Questa è la mia pagina di Bozze, dove cercherò di raccogliere un bel pò di informazioni da riutilizzare, al momento opportuno, in alcune voci di wikipedia.

Biografia Lia Cigarini

Lia Cigarini è stata una delle protagoniste del femminismo italiano. E' nata nel 1937 a Milano dove svolge l’attività di avvocata in parallelo al lavoro di giurista. Ha abbandonato la politica nell’ambito della sinistra (Pci, il Manifesto, Udi) per entrare a far parte, nel 1966, del primo gruppo in Italia di sole donne, il "Demau" (Demifisticazione Autoritarismo Patriarcale).Nel 1975 ha fondato, insieme ad altre, la Libreria Delle Donne di Milano. Si è impegnata, tra l’altro, nello studio di quella pratica psicoanalitica definita “autocoscienza femminile” e della dialettica conflittualità-relazione mediatrice tra i due sessi. Nel 2006 ha partecipato al Simposio Internazionale delle Filosofe (IAPH) tenutosi nell’Università Roma Tre.

Politica del desiderio

Politica delle donne, pensiero della differenza... questo stupendo libro (edizioni Pratiche) spiega tutto questo, e senza ombra di fraintendimenti. Sono articoli e riflessioni sull'arco di una ventina d'anni, su argomenti specifici come il dibattito sull'aborto o la fine della scala mobile; relazioni di convegni e incontri di donne; approfondimenti. Linguaggio attento e rigoroso, ma scorrevole. In questo senso, suggerisco di leggere la prefazione di Ida Dominijanni alla fine del libro: molto interessante anch'essa, ma un tantino faticosa...

Riassumendo la grande dovizia di idee, spunti ed esperienze raccontate:

1) in secoli e millenni di dominio maschile della vita sociale, politica, del linguaggio e di molto immaginario, per una donna è decisamente difficile capire quale sia, a livello profondo e simbolico, il suo vero desiderio; questo essendo stata definita "in rapporto" o "in negazione" del simbolico maschile. Anche la frequente situazione di scarsa autostima, che impedisce a molte donne di crescere e realizzarsi nel quotidiano, deve essere affrontata da questo punto di vista.

2) Come uscirne? Secondo Lia, non bastano le politiche rivolte alla partecipazione (come le quote garantite alle donne), perché non affrontano il vero desiderio femminile: vogliono davvero, le donne, occupare più posti di potere politico o economico? Come lo possiamo capire? Tramite l'analisi, per ricostruire la storia personale e, soprattutto, il rapporto con la madre, ultima portatrice del desiderio rimosso; il confronto franco con le altre donne, per recuperare la storia comune e non racchiudere il cammino di crescita in un percorso solo individuale; la critica dell'istituzione, del linguaggio, dell'immagine, del potere che fonda individua i canali che perpetuano un simbolico repressivo.

3) Un mezzo importante, però, è costituito all'autorità femminile. Riconoscere nel gruppo di donne di riferimento, e in una donna in particolare, un sapere e un'esperienza più ampi del proprio; qualcosa che faccia evolvere il desiderio dall'eredità della madre biologica a quella della madre simbolica e più avanti nella coscienza; per avere davanti un diverso modello di desiderio femminile. Dove trovare movimento in positivo e cui riferirsi con fiducia piena. Dove creare relazione al posto di individualismo, modalità tipicamente maschile.

4) Questo significa differenza, separatezza dal modello maschile, comunque si incarni nella vita di ciascuna: coppia repressiva, immaginario sessuale distorto, rincorsa di ruolo.

5) Il progetto di sottrazione dal potere maschile e costruzione di un nuovo simbolico non si riferisce solo ai rapporti quotidiani, ma anche all'ambito politico-statuale-istituzionale, il mondo del potere e del linguaggio sessuato ma occulto. Qui si deve tendere a sottrarre spazi e momenti di vita alla decisione e alla definizione giuridica e riconsegnare la prassi alla relazione fra le donne. Un esempio: il caso di una donna che si era liberamente accordata con un altra perché quest'ultima crescesse suo figlio nel suo utero, cosa che ha scombussolato il mondo morale e giuridico vigente in quanto atto esente dall'equazione azione-denaro.

6) A differenza dell'anarchia (anch'essa vorrebbe eliminare lo Stato per restituire la vita alle persone, intese però come individui), il progetto delle donne è basato sulla relazione, il confronto tra molte, l'autorità femminile. Per far sempre emergere il desiderio e il simbolico autentici. E la politica al servizio del desiderio, non il contrario.

E' una forma di pensiero decisamente affascinante e produttiva, che ricerca l'unità della persona e il dispiegamento di rapporti diversi, non solo per le donne. Un pensiero che ricorda il gioco dello shangai, dove Lia ci invita a togliere ora quel bastoncino ora quell'altro (cosa succede se non cerchiamo il potere? O se non andiamo a votare? O addirittura senza leggi e decreti?). E notare con sorpresa che il castello regge lo stesso. Magari anche meglio.

