Situazionismo

movimento politico e artistico marxista e rivoluzionario
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L'Internazionale Situazionista fu un movimento rivoluzionario in campo politico e artistico, con radici nel marxismo, nell'anarchismo e nelle avanguardie artistiche dell'inizio del Novecento. Formatosi nel 1957, restò attivo in Europa per tutti gli anni sessanta, aspirando ad importanti trasformazioni sociali e politiche.

I fondatori dell'Internazionale situazionista a Cosio d'Arroscia, nell' aprile del 1957. Da sinistra verso destra: Giuseppe Pinot Gallizio, Piero Simondo, Elena Verrone, Michele Bernstein, Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo.

Nel corso degli anni sessanta si scisse in vari gruppi, tra cui la Bauhaus Situazionista e la Seconda Internazionale Situazionista. La Prima Internazionale Situazionista si sciolse nel 1972.

Storia

L'Internazionale Situazionista nasce il 28 luglio del 1957 a Cosio di Arroscia, in provincia d'Imperia, dalla fusione di alcuni componenti dell'Internazionale Lettrista, del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista, o più brevemente MIBI, del Movimento CO.BR.A. e del Comitato Psicogeografico di Londra.

Programma dell'Internazionale Situazionista è il creare situazioni, definite come momenti di vita concretamente e deliberatamente costruiti mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di eventi. Le situazioni vanno create tramite l'Urbanismo Unitario, un nuovo ambiente spaziale di attività dove l’arte integrale ed una nuova architettura possano finalmente realizzarsi. I situazionisti si propongono di inventare giochi di una nuova essenza, ampliando la parte non-mediocre della vita, diminuendone, per quanto possibile, i momenti nulli.

Questo il programma d'azione adottato dagli artisti sperimentali del MIBI e dai lettristi al momento di confluire nella neonata Internazionale Situazionista. Programma modificato ed ormai abbandonato da tempo al momento della fine del movimento, avvenuta nel 1972 a Parigi per autoscioglimento. Anagraficamente il gruppo dura circa 15 anni, durante i quali si sposterà dal terreno delle avanguardie artistico-letterarie da cui era partito, verso quello più ampio, ma non per nulla alieno, della critica rivoluzionaria. Campo, quest'ultimo, in cui finirono per incontrare e valutare positivamente, le analisi compiute da settori vicini al KAPD (Partito Comunista Operaio), movimento contro il quale Lenin scrisse "Estremismo, malattia infantile del socialismo".

Figure di spicco del movimento, a cui si dovranno la maggior parte degli sviluppi teorici dell'Internazionale, sono il francese Guy-Ernest Debord (autore del testo chiave "La società dello spettacolo"), il danese Asger Jorn, il belga Raoul Vaneigem e l’italiano Giuseppe Pinot-Gallizio.

Concetti fondamentali del programma dell’Internazionale Situazionista al momento della fondazione furono il già citato Urbanismo Unitario, la psicogeografia, ovvero l’esplorazione pratica del territorio attraverso le derive, e l’idea del potenziale rivoluzionario del tempo libero.

Sulla scorta di queste premesse il movimento cresce e si sviluppa lungo tutto il corso degli anni '60, in particolare dopo la pubblicazione dell'opuscolo "La miseria nell'ambiente studentesco francese" scritto dall'ungherese Mustapha Kayati (1966), e diffuso in tutte le grandi università europee, e trova nel Maggio 1968, a Parigi, il momento più alto di affermazione, laddove si incontreranno il desiderio di cambiamento dei giovani francesi e le teorie carnevalesche (ovviamente in senso rivoluzionario) e scandalose dei situazionisti. Dopo il maggio la popolarità del gruppo raggiunge livelli mai visti. Centinaia di persone si definiscono situazionisti senza avere realmente recepito i principi ispiratori dell'Internazionale. Abituati ai gruppi di massa, essi desiderano semplicemente aderire. La sezione francese viene inondata di richieste. Debord lascia il posto di editore della rivista, disgustato da questa massa di ciechi ammiratori che chiama sprezzatamente pro-situ, ovvero i seguaci che si avvicinavano all’Internazionale aspettandosi di entrare a far parte di un movimento che non esisteva.

Nel 1972 a forza di scissioni ed espulsioni varie, Debord e Sanguinetti si ritroveranno praticamente unici rappresentanti dell'Internazionale, disgustati tra l'altro da quanto avvenuto durante l'ottavo congresso tenutosi a Venezia, invaso da pro-situ. Per questo si deciderà per l'autoscioglimento non prima di aver dato alle stampe l'ultimo scritto dell'Internazionale: "La veritabile scissione dell'Internazionale".

