Semiramide
Semiramide (...) è in parte una figura leggendaria, anche se da molti è stata accostata alla regina babilonese Sammuramat (o Shammuramat), moglie del re assiro Shamshiadad V (che governò dall'811 all'808 a.C.) e reggente per il figlio Addu-Nirari III.



Biografia
Sulla biografia della regina Semiramide ci sono rimaste notizie contrastanti o incomplete, dovute al fatto che la sua figura è o è diventata leggendaria, e consta di molti varianti.
Di lei si disse che era sfrenata e lussuriosa nonché incestuosa (per i rapporti che avrebbe avuto con il proprio figlio). Ne parlano Giustino (martire cristiano del II secolo), Agostino di Ippona e il suo discepolo Paolo Orosio (dal quale attinse poi anche Dante Alighieri)[senza fonte]. Le tradizioni sono diverse: per alcuni fece legittimare l'incesto col proprio figlio, per altri fu scacciata e uccisa dal figlio per sottrarle il potere, per altri ancora finì suicida.
Si diceva fosse figlia della dea Derceto e del siriano Caistro, sposa di Onne, poi del re Nino (Adad Nirari o Adad Ninari).
Erodoto (V secolo a.C.) e il sacerdote babilonese Beroso (III secolo a.C.) sono forse i più attendibili e obiettivi[senza fonte], e ne parlano come grande sovrana che durante il suo regno conquistò la Media, l'Egitto e l'Etiopia, insieme a grandi opere di pace come l'edificazione delle mura e dei giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico.
Babilonia per i suoi liberi costumi in parte ancora matriarcali faceva parecchio scandalo alla Chiesa Cattolica[senza fonte], S.Giovanni non a caso nell'Apocalisse definisce Babilonia "La Grande Meretrice". Per questo Semiramide già nel Medioevo divenne un esempio di licenziosità e crudeltà soprattutto per gli scritti di Orosio (V secolo) da cui prende spunto Dante per infilare la regina nel suo Inferno (Inf. V, 55-60). Anche Boccaccio, nel De mulieribus claris, la condanna come ambiziosa, libidinosa e crudele. Nel libretto dell'opera omonima di Rossini poi c'è un richiamo all'Orestiade in quanto Semiramide è colpevole dell'uccisione del re defunto ed è suo figlio che per errore la uccide.
Christine de Pizan nel libro La Città delle Donne nel XV secolo è l'unica dell'epoca che ne parla positivamente: la storia di Semiramide è inoltre il soggetto del dramma La hija del aire di Pedro Calderon de la Barca.
François Rabelais, nel Primo Libro di Pantagruele, inserisce la regina nella lista grottesca di regnanti mandati all'Inferno nel sogno di Epistemione. Come nella miglior tradizione carnevalesca[1], l'Inferno rappresenta il rovesciamento del mondo terreno: i regnanti del passato vengono abbassati a occuparsi dei lavori più abietti, e qui la regina Sermiramide è una spidocchiatrice di straccioni.[2]
Curiosità
- Si narra che la causa che portò alla guerra contro l'Armenia, fu la bellezza del re Ara il Bello: infatti, secondo la leggenda, Semiramide fu spinta dal volerlo vedere e non c'era altro modo che con una battaglia.[senza fonte]
- Giorgio Gaber nel brano "Corinna", del suo album "Sexus et politica" (1970), cita Semiramide come esempio di bellezza e sensualità.
Note
- ^ Michail Bachtin, L'opera di Rabelais e la cultura popolare, Torino, Einaudi, 1979
- ^ François Rabelais, Pantagruele, Primo Libro, capitolo 30, intitolato "Come Epistemione, che aveva la taglia testata, fu guarito da Panurgo e come riportò notizie dei diavoli e dei dannati", pp. 533 - 546.
Bibliografia
- Boccaccio, De mulieribus claris
- Erodoto di Alicarnasso
- Giustino
- Agostino di Ippona
- Paolo Orosio
- Dante Alighieri
- Beroso
- Christine de Pizan, La città delle donne
- François Rabelais, Gargantua e Pantagruele, Torino, Rizzoli, 1984 ISBN 88-17-16505-0
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