Satana
Satana (שָׂטָן Ebraico Satan, Lingua Greca e Latino Sátanas, Ebraico Tiberiano Śāṭān; Aramaico שִׂטְנָא Śaṭanâ; ﺷﻴﻄﺎﻥ Šayṭān: "Avversario; accusatore") è un angelo, demone, o divinità minore in molte religioni; in particolare, nelle religioni monoteiste derivate da quella giudaica, è l'incarnazione e la personificazione del principio del male supremo, in contrapposizione a Dio, principio del sommo bene.

Satana è anche noto come il Diavolo (Latino Diábolus, Diaboli, Greco Diabolos "Colui che divide") per eccellenza , il "Principe dell'Oscurità," Belzebù (traduzione letterale: "Signore delle Mosche"), Belial, Mefistofele o Lucifero(dal latino Luciferus:"portatore di luce").
Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dei delle nazioni che si contropponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli Ebrei.
Ebraismo
Template:Sectstub Nella bibbia ebraica, Satana è visto come un angelo usato da Dio per verificare il livello di pietà dell'Uomo (Libro di Giobbe).
Cristianesimo
Nel mondo cristiano Satana, iconograficamente designato come Angelo del male, è la figura in netta contrapposizione con Dio.
La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa,è che in origine Satana fosse l'Arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato infatti Lucifero (dal latino Luciferus: "portatore di luce),che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando cosi di superbia e ribellandosi al volere di Dio ("Similis ero Altissimo", Isaia 14,14). Raduna a sè un terzo delle schiere angeliche e muove guerra contro l'Onnipotente, che ovviamente lo vince e lo precipita dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. La loro caduta dura 9 giorni, ed infine l'Inferno si spalanca sotto di loro, inghiottendoli. Lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutano in orridi demoni, e da allora il solo scopo del demonio, invidioso e furente, è quello di trascinare gli uomini, novelli e privilegiati figli di Dio, nella sua dimora di disperazione per l'eternità. La dettagliata e straordinaria storia di Satana è narrata dal poeta inglese John Milton nel poema epico "Paradiso Perduto" ("Paradise Lost",1658), che racconta esattamente della ribellione e della guerra in Cielo, della caduta, della Creazione del mondo (posteriore alla caduta di Satana) e dell'uomo, e infine della tentazione e della caduta di Adamo ed Eva. Il nome Lucifero, letteralmente "portatore di luce", mette in evidenza quanto fosse influente tra le schiere celesti prima della sua caduta, tenendo particolarmente conto che all'interno delle gerarchie angeliche il massimo grado lo ricoprivano i Serafini, creature capaci di ricevere in sommo grado il fuoco magnifico del Signore e di trasmetterlo ai Cherubini. Inoltre, anche la descrizione dell'incontro all'Inferno di Dante e Virgilio con Lucifero, che è posto nel punto più profondo dell'abisso: "Lo 'mperador del doloroso regno da mezzo 'petto uscia fuori e la ghiaccia; e più con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia: vedi oggimai quant'esser dee quel tutto ch'a cosi fatta parte si confaccia. S'el fu si bel com'elli è ora brutto, e contra 'l suo fattore alzò le ciglia, ben dee da lui procedere ogne lutto. Oh quanto parve a me gran maraviglia quand'io vidi tre facce a la sua testa! L'una dinnanzi, e quella era vermiglia; l'altr'eran due, che s'aggiungnieno a questa sovresso 'l mezzo di ciascuna spalla, e sé giugnieno al loco de la cresta: e la destra parea tra bianca e gialla; la sinistra a vedere era tal, quali vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla. Sotto ciascuna uscivan due grand'ali, quanto si convenia a tanto uccello: vele di mar non vid'io mai cotali. Non avean penne, ma di vispistrello era lor modo; e quelle svolazzava, si chè tre venti si movean da ello: quindi Cocito tutto s'aggelava. Con sei occhi piangea, e per tre menti gocciava 'l pianto e sanguinosa bava. Da ogne bocca dirompea co' denti un peccatore, a guisa di maciulla, si che tre ne facea dolenti. A quel dinanzi il mordere era nulla verso 'l graffiar, che tal volta la schiena rimanea de la pelle tutta brulla." (Inf., canto XXXIV, vv.28-60)
