Appunti di lavoro

  • WIP open|Leo Pasini
  • S|aerei
  • W|aeronautica|data
  • P|testo da rivedere pieno di incertezze e ipotesi|aeronautica|febbraio 2009
  • F|aeronautica|febbraio 2009
  • Tradotto da|en|F3H Demon|31-12-2008|261031258
  • citazione necessaria|testo dell'affermazione
  • Designazioni velivoli USA

Da ricordarsi

Infobox Militare

English Electric Canberra
 
Un English Electric Canberra con le insegne della
Royal Australian Air Force.
Descrizione
TipoBombardiere
Equipaggio3
Costruttore  English Electric
Data primo volo13 maggio 1949
Data entrata in serviziomaggio 1951
Utilizzatore principale Utente  Royal Air Force
Altri utilizzatori  Bhāratīya Vāyu Senā
  Fleet Air Arm
  Fuerza Aérea del Perú
Esemplari1 352
Dimensioni e pesi
 
Tavole prospettiche
Lunghezza19,96 m (65 ft 6 in)
Apertura alare19,61 m (64 ft 0 in)
Freccia alare-°
Altezza4,77 m (15 ft 8 in)
Superficie alare89,19 (960 ft²)
Carico alare234 kg/m² (48 lb/ft²)
Peso a vuoto9 820 kg (21 650 lb)
Peso carico20 865 kg (46 000 lb)
Peso max al decollo24 948 kg (55 000 lb)
Propulsione
Motore2 turbogetto Rolls-Royce Avon R.A.7 Mk.109
Potenza- - shp 180 hp (134 kW)
Spinta36,00 kN (7 400 lbf) (- - kgf)
Prestazioni
Velocità max973 km/h (580 mph) a 12 192 m (40 000 ft)
Velocità di salita17,00 m/s (3 400 ft/min)
Autonomia5 440 km (3 380 mi)
Raggio di azione1 300 km (810 mi)
Tangenza14 630 m (48 000 ft)
Armamento
Mitragliatrici2 da 7,62 mm (.30 in) oppure
Cannoni4 Hispano Mk.V da 20 mm
Bombefino a 3 628 kg (8 000 lb) caricate nella stiva interna e sotto piloni alari
MissiliUna varietà di possibilità tra cui gli aria-superficie AS-30L
pods di 37 razzi da 51 mm (2 in) o
2 pods Matra da 18 razzi SNEB da 68 mm ciascuno
Piloni2
Notedati relativi alla versione Canberra B.6

Dati tratti da Combat Aircraft Recognition[1].

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L'English Electric Canberra è stato il primo bombardiere britannico a reazione.

Vanta una lunghissima carriera operativa nella Royal Air Force (presso la quale rimase in servizio tra il 1951 ed il 2006) ed il suo progetto si dimostrò talmente valido da essere adottato negli Stati Uniti, dove venne prodotto su licenza come Martin B-57 Canberra.

Venne prodotto in oltre 1 300 esemplari che volarono nelle forze aeree di 5 continenti, con compiti di bombardamento, attacco leggero e ricognizione-spionaggio.

Storia

Sviluppo

La richiesta per un bombardiere biposto (B.3/45), in grado di trasportare un carico di 4 000 lbs (1 814 kg) e dotato di un'autonomia di 1 600 mi (poco meno di 2 600 km) venne emessa nell'ottobre del 1945.

Il direttore tecnico della English Electric, William "Teddy" Petter (da poche settimane trasferitosi dalla Westland), si concentrò sul progetto di un velivolo caratterizzato da un'ampia superficie alare e dalla struttura di facile realizzazione, al fine di poter rispettare con facilità le specifiche tecniche richieste.

