Anco Marzio

quarto re di Roma
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Anco Marzio, anche Marcio (latino Ancus Marcius; 675 a.C. (?) – 616 a.C.), è stato il quarto Re di Roma e l'ultimo di origine sabina, appartenente all'antica gens Marcia, probabilmente leggendario.

Anco Marzio
Re di Roma
In carica641 a.C. - 616 a.C.
PredecessoreTullo Ostilio
SuccessoreTarquinio Prisco
Nascita675 a.C. (?)
Morte616 a.C.

Attività

Come Numa Pompilio, ritenuto suo nonno, era amante della pace e della religione, ma fu obbligato a fare la guerra per difendere i suoi territori. Sconfisse i Latini delle città di Ficana e Politorium ed insediò un certo numero di loro sull'Aventino e nella Valle Murcia, creando così il primo nucleo della plebe romana. Fortificò il Gianicolo, gettò il primo ponte di legno sul Tevere, il Ponte Sublicio, fondò il porto di Ostia[1] collegandola a Roma con la via Ostiense, dove per primo organizzò le saline e costruì una prigione.[2][3]

La guerra giusta

A lui si fa discendere la definizione dei riti che dovevano essere seguiti dai Feciali perché la guerra dichiarata ai nemici non dispiacesse agli dei e potesse essere quindi una "guerra giusta".

Pontifex

Anco Marzio sarebbe soltanto un duplicato di Numa, come si potrebbe dedurre dal suo secondo nome, Numa Marzio, dal confidente e pontefice di Numa, non essendo niente altro che Numa Pompilio stesso, rappresentato come sacerdote. L'identificazione con Anco è indicata dalla leggenda che indica quest'ultimo come un costruttore di ponte (pontifex), il costruttore del primo ponte di legno sopra il Tevere. È nell'esercizio delle sue funzioni sacerdotali che la somiglianza è mostrata più chiaramente.

Morte e sepoltura

Come Numa Pompilio, Anco Marzio morì di morte naturale. Gli succedette Tarquinio Prisco.

Note

  1. ^ Filippo Coarelli, I santuari, il fiume, gli empori, vol. 13, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, 2008, p. 136.
  2. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 33.
  3. ^ Dionisio di Alicarnasso, III, 35-44.

Voci correlate