Eugenio Corti

scrittore e saggista italiano (1921-2014)
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Eugenio Corti (Besana in Brianza, 21 gennaio 1921) è uno scrittore e saggista italiano.

Biografia

Tutti i dati riportati in questa sezione e le citazioni delle parole di Eugenio Corti sono tratti dal volume di Paola Scaglione dal titolo Parole scolpite. I giorni e l'opera di Eugenio Corti (Edizioni Ares, Milano 2002)

L'infanzia e la formazione (1921-1941)

Primo di dieci figli. Il padre Mario è un industriale tessile che aveva cominciato a lavorare a tredici anni come garzone in un negozio tessile: con grande impegno e con il passare del tempo, riuscirà ad acquistare con i fratelli la fabbrica tessile in cui lavora (si tratta della ditta "Nava" di Besana in Brianza); agli inizi degli anni Cinquanta le fabbriche sono divenute quattro (con una sede anche nel napoletano), con poco meno di milleduecento dipendenti. Tra i numerosi fratelli di Eugenio Corti, nel 1925 nasce anche Piero, futuro medico missionario laico in Uganda.

Eugenio Corti frequenta al paese le scuole elementari, ma, a causa di una malattia del padre, nel 1931 viene iscritto al collegio San Carlo di Milano, dove studierà per i dieci anni successivi. Nel 1940 gli studi si interrompono: il 10 giugno l'Italia entra in guerra e Corti si arruola.

Gli anni della guerra (1941-1945)

Agli inizi di febbraio 1941, Corti si presenta alla caserma del Ventunesimo reggimento artiglieria divisionale a Piacenza, per un primo addestramento di sei mesi; seguiranno altri sei mesi alla Scuola allievi ufficiali di Moncalieri, dove diventa sottotenente. Nel frattempo inoltra la richiesta di essere destinato al fronte russo, che raggiunge nel giugno 1942. Dopo aver stabilito il fronte sul Don, alla fine dicembre viene dato l'ordine all'esercito italiano di abbandonare le postazioni e di ritirarsi. Senza mezzi e senza alimenti sufficienti i battaglioni italiani vengono decimati. Quello di Corti, costituito da oltre 17.000 soldati, ne perde 13.000. I ventotto giorni della ritirata sono i giorni più drammatici della sua vita, che contribuiscono a delineare la sua vocazione di scrittore. Rientrato in Italia viene dapprima curato a Merano e poi rientra a casa per la convalescenza. Il 26 luglio 1943 rifiuta la licenza che i medici dell'ospedale di Baggio vogliono accordargli per le condizioni di salute, sostenendo: "Sono sottotenente e devo fare la mia parte: se c'è da sostenere un'ultima difesa, non è decente che io la lasci sostenere solo ad altri".

Rientra in caserma a Bolzano, viene poi trasferito a Nettunia, da cui, dopo l'8 settembre, si dirige verso il sud a piedi, in compagnia dell'amico sottotenente Antonio Moroni, per riunirsi all'esercito regolare. Queste vicende, e tutte quelle riguardanti la guerra di liberazione, sono narrate nel romanzo Gli ultimi soldati del re. Dopo un periodo nei campi di riordinamento in Puglia, Corti entra volontario nei reparti dell'esercito regolare italiano nati per affiancare gli Alleati nella liberazione dell'Italia.

Le prime opere (1945-1972)

Nel settembre 1945, ritornato alla vita borghese, il primo problema che si pone all'attenzione del giovane Corti è la laurea in Giurisprudenza, che consegue nel 1947. Nel giugno del 1947 pubblica I più non ritornano, il suo primo libro, sulla ritirata di Russia, da lui così dolorosamente vissuta.

