Muhammad Zia-ul-Haq
Muhammad Zia ul-Haq (urdu محمد ضیاء الحق, Muḥammad Ḍiyāʾ ul-Ḥaqq[1]) (Jalandhar, 12 agosto 1924 – Punjab (Pakistan), 17 agosto 1988) è stato un generale pakistano.
Carriera militare
Zia nacque a Jalandhar, nel 1924, secondo figlio di Muhammad Akbar, un impiegato di alto livello del quartier generale dell'esercito a Delhi. Nel 1943 si unì al [[British Indian Army] e servì contro la Germania nazista nella seconda guerra mondiale; quando il Pakistan divenne indipendente entrò nell'esercito con il grado di maggiore. Durante la Guerra indo-pakistana del 1965, Zia era un comandante di carri armati ma già nel 1973 era diventato generale maggiore del prima divisione corazzata a Multan.Il 1 ° marzo 1976, il primo ministro Zulfikar Ali Bhutto nominò Zia-ul-Haq, come Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, scartando sette alti ufficiali più anziani e potenti di lui.
Zia ul-Haq divenne presidente della repubblica islamica del Pakistan il 16 settembre 1978, in seguito a un colpo di Stato militare e mantenne la carica fino alla morte, avvenuta in un incidente aereo sul quale rimangono abbastanza misteriose le reali cause. Era stato generale comandante in capo delle forze armate pakistane nel 1975.
Non appena sceso al potere nel 1977, il generale Zia ul-Haq fece condannare a morte per impiccagione l'ex-Primo Ministro Zulfikar Ali Bhutto, con la falsa accusa di omicidio di un esponente politico minore.
Il generale Zia ul-Haq ha svolto un ruolo politico importante nel corso del conflitto sovietico-afghano, fornendo aiuto militare ed economico agli afghani: aiuto che fu massicciamente sostenuto e finanziato dagli Stati Uniti.
Proseguì nel programma nucleare pakistano per tutto il resto degli anni settanta, programma che sfociò nel 1998 in un esperimento nucleare coronato da successo e che rilanciò su basi paritarie il conflitto con l'India (che aveva costruito precedentemente un'arma nucleare) a proposito dell'irrisolto contenzioso riguardante la provincia musulmana del Kashmir che l'Unione Indiana non aveva mai consentito raggiungesse il Pakistan in base agli accordi che portarono alla spartizione del sub-continente indiano nelle due nazioni dell'India e del Pakistan.
Contrariamente a Zulfikar Ali Bhutto, attirato dagli ideali di laicità, il generale Zia-ul-Haq volle instaurare un Islam di tipo integralista, appoggiandosi ai mullah: vietò quindi l'applicazione dei tassi d'interessi bancari, istituì l'elemosina obbligatoria della zakat, le punizioni pubbliche e obbligò le donne a velarsi in televisione. Il Pakistan moderno effettuò in tal modo alcuni passi indietro rispetto agli anni in cui era stato fondato da Mohammad Ali Jinnah. Il generale Zia ul-Haq volle spingersi anche oltre, tentando di restaurare alquanto goffamente il califfato.
Nel 1988, mentre era accompagnato da diplomatici statunitensi, l'aereo del generale Zia-ul-Haq si schiantò al suolo nella provincia pakistana del Punjab in circostanze rimaste misteriose, che hanno logicamente fatto pensare a un attentato, peraltro mai rivendicato.
La democrazia fu restaurata per un breve lasso di tempo, sufficiente comunque a consentire l'elezione della signora Benazir Bhutto, figlia di Zulfikar Ali Bhutto fatto uccidere dal defunto dittatore.
Note
- ^ Lett. "Muhammad Splendore della verità".