Padre Dolindo Ruotolo (venturo beato e santo) ne parla cosi, in uno dei suoi scritti:"(...) Satana ha per fine, come disse egli stesso poco tempo fa in Francia, per bocca di un indemoniato, di screditare Dio presso la creatura e la creatura presso Dio. Egli cerca d'influire nelle nostre cose per turbare l'ordine della Provvidenza, e farcelo apparire illogico e tiranno.(...) fa apparire come una fresca e deliziosa spensieratezza la vita del mondo e come un'oppressione la vita dello spirito.(...) L'arte satanica è più sottile e insidiosa di quel che pensiamo, perchè il demonio si cela sempre sotto una forma a noi familiare per non destare i nostri sospetti, e in più egli si serve delle leggi e dei fenomeni naturali per insidiarci. La sua malignità è terribile perchè egli è malizia assoluta, senza temperamento di sensibilità di cuore e di compassione(...); ama dunque fare il male, e si diletta nel veder le creature agitate ed impacciate nelle sue insidie; per questo niente più lo sconcerta quanto la pazienza, l'umiltà, la carità e la mansuetudine.(...)"
La teologia cristiana ritiene il demonio non solo un'allegoria del male, ma un reale spirito angelico che opera contro il bene, avendo scelto liberamente di non servire Iddio e di usar contro di Lui i suoi molti doni. Dio ovviamente è una potenza infinitamente superiore al demonio, in quanto suo Creatore ed Essere onnipotente, perciò fondamento del suo essere e della sua essenza (come per tutte le altre Sue creature). Pertanto, la concezione cristiana di Satana non deve essere confusa, ad esempio, con lo Zoroastrismo o con qualsiasi altra concezione che opponga due principi equipotenti (cioè il bene e il male. Le ragioni che portano al rifiuto della possibilità di un doppio principio sono puramente teoretiche, come ebbe a dimostrare Sant'Agostino contro l'eresia dei Manichei, che proponevano una visione dualistica della metafisica, divisa in parti uguali tra bene e male.
Il Cristianesimo non nega assolutamente il male, al contrario, vede nel male la spiegazione del sacrificio di Cristo sulla Croce: la Passione è il fulcro, è il grande scandalo e la grande follia, e senza di essa non sarebbe stato possibile nient'altro che il male, per l'uomo. Infatti ad un male apparentemente così vincitore è contrapposto un bene ancora più potente ("lì dove ha abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia" afferma San Paolo), il Bene assoluto e vittorioso. La Croce divene l'unica porta per il cammino verso la salvezza.
Con il Cristianesimo l'attenzione verso il male si sposta dai mali terreni, come cataclismi, terremoti e malattie, ai mali dell'anima, all'azione del demonio che non mira tanto a peggiorare l'esistenza terrena dell'uomo, quanto a farlo peccare e dannare in eterno, provocando la cosiddetta "morte secunda", com'è chiamata da San Francesco, ovvero la morte dell'anima.
Tuttavia sarebbe errato costringere per intero il Cristianesimo nella posizione unilaterale già sostenuta da Platone (il quale ebbe comunque il merito enorme della sua scoperta come dimensione fondante dell'uomo), e tuttavia enfatizzata (per via di fattori storici e intellettuali) dal Cristianesimo medievale: la cura dell'anima non prescinde dall'attenzione verso il mondo, non è una fuga, al contrario, è il compimento dell'uomo verso il mondo e nel mondo.