I più non ritornano (1947)

Originariamente pubblicato da Garzanti (attualmente disponibile presso l’Editore Mursia), è la prima opera narrativa di Eugenio Corti. Si tratta di un resoconto realistico, al punto che l'autore si dice disposto a giurare sull’esattezza di tutto quanto ha riportato nel volume: volontariamente ha eliminato infatti ogni episodio di cui non conservasse ricordo più che certo. È uno dei diari della ritirata di Russia più forti, sconvolgenti e coinvolgenti che siano mai stati scritti: racconta gli avvenimenti vissuti da Corti e dai soldati italiani nei 28 giorni che vanno dal pomeriggio del 19 dicembre 1942 alla sera del 17 gennaio 1943, con lo sfondamento del fronte italiano ad opera delle divisioni russe, e la conseguente distruzione del XXXV Corpo d’Armata.

Alla sua uscita nelle librerie, questo diario ottiene un grande successo, oltre a raccogliere recensioni entusiaste di Benedetto Croce e Mario Apollonio. Nella prefazione questi cita quello che è diventato uno dei brani più celebri del romanzo: "Il carabiniere – amico d’uno dei nostri uomini – mi raccontò anche una strana avventura capitata ad Arbusov. Si trovava a far capannello con altri quattro o cinque soldati, quando in mezzo a loro era esploso un razzo di katiuscia, che aveva abbattuto tutti, lasciando in piedi lui solo. L’impressione era stata fortissima, anche perché gli altri apparivano letteralmente dilaniati; uno aveva avuta la parte anteriore del torace asportata di netto da una scheggia: si vedevano polmoni, cuore e stomaco intatti: "Come si fosse aperto un libro" mi spiegò. Per il trauma il carabiniere era uscito di sé, e s’era convinto di essere morto: non era più lui che viveva, ma la sua anima. Era rimasto in tale convinzione per alcuni giorni, finché trovato del cibo, si era potuto rinforzare un poco. Durante quel periodo andava all’attacco con gli italiani, e li incitava con la voce e col gesto; non sparava però, e non si riparava dal piombo nemico, perché un morto non può né uccidere né essere ucciso."

I poveri cristi (1951)

Dopo la laurea, Eugenio Corti inizia immediatamente la stesura del suo secondo libro, I poveri cristi: l'argomento è la guerra di liberazione dell'Italia. È una sorta di continuazione del primo libro, e narra le vicende del soldato Eugenio Corti, il quale, dopo essersi ripreso dalla ritirata di Russia, rimette i panni del soldato per ricostituire il nuovo esercito italiano dopo la vergogna dell’8 settembre, a sostegno delle truppe alleate impegnate a scacciare l’esercito nazista dall’Italia.

Sempre più convinto che fosse vicina a scoppiare la rivoluzione comunista, Corti decise di pubblicare il libro appesantito da riflessioni mal assorbite nel racconto perché, in caso di rivoluzione, intendeva combattere contro i comunisti (precisamente come aveva combattuto contro i nazisti). Il lavoro verrà rielabirato e pubblicato nel 1994 con il titolo Gli ultimi soldati del re.

Il successo del primo libro non basta a garantire a Corti un rapporto duraturo con la casa editrice: dopo la pubblicazione del suo primo libro, la Garzanti comunica allo scrittore che non è disponibile a pubblicare altre sue opere, senza ulteriori spiegazioni.

Nel maggio 1951, ad Assisi, Eugenio Corti sposa Vanda dei Conti di Marsciano, conosciuta nell'estate del 1947 all’Università Cattolica di Milano (il matrimonio viene celebrato dall'amico Don Carlo Gnocchi). Nello stesso anno, lo scrittore comincia a lavorare nell'industria paterna: opererà per una decina d'anni proprio durante un periodo di grave crisi, descritta minuziosamente nel romanzo Il cavallo rosso. In questi anni di lavoro, Corti si dedica anche ad un approfondito studio teorico e storico del comunismo; uniti alla sua personale esperienza in terra sovietica, questi studi lo metteranno in grado di capire cosa esattamente sta accadendo in Russia tanto da permettergli con lucidità intellettuale veramente unica di spiegare i motivi del fallimento - peraltro inevitabile - dell'ideologia comunista.

