Vulcano di fango
Un vulcano di fango (o Maccaluba o Salinella in siciliano, diverse per cause geologiche tra loro), è una piccola collina alta da pochi decimetri a parecchi metri, che erutta argille, rammollita dall'acqua, unita a sostanze saline come acque salso-bromo-iodiche ed anche metano e idrocarburi (bitume). La genesi dei fanghi è da attribuire alla risalita di acqua e gas sotto pressione attraverso discontinuità strutturali in formazioni argillose o attraverso vere e proprie faglie.

Quando i vulcani di fango si trovano presso un vulcano di lava, in generale emettono diossido di carbonio (anidride carbonica); questo perché il metano primordiale reagisce con ossigeno. La loro formazione non è però legata ad un'attività vulcanica secondaria ma ad un particolare fenomeno che per somiglianza viene definito vulcanesimo sedimentario; le Salinelle di Paternò e Belpasso in provincia di Catania fanno eccezione.
Nei pressi dei vulcani di fango la terra è generalmente sterile ma in molti casi si rinvengono delle specie vegetali alofite.
Maccalube
Il nome Macalube (o secondo alcune versioni Maccalube) deriva dall'arabo Maqlùb che significa letteralmente "ribaltamento".[2]
Storia e leggenda
L' Occhiu di Macalubi (appellativo locale della zona di Aragona) ha da sempre esercitato un grosso fascino sulla popolazione locale e sui viaggiatori stranieri.[3]
Le più antiche descrizioni dell'area si debbono a Platone, Aristotele, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio. In epoca romana il fango sgorgante dal terreno veniva utilizzato per cure reumatiche e di bellezza.
Nel corso dei secoli il luogo ha ispirato numerose leggende: secondo una di queste i fenomeni eruttivi dell'area sarebbero iniziati nel 1087, a seguito di una sanguinosa battaglia tra Arabi e Normanni: il liquido grigiastro sospinto dall'attività eruttiva fu così ribattezzato sangu di li Saracini (il sangue dei Saraceni). [4]
Un'altra leggenda vuole che un tempo nell'area sorgesse una città, e che un giorno, a causa di un'offesa fatta alla divinità locale, la città fosse stata sprofondata nelle viscere della terra. Guy De Maupassant, giunto nel sito durante un viaggio in Sicilia nel 1885 descrisse i vulcanelli di fango come pustole di una terribile malattia della natura.[1]
Siti italiani
Emilia Romagna
In Emilia-Romagna fenomeni simili sono chiamati salse, 'bollitori, vulcanetti di fango o familiarmente barboj (borbottio).[5]
Importante vulcani di fango si trovano nel Riserva Naturale Salse di Nirano, a sud di Modena. Questi vulcani di fango sono allineati lungo l'Appennino settentrionale e collegati a strutture profonde, attraverso faglie geologiche profonde (thrust). Alcuni vulcani di fango in Emilia emettono elio.
Queste manifestazioni eruttive si manifestano per circa un ettaro in località Ca' il Salso (Rivalta di Lesignano) a 320 m s.l.m.;[6] con tre centri noti di eruzione. Il più grande dei quali è ai lati della strada comunale che porta a Rivalta.[7]
Essendo quest'area oggetto di fenomeni di antropizzazione (agricoltura), l'ipotesi di una creazione di un'area riserva naturale di tipo geologico tale che possa sottrarre terreni all'uso agricolo potrebbe favorire la nascita di nuovi vulcanelli.[8]
Sicilia
Ad Agrigento, e precisamente ad Aragona ed in provincia di Caltanissetta, in Sicilia sono detti macalube, mentre alle falde dell'Etna tali fenomeni sono chiamati Salinelle.
Provincia di Agrigento
In provincia di Agrigento vi è la Riserva naturale integrale Macalube di Aragona, essa è una riserva naturale regionale della Sicilia, situata 4 km a SO di Aragona e 15 km a N di Agrigento, che comprende una vasto territorio argilloso caratterizzato dalla presenza di fenomeni eruttivi: le maccalube appunto.
