Franco Freda
Franco Freda, chiamato familiarmente Giorgio Freda[1] (Padova, 11 febbraio 1941), è un editore ed ex terrorista italiano.
Esponente della destra neofascista italiana, coinvolto e poi assolto nel processo per la strage di piazza Fontana e condannato a 15 anni di reclusione per associazione sovversiva. Nel 2005 la Cassazione dichiarò la sua responsabilità nella strage di piazza Fontana, senza poterne modificare la posizione giuridica.
Infanzia e studi
Nato a Padova da padre irpino e madre veneta nel pieno della seconda guerra mondiale all'età di tre anni assistette a un bombardamento aereo degli alleati su Padova e venne condotto nel rifugio da un soldato tedesco che lo riparò col proprio cappotto.
All'età di otto anni vide il padre, segretario della sezione di Adria dell'Uomo Qualunque, aggredito e percosso da militanti di sinistra nel giorno dell'attentato a Togliatti[2].
Appassionatosi alla politica fin dal liceo, ha presieduto il FUAN San Marco di Padova, l'organismo universitario del Movimento Sociale Italiano.
Laureato in giurisprudenza presso l'Università di Padova, nel 1963 abbandona l'MSI per dar vita, con il sodalizio tradizionalista Gruppo di Aristocrazia Ariana (Gruppo di Ar) le Edizioni di Ar, casa editrice militante nella destra neofascista sulla scia del pensiero di Julius Evola.
Nel 1963, fortemente influenzato dal pensiero evoliano, scrive per il periodico Tradizione una recensione di Cavalcare la tigre.[3]
Secondo Freda la linea dell'apolitia deve essere seguita come modello esistenziale e spirituale, senza per questo, se si è fra i pochi eletti, rinunciare all'attività politica.
È stato legato al movimento politico Ordine Nuovo.
Manifesto del Gruppo di Aristocrazia Ariana
Nel 1963 Freda scrive il Manifesto del gruppo di Aristocrazia Ariana, che fissa le coordinate del suo pensiero:
Il saggio La disintegrazione del sistema
Nel 1969 pubblicò La disintegrazione del sistema (intervento di Freda nella riunione del comitato di reggenza del Fronte Europeo Rivoluzionario, avvenuto a Regensburg il 17.08.1969), vero e proprio "libro-guida" per i nazimaoisti. Si tratta di un manifesto che avrà una grande importanza nell'ambiente neofascista degli anni a venire, costituendo un elemento di rottura con le ideologie ispirate al Ventennio, ai nazionalismi europei e ordinovisti.
Freda giungerà addirittura a teorizzare un comunismo aristocratico, una via di mezzo tra la repubblica di Platone, il Terzo Reich e la Cina di Mao.
Il sistema del quale Freda predica e intende perseguire la distruzione è il sistema borghese. Ne La disintegrazione del sistema si auspica che certi settori della sinistra "rivoluzionaria" attuino un'alleanza tattica, al fine di creare un unico fronte comune antiborghese.
Freda, richiamandosi a una aristocrazia ariana e sostenitore di teorie nazionalsocialiste, sino dagli anni sessanta iniziò a contestare la direzione dell'MSI, accusandola di 'tortuosità' e di compromesso con «la democrazia moribonda della Repubblica». Nella sua casa editrice ha pubblicato, oltre ai classici del pensiero antimoderno, da de Gobineau a Spengler, a Nietzsche, a Evola. Definitosi uno 'studioso dell'etnicità', propone i principi di un "razzismo morfologico".
L'Esperienza del Fronte Nazionale
Nel 1990 Franco Freda promuove la costituzione del Fronte Nazionale. Oltre che fondatore, sarà anche il Reggente del movimento stesso.