Una delle più importanti prese di posizione che l'internazionale situazionista abbia lasciato è sicuramente la loro riflessione sul diritto d'autore: su ogni loro opera (libro, video, volantino ecc.) era specificato che questa poteva essere fotocopiata in pezzi o intera, modificata o distribuita, sempre a patto che ciò non venisse fatto a scopo commerciale. Tuttora questa posizione influenza notevolmente le riflessioni intorno al diritto d'autore, come il dibattito sul copyleft o sulle licenze Creative Commons. Anche gli stessi progetti wikipedia, wikicommons o wikisource si possono considerare esempi di una libera condivisione del sapere che cerca, per quanto possibile, di porsi oltre le logiche del copyright.

Gli attriti con la sinistra istituzionale

L'Internazionale Situazionista è stata ed è un termine di paragone scomodo per le Sinistre "istituzionali" dei vari paesi. I Situazionisti hanno sempre attaccato, sin dagli inizi negli anni '50, i regimi totalitari come quelli Sovietico e Maoista. Attacchi ai regimi comunisti formulati con gli strumenti Situazionisti dell'analisi marxista. A distanza di 30 anni, quei testi sono stati riconosciuti come classici di analisi marxista.[1] Il paragone scomodo per la sinistra istituzionale e' duplice:

  • da una parte per il ruolo cruciale, riconosciuto dagli studiosi del periodo,[2] che i Situazionisti ebbero nello scatenare e alimentare il Sessantotto. Il che esprime un giudizio eloquente sul modello di azione politica della sinistra isituzionale, negli anni '60 ostile ai Situazionisti, e spesso ai movimenti in generale.[1]
  • d'altra parte per il paragone sulla validita' delle analisi teoriche. L'analisi marxista della Societa' dello spettacolo, cosi come altri testi di analisi marxista pubblicati dai situazionisti, sono tutt'oggi di grande attualita', e suonano adesso quasi ovvi, quando prima inacessibili perché troppo all'avanguardia.[3] Le teorie sposate dall'Intellighenzia della Sinistra istituzionale in quelli stessi anni invece, come l'Althusserismo, il Maoismo, l'Operaismo ed il Freudo-Marxismo, sono ormai scomparse nell'oblio storico.[2]

Lo storico Timothy James Clark, individua in queste ragioni l'atteggiamento ostile della Sinistra istituzionale verso il Situazionismo, di cui cerca di non parlare, o di parlarne riducendolo a movimento artistico.[4]

Il vocabolario dei situazionisti

(Da: Internationale situationniste, n. 1, Parigi, giugno 1958. Trad. it.: Internazionale situazionista 1958-69, Nautilus, Torino 1994)

  • Situazione costruita

Momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti.

  • Situazionista

Ciò che si riferisce alla teoria o all’attività pratica di una costruzione di situazioni. Colui che si adopera a costruire delle situazioni. Membro dell’Internazionale situazionista.

  • Situazionismo

Vocabolo privo di senso, abusivamente derivato dal termine precedente. Non esiste situazionismo, ciò che significherebbe una dottrina di interpretazione dei fatti esistenti. La nozione di situazionismo è evidentemente concepita dagli antisituazionisti.

  • Psicogeografia

Studio degli effetti precisi dell’ambiente geografico, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui.

  • Psicogeografico

Relativo alla psicogeografia. Ciò che manifesta l’azione diretta dell’ambiente geografico sull’affettività.

  • Psicogeografo

Colui che ricerca e trasmette le realtà psicogeografiche.

  • Deriva

Modo di comportamento sperimentale legato alle condizioni della società urbana: tecnica di passaggio frettoloso attraverso vari ambienti. Si dice anche, più particolarmente, per designare la durata di un esercizio continuo di questa esperienza.

  • Urbanismo unitario

Teoria dell’impiego di insieme delle arti e tecniche che concorrono alla costruzione integrale di un ambiente in legame dinamico con esperienze di comportamento.

  • Détournement

Si impiega per abbreviazione della formula: détournement di elementi estetici precostituiti. Integrazione di produzioni attuali o passate delle arti in una costruzione superiore dell’ambiente. In questo senso, non può esserci pittura o musica situazionista, ma un uso situazionista di questi mezzi. In un senso più primitivo, il détournement all’interno delle antiche sfere culturali è un metodo di propaganda, che testimonia l’usura e la perdita d’importanza di tali sfere.

  • Cultura

Riflesso e prefigurazione, in ogni momento storico, delle possibilità di organizzazione della vita quotidiana; il complesso dell’estetica, dei sentimenti e dei costumi, tramite cui una collettività reagisce sulla vita che le è obiettivamente data dalla sua economia. (Noi definiamo questo ter- mine soltanto nella prospettiva della creazione dei valori, non in quella del loro insegnamento.)

