Membri principali UfC:[1] Europa:

Asia

America


Uniting for Consensus è un gruppo (soprannominato "the Coffee Club") nato alla fine degli anni 1990 per opporsi all'espansione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il gruppo è stato fondato nel 1995 dal Rappresentante Permanente dell'Italia all'ONU Francesco Paolo Fulci, in collaborazione con gli Ambasciatori d'Egitto, Messico e Pakistan. Nel 1998 l’Ambasciatore Fulci è stato il proponente e principale sostenitore della risoluzione procedurale, presentata dai Paesi del “Coffee Club” ed approvata dall’Assemblea Generale, con la quale si stabiliva che qualsiasi risoluzione, documento o decisione sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, in qualunque stadio del processo di riforma, debba essere adottata con la maggioranza dei due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite. Di recente il gruppo è stato riportato in auge dall'Italia, oggi il gruppo ha una quarantina di membri che voglio impedire al c.d.G4 di ottenere un seggio permanente nel Consiglio. I leader sono l'Italia, il Pakistan, la Corea del Sud, l'Argentina e il Messico.

Membri principali di Uniting for Consensus

Il G4 è composto da Germania, Giappone, Brasile e India. Giappone e Germania sono il secondo e il terzo contribuente nei finanziamenti forniti all'Onu, il Brasile e l'India sono fra i due Paesi che conferiscono il maggior apporto di truppe alle missioni di peace-keeping sotto mandato delle Nazioni Unite.

Tra i membri del gruppo Uniting For Consensus figurano:

  • Argentina, Colombia, Messico - che si oppongono al seggio per il Brasile
  • Italia, Olanda e Spagna - che si oppongono al seggio per la Germania
  • Cina, Corea del Sud - che si oppongono al seggio per il Giappone
  • Pakistan, Cina - che si oppongono al seggio per l'India (ma di recente la Cina ha offerto il suo sostegno all'India)
  • Canada - che si oppone in linea di principio all'aumento del numero di membri non permanenti del Consiglio.

Il fallimento della riforma nel summit mondiale del 2005

L'Assemblea Generale del 2005, anno del 60° anniversario dell'organizzazione, doveva approvare l'allargamento del Consiglio, queste le posizioni dei principali gruppi:

  1. Il G-4 proponeva una riforma che garantisse l'equilibrio politico, demografico ed economico del CdS, aveva proposto perciò un allargamento dello stesso a 25 Stati: sei nuovi seggi permanenti e 4 non permanenti con mandato non rinnovabile (all’Africa 2 seggi permanenti e 1 non permanente, all’Asia 2 permanenti e 1 non permanente, all’America Latina 1 seggio permanente e 1 non permanente, all’Europa occidentale 1 seggio permanente, infine all’Europa orientale 1 seggio non permanente).
  2. I Paesi africani (53) speravano di poter conferire un ruolo di primo piano al continente africano all’interno del Consiglio di Sicurezza attraverso l'assegnazione di due seggi permanenti e di tre nuovi seggi non permanenti.
  3. La posizione del gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell’Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri (aggiungendo agli attuali 5 permanenti 20 membri non permanenti, con mandato biennale): 6 all’Africa, 4 all’America Latina e i Caraibi, 3 all’Europa occidentale, 2 all’Europa orientale.


Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per sé un seggio permanente (Egitto, Nigeria, Sudafrica) e gli altri Stati del continente nonché alle tensioni USA-Germania dovute alla guerra in Iraq del 2003.[2]


Collegamenti esterni

Note