L'idea iniziale era di dotare il velivolo di un singolo turbogetto assiale, ma l'impossibilità di alloggiare nella fusoliera sia il motore che un vano bombe in grado di trasportare il carico richiesto, fecero successivamente optare per la formula bimotore, con i motori installati nelle semiali. Il velivolo si presentava inoltre con il carrello di tipo triciclo anteriore (con gambe molto corte, di cui quelle posteriori che si ritraevano verso l'interno nello spessore alare). La prua alloggiava l'abitacolo nel quale due membri dell'equipaggio erano alloggiati affiancati ed all'estremità avrebbe dovuto alloggiare il radar di puntamento.

Il prototipo così realizzato volò per la prima volta il 13 maggio 1949 e venne presentato, nel settembre dello stesso anno, all'annuale air show che la SBAC (Society of British Aerospace Companies) organizzava presso l'aeroporto di Hendon (odierna sede del Royal Air Force Museum) e che negli anni successivi sarebbe evoluto nella Mostra internazionale e esposizione di volo di Farnborough.

Le prestazioni in volo del velivolo (soprattutto la sua agilità, malgrado le dimensioni) si dimostrarono sbalorditive[2] e portarono ben presto ai primi ordinativi da parte della RAF.

L'aereo venne denominato Canberra (capitale dell'Australia) dal primo ministro australiano Robert Menzies nel gennaio del 1951, durante una visita effettuata presso le strutture della casa costruttrice, in ragione dell'interesse suscitato dal nuovo velivolo (che successivamente sarebbe stato acquistato e poi prodotto su licenza dalla Commonwealth Aircraft Corporation[2]).

Nello stesso periodo i primi esemplari di serie (nella versione B.2) venivano consegnati ai reparti della RAF: questi differivano dal prototipo principalmente per l'assenza del radar di prua (la cui realizzazione aveva subito ritardi), sostituito da un sistema di puntamento ottico disposto nel muso divenuto (ovviamente) trasparente.


Risale alla prima metà del 1954 l'introduzione di una prima serie di modifiche che diede origine alla versione B.5: si trattava di nuovi bordi d'attacco alari, al cui interno erano compresi serbatoi per il combustibile (per un incremento della capacità pari a 900 gal, circa 4 100 l), nuove ruote (di diametro maggiorato) e motore Avon di maggior potenza, nella versione Mk.109.

Le medesime modifiche vennero recepite anche nelle versioni seguenti (B.6 e PR.7), mentre con la versione B(I).8 la cellula del Canberra fu oggetto di una sostanziale revisione progettuale: in base alle specifiche richieste, il velivolo veniva ad assumere il compito di bombardiere d'attacco a bassa quota. La nuova configurazione era immediatamente riconoscibile dalla diversa conformazione dell'abitacolo che era di tipo monoposto, disposto in posizione più elevata e disassata sulla sinistra della fusoliera. La postazione del navigatore/bombardiere era disposta all'estremità del muso vetrato. Altre modifiche sostanziali erano costituite dalla possibilità di alloggiare un contenitore ventrale per 4 cannoni e le relative munizioni e dall'introduzione di un pilone alare sotto ciascuna semiala. Il prototipo di questa versione si levò in volo per la prima volta nel luglio del 1954.

Un'ulteriore evoluzione del velivolo venne affidata alla Short Brothers: la ditta sviluppò la versione da ricognizione PR.9 nella quale fu riprogettato l'alloggiamento dell'equipaggio (che, comunque, esteriormente non era facilmente riconoscibile dalla versione precedente) e che adottava i motori Avon Mk.206 dalla potenza ulteriormente incrementata.

Sviluppo a sé stante ebbero tutte le versioni realizzate negli Stati Uniti dalla Glenn L. Martin Company, partendo dalla fornitura di due esemplari della versione B.2 e successivamente prodotte a seguito della concessione della licenza in base all'accordo firmato nell'aprile del 1951.

Descrizione tecnica

Struttura

Motore

Armamento

Sistemi

Impiego operativo

Il primo reparto ad impiegare i Canberra B.2 fu lo Squadron 101, a partire dal gennaio del 1951[2]. Entro la fine dello stesso anno anche lo Squadron 9 era operativo. L'introduzione del nuovo velivolo venne accelerata a causa dello scoppio della guerra di Corea, tanto che altri 5 Squadron divennero operativi entro la fine del 1952.