Bibliografia

  • La politica del desiderio, Pratiche, Parma 1995
  • Non credere di avere dei diritti, Rosenberg & Sellier, Torino 1987

Link

http://www.url.it/donnestoria/testi/deperini/img/lcdirittoa.htm

http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/291/40.htm

Il Pensiero Cavavero

fonte: http://www.filosofico.net/cavarero.htm

Il mondo non è abitato dall'"Uomo" – come invece sostiene la tradizione filosofica dai Greci fino al ‘900 -, ma da esseri umani, corporei e sessuati, unici e irripetibili. La domanda fondamentale della filosofia non deve più chiedere che cos'è l'Uomo o l'Essere, bensì chi sei tu. Da sempre la narrazione conosce l'importanza di questa domanda e risponde raccontando una storia. La filosofia può invece rispondere pensando l'identità, fragile ed esposta, di un sé che esiste in relazione con gli altri e la cui esistenza non può essere sostituita da nessun'altra. Il pensiero della differenza sessuale e quello di Hannah Arendt risultano decisivi per pensare questo carattere espositivo e relazionale dell'identità che lavora per una riedificazione radicale dell'etica e della politica. In un’intervista di fine anni ’90, così disse la Cavarero: "Ho molti interessi, ma il mio interesse filosofico fondamentale è quello di dare senso, di fare una filosofia, di praticare una filosofia sensata, ossia restituire a che cos'è, a ciò che è. E una delle caratteristiche di ciò che è, per quanto riguarda noi esseri umani è il fatto che ognuna e ognuno di noi è un essere unico, con una vita irripetibile. Questo mi sembra una realtà molto interessante e tuttavia tradizionalmente la filosofia non si interessa di questo. Lo ritiene un elemento secondario da indagare. Questo è esattamente l'aspetto della filosofia che a me piace di meno. Quindi cerco di praticare una filosofia che invece dia senso a questo nostro esistere, che è un esistere unico, incarnato, irripetibile, dove ne va di ognuno e di ognuna di noi". Nel femminismo classico si cercava di costruire l'identità femminile partendo da un soggetto centrale, il maschio, ed elaborando differenze rispetto a questo: in tal modo, la donna manteneva connotati di marginalità e risultava essere un polo contrapposto e non paritetico rispetto alla dominanza del polo maschile, che così diveniva quasi un soggetto universale neutro. Oggi, nell'epoca del post-moderno, lo sviluppo delle nuove tecnologie porta a riflessioni diverse. In Europa, e in genere nei paesi di lingua latina, prevalgono atteggiamenti quasi anti-tecnologici, che identificano nella Tekne ancora un simbolo del predominio maschile, portando in se' il rischio di arrivare ideologicamente a posizioni metafisiche. Nei paesi anglosassoni, la tecnica viene invece assorbita fino ad arrivare, in particolar modo nella Bay Area di San Francisco, alla nascita del cyberfemminismo, presente soprattutto nell'opera di Donna Haraway (autrice di "Manifesto Cyborg"). La tecnologia non e' più isolata e dicotomica di fronte all'umano, essere sessuato che nel processo si dissolve, incorpora e viene incorporato, fino ad arrivare ad un nuovo soggetto, fatto di uomo-animale-macchina, il CYBORG, ibrido di cibernetico e organismo. Il cyborg post-moderno accoglie il processo di autodissoluzione, senza preoccuparsi di mantenere un'identità sessuale, e si riconosce in tutti i frammenti che rimangono e che non possono più essere ricomposti in una qualsiasi totalità organica e narrazione. Per Donna Haraway, le identità di classificazione sono inutili e obsolete, costruite e determinate dall'ambiente, mentre l'identificazione in generi multipli diviene sovversiva nei confronti degli stereotipi dominanti. Adriana Cavarero ha un approccio critico rispetto a queste posizioni: affermando che si può fare a meno del concetto di appartenenza sessuale, si rischia di creare un immaginario non corrispondente al reale e non utilizzabile sul piano politico. Nello Stato moderno si ha un dominio di tipo territoriale con un ambito spaziale ben definito (i confini), centralizzato, razionalizzato e legittimato dal comando dato a chi in esso ha la rappresentanza. Nel territorio si delegano a presenze centrali compiti non sostenibili dalle assenze periferiche, dislocando cosi' le presenze con scansioni anche temporali e cerimoniali (elezioni). La rete, con la sua struttura a nodi inter-comunicanti, mette in crisi questo modello. Nascono contatti multipli e incontrollabili tra molteplici presenze virtuali, saltano i ritmi temporali, si sfasa lo stesso ciclo giorno-notte, anche perché il tempo del soggetto e' insufficiente rispetto ai tempi della rete. In un ambiente in cui saltano tempo e spazio, entrano anche in crisi i quadri di riferimento della politica fisica, e causa prima di questo e' proprio la comunicazione inter-attiva. Il mondo fisico non riesce più a contenere il mondo virtuale, e questo comporta un ripensamento radicale del concetto di democrazia. La Cavarero critica inoltre l'approccio della Haraway paragonandolo alla nascita di un nuovo pensiero mitologico, in cui tutte le figure hanno polivalenza semantica in quanto ibridi, si veda la