Gervasio e Protasio
Santi Gervasio e Protasio, martiri milanesi della cristianità e fratelli gemelli.
Le notizie sulla loro vita si perdono nel tempo e sono giunti a noi solo pochissimi documenti. Non si conoscono le loro date di nascita nemmeno con precisione il momento storico in cui vissero. Alcune fonti come la Datiana historia ecclesiae Mediolanensis raccontano che professarono la loro fede durante la dittatura di Nerone e che furono convertiti al cristianesimo, assieme ai loro genitori, dal vescovo di Milano San Caio. Siamo in un momento storico caratterizzato da una feroce persecuzione nei confronti dei cristiani.
Fonti più precise e più attendibili invece fanno scivolare le loro vite nella metà del III secolo, durante le persecuzioni nei confronti dei cristiani di Decio o Valeriano. Oppure vissero durante la persecuzione di Diocleaziano di alcuni anni dopo.
Dalla passio scritta da un autore anonimo riusciamo a ricavare alcune notizie certe sulla loro esistenza.
Sappiamo che anche i loro genitori furono martiri della cristianità. Il padre Vitale venne ucciso mentre si trovava a Ravenna e la madre Valeria fu assassinata sulla via di ritorno per Milano. Appena venuti a conoscenza della morte dei genitori, Gervaso e Protaso non premeditarono nessuna vendetta, anzi decisero di vendere tutti i beni di famiglia per distribuire il ricavato ai poveri di Milano. Passarono poi dieci anni della loro vita a pregare, meditare e professare tutti i dettami della cristianità.
Quando il generale Anastaso passò con le sue truppe nella città li denunciò come cristiani e li additò come persone da punire e da redimere. I due santi furono arrestati, torturati ed umiliati. A Protaso fu tagliata la testa con un colpo di spada, mentre Gervaso morì di stenti per i numerosi colpi di flagello ricevuti.
I loro corpi sono stati ritrovati il 7 giugno 386 nell'antica zona cimiteriale, che oggi è compresa tra la caserma Garibaldi della Polizia di Stato e l'Università Cattolica, a causa di uno scavo che il vescovo Ambrogio di Milano fece operare. Nessuno conosceva l'identità delle due spoglie, il loro ricordo era andato quasi completamente perduto. Il segretario di e biografo di s. Ambrogio narra che i due corpi furono riconosciuti grazie a una rivelazione che lo stesso Ambrogio ebbe.In realtà Ambrogio in uno scritto successivo afferma che ebbe un presentimento e non una vera e propria rivelazione.
Nel 386 la basilica di Milano, attribuita attualmente a s.Ambrogio, era stata appena finita di costruire. Il 19 giugno Ambrogio la consacrò ufficialmente con l'elezione a santi di Gervasio e Protasio e con la deposizione delle loro reliquie in un grande loculo sotto l'altare della Basilica stessa. Documenti dell'epoca ci raccontano che alla traslazione delle reliquie partecipò una folla enorme ed entusiasta. Secondo alcune fonti poco attendibili la deposizione delle reliquie di Gervasio e Protasio fu un espediente che Ambrogiò utilizzo per attirarsi il favore delle folle e per allontanare le pretese degli ariani che richiedevano l'assegnazione di una basilica milanese al loro culto.
Immediatamente la notizia si diffuse in tutta Italia, il loro culto si diffuse inizialmente nelle città del nord: Brescia e Ravenna per poi giungere fino a Roma. Durante il pontificato di Innocenzo I venne eretta una chiesa in loro nome, attualmente la chiesa di san Vitale.
La loro popolarità si diffuse in tutto il mediterraneo, per questo motivo la data del 19 giugno è dedicata a loro dai più importanti calendari e sacrementari.
Attorno al VI secolo molto probabilmente venne effettuata una ricognizione dei loro corpi.
Nel 835 in occasione del rifacimento della Basilica di s.Ambrogio ad opera di Angelberto II le spoglie dei due santi e quelle di s.Ambrogio furono rimosse dai loculi e poste in un'unica urna di porfido.
Il 13 gennaio 1864 la Chiesa operò una attenta ricognizione delle zone sottostanti l'altare della Basilica di Sant'Ambrogio. Trovarono i due loculi vuoti, uno grande, dedicato ai due santi e uno più piccolo dedicato alle spoglie di s. Ambrogio.
L' 8 agosto 1871 l'urna di porfilo venne aperta, risultava quasi completamente piena d'acqua stranamente limpidissima, sul fondo stavano adagiati 3 scheletri che furono attribuiti ai tre santi Ambrogio, Gervasio e Protasio.
Il 14 maggio 1874 le reliquie dei santi sono state deposte in una nuova urna più preziosa.