In quegli stessi anni, a partire dal 1953, i Canberra furono impiegati in missioni di ricognizione in profondità nel territorio dei paesi del Patto di Varsavia: in particolare risulterebbero missioni di osservazione della base di Kapustin Yar e, più in generale, del territorio della Repubblica Democratica Tedesca. Tali missioni (note come Project Robin[3]) ebbero fine con l'entrata in servizio del Lockheed U-2.

Immediatamente successivo, e sempre ad opera della RAF, fu l'utilizzo dei Canberra durante la crisi di Suez (del 1956). Operando dalle basi di Malta e Cipro, i circa 100 velivoli impegnati eseguirono 278 missioni complessive durante le quali si registrò l'abbattimento di un singolo aereo, ad opera di un Meteor siriano[4].

Altre missioni classificate furono svolte dai velivoli dell'aviazione svedese: si trattava, prevalentemente, di missioni di intercettazione di trasmissioni radio effettuate dalle forze armate di Unione Sovietica, Polonia e Germania Est.

I Canberra vennero impiegati attivamente nel corso della crisi seguita all'insurrezione comunista in Malesia (che, iniziata nel luglio del 1948, si protrasse fino al luglio del 1960) dalle forze del Commonwealth (Regno Unito, Australia, e Nuova Zelanda) che intervennero a fianco della Federazione della Malesia contro le forze del Tentera Pembebasan Rakyat Malaya (Armata di Liberazione Nazionale della Malesia).

Nel corso della guerra del Vietnam, alla quale presero parte anche esemplari costruiti negli Stati Uniti, i Canberra della RAAF vennero apprezzati, paradossalmente, per la loro dotazione di strumenti di puntamento ottici: costretti ad effettuare missioni di bombardamento in quota (contrariamente ad altri velivoli dotati di sofisticati sistemi radar, che consentivano attacchi a bassa quota) erano meno esposti al fuoco della contraerea ed ai rischi connessi.

Numerosi altri conflitti videro l'utilizzo dei Canberra, in alcuni casi anche contemporaneamente dagli opposti schieramenti, come nel caso dei conflitti indo - pakistani degli anni sessanta e settanta. Sempre negli anni settanta il velivolo venne impiegato, questa volta nelle file dell'aviazione etiope, nei conflitti che coinvolsero dapprima l'Eritrea e poi la Somalia. L'impiego nel continente africano contempla anche i conflitti in Rhodesia e Sudafrica.

Negli anni ottanta il Canberra prese parte alla guerra delle Falkland: otto esemplari in forza alla Fuerza Aérea Argentina, rischierati presso la base di Trelew, effettuarono complessivamente 36 missioni di bombardamento (di cui 22 notturne, contro truppe di terra)[5].

L'ultimo conflitto che, cronologicamente, vide impegnati i Canberra fu quello tra il Perù e l'Equador: all'inizio del 1995 i velivoli della Fuerza Aérea del Perú vennero impiegati nei combattimenti presso l'area di confine della Valle del Cenepa.

La RAF organizzò una cerimonia per celebrare la conclusione della vita operativa del Canberra: fu realizzata il 28 luglio 2006 presso la base di Marham, ad oltre 55 anni dall'entrata in servizio! Nel marzo successivo anche l'Aeronautica Militare Indiana ritirò definitivamente i propri esemplari dai reparti. A quel tempo restavano operativi solamente 5 velivoli peruviani, ma nel frattempo anche questi risultano dismessi.

