Ettore Petrolini
Ettore Petrolini (Roma, 13 Gennaio 1886 - 29 Giugno 1936), fu un attore ed un autore italiano, specializzato nel genere comico. Insieme con Totò, è considerato il massimo esponente di quelle forme di spettacolo che un tempo si soleva definire come teatro minore, etichetta che identificava il teatro di varietà, la rivista, l'avanspettacolo, ma anche le entrées dei clown nel circo.
Da Roma al Mondo
Romano, anzi romanissimo, figlio di un fabbro ferraio e nipote del falegname di Via Giulia (in un quartiere al tempo molto popolare del centro) e quindi "popolano del miglior lignaggio", Petrolini esordì - vuole la leggenda - nella bottega del nonno, per il gusto del vicinato, ma ben presto (nel 1903) trovò il suo primo ingaggio come macchiettista in un caffé-concerto della capitale; iniziava un lungo percorso che sarebbe poi proseguito pressoché ininterrotto, da un locale all'altro, talvolta anche cantando, arricchendo così i suoi numeri come si conveniva nell'epoca degli chansonniers, ma restando intrattenitore da sorriso. Imprescindibile punto di riferimento critico sull'opera di Petrolini è il volume di Franca Angelini, Petrolini : la maschera e la storia.
L'arte povera della macchietta
Fu in questa prima fase artistica che raffinò le sue abilità nella resa della macchietta, anche certamente giovandosi della inevitabile ma insostituibile interazione con un pubblico sempre salace e duramente critico come quello della sua città. Nel tempo sarebbero nate macchiette che sono oggi parte, a pieno titolo, della tradizione teatrale italiana e che da questa sono approdate sino al retaggio, come ad esempio - ma non solo - quella di "Gastone", il gagà, della quale sono popolarmente assai noti molti brani, rimati e non.
Insieme con Gastone (la madre, che aveva il senso dell'economia sviluppato fino alla genialità, lo chiamava Tone per risparmiare il Gas), furono il "sor Capanna", "Giggi er Bullo", Fortunello e molti altri, fra i quali Nerone, personaggi che presso il popolo presto divennero entità dotate di proprie prepirandelliane personalità, ad accompagnare Petrolini al successo in teatri sempre più prestigiosi, dinanzi ad un pubblico sempre più sofisticato.
L'esibizione al noto Salone Margherita segnò un punto di svolta della sua carriera artistica, consentendogli di presentare le qualità dell'attore (e quelle dell'autore) anche al feroce esame della critica dotta e del pubblico elegante.
La crescita artistica
Non più solo vivida incarnazione di un'anima disincantata e beffarda prettamente romana, divenne dunque personaggio simbolo, ma è più idoneo chiamarlo istrione (nel senso nobile del termine), di un'arte che scintillava fra l'assurdo, la satira, lo scherno, il minimalismo ed il qualunquismo (ante litteram), ora adatto ad un pubblico non solo cittadino, ed anzi presto nemmeno solo nazionale: dopo il discreto successo di una tournée in Sud America, la sua interpretazione del Medico per forza di Molière fu uno strepitoso successo sia a Parigi, dinanzi alla Comédie Française, sia a Londra.
In mezzo vi furono centinaia di repliche per ciascuno degli spettacoli messi in scena, e furono molti e talvolta di grandi autori (anche Ugo Ojetti e Renato Simoni), nei quali pian piano si perfezionavano tutte le tecniche e tutte le ragioni concettuali della sua arte. La parodia satirica, che colpì Amleto, Faust e Nerone, crebbe come la capacità di macchinare sulle parole, mentre la mimica - fu detto - sembrava aver superato i limiti muscolari.
Il cinema
Nel 1930, dopo alcuni cortometraggi muti negli anni precedenti, il cinema lo accolse a recitare in 3 film, Il cortile, Medico per forza (di Carlo Campogalliani) e soprattutto Nerone (di Alessandro Blasetti, Castellacci e Pingitore), le cui immagini sono probabilmente a tutti note. All'incontro con i quasi esordienti Castellacci e Pingitore, si è da taluni ascritta una giovevole influenza sulla commedia "Chicchignola", dell'anno successivo, per molti il suo maggior lavoro.
