Il processo Fadda fu un processo per omicidio nell'ottocento che suscitò una morbosa curiosità, alimentata da un certo tipo di giornalismo in particolare del Messaggero.[1].

Giosuè Carducci scrisse per l'occasione A proposito del processo Fadda per deplorare la curiosità di signore e signorine sui particolari della vicenda.

L'ucciso era il capitano Giovanni Fadda, reduce delle guerre risorgimentali, dove aveva acquisito gloria, ma anche aveva perduto la viriltà. Ciò nonostante aveva sposato Raffaella Saraceni, che era particolarmente bella. La giovane lo tradisce ben presto. Incontra poi un cavallerizzo Pietro Cardinali che il 6 ottobre del 1877 uccide con 23 pugnalate il capitano Fadda.

Il processo si celebra nel 1879 e porta la condanna all'ergastolo per il Cardinali. Raffaella Saraceni, riconosciuta come mandante, viene dapprima condannata ai lavori forzati a vita. Dopo il ricorso in cassazione, sostenuto dai maggiori principi del foro italiani,[2] la pena è fissata in trent'anni di reclusione che grazie al buon comportamento e a provvedimenti di clemenza, vengono ulteriormente ridotti e la Saraceni esce dal carcere dopo 10 anni.

Il fatto, che avvenne quasi contemporaneamente ad altri che ugualmente avevano interessato dame della buona società romana, impressionò grandemente l'opinione pubblica, anche se la spettacolarizzazione del processo suscitò, fin da allora, severe critiche.[3]

Note

  1. ^ Luigi Arnaldo Vassallo, direttore del Messaggero, grazie a degli speciali dedicati al processo Fadda, riuscì ad aumentare la tiratura del giornale
  2. ^ Il caso divenne di estrema rilevanza anche per le sue implicazioni legali e la raccolta delle difese fu pubblicata e studiata persino nelle università all'estero[1]
  3. ^ Corriere della Sera

Bibliografia

Domenico Pertica " Fatti, fattacci e personaggi della Roma umbertina " edizioni Newton Compton ISBN: 8879832816

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