Freda e il suo movimento sottolineeranno l'esigenza di difendere l'omogeneità etnica italiana ed europea, individuando nei crescenti flussi migratori non indoeuropei un pericoloso attacco alla stessa. La razza, per Freda, è un'arcaica «idea-forma», ossia un principio di differenziazione, in sé ulteriormente differenziato (le etnie). La razza secondo la sintesi di Freda è «la forma a priori di una cultura», il suo specifico modo d'essere. Ecco spiegato perché «la varietà delle culture va dunque ricondotta alla varietà delle razze e delle etnie». L'idea di razza - afferma Freda - riacquista, in tal modo, un significato originario, col rimando a una visione del mondo ordinata secondo la dottrina platonica del kosmos. Il kosmos, ovvero un pluriverso razziale di contro all'universo del caos indifferenziato. Un pluriverso di forme (le razze) conchiuse e compiute, tra loro non omologabili e nemmeno equivalenti. Secondo la dottrina del Fronte Nazionale ogni razza vale di per sé, ogni razza è chiamata a occupare il suo posto - differenziato - nel mondo, andando, così, a comporre appunto il kosmos. I principi del razzismo morfologico tendono a escludere sia una visione meramente biologica che una esclusivamente spirituale e culturale che non tenga conto della prima. Nelle parole dello stesso Freda, in una delle relazioni da Reggente del Fronte Nazionale: Se denominiamo cultura la sintesi delle configurazioni politiche, estetiche, scientifiche, giuridiche, economiche in cui si manifesta un gruppo umano nel tempo, allora ciascuna cultura è simbolo di quel gruppo, espressione del suo radicale sentimento razziale ed etnico.[4] Per l'Editore sulla razza non si deve discutere, non ci si deve confrontare: se mai specchiare. La razza è sangue, è nervo. Non pone interrogativi. È un elemento, come l'aria, come il sole, non un argomento e razzismo significa non disprezzo della altre razze ma fedeltà alla propria razza, riconoscimento della specifica forma di vita che la segna, rispetto a tutti i nessi, interiori ed esteriori, superiori ed inferiori che la ordinano.[5]
Nell'analisi di Giovanni Damiano, sodale del Gruppo di Ar, questa impostazione segnerebbe la nascita una tipologia eminentemente "pagana" di sodalizio politico, proteso al superamento del razzismo suprematista, inteso come superiorità e sopraffazione di una razza rispetto all'altra, per affermare invece il rispetto della propria e delle altrui razze.[6]
Vicende giudiziarie
Processo per la strage di piazza Fontana
Dal 1971 è coinvolto in diversi processi, tra cui il più famoso è quello per la strage di Piazza Fontana. Il processo viene sottratto dalla Corte di Cassazione al tribunale di Milano, e spostato a Catanzaro e a Bari. Freda venne assolto dall'accusa di strage dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro e dalla Corte d'Assise d'Appello di Bari, sentenza confermate, nel 1987, dalla Corte di Cassazione.
Nel giugno 2005, al termine dell'ultimo processo su piazza Fontana, riaperto negli anni novanta a Milano per trovare i complici di Freda e Ventura, la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage. Secondo la Corte, l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Il giudizio ha valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati sono già stati assolti irrevocabilmente dalla corte d'assise d'appello di Bari, che li ha condannati solo per le bombe sui treni. Secondo la Cassazione, così come per le corti d'appello, anche "la cellula veneziana di Maggi e Zorzi" nel 1969 organizzava attentati, ma "non è dimostrata la loro partecipazione alla strage del 12 dicembre". La corte giudica così "inattendibile" il pentito di Ordine Nuovo Carlo Digilio, mentre certifica "veridicità e genuinità" di quanto dichiarato dal supertestimone Martino Siciliano, ossia che "Siciliano ha partecipato alla riunione con Zorzi e Maggi dell'aprile '69 nella libreria Ezzelino di Padova" in cui "Freda annunciò il programma degli attentati ai treni". Tuttavia, poiché tali bombe non provocarono vittime, non è dimostrato il coinvolgimento di Maggi e Zorzi nella "strategia stragista di Freda e Ventura". In definitiva, secondo la Cassazione, "i tragici fatti del 12 dicembre 1969 non rappresentano una 'scheggia impazzita' mai il frutto di un coordinato 'acme' operativo iscritto in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni". Infine, la Corte definisce "deprecabile e sorprendente" la decisione di far brillare la seconda valigia-bomba inesplosa, impedendo "accertamenti di ineludibile importanza"[7]
Scioglimento del Fronte Nazionale e condanna per istigazione all'odio razziale
Il Fronte Nazionale di Franco Freda è stato sciolto dal Consiglio dei Ministri nel 2000, sulla base della legge Mancino.