Processo e morte di Stalin (1962)

Frutto di questi studi sarà la tragedia Processo e morte di Stalin, scritta tra il 1960 e il 1961 e rappresentata per la prima volta il 3 aprile 1962 presso il Teatro della Cometa di Roma dalla Compagnia Stabile di Diego Fabbri. Questo testo, mettendo in scena direttamente i protagonisti della dirigenza sovietica, Stalin, nelle vesti di accusato, Krusciov e Beria come accusatori, espone con chiarezza le ragioni per le quali, nei paesi dove si è tentato di impiantarla, non è stato possibile costruire la società comunista, anzi non vi si è potuto costruire nemmeno il suo "primo gradino", cioè la società socialista. Del necessario fallimento del marxismo, qui descritto e annunciato, Luca Pietromarchi, ambasciatore d'Italia a Mosca all'epoca di Krusciov, ha scritto: "Non poteva concepirsi dimostrazione più stringente e vera".

Il ricordo di Corti delle accoglienze ricevute non è dei migliori: "I giornali ne hanno parlato non poco, mettendola subito in chiave politica: quelli anticomunisti erano ben lieti di esaltare il fatto che fossero state raccolte notizie simili su Stalin; i giornali marxisti e, purtroppo, anche l'organo della Democrazia Cristiana, Il popolo, sputavano livore, in un periodo in cui ancora non c'era una vera critica a Stalin". Riguardo a questa vicenda, la giornalista Paola Scaglione nella sua biografia dello scrittore Parole scolpite. I giorni e l'opera di Eugenio Corti ha scritto: "Da questo momento Eugenio Corti, a causa del proprio ragionato anticomunismo, è ostacolato, in modo sistematico e mal dissimulato, dalla grande stampa e dal mondo della cultura, a quel tempo ormai fortemente orientati a sinistra".

Il cavallo rosso (1972-1983)

Agli inizi degli anni settanta, Eugenio Corti prende la decisione di dedicarsi completamente alla scrittura: "Nel 1969/70 ho deciso risolutamente che, dai cinquant'anni in poi, non mi sarei occupato d'altro che di scrivere. Ed effettivamente il 31 dicembre 1972 ho troncato qualsiasi attività di ordine economico". L'opera a cui sta per mettere mano, il romanzo Il cavallo rosso, non consente nessun'altra occupazione. E infatti gli undici anni di studio ed elaborazione dell'opera assorbono completamente lo scrittore, cosncio del fatto che , per offrire un romanzo di fedeltà assoluta ai fatti e agli avvenimenti, deve sottoporre le proprie descrizioni ad un serio sforzo storico e documentario.

Due sole sono state le attività che lo hanno strappato al suo lavoro di redazione del suo capolavoro. Nel 1974 entra nel comitato lombardo per l'abrogazione della legge sul divorzio: "Per sei mesi ho cessato di scrivere e mi sono dedicato a quella battaglia: è stata un'esperienza incomparabile. Subito mi sono accorto della differenza tra noi, antidivorzisti, e i divorzisti: loro avevano a disposizione tutti i giornali e i partiti politici, mentre con noi c'era solo una parte della Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano, allora considerato un partito 'appestato'. In quell'occasione l'Azione Cattolica si è dimostrata completamente sbandata: una vicenda pietosissima!".

La seconda interruzione alla stesura de Il cavallo rosso è del 1978: "Improvvisamente è morto don Giuseppe Brusadelli, direttore del quotidiano L'ordine di Como. Per quel giornale che, nonostante la sua modesta tiratura, aveva in quegli anni contribuito più d'ogni altra voce a conservare cattolica la provincia di Como, io avevo già scritto qualcosa: scomparso il direttore, i giornalisti mi hanno chiesto di scrivere gli articoli di fondo finché ne avessero trovato un altro". Intanto, all’inizio del 1983, Il cavallo rosso raggiunge la forma definitiva.

Struttura dell'opera

Il libro è una trilogia ed è composto dalle seguenti parti:

  • Il cavallo rosso, che dà il titolo a tutta l'opera e racconta le vicende della prima parte della guerra (anni 1940-1943);
  • Il cavallo livido, che racconta la seconda parte della guerra (biennio 1943-1945) con la scoperta dei gulag, la bestialità delle repressioni naziste e la descrizione della guerra civile italiana;
  • L'albero della vita, che narra le vicende relative alla ripresa della vita quotidiana dopo il conflitto, spingendosi fino agli inizi degli anni Settanta (si arriva fino al 1974). Le vicende dei personaggi e delle loro famiglie hanno sullo sfondo i grandi avvenimenti di quegli anni, tra cui le inquietudini spirituali e civili che sconvolgono la società, come il diffondersi della droga, della violenza e degli altri idoli della contestazione del 1968.