  • Decomposizione

Processo per cui le forme culturali tradizionali si sono autodistrutte, sotto l’effetto dell’apparizione di mezzi superiori di dominio della natura, che permettono ed esigono delle costruzioni culturali superiori. Si distingue tra una fase attiva della decomposizione, demolizione effettiva delle vecchie sovrastrutture – che cessa verso il 1930 –, e una fase di ripetizione, che domina da allora. Il ritardo nel passaggio dalla decomposizione a nuove costruzioni è legato al ritardo nella liquidazione rivoluzionaria del capitalismo.

Curiosità

I Situazionisti è anche il nome del gruppo musicale che accompagna da anni il cantautore livornese Luca Faggella, vincitore del Premio Tenco nel 2002.
Il gruppo è capitanato dal pianista (anche attore e fotografo) Luca Cirillo.

Riferimenti e note

[1][2][3][4]

  1. ^ a b c T. J. Clark, Donald Nicholson-Smith, Why Art Can't Kill the Situationist International, in October, n. 79, Winter 1997, pp. 15-31. URL consultato il 21 febbraio 2009. [1] Also published at pp.467-488 of book Tom McDonough (2004) (Editor) Guy Debord and the Situationist International: Texts and Documents. The MIT Press (April 1, 2004) 514 pages ISBN 0262633000, ISBN 978-0262633000
  2. ^ a b c Jappe, A. [1992] (1999) Guy Debord p.81. Published by University of California Press, ISBN 0520212053, 9780520212053
  3. ^ a b Carlo Freccero and Daniela Strumia (1997) Introduction to Guy Debord's The Society of the Spectacle publisher Baldini Castoldi Dalai
  4. ^ a b T. J. Clark, Donald Nicholson-Smith, Peter Wollen, Letters and Responses, in October, n. 80, Spring 1997, pp. 149-151.

Bibliografia italiana essenziale

  • Mario Lippolis ha curato la traduzione in italiano della raccolta completa dei numeri dell'Internazionale Situazionista: Internazionale situazionista 1958-69, Nautilus, Torino 1994. Il volume contiene la seguente introduzione:
  • Guy Debord, La società dello spettacolo (1967; traduzioni: De Donato 1968; Stampa Alternativa 1974/76; Vallecchi 1979; Agalev 1990; SugarCo 1990; Baldini e Castoldi 1997; Massari 2002)
  • Guy Debord, Opere cinematografiche (1978; traduzioni: Arcana 1980; Bompiani, 2004)
  • Guy Debord, Commentari sulla società dello spettacolo (1988; traduzioni: SugarCo 1990; Baldini e Castoldi 1997).
  • Guy Debord, Panegirico. Tomo Primo-Tomo Secondo (1989; traduzioni: Castelvecchi, 2005)
  • R. Vaneigem, Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni (1967; traduzioni: Vallecchi 1973; Barbarossa 1996; Malatempora 1999; Massari 2004; secondo la volontà di Vaneigem, nuova traduzione e presentazione ("Passato prossimo e futuro anteriore") a cura di S.Ghirardi, Castelvecchi 2006).
  • R. Vaneigem, Banalità di base, De Donato, 1967 (traduzione illeggibile). Il testo è stato pubblicato nel numero unico italiano della rivista I.S. nel 1969.
  • R. Vaneigem, "Ai viventi, sulla morte che li governa e sull'opportunità di disfarsene*, Nautilus, 1998. Traduzione e presentazione di S.Ghirardi.
  • R. Vaneigem, Avviso agli studenti, Nautilus, 1996, trad. di S.Ghirardi
  • R. Vaneigem, Noi che desideriamo senza fine, Bollati Boringhieri, 1999, trad. e presentazione di S.Ghirardi
  • R. Vaneigem, Niente è sacro, tutto si può dire, Ponte alle grazie, 2004
  • Debord, Vaneigem e altri, Situazionismo. Materiali per un’economia politica dell’immaginario, Massari, 1998.

Studi

  • M. Bandini, L’estetico, il politico, da Cobra all’Internazionale situazionista (1948-1957), Officina Edizioni, Roma 1977.
  • A.Jappe, Debord, Tracce, Pescara, 1993
  • AA.VV. I Situazionisti, Manifestolibri, Roma, 1991.
  • Sergio Ghirardi Non abbiamo paura delle rovine. I situazionisti e il nostro tempo, Derive Approdi, Roma, 2007.
  • L. Lippolis, "La nuova Babilonia" Il progetto architettonico di una civiltà situazionista, Costa & Nolan, Milano 2007.

Storia

Voci correlate

Collegamenti esterni