Versioni

  • Englis Electric A 1: Primo prototipo, biposto; dotato di motori Rolls-Royce Avon A.J.65.
  • Canberra B.1: 3 esemplari di pre-serie, di cui uno motorizzato con Rolls-Royce Nene.
  • B.2: prima versione di serie. Triposto con sistema di puntamento visivo, montava motori Avon Mk.101. Costruito in 204 esemplari dalla casa madre, 75 dalla Handley Page, altri 75 dalla Avro e 60 dalla Short. Diversi esemplari vennero esportati (Australia, Venezuela e Stati Uniti. Altri velivoli vennero in un secondo tempo rinnovati e venduti all'estero (Germania Federale, Perù, Rhodesia, Svezia, Venezuela).
    • B.20: 43 velivoli della versione B.2 prodotti su licenza dall'austarliana GAF (Government Aircraft Factory).
    • T.21: 5 aerei da addestramento, basati sullo standard della versione B.2, costruiti dalla GAF in Australia.
    • Mk.52: designazione assegnata a 4 velivoli B.2 rinnovati e venduti all'Etiopia.
    • Mk.62: 10 esemplari di B.2 rinnovati e venduti all'Argentina.
  • PR.3: versione destinata alla ricognizione fotografica. Costruita in 38 unità, venne esportata in Venezuela.
  • T.4: versione da addestramento, dotata di doppi comandi; costruita in 75 esemplari, con vendite all'Australia, all'India ed al Venezuela. Alcuni esemplari ex RAF vennero venduti a forze aeree straniere (India, Perù, Rhodesia, Sud Africa) dopo il rinnovamento delle cellule.
    • Mk.64: 2 esemplari di T.4 rinnovati e venduti all'Argentina.
  • B.5: avrebbe dovuto essere la prima versione dotata di radar per l'impiego senza visibilità, ma in un primo tempo venne destinata alla segnalazione dei bersagli e successivamente abbandonata perché ormai superata.
  • B.6: versione da bombardamento, sviluppata dalla B.2. Equipaggiata con motori Avon Mk.109 e serbatoi alari, venne venduta anche all'Ecuador. Prodotta in 100 esemplari.
  • B(I).6: prima versione destinata a compiti di bombardamento ed attacco (Interdictor). Dotata di serbatoi di piloni alari e contenitore ventrale per 4 cannoni da 20 mm; venne prodotta in 22 esemplari per la RAF. Di questi 20 vennero successivamente rinnovati e rivenduti all'estero.
    • Mk.56: 10 velivoli della serie B(I).6 rinnovati e venduti al Perù.
    • Mk.66: altri 10 esemplari di B(I).6 rinnovati e venduti all'India.
  • PR.7: versione sviluppata dalla PR.3, montava motori Avon Mk.109. Prodotta in 71 esemplari.
    • Mk.57: velivoli della versione PR.7 venduti all'India (8 nuovi e 2 rinnovati).
    • Mk.67: 2 esemplari di PR.7 rinnovati e venduti, ancora una volta, all'India.
  • B(I).8: incursore notturno; aveva la postazione del pilota disassata a sinistra e postazione per il navigatore nel muso. Costruita in 56 esemplari. Alcuni furono venduti al Venezuela.
    • Mk.58: lotto di 71 esemplari della versione B(I).8, venduti all'India.
    • Mk.68: singolo esemplare di B(I).8, venduto al Perù.
  • PR.9: versione da ricognizione, dotata di motori Avon 206. Costruita in 23 unità, vendute tutte alla RAF.
  • D.10: 24 velivoli della versione B.2 trasformati in bersagli telecomandati (inizialmente denominati U.10).
  • T.11: 9 esemplari di B.2 trasformati in addestratori (quadriposto) per l'uso dei radar.
  • B(I).12: esemplari dello standard B(I).8 costruiti per Nuova Zelanda (10 unità) e Sud Africa (6).
  • T.13: singolo esemplare, variante del modello T.4, costruito per la Nuova Zelanda.
  • D.14: conversione di alcuni velivoli telecomandati della versione D.10 (inizialmente indicati come U.14).
  • B.15: esemplari di B.6 modificati e destinati alla Middle East Air Force ed alla Far East Air Force; 39 unità realizzate, di cui 32 successivamente adattate per l'impiego di missili AS-30.
  • E.15: esemplari di B.15 ulteriormente modificati mediante l'installazione di calibratori d'alta quota ed altre apparecchiature di navigazione.
  • B.16: 19 esemplari ottenuti mediante aggiornamento di velivoli delle serie B.6 e B.15.
  • T.17: versione da addestramento per le tecniche ECM; 24 velivoli convertiti dalla serie B.2;
  • TT.18: 18 unità della serie B.2 convertite per il traino di bersagli e dotate di sistemi di rifornimento in volo sotto le semiali;
  • T.19: 8 esemplari di T.11 aggiornati;
  • T.22: 7 velivoli ottenuti modificando esemplari della serie PR.7; dotati di radar Blue Parrot, vennero impiegati dalla Fleet Air Arm per l'addestramento dei navigatori all'impiego del sistema impiegato sui Blackburn Buccaneer.