I 49 membri del movimento, tra i quali Freda, seguendo le tesi della Procura di Verona, con la consulenza del perito Enzo Santarelli, sono stati processati e condannati (6 anni di carcere a Freda) per "costituzione di associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali" (sentenza della Corte di Cassazione, 7 maggio 1999).
In tale processo è stato difeso dall'avvocato Carlo Taormina[8].
La questura di Verona avviò l'inchiesta sul Fronte Nazionale a seguito di alcuni volantinaggi del gruppo presso delle scuole medie della città. Freda ed altri 45 dirigenti del FN furono condannati in primo grado nell'ottobre 1995 a sei anni di carcere per il reato di ricostituzione del partito fascista (legge Scelba n.645 del 1952); la pena venne confermata in secondo grado dalla Corte d'assise d'appello di Venezia, e ridimensionata a tre anni per Freda dalla Cassazione nel 1999, modificando il reato in propaganda all'odio razziale (legge Mancino)[8].
Note
- ^ Il vero nome, poiché quello ufficiale fu il frutto di un errore nella dichiarazione di nascita compiuto dalla levatrice
- ^ Fonte: Mario Caprara/Gianluca Semprini, "Destra estrema e criminale", Roma, Newton & Compton, 2007)
- ^ Il nuovo slogan di Evola, Cavalcare la tigre, riprende un vecchio detto cinese, secondo il quale l'unico modo per sconfiggere la tigre è montarle in groppa e domarla, guidando a proprio piacimento gli istinti omicidi del felino. Si tratta ovviamente di una allegoria che identifica la tigre con il mondo borghese che secondo Evola è sempre più dominato dall'economia e del materialismo allontanandosi dalla tradizione.
- ^ I Lupi Azzurri, Documenti del Fronte Nazionale, pag. 47
- ^ I Lupi Azzurri, Documenti del Fronte Nazionale, pag. 50
- ^ I Lupi Azzurri, Documenti del Fronte Nazionale, pag. 12
- ^ Paolo Biondani, «Freda e Ventura erano colpevoli», Corriere della Sera, 11 giugno 2005
- ^ a b Arrestato Franco Freda deve scontare 7 mesi, il Tirreno, 02 marzo 2000
Bibliografia
- AA.VV., Piazza Fontana:una vendetta ideologica, Edizioni di Ar, Padova 2005.
- Chiara Stellati, Una ideologia dell'Origine. Franco Freda e la controdecadenza, Edizioni di Ar, Padova 2001.
- Fabrizio Calvi e Frédéric Laurent, Piazza Fontana - La verità su una strage, Mondadori, Milano 1997 (ISBN 8804406984).
- Franco Ferraresi, Minacce alla democrazia, Feltrinelli, Milano 1995.
- AA.VV (a cura di F. Ferraresi), La destra radicale, Feltrinelli, Milano 1984.
- Gianluca Semprini, Mario Caprara, Destra estrema e criminale, Newton Compton, Roma 2007.
- Franco G. Freda, In alto le forche, Edizioni di Ar, Padova 2008.
- Franco G. Freda, Monologhi a due voci. Interviste 1974 - 2007, Edizioni di Ar, Padova 2007.
- Franco G. Freda, La disintegrazione del sistema, Edizioni di Ar, Padova 2000.
- Franco G. Freda, Platone. Lo Stato secondo giustizia, Edizioni di Ar, Padova 1996.
- Franco G. Freda, Il Fronte Nazionale, Edizioni di Ar, Padova 1994.
- Franco G. Freda, I lupi azzurri. Documenti del Fronte Nazionale, Edizioni di Ar, Padova 2000.
- Franco G. Freda, L'albero e le radici, Edizioni di Ar, Padova 1996.