Situazione kafkiana

Situazione paradossale psicologica

Kafkiano è oggi un termine ricorrente della nostra lingua e il suo utilizzo si estende ben al di là della conoscenza dello scrittore Kafka, da cui la parola ha pur origine. Indica una situazione paradossale, o, meglio, un assurdo accettato come realtà. E' sicuramente questo l'aspetto perturbante delle opere di Kafka (ricordiamo almeno i tre romanzi, tutti incompiuti: "Il processo"; "Il castello"; "America"), perturbante nel ricco significato attribuito a questa parola da Freud: qualcosa che è estraneo e familiare ad un tempo, e risuona inquietante proprio per questa sua inelimanabile spiazzante ambiguità.
Come procedimento esemplificativo presentiamo un topos kafkiano.
Nel Processo a K degli agenti comunicano inaspettatamente che egli è stato messo sotto indagine. Un giorno, trovandosi negli uffici della banca dove lavora, apre una porta di un ripostiglio e trova i poliziotti, che si erano presentati in casa sua, puniti da un aguzzino, perchè K. si era lamentato del loro comportamento. L'effetto kafkiano del lettore si scatena però non in questa sorpresa irreale, ma nel constare il comportamente di K: egli non impazzisce per il fatto di trovare dei poliziotti là dove mai avrebbe pensato. La sua reazione è quella di preoccuparsi che essi non facciano troppo rumore quando sono frustrati, per evitare che i colleghi o i sottopposti di K si presentino a vedere cosa succede e scoprano così che egli è sotto processo.
La scena mette bene in risalto il funzionamento dell'assurdo kafkiano. Cioè creare un contrasto che sembra irragionevole ma che in realtà rivela un aspetto profondo, sconvolgendo e spiazzando il lettore. Cosa vuol dire Kafka, ad esempio, col passaggio raccontato? Che nell'uomo è molto più radicato il senso del pudore, la vergogna, del senso logico, razionale, di realtà. Non è così anche nei racconti di chi ha vissuto l'esperienza dei campi di concentramento? In quell'irrealtà si cerca di mantenere i più piccoli e apparentemente inutili gesti quotidiani (ruscire a pettinarsi, lavarsi la faccia) per ricordarsi di essere umani. Così, anche nella scena del Processo finale in cui K viene ucciso, il sentimento in lui inestirbale è quello della vergogna: "Come un cane – disse, e fu come se la vergogna gli dovesse sopravvivere”.

Franz Kafka
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La Donna Scimmia

Kafkiano è però anche una definizione letteraria: indica cioè autori, brani, episodi che in quelche maniera si ispirano a Kafka, o sono comunque riconducibili a una letteratura, a un teatro, a un cinema dell'assurdo.

In Italia un autore spesso definito kafkiano è, ad esempio, Dino Buzzati, soprattutto per la sua opera maggiore: "Il Deserto dei Tartari".
Nel cinema non si può non citare Marco Ferreri, il regista de "La Donna Scimmia". Anche il suo film "L'Udienza" (1971) ha richiami molto espliciti con "Il Processo" di Kafka.