Si tratta del romanzo di una generazione, che affronta le vicende dell’Europa a partire dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Nel romanzo vengono narrate le vicende che hanno coinvolto l’autore in prima persona, diventando però anche la descrizione delle idee che hanno modellato, non sempre in modo positivo, il Novecento.

Agli avvenimenti della grande storia, perciò (l’entrata in Guerra, la spedizione e ritirata di Russia, la guerra partigiana e quella dell’esercito regolare, la liberazione, la ricostruzione e il boom economico), si intrecciano meditazioni e riflessioni sulle idee che ne sono all’origine.

I titoli delle singole parti e dell'intero romanzo sono riferimenti al libro dell'Apocalisse dell'apostolo san Giovanni.

Difficoltà della pubblicazione e successo editoriale

Il cavallo rosso è un romanzo storico ed è sicuramente l'opera più significativa di Eugenio Corti. Al momento della pubblicazione, sorgono tuttavia alcuni problemi, sia di natura tecnica (il manoscritto supera le 1500 pagine), sia di natura politica.

Cesare Cavalleri, direttore delle Edizioni ARES di Milano, dà la sua disponibilità per la pubblicazione del romanzo, che viene quindi pubblicato nel maggio 1983. Presto si rivela essere un successo editoriale: nuove edizioni in lingua italiana si susseguono ogni anno. Notevole anche la diffusione all'estero: nel corso degli anni vengono pubblicate le traduzioni in spagnolo, lituano, romeno, francese, inglese e giapponese (primo volume), attualmente sono allo studio quelle in olandese e in tedesco.

Da Il cavallo rosso è stata tratta inoltre una riduzione per le scuole intitolata Storia di Manno (Mursia, Milano 1986); una seconda riduzione è uscita per la Mondadori scolastica nel 1999.

Nel 2010 Il cavallo rosso è giunto alla 27a edizione.

Dopo Il cavallo rosso (1983-oggi)

Dopo la pubblicazione de Il cavallo rosso Corti vive un momento di crisi creativa, dovuta sia alle polemiche sorte attorno alle opinioni espresse nel suo romanzo, sia per il suo impegno nel comprendere le ragioni della crisi della civiltà occidentale. Scrive perciò vari saggi dedicati al Concilio Vaticano II, non visto con particolare favore, alla Democrazia Cristiana, alle colpe della cultura occidentale nelle grandi stragi del Novecento. Inoltre sente che deve rinnovare la sua scrittura per adeguarsi alla cultura delle immagini che si è mano a mano imposta. "I libri incidono sempre meno: ormai la gente costruisce la sua cultura sulle immagini, e ancor più accadrà nel futuro. Per questo ho pensato ad alcune “rappresentazioni per immagini”.

Con quest'ultimo intento nasce la trilogia che è soliti chiamare racconti per immagini. "Si tratta di canovacci, stesi in base a particolari criteri, che dovrebbero servire come sceneggiature per la futura televisione, e più ancora per altri strumenti di comunicazione, forse legati al computer, che la scienza sta preparando".

Il racconto per immagini è quindi una particolare composizione in forma di sceneggiatura (adatto quindi ad essere rappresentati al cinema, in TV o a teatro) con molte notazioni da regista sull'ambientazione e con la storia affidata principalmente al dialogo tra i personaggi. Con questa tecnica Eugenio Corti ha pubblicato La terra dell’indio, L’isola del paradiso, Catone l’antico e alcune parti dell’ultimo libro Il Medioevo e altri racconti.