Radice di tale punto di vista è il passo biblico in cui a Mosè viene ordinato di innalzare il serpente di rame, affinché gli Israeliti morsi dalle serpi nel deserto non morissero: Dio non elimina il male (fisico o metafisico) nell'uomo, ma gli dà invece i mezzi con cui affrontarlo e superarlo. Addirittura nel libro di Giobbe Satàn si rivolge a Dio istigandolo a mettere Giobbe (paradigma dell'uomo giusto), alla prova.
Satana, come tutti gli angeli e come l'uomo, possiede intelligenza e volontà, pertanto la possibilità di scegliere se porre come fine della proprie azioni Dio (corrispondendo a Dio e quindi permettendo l'instaurazione di una relazione d'amore), oppure no. Nel caso di Lucifero si tratta della prima infrazione. Tenendo ben fermo che l'uomo non è in grado di esulare dal proprio contesto spazio temporale, e che quindi la riflessione verte su un tempo eternamente presente (ovvero: la caduta di Lucifero e dell'uomo non è interna alla creazione fisica, quindi un fatto; è bensì uno stato spirituale), 'prima' che Lucifero si ribellasse non esisteva il male.
Sant'Agostino si interrogò a lungo sul problema del male, sulla natura del male. Per quel che riguarda il male morale: non si tratta di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore, in quanto nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si può scegliere il male: si può solo scegliere male. Il peccato è un disordine dell'anima che invece di rivolgersi a ciò che è migliore, più elevato, si abbassa.
Bibliografia
- "Sacra Bibbia"
- John Milton, "Paradiso Perduto" ("Paradise Lost"),1658
- Dante, "Inferno"
- Padre Dolindo Ruotolo, "La Genesi-commenti"
- Sant'Agostino d'Ippona (Agostino Aurelio), "Confessiones"
- Sant'Agostino d'Ippona, "Contra Pelagium"
- Maometto, "Corano"
Islam
Nell'Islam, Iblīs (Arabo إبليس), è il diavolo principale. Appare più spesso nel Corano con il nome di Shaytān: Iblis è citato 11 volte, e Shaytān 87 (الشيطان) volte.
È il capo degli spiriti del male, e la sua personalità ricorda quella del diavolo cristiano. Disubbidì ad Allāh quando gli fu ordinato (come a tutti gli angeli) di adorare Adamo da Lui creato. All'obiezione che Egli era l'unico degno di essere adorato, la risposta potrebbe apparire assolutamente corretta e iper-monoteistica se essa non fosse invece, incontestabilmente, un atto di disubbidienza, peccato massimo nei confronti di Dio.
Fu quindi cacciato dal Paradiso e da allora è noto come Shaytān o come Shaytān il lapidato ( Shaytān al-rajīm ), come detto nel versetto 98 della sura XVI del Corano che si riferisce all'episodio in cui egli tentò Ibrāhīm (Abramo), o secondo alcuni suo figlio Isacco o Ismā‘īl (Ismaele) perché non si ubbidisse all'ordine di Dio di sacrificarGli il figlio del Patriarca.
La formula apotropaica preferita dai musulmani sarà quindi: A‘ūdhu bi-llāh min al-Shaytān al-rajīm (mi rifugio in Dio da Satana "il lapidato") e con questa stessa formula - sempre in ottemperanza con quanto prescritto da Cor., XVI:98 - si usa avviare anche la lettura testuale del Corano, facendola seguire dalla basmala che, salvo in un caso, premette qualsiasi sura coranica.
La lapidazione con pietre ( jimār ) di 3 diverse colonne nella zona della Aqaba di Mecca, nel corso della conclusione del rito canonico del hajj, costituisce uno dei momenti obbligatori della cerimonia e uno dei suoi momenti più spettacolari e potenzialmente fastidiosi, a causa delle pietre che i fedeli possono ricevere addosso, anche se lanciate contro le colonne che rappresentano appunto Shaytān.
Voci correlate
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- Aion
- Lucifero
- Satanismo
- Inferno islamico
- hajj
- Iblīs