Yakovlev Yak-9
Con lo Yak-9 l’URSS dispose forse del miglior caccia per le quote medio-basse costruito durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo sviluppo
Dopo la riuscita del progetto Yak-1 l’ufficio progetti di Yakovlev non dormì sugli allori, anche perché la situazione era ancora estremamente critica, con i tedeschi che continuarono ad infliggere dure perdite all’Armata Rossa lungo tutto il fronte, mentre la V-VS spesso non riusciva a compensare con il coraggio e il numero la migliore tecnica di combattimento dei piloti della Luftwaffe. Rielaborare lo Yak-1 superandone i limiti divenne possibile accettando che l’ala venisse riprogettata con i longheroni in lega leggera piuttosto che in legno, dando vita allo Yak-7DI. Direttamente da quest’ultimo venne derivato, con poche altre modifiche, lo Yak-9. Questo significava che dall’originale caccia si sarebbero diramate due differenti evoluzioni: una che portò ad una macchina leggera e adatta solo ai combattimenti aerei, lo Yak-3, l’altra che invece accettava addirittura di incrementare il peso per avere una maggiore scelta di armamenti e quindi una migliore flessibilità operativa, e questa linea portò con grande rapidità, per l’appunto al ‘9. Fu possibile introdurre in fretta questo nuovo apparecchio da combattimento e i risultati non sarebbero mancati.
Tecnica
Si trattava di un piccolo monoplano di costruzione mista, molto simile allo Yak-1 al quale rimandiamo. La differenza erano i longheroni metallici delle ali, il motore VK-105PF e la cappotina a bolla. Non molto se si considera che lo Yak-1M e soprattutto lo Yak-7 già erano giunti a queste innovazioni. Anche i radiatori dell’olio vennero però modificati. La struttura della macchina venne irrobustita e migliorata in ogni punto, e le armi e motori sistemabili a bordo giunsero ad essere quanto di più vario i sovietici riuscirono a realizzare con i loro monoposto.
Versioni
Tra i modelli che seguirono al caccia basico, esisteva l’originale Yak-9B, un bombardiere con stiva interna per 400 chili di bombe.
Lo Yak-9T era un modello anticarro, che poteva usare nel mozzo dell’elica un cannone NS-37 calbro 37 mm, dotato di 32 colpi. Era possibile spararne non più di 3 per raffica. Era disponibile anche una mtg. Cal. 12,7 mm.
Lo Yak-9K aveva invece un cannone addirittura calibro 45 mm, ma solo un colpo per volta era consentito sparare. I cannoni anticarro erano ovviamente utili anche contro i bombardieri, meno verso i caccia (specie il 45 mm).
Per le missioni di scorta era invece stato previsto lo Yak-9D, con 1.300 chilometri di autonomia. Armamento ridotta a un’arma da 20 mm e 1 da 12,7, vel. max. 600 km/h a 3.500 metri. Indicato per la scorta ai bombardieri tattici. Lo Yak-9DD aveva invece compiti strategici tra cui la scorta ai bombardieri angloamericani quando eseguivano missioni spola tra l’Inghilterra e l’Urss. Aveva 2,200 chilometri di autonomia e un reggimento venne schierato anche in Yugoslavia per aiutare i partigiani antinazisti.
Yak-9U e P: Versioni finali, la prima aveva il motore VK-107 che rendeva possibile raggiungere i 700 km/h a 5.500 metri oltre ad una struttura totalmente metallica mentre il secondo, 30 km/h più lento, venne prodotto come variante postbellica di largo impiego, per esempio in Korea
Impiego operativo
I primi Yak-9 entrarono in azione sopra l’inferno di Stalingrado, nel 1942, dando subito filo da torcere ai caccia tedeschi. In seguito, i caccia russi, spesso chiamati “gli spitifires sovietici” per il loro tipo di motore raffreddato a liquido e le eccellenti prestazioni (ma a quote medio-basse, non avendo motori sovralimentati), si fecero valere sempre di più, ottenendo una complessiva superiorità aerea negli ultimi 2 anni di conflitto. Il loro ruolo comprendeva anche l’attacco anticarro, il bombardamento tattico, la scorta strategica e tattica ai bombardieri, e nell’ultimo anno di guerra entrò in linea lo Yak-9U, capace sotto i 7.000 metri di surclassare qualunque caccia tedesco. Il Gruppo Normandie-Niemen, formato da volontari francesi che combatterono nel fronte russo, ottenne con tutti i tipi di caccia Yak ma soprattutto i ‘9, oltre 200 vittorie aeree (secondo alcune fonti, meno, ma comunque un risultato impressionante per un singolo gruppo che equivalse le gesta delle “tigri volanti” in Cina).
Nel dopoguerra i caccia ad elica Yakovlev erano ancora molto diffusi, e vennero impiegati in combattimento in Korea, finendo però presto per essere distrutti dalle azioni aeree statunitensi. Pare però che uno di loro abbatté addirittura un B-29 sorpreso a quote non molto elevate. Il modello impiegato era il “P”, leggermente perfezionato rispetto all’U del tempo di guerra.
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