La terra dell'indio (1998)

La terra dell'indio è ambientato nell'America Latina negli anni compresi tra il 1740 e il 1788, all'epoca delle reducciones dei gesuiti. Le reducciones settecentesche del Paraguay, furono degli insediamenti in cui i gesuiti cercarono di dare alcuni elementi di civiltà a popolazioni che vivevano ancora all'età della pietra. "Dirette dai gesuiti ma interamente articolate su istruttori indigeni (c’erano due soli missionari ogni quattro cinquemila indios) le riduzioni, a differenza delle altre stazioni missionarie, avevano due centri: la chiesa e il collegio, situati una presso l’altro nella piazza centrale. Mediante l’istruzione scolastica e poi progressiva di tutti i cittadini, maschi e femmine, in queste piccole “città del sole” l’elevazione culturale e civile fu enorme. Venne elaborato un modello che sarebbe stato esportato in altri luoghi di missione dell’America e del mondo. Tuttavia questo fenomeno missionario di colpo si interruppe, soppresso d’autorità, in pratica da un giorno all’altro." (Giuseppe Romano)

Corti motiva la scelta del soggetto con queste parole: "Ho scoperto le riduzioni leggendo Voltaire: nel Candido ne parla con tanta acredine che ho subito pensato che doveva esserci del buono. Ho radunato allora molto materiale e avevo già finito la prima stesura quando uscì il film. "Mission" non esauriva tutta la storia delle reducciones (che durò oltre 150 anni) e inoltre falsava la realtà, dipingendo il superiore dei gesuiti come complice del potere laico contro i suoi stessi confratelli. Alla fine, comunque, è stato utile perché ha fatto conoscere al pubblico una grande epopea missionaria."

L'isola del paradiso (2000)

L'isola del paradiso è un soggetto cinematografico originariamente scritto da Corti nel 1970. La storia rievoca quella dei marinai ammutinati inglese Bounty che nel 1789 volle riprodurre il paradiso in terra vivendo in assoluta libertà in un'isola tropicale. Dice Corti: "(L'ammutinamento del Bounty) nella storia moderna è l’unico episodio che ha assunto subito, e conserva ancora, le caratteristiche del mito, in quanto strettamente legato alle grandi idee rivoluzionarie che stavano trasformando l’Europa. Da principio, l’attenzione si focalizzò sull’impresa marinara del capitano William Bligh che riusì a salvarsi percorrendo su una scialuppa 3.600 miglia in 41 giorni. In seguito si preferì l’utopia degli ammutinati che prima si diedero ai bagordi a Tahiti e poi inseguirono il mito del buon selvaggio e della libertà assoluta a Pitcairn. Ancora oggi, soprattutto nel mondo anglofono, il sogno di una vita libera e felice nei mari del Sud fa proseliti." E ancora: "Al di là delle divagazioni letterarie, rimane il fatto storico. I nove marinai, con sei indigeni e le ragazze più belle di Tahiti, si dedicarono alla libertà assoluta, senza freni. All’inizio ebbero la sensazione di aver ritrovato il Paradiso in terra. La vegetazione rigogliosa, il favore del clima, la bellezza dell’isola favorirono l’impressione di essere tornati alla mitica età dell’oro. In realtà, in pochi anni si scannarono a vicenda. Che cosa se ne deduce? In un’ottica cristiana, che esiste il peccato originale. L’uomo è corrotto: dovunque va, anche in capo al mondo, anche fuori da ogni ambito civile che possa influenzarlo, in un ambiente quanto mai favorevole, il male rispunta, è dentro di noi, bisogna continuamente combatterlo. Al di fuori di questa spiegazione religiosa, l’insegnamento è che la vita felice, nella libertà assoluta, è impossibile."

Catone l'antico (2005)

Catone l'antico tratta della storia di Marco Porzio Catone, emblema della romanità in un tempo di mutamenti epocali, che, secondo Corti, per certi aspetti richiama il nostro. Durante tutta la sua vita, Catone è rimasto un contadino, oltre che soldato, console, censore, oratore, storico e verseggiatore. Intorno a lui c'è il popolo romano, il quale, quasi senza volerlo, trascinato dalla storia, nello spazio di soli cinquant'anni riesce a soggiogare l'intero mondo allora conosciuto.

