola (ancora oggi è presente il piccolo bar dove il personaggio interpretato da Al Pacino incontra il padre della futura sposa). Qui e nel vicino paese di Forza d'Agrò vennero girate gran parte delle scene "siciliane". Nella primavera del 2007, il borgo medievale di Savoca è stato scelto come set per la realizzazione della fortunata fiction televisiva "La vita rubata" prodotta dalla RAI e interpretata da attori italiani di successo tra cui il siciliano Beppe Fiorello.

Amministrazione comunale

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Voci Correlate

Evoluzione demografica

La popolazione della città di Savoca nel corso dei Secoli.

  • Anno 1134 - abitanti 2800.
  • Anno 1440 - abitanti 5100.
  • Anno 1540 - abitanti 4469.
  • Anno 1652 - abitanti 3489.
  • Anno 1713 - abitanti 5145.
  • Anno 1831 - abitanti 3285.
  • Anno 1861 - abitanti 2025.
  • Anno 1961 - abitanti 2002.
  • Anno 1986 - abitanti 1570.
  • Anno 2001 - abitanti 1675.


Abitanti censiti[1]

 
Il comune di Savoca nella provincia di Messina

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