Si contano almeno altre 100 conversioni per svariati tipi di sperimentazioni, riguardanti motori, armamenti, sistemi di avionica.

Per le versioni costruite dalla Glenn L. Martin Company negli Stati Uniti, si veda il B-57 Canberra.

I dati sono tratti da Enciclopedia L'Aviazione[2]

Sviluppi correlati

Utilizzatori

Militari

  Argentina
  Australia
  Cile
  Ecuador
  Etiopia
  Francia
  • Armée de l'air
    • impiegati solo in reparti di sperimentazione: Centre d'Essai en Vol e Centre du Tir et de Bombardement[6]
  Germania
  India
  Nuova Zelanda
  Perù
  Regno Unito
  Rhodesia
  Sudafrica
  Svezia
Stati Uniti
  Venezuela
  Zimbabwe

Civili

  Belgio
  Francia
  Germania
  Paesi Bassi
  Paraguay

Curiosità

Infobox civile

Douglas DC-6
 
Un DC-6
Descrizione
TipoAereo di linea
Equipaggio3 (più gli assistenti)
Costruttore  Douglas Aircraft Corporation
Data primo volo15 febbraio 1946
Data entrata in servizioaprile 1947
Utilizzatore principale Utente  American Airlines
Altri utilizzatori  United Airlines
  Sabena
  KLM
Esemplari704
Sviluppato dalDouglas DC-4
Dimensioni e pesi
Lunghezza32,18 m (105 ft 7 in)
Apertura alare35,81 m (117 ft 6 in)
Altezza8,66 m (28 ft 5 in)
Superficie alare139,91 (1 463 ft²)
Peso a vuoto25 110 kg (55 357 lb)
Peso max al decollo48 500 (107 000 lb)
Passeggerifino a 102 passeggeri
Propulsione
Motorequattro motori radiali Pratt & Whitney R-2800 Double Wasp, a 18 cilindri
Potenza2 500 hp
(1 865 kW)
Prestazioni
Velocità max- km/h (- mph)
Velocità di crociera507 km/h (315 mph)
Autonomia4 840 km (3 000 mi)
Tangenza7 620 m (25 000 ft)
NoteDati riferiti alla versione DC-6B

dati tratti da Enciclopedia l'Aviazione[2]

voci di aerei civili presenti su Wikipedia

Modellismo

NO* "Folgore" in Tunisia, in Modeling Time, http://www.modelingtime.com/, 14-02-2008. URL consultato il 20-04-2009.

NO*(EN) Martin B-57B Canberra, in Internet Modeler, http://www.internetmodeler.com. URL consultato il 6 marzo 2010.

Note

  1. ^ (EN) March, PR (1988). Combat aircraft recognition. Ian Allan Ltd. ISBN 0-7110-1730-1
  2. ^ a b c d e Achille Boroli, Adolfo Boroli, L'Aviazione (Vol.6), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, pp.228-35. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Avia" è stato definito più volte con contenuti diversi
  3. ^ (EN) The Spyflight Website, in Spyflight, http://www.spyflight.co.uk. URL consultato il 15 marzo 2010.
  4. ^ (EN) Ken Delve, Canberra... forty years and thriving still, in Air International, vol. 36, n. 6, Giugno 1989, pp. 296-306.
  5. ^ (EN) Salvadore Mafé Heurtas, Canberras Over the Falklands: Wartime Exploits of a Venerable Jet Bomber, in Air Enthusiast, n. 66, Novembre/Dicembre 1996, pp. pp. 61—65, ISSN 0143-565.
  6. ^ (EN) Barry Jones, A nice Little Earner, in Aeroplane, vol. 34, n. 10, Ottobre 2006, pp. 93-7.