Nei suoi diversi incarichi, Catone affronta con grande fermezza i maggiori pericoli che minacciano Roma: tra essi la corruzione (che la grande cultura greca, entrando nel giovane mondo romano, si trascina al seguito), l'economia di Cartagine (fondata sullo schiavismo), e l'eccesso di popolarità degli stessi generali romani emergenti. Nel romanzo rivivono gli uomini di allora: popolani, nobiles, schiavi, legionari, sordidi affaristi (che Catone pretore scaccia dalla sua provincia), le severe donne romane, i liberi barbari della Spagna, i temerari pirati illirici, i Greci orgogliosi ma ormai incapaci di indipendenza. Tornano in particolare a vivere i due maggiori contendenti di allora: Scipione (naturaliter christianus, secondo Corti) e Annibale, lo stratega incomparabile, che non riesce a salvare dalla rovina la sua amatissima patria. A proposito dell'aspetto economico, forse il principale del romanzo, Corti dice: "La preoccupazione di Catone nasceva dal fatto che gli uomini da cui attingeva le proprie forze l’esercito romano erano in gran parte liberi coloni che coltivavano la terra. La trasformazione dell’economia al modo di Cartagine li avrebbe fatti sparire con l’affidamento della terra agli schiavi, per cui Roma avrebbe dovuto ricorrere come Cartagine a soldati mercenari. Tutto ciò avrebbe significato, inevitabilmente, la fine di Roma."

Il Medioevo e altri racconti (2008)

Con questo libro, Corti può finalmente dedicarsi al periodo storico da lui più amato, il Medioevo, appunto, visto come paradigma realizzato della civiltà cristiana. E lo fa raccontando la storia della beata Angelina di Marsciano da Montegiove (1357-1435), lontana antenata della moglie Vanda di Marsciano, premettendo un ampio excursus in cui si sostiene l’idea secondo la quale, lungi dall'essere un periodo di oscurantismo, il Medioevo sarebbe stato un periodo di grande fioritura culturale, da poter essere collocato alla pari soltanto alla Grecia di Pericle.

La seconda parte del volume racchiude una quindicina di testi brevi, scritti nell’arco di un quarantennio, che, accanto agli indimenticabili ricordi di guerra, allineano interventi sulla contestazione del 1968, istantanee di amici esemplari (don Carlo Gnocchi, in primis), un ex-voto per san Michele Arcangelo e una suggestiva Apocalisse anno duemila.

Saggi e articoli

Accanto alla produzione letteraria, Eugenio Corti è intervenuto spesso nel dibattito delle idee del Novecento, soprattutto sui temi a lui più vicini: la denuncia dei crimini del comunismo e la crisi del mondo cattolico. Su questi temi ha pubblicato: Il fumo nel Tempio (1995), sulla crisi del mondo cattolico nel periodo post-conciliare; Breve storia della Democrazia Cristiana, con particolare riguardo ai suoi errori (pubblicato da Mimep-Docete nel 1995); Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo (edito sempre da Mimep-Docete nel 1998); e infine, una riedizione della tragedia Processo e morte di Stalin (con altri testi sul comunismo) pubblicata nel 1999 insieme ad altri studi sull'ideologia comunista.

Eugenio Corti, inoltre, ha collaborato e collabora con alcune riviste, tra le quali Il Timone e Studi Cattolici.

Onorificenze

  • Di iniziativa del Presidente della Repubblica

[1]

Riconoscimenti e iniziative

Nell'estate del 1994, secondo un sondaggio promosso dal quotidiano Avvenire, Eugenio Corti è risultato essere lo scrittore d'ispirazione cristiana più amato dal pubblico.[senza fonte]

Eugenio Corti è stato insignito del Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica nel 2000. Il 7 dicembre 2007 il Comune di Milano ha conferito ad Eugenio Corti l'Ambrogino d'oro.

Tra giugno e luglio 2008, il settimanale Famiglia Cristiana ha aperto la propria rassegna "Romanzi con l'anima" pubblicando in allegato alla rivista per tre numeri consecutivi la trilogia de Il cavallo rosso.