La fine
Abbandonato definitivamente il palcoscenico nel 1935, Petrolini scrisse altri due manoscritti, "Il metropolitano", commedia sconosciuta, e un libro di ricordi, "Un pò per celià, un pò per non morir", colpito da una gravissima malattia, morì all'alba del 29 giugno 1936, a 52 anni, fu seppellito nella cappella di famiglia, e dopo la guerra ai Parioli.
Il valor dell'arte povera
La riconsiderazione delle forme teatrali minori, operata nell'ultimo quarto del Novecento, ha consentito di rendere nuova attenzione a Petrolini, altrimenti destinato - come peraltro egli stesso pallidamente temeva - ad un inesorabile oblio, insieme agli altri colleghi che, partiti guitti, o al più commedianti a canovaccio, tutte le strade del palcoscenico avevano percorso, ma mai quelle delle opere "colte".
In particolare, però, Petrolini si trovò non poco avvantaggiato dal fatto che molti dei suoi gustosi testi, grazie anche alle prime registrazioni sonore, potevano essere ed infatti vennero ripetutamente diffusi dalla radio; inoltre, la macchietta anche cinematografica di Nerone (con lo strepitoso duetto "bravo-grazie" fra il protagonista e il pubblico - mutuato forse da qualche estemporaneità degli esordi) si era nel tempo caricata di una valenza di satira, nella quale non pochi avevano intraveduto una qualche affinità con Mussolini (ma tale considerazione non è unanimemente condivisa, anche perché - lo si ricordi bene - il pezzo su Nerone è del 1917, quindi largamente antecedente all'avvento del regime fascista). Chiunque fosse il destinatario del beffardo ritratto, lo sketch gli era valso una popolarità che la televisione non mancò di amplificare.
Se il consenso del pubblico non gli era mai mancato, e sempre restava pronto a riaccoglierlo, i numerosi commenti favorevoli di celebrati ed importanti artisti ed autori, dei quali Aldous Huxley era forse il più entusiasta, costantemente mantennero almeno un barlume di considerazione su un popolano imprevedibile anche nel resuscitare, artisticamente, da un dimenticatoio già vischioso.
Un artista, mille arti
Fu amato anche dai futuristi, per le sue soprendenti capacità di destrutturare la comunicazione verbale, giocando sulla fonetica ed anzi anteponedola alla semantica; in questo Petrolini aveva anticipato di qualche decennio il futuro teatro dell'Assurdo di Beckett o di Ionesco o di Adamov (a questi canoni è spesso accostata l'opera I salamini), oltre che una pletora di moderni lavoratori della parola.
La sua straordinaria capacità di intrattenere il pubblico, magari anche aggredendolo, ma sempre cercando di coinvolgerlo nell'arte della commedia, sottraendolo alla tradizionalmente passiva fruizione prevista dalle modalità sceniche mimetiche, fanno di lui anche un importante precursore (forse inconsapevole) del teatro epico teorizzato da Brecht. In questo senso si pensi alla sua tecnica dello slittamento.
Petrolini ha influenzato molti attori e scrittori successivi: tra i molti, si cita anche Dario Fo (cfr. Simone Soriani, "Mistero buffo", dal Varietà al teatro di narrazione, in Concetta D'Angeli - Simone Soriani, Coppia d'arte - Dario Fo e Franca Rame, Plus, 2006), e tracce della sua influenza sono state intraviste anche nei moderni "narr-attori" (Paolini e Celestini su tutti).
Sull'uomo esiste a Roma una vasta aneddotica popolare, segno di una tuttora diffusa presenza della sua figura al di là dei ceti e delle divisioni sociali urbane, che si perpetua principalmente per tradizione orale costituendo uno degli elementi radicalmente culturali dell'Urbe; il più noto è quello di Petrolini sul letto di morte che all'apparire del prete con l'olio santo (per l'estrema unzione) avrebbe esclamato: "E mo' sì che so' fritto...".
Filmografia
- Petrolini disperato per eccesso di buonumore (1913)
- Mentre il pubblico ride (1919)
- Nerone (1930)
- Il cortile (1930)
- Medico per forza (1931)
- Chicchignola (1931)
- Petrolineide [Antologia] (1949)
- Petrolini [Antologia] (1952)
Bibliografia
- "Modestia a parte", autobiografia, 1932
- "Un po' per celia, un po' per non morire", di Ettore Petrolini, 1935
- "Abbasso Petrolini", di Ettore Petrolini (raccolta di critiche sfavorevoli), 1922
- Petrolini, "Teatro di Varietà", Einaudi 2004