Provincia di Caltanissetta
Le maccalube sono presenti anche nel territorio di Caltanissetta in condrata Terrapelata;[9] territorio che proprio da esse prende il nome (terra pelata o brulla).[10] La zona interessata da questo fenomeno di vulcanismo di tipo sedimentario, si trova nelle immediate vicinanze della Riserva di Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale proprio in mezzo alle famose miniere di zolfo di Caltanissetta.[11]
Provincia di Catania
I vulcani di fango etnei di Paternò e Belpasso sono invece dovuti a degassamento di origine magmatico la cui via di risalita sarebbe costituita da antichi condotti magmatici. Queste sono presenti in tre zone:
- Salinelle dei Cappuccini o dello Stadio (Paternò)
- Salinelle del Fiume (Paternò)
- Salinelle di San Biagio o del Vallone salato (Belpasso)
Aspetti geologici
Maccalube
I vulcanelli sono il frutto di un raro fenomeno geologico definito vulcanesimo sedimentario.[12]
Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pressione.[13] Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua, che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è del tutto simile ad un cratere vulcanico.[14] Il fenomeno assume talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza.[15]
Le maccalube sono importanti emissioni di gas naturale che si originano in seguito a diapirismo. Processo fisico che porta in superficie fluidi (gas ed acqua) e materiale sedimentario non consolidato; la migrazione del gas e del fango segue linee di risalita attraverso strutture geologiche strutturalmente più deboli. L'innesco della risalita ha origine nell’effetto combinato della spinta di galleggiamento dei sedimenti sepolti e dalla pressione interstiziale dei fluidi degli stessi sedimenti. La spinta di galleggiamento è legata alla quantita di gas prodotti dalla sostanza organica in essi dispersa che non ha avuto altra via di fuga, rimanendo intrappolata in materiale a densità superiore sovrastante.
Processi tettonici fanno aumentare la pressione interstiziale fino al superamento della pressione di intrappolamento (litostatica). A seguito di ciò il materiale sepolto non consolidato, risale fino alla superficie, dando origine a vere e proprie fontane di fango o maccalube.[9]
Nel caso delle maccalube di Terrapelata prevale la componente gassosa con oltre il 95% di metano venendo meno la presenza, se non in quantità trascurabili, dell'acqua salmastra e di fango.[9] In data 11 agosto 2008 a Terrapilata in provincia di Caltanissetta è avvenuto , molto ben documentato, un evento di tipo parossistico con emissione di grandi quantità di materiale sedimentario di natura prevalentemente argillosa.[9] Il luogo di emissione dei fluidi ha coinciso con una zona periferica (corona) di un movimento franoso, il fenomeno parossistico è spiegato dalla relazione esistente tra due fenomeni geologici: vulcanismo o vulcanesimo sedimentario e il fenomeno di cedimento del versante.[9]
Salinelle
Nelle Salinelle dei Cappuccini la via di risalita del fango sarebbe stata individuata in un condotto magmatico,[16] lo stesso che ha portato in superficie le lave che costituiscono oggi la collinetta ove esse ricadono. Una perforazione eseguita nel 1958 nell'area delle "Salinelle" per la ricerca di idrocarburi ha mostrato una stratigrafia costituita da lave bollose ricche di pirite fino alla profondità di 400 metri.[17] Dato l'esiguo spessore delle colate laviche affioranti nella zona non può che trattarsi quindi di un condotto magmatico probabilmente coevo di quello che ha dato origine alla collina storica di Paternò le cui datazioni assolute indicano una età di circa 200.000 anni.
Lo studio geochimico comparativo tra le acque delle Salinelle e quelle di falda [18] farebbe ritenere le prime delle acque "fossili" verosimilmente contenute nelle sottostanti formazioni mioceniche. Si osservano infatti, contenuti in cloro ed alcali superiori a quelli presenti nelle acque marine, mentre i solfati, caratteristici delle acque di falda, sono quasi del tutto assenti. L'analisi dei rapporti caratteristici di alcuni elementi e di quelli presenti in tracce portano alla medesima conclusione.
La temperatura delle acque fangose emesse varia tra 16 e 18 °C e solo in alcune fasi parossistiche (1866, 1879 e 1954) sono state registrate temperature comprese tra 46 e 49 °C. In quelle occasioni sono state osservate delle colonne di acqua fangosa alte fino a 1,5 m[19].
Dagli studi effettuati dal secolo scorso ad oggi, spesso è emersa una stretta correlazione tra alcuni eventi sismici della Sicilia orientale, le fasi parossistiche delle "Salinelle" e la variazione anomala della concentrazione dei principali gas emessi. In particolare sono state registrate delle variazioni anomale nell'emissione di elio, tipico precursore geochimico dei terremoti, e di metano in occasione del terremoto di Carlentini del 13 dicembre1990 (epicentro distante 50 km, magnitudo 5.1)[20].
A partire dal 1999 è stata osservata una intensa attività eruttiva che ha quasi sempre preceduto, di qualche mese, le eruzioni vulcaniche dell'Etna (1999, 2001, 2002, 2004 e 2006). In queste occasioni sono stati eruttati notevoli quantità di fango caldo (30 -40 °C) che hanno creato nell'estate del 2006 ingenti danni ai vicini agrumeti.
Note
- ^ a b Guy de Maupassant, Viaggio in Sicilia, Sigma, 1998, ISBN 9788872310397.
