Contratenore (in italiano), o controtenore (traduzione dell'inglese countertenor) è un termine che designerebbe il contralto adulto di sesso maschile.

Cenni storici

Nella prima polifonia medievale, il contratenor era una parte aggiunta al tenor, derivando il suo significato dal latino contra. Intorno alla metà del Quattrocento, con la diffusione della scrittura polifonica a quattro voci, il contratenor si trovava più in alto (contratenor altus), o più in basso (contratenor bassus) rispetto al tenor, ma comunque più bassa rispetto al discantus. L'odierno contralto, così come il basso, derivano l'etimologia del termine da questa antica pratica. Colui che cantava la parte del tenor, chiamato a volte tenorista, non era assimilabile al tenore moderno, quanto piuttosto a una voce maschile che canti su un registro centrale, normale. Chi cantava una parte di altus (o di contratenor altus, detto perciò analogamente contratenorista)[1] sfruttava le note acute della voce maschile molto più del tenorista, ricorrendo al falsetto proporzionalmente all'altezza della parte.
Dalla polifonia rinascimentale alla monodia del periodo barocco, il contratenorista modificò caratteristiche e repertorio.
Varie categorie di cantanti emersero nell'affollato panorama musicale italiano tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento; i cantanti di sesso maschile - di gran lunga più numerosi delle colleghe di sesso femminile - comprendevano nelle loro fila anche i castrati. Ognuno di questi esecutori poteva usare sia il registro di petto che quello di falsetto[2]; inoltre non era raro il caso in cui uno stesso cantante coprisse ruoli vocali molto differenti. Il nuovo repertorio 'barocco' sfruttava sempre più le tessiture acute, rendendo il ricorso al falsetto necessario e, nel caso dei sopranisti, quasi esclusivo.
La nomenclatura delle voci era fondata su criteri diversi da quelli odierni; non esisteva nemmeno uno studio della tecnica vocale affine alle regole della moderna impostazione lirica, che invece contraddistingue gli attuali cantanti di musica colta, tra cui i contraltisti e i sopranisti, oggi convogliati ambiguamente sotto la medesima categoria 'controtenore', sia che cantino nell'estensione del contralto, che in quella del soprano.
Una menzione a parte riguarda i cantori evirati pontifici. I castrati usavano il registro di petto e di falsetto, come si può ascoltare nelle incisioni storiche di Alessandro Moreschi, ultimo evirato della Cappella Sistina che registrò all'inizio del Novecento sui primi supporti fonografici. Questi cantori, a causa della mutilazione a cui erano sottoposti, conservavano l'estensione acuta della voce prepuberale, senza sviluppare le note profonde del maschio adulto; cantavano perciò il soprano o il contralto (ma