Andrea Ronchi

politico italiano

Template:Membro delle istituzioni italiane Andrea Ronchi (Perugia, 3 agosto 1955) è un politico italiano, ministro delle Politiche Comunitarie.

Andrea Ronchi

Ministro per le poltiche comunitarie
In carica
Inizio mandato8 maggio 2008
PresidenteSilvio Berlusconi
PredecessoreEmma Bonino

Dati generali
Partito politicoAN (fino al 2009)
PDL (dal 2009)

Attività editoriale e militanza nel MSI

Laureato in Scienze Politiche, inizia la sua militanza politica da giovanissimo nel Movimento Sociale Italiano.

Giornalista per la carta stampata e conduttore televisivo su emittenti locali, nel 1994 Ronchi è tra i fondatori di Alleanza Nazionale.

Deputato di AN (2001-08)

Con AN è eletto deputato per la prima volta nel 2001.

Nel 2005, con la nomina di Mario Landolfi a Ministro delle Comunicazioni del terzo Governo Berlusconi, Ronchi prende il suo posto come portavoce del partito, entrando così a far parte della segreteria politica di Alleanza Nazionale.

Alla fine del 2005, avanza, come primo firmatario, una proposta di legge riguardante il ritorno della vendita collettiva dei diritti televisivi delle partite di calcio, sottoposta all'esame della Commissione Cultura. La proposta di legge decade assieme alla legislatura.

A seguito delle elezioni politiche del 2006, Ronchi conferma il suo seggio alla Camera dei Deputati, venendo eletto con Alleanza Nazionale nella circoscrizione Lombardia 1 ed entra a far parte della III Commissione permanente (Affari Esteri e Comunitari). All'interno di AN, Ronchi è considerato un finiano doc, ovvero uno dei fedelissimi del leader del partito.

Ministro per le politiche comunitarie (2008-)

Nel 2008 viene rieletto con il Popolo della Libertà, e nel Governo Berlusconi IV è Ministro per le Politiche Comunitarie.

Il 17 febbraio 2009 ne viene pubblicata una foto insieme ad uno dei fondatori del circolo neofascista Cuore nero, e presidente del comitato Destra per Milano (confluito nel Popolo della libertà), Roberto Jonghi Lavarini[1]. Il ministro ha replicato dicendo che "probabilmente è una vecchia foto di quando Jonghi era iscritto ad An"

Decreto Ronchi (2009)

Nel 2009 il governo Berlusconi IV pone la questione di fiducia sulla conversione in legge del decreto Ronchi, che in 30 articoli intende soddisfare in ritardo obblighi comunitari e sanare procedure di infrazione su argomenti disparati, quali le autoriparazioni, la liberalizzazione delle rotte marine, lo smaltimento delle apparecchiature elettroniche, la definizione del made in Italy.

In tema di acqua, il decreto recepisce i principi comunitari di "economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento" per l'addifamento ai privati dei servizi pubblici locali o la scelta del partner privato nelle aziende miste[2]. Il decreto stabilisce inoltre che nelle società già quotate in borsa che si occupano della gestione di servizi idrici la quota di capitale in mano pubblica non sia superiore al 30%, lasciando quindi la maggioranza ai privati; d'altra parte, come già la legislazione previgente, lascia aperta la possibilità di una gestione interamente pubblica attraverso società cosiddette "in house", previo parere non vincolante dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il provvedimento ha suscitato dure reazioni da parte di chi ritiene che con la privatizzazione i prezzi potrebbero aumentare.[3][4][5]

Note

  1. ^ "Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia"
  2. ^ Alessandro Penati, "La guerra dell'acqua tra pubblico e privato", La Repubblica, 21 novembre 2009
  3. ^ Acqua privatizzata, via alla fiducia. L'opposizione: "Saliranno i prezzi" La Repubblica, 17 novembre 2009
  4. ^ Privatizzazione dell'acqua. Il governo pone la fiducia Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2009
  5. ^ Acqua privatizzata, dl blindato in Aula. Scatta la mobilitazione ambientalista Il Corriere della Sera, 17 novembre 2009

Collegamenti esterni