Bibliografia

  • Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo (Vol.2), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, p.xxx.
  • Giorgio Apostolo, Guida agli Aeroplani d'Italia dalle origini ad oggi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1981, p.xxx.
  • Achille Boroli, Adolfo Boroli, L'Aviazione (Vol.12), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, p.xxx.

No*(EN) Michael Sharpe, Attack and Interceptor Jets, Londra, Friedman/Fairfax Publishers, 1999, ISBN 1-58663-301-5.

No*(EN) Rolph Erichs, Kai Hammerich, Gudmund Rapp e altri, The Saab-Scania Story, Stockholm, Streiffert & Co., 1988, ISBN 91-7886-014-8.

Pubblicazioni

  • (EN) Robert F Dorr, Boeing P-26 Peashooter, in Air International, vol. 48, n. 4, 1995, p. 239.

No*(EN) Bo Widfeldt, The Saab 21 A & R, in Aircraft in Profile, n. 138, 1966.

Velivoli comparabili

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

NO*(DE) Andreas Altenburger, Messerschmitt Bf 109, in Lexikon der Wehrmacht, http://www.lexikon-der-wehrmacht.de, 04-03-2009. URL consultato il 18-04-2009.

NO*(EN) M. Arda Mevlutoglu, Seversky 2PA, in The online information resource for Japanese Military Aviation, http://www.hikotai.net, 19-02-2009. URL consultato il 29-05-2009.

NO*(EN) Martin Model 210, in The Glenn L. Martin Maryland Aviation Museum, http://www.marylandaviationmuseum.org, 2006. URL consultato il 13-04-2009.

NO*(EN) Douglas A 20 Havoc, in The History of Flight, http://www.century-of-flight.net. URL consultato il 1º febbraio 2010.

NO*(EN) Douglas A-20 Havoc, in Warbird Resource Group, http://www.warbirdsresourcegroup.org/. URL consultato il 1º febbraio 2010.

NO*(EN) Douglas A-20 Havoc, in Warbird Registry, http://www.warbirdregistry.org/. URL consultato il 1º febbraio 2010.

NO*(EN) Horst Zoeller, Junkers Ju88 / Ju188 / Ju388 / Ju488 / Mistel, in The Hugo Junkers Homepage, http://www.geocities.com/hjunkers/, 09-06-2003. URL consultato il 13-04-2009.

NO*(EN) Larry Dwyer, Boeing P-26 Peashooter - USA, in The Aviation History Online Museum, http://www.aviation-history.com, 16-11-2009. URL consultato il 21 gennaio 2010.

NO*(EN) Daniel Ford, B-36: Bomber at the Crossroads, in Air & Space Smithsonian, http://www.airspacemag.com, 01-04-1996. URL consultato il 28-06-2009.

NO**(EN) Van A. Swindelle, VAN A. SWINDELLE COLLECTION No. 8137. Thomas-Morse MB-3A (68380 c/n 353) US Army Air Service, in 1000aircraftphotos.com, http://1000aircraftphotos.com, 30 set 2008. URL consultato il 24 gen 2010.

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NO*(EN) Hawker Sea Fury, in Fleet Air Arm Archive 1939-1945, http://www.fleetairarmarchive.net/, 04-03-2000. URL consultato il 10-10-2009.

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NO*(EN) Douglas A-20G Havoc, in Pima Air & Space Museum, http://www.pimaair.org. URL consultato il 1º febbraio 2010.

Utilità varie