Sfinge. E osserva che tutte le mitologie sono allusive sul problema sessuale, che non e' invece superfluo, ma viene sempre ribadito anche nello scambio dei ruoli, in cui mai si cancella la differenza. Pur sostenendo la validità del superamento delle dicotomie (es. uomo-donna come visto sopra), la relatrice vede un pericolo: un nuovo pensiero che non si dà però la possibilità di ri-pensare, e che, soprattutto nel concetto di genere, potrebbe portare ad una fuga dalla "datità" verso l'astrazione. Si rischia un nuovo processo di omologazione che, pur essendo fluido, diventa nuovamente uno stereotipo, in quanto tutto viene risucchiato dall'identità comune. In sostanza, all'antico sogno del primo femminismo, che voleva costruire una società più giusta, a cui la maggiore presenza femminile avrebbe dato contributi importanti per migliorare la vita umana, si contrappone il disorientamento del pensiero femminista contemporaneo, nel quale una critica corrosiva che raggiunge le origini del pensiero occidentale si unisce ad un senso di disgregazione culturale così totale da non dare spazio a nessun progetto di ricostruzione. Il saggio Le filosofie femministe presenta un saggio introduttivo di Restaino (dedicato alla ricostruzione storico-critica del pensiero femminista) e uno di Cavarero (di taglio teorico-interpretativo) e, infine, un’antologia di testi che chiude il volume. La lucida ricostruzione di Restaino - in cui si coglie il frutto di un'esercitata volontà di ascolto - offre una lettura storica degli sviluppi del pensiero delle donne, ripercorsi tramite un'esposizione dei singoli contributi teorici delle diverse autrici. L'autore (in ciò rimanendo fedele a un'interpretazione che fa dipendere gli inizi del femminismo dal processo storico delle rivoluzioni borghesi: una lettura - sia detto per inciso - certo non infondata, ma che focalizza piuttosto l'apparizione storica allo sguardo maschile di una soggettività femminile che le origini di un percorso che procede da prima e nonostante l'epoca apertasi nel 1789) ne individua gli albori negli scritti di Mary Wollstonecraft, che nel 1792 pubblicava a Londra la Rivendicazione dei diritti della donna. Da allora la riflessione femminista - con la "rivoluzione copernicana" del concetto di differenza sessuale - sarebbe proseguita senza soluzione di continuità, e Restaino ne segue il percorso in un itinerario per temi e aree culturali. Dalle inglesi Mary Wollstonecraft e Harriet Taylor alle americane Kate Millett e Shulamith Firestone, passando per Virginia Woolf e Simone De Beauvoir, fino ad arrivare alle pensatrici del femminismo italiano contemporaneo, Carla Lonzi, Luisa Murano e la stessa Adriana Cavarero: le affinità e le divergenze tra le diverse filosofie femministe vengono ripercorse, mostrandone le vicende, senza trascurare i più fecondi contatti tra femminismo e una certa tradizione filosofica maschile. La critica femminile al pensiero filosofico occidentale, infatti, è condotta con una libertà che permette di sviluppare alcune delle intuizioni teoriche maschili (tra i nomi ricordati dall'autore quelli di Mill, Engels, Marx, Freud, Derrida, Lacan, Foucault) in un senso imprevisto e di ciò il saggio dà ben conto. Ciò che non poteva essere previsto era un pensiero che riuscisse a superare i limiti di un contesto definito da ciò che Cavarero, nel suo saggio, chiama l'economia binaria dell'ordine simbolico patriarcale (in parole povere, la gabbia è quella dell'incapacità maschile di pensare a sé senza decidere una rappresentazione del sesso femminile a questo sé funzionale. E' così che il pensiero rimane impigliato nelle ben note dicotomie con poli positivo/negativo: cultura/natura, mente/corpo, pubblico/privato e, chiaramente, uomo/donna). Di costruire quell'ordine appunto si tratta e Adriana Cavarero mostra come su questo le interpretazioni e le strategie femminili si differenzino, anche notevolmente. Lo stesso scritto di Cavarero non vuole essere una neutra esposizione delle vicende filosofico-politiche del movimento femminista, ma si presenta esplicitamente come una presa di posizione all'interno di un panorama variegato, di cui si ricostruiscono rilievi e contorni, con un'attenzione tanto preziosa quanto insolita al radicamento della riflessione filosofica in luoghi precisi: l'autrice a questo riguardo parla di "configurazione geofilosofica", perché nel recente dibattito femminista "non si tratta solo di varie correnti, e perciò di diversi stili di linguaggio e di pensiero che si incrociano. Si tratta anche di una diversa espansione e clonazione di tali incroci secondo aree geografiche, e perciò linguistiche, distinte". Le diverse posizioni delle pensatrici su cui Adriana Cavarero si sofferma sono dunque analizzate in riferimento a precise aree geografico-culturali (dai confini mobili e discontinui), e soprattutto secondo l'interpretazione "di parte" che l'autrice chiarisce fin dall'inizio del saggio e che la avvicina, è Cavarero stessa a suggerire l'accostamento, a filosofe come l'inglese Christine Battersby, a dispetto della configurazione geofilosofica che dovrebbe collocarle.