Nel novembre 2009, a seguito di un'inchiesta apparsa sul settimanale francese Le Figaro magazine, Il cavallo rosso viene segnalato dal critico Etienne de Montety come il romanzo più importante apparso in Francia negli ultimi 25 anni.[senza fonte]

Il 18 dicembre 2009 la Provincia di Milano ha conferito ad Eugenio Corti il prestigioso Premio Isimbardi, destinato a cittadini ed associazioni autori di iniziative benemerite svolte a favore della comunità milanese. Il 9 febbraio 2010 la Regione Lombardia ha conferito ad Eugenio Corti il premio La Lombardia per il Lavoro, riconoscimento pubblico per l'impegno, l'operosità, la creatività e l'ingegno di cittadini che abbiano significativamente contribuito allo sviluppo economico e sociale della Lombardia nel mondo del lavoro, dell'impresa e delle professioni. In particolare ad Eugenio Corti è stata conferita la Benemerenza per meriti culturali.

Nel 2010 è stato realizzato un film documentario per la regia di Claudio Costa dal titolo Uno scrittore al fronte, basato su una lunga intervista ad Eugenio Corti, che ha raccontato la sua esperienza di guerra, prima nelle fila dell'Armir in Russia e dopo l'8 settembre nel CIL durante la guerra di liberazione.

Il 21 gennaio 2011, in occasione del novantesimo compleanno di Eugenio Corti, l'astronauta italiano Paolo Nespoli ha inviato dallo spazio una sua foto che lo ritrae all'interno della Stazione Spaziale Internazionale con in mano un biglietto di auguri di buon compleanno per lo scrittore. [2]

Proposta di candidatura al Premio Nobel per la letteratura

Il 6 marzo 2010, in occasione del Convegno "Eugenio Corti, la Brianza, il mondo: la riscoperta del modello brianzolo per la società globale del Terzo millennio", tenutosi presso l'Associazione Industriali di Monza, tramite la lettura di un Documento Programmatico [3] è stata presentata ufficialmente la proposta di candidare Eugenio Corti al Premio Nobel per la letteratura, per la quale si è costituito un apposito Comitato il cui presidente è Sergio Mandelli.[4] [5]. Pochi giorni dopo viene approvata dal Consiglio della Provincia di Monza e Brianza una mozione di sostegno all'iniziativa. [6]. Nel mese di settembre il Consiglio della Regione Lombardia approva una mozione di simile contenuto. [7]

Il 25 gennaio 2011 sono state inviate agli Accademici di Svezia le oltre 8 mila firme raccolte[8] e una lettera d’accompagnamento contenente le motivazioni di tale richiesta. Come vuole la prassi anche un accademico, in veste anonima, ha presentato autonomamente il nome di Corti alla commissione per il Nobel.[senza fonte]

Opere

Narrativa

Teatro

Saggistica

Racconti per immagini

Premi

Note

Bibliografia

In italiano:

  • Paola Scaglione, I giorni di uno scrittore. Incontro con Eugenio Corti, Maurizio Minchella Editore, Milano 1997.
  • Paola Scaglione (a cura di), La trama del vero. Scritti in onore di Eugenio Corti, Bellavite Editore, Missaglia 2000.
  • Paola Scaglione, L'opera di Eugenio Corti e la Brianza, Collegio Ballerini, Seregno 2000.
  • Paola Scaglione, Parole scolpite. I giorni e l'opera di Eugenio Corti, Edizioni Ares, Milano 2002.
  • AA.VV., Presenza di Eugenio Corti. Rassegna della critica, a cura e con traduzioni di Argia Monti, Edizioni Ares, Milano 2010.


In francese:

  • Eugenio Corti, Paola Scaglione, François Livi, Parole d'un romancier chrétien, L'Age d'Homme, Lausanne 2000
  • AA.VV., Présence de Eugenio Corti. Ecrits sur l'œuvre d'Eugenio Corti, L'Age d'Homme, Lausanne 2004
  • AA.VV., Les romanciers et le catholicisme, Les cahiers du roseau d'or, Editions de Paris, Versailles, 2006

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