- ^ Caterina Barilaro, I parchi letterari in Sicilia: un progetto culturale per la valorizzazione del territorio, Rubbettino Editore, 2004, pp. 165–, ISBN 9788849808636. URL consultato il 25 March 2011.
- ^ Antonio Nazzaro, Il rischio Vesuvio: storia e geodiversità di un vulcano, Guida Editori, 2009, pp. 167–, ISBN 9788860426482.
- ^ Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, Forni, 1896.
- ^ vulcanetto, su paleofox.com. URL consultato il 1º aprile 2011.
- ^ (EN) eventi.parma | Incontri | Passeggiata notturna alla scoperta dei "barboj", su eventi.parma.it. URL consultato il 1º aprile 2011.
- ^ La nostra terra: I calanchi e le salse o barboj"> Azienda Agricola Biologica Iris > La nostra terra: I calanchi e le salse o barboj, su agricolairis.it. URL consultato il 1º aprile 2011.
- ^ Lesignano de' Bagni (PR), su radiocorriere.tv. URL consultato il 1º aprile 2011.
- ^ a b c d e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia -Sez. Palermo, su pa.ingv.it. Errore nelle note: Tag
<ref>non valido; il nome "urlIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Sez. Palermo" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale, su riservaimera.it.
- ^ FURNITTO.COM » Blog Archive » Le Maccalube di Caltanissetta: cosa sono?, su furnitto.com.
- ^ F. Lo Piccolo, Progettare le identità del territorio. Piani e interventi per uno sviluppo locale autosostenibile nel paesaggio agricolo della Valle dei Templi di Agrigento, Alinea Editrice, 2009, pp. 66–, ISBN 9788860554246.
- ^ La Parola del Passato: rivista di studi antichi, G. Macchiaroli., 1981.
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- ^ P. Carveni, S. Benfatto, G. Sturiale, Aspetti geologici e geomorfologici dei vulcani di fango del basso versante sud-occidentale etneo ed ipotesi sulla loro genesi, in Il Quaternario (Italian Journal of Quaternary Sciences), 14 (2), 2001, pp. 117-130,
- ^ R. Cristofolini, La successione dell'attività vulcanica sulle pendici sud-occidentali dell'Etna, in Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, S. 6^, 18 (suppl. Scienze geologiche), 1967, pp. 283-294.
- ^ P. Carveni, S. Benfatto I vulcani di fango di Paternò e Belpasso, sul basso versante sud-occidentale etneo, in Geoitalia, 22 , 2008, pp. 8-11, doi: 10.174/Geoitalia-22-04.
- ^ Le occasioni sono state descritte rispettivamente da O. Silvestri (I fenomeni vulcanici presentati dall’Etna nel 1863-64-65-66, considerati in rapporto alla grande eruzione del 1865, in Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, S. 3, 1, 1867) e G. Cumin (Le Salinelle di Paternò e la loro attuale attività, in Bollettino dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania, s. 4, 2, 9, 1954, pp. 515-528).
- ^ W. D’Alessandro, R. De Domenico, F. Parello, M. Valenza, Geochemical anomalies in the gaseous fase of the mud volcanoes of Paternò – Sicily, in Proceedings of the scientific meeting on the seismic protection, Venice, 12-13 July, 1993.
Bibliografia
- F. Lo Piccolo, Progettare le identità del territorio. Piani e interventi per uno sviluppo locale autosostenibile nel paesaggio agricolo della Valle dei Templi di Agrigento, Alinea Editrice, 2009, pp. 323–, ISBN 9788860554246.
- R. Comitato geologico d'Italia, Bollettino del R. Comitato geologico d'Italia, Il Comitato, 1870, pp. 95–.
- Touring club italiano, Sicilia: Palermo e la Conca d'oro, Agrigento, Siracusa, Catania, Taormina, gli arcipelaghi e le isole, Touring Editore, 2002, pp. 127–, ISBN 9788836524822. URL consultato il 1º April 2011.
- Scienze della terra, Alpha Test, 1999, pp. 68–, ISBN 9788848300216.
- Luigi Zanzi, Dolomieu: un avventuriero nella storia della natura : dai vulcani del Mediterraneo alle montagne "dolomitiche" : la fondazione della geologia, Editoriale Jaca Book, 2003, pp. 321–, ISBN 9788816406414.
- Mary Somerville, Geografia fisica, tr. di E. Pepoli, 1856, pp. 445–.
- P. Carveni, S. Benfatto I vulcani di fango di Paternò e Belpasso, sul basso versante sud-occidentale etneo, in Geoitalia, 22 , 2008, pp. 8-11, doi: 10.174/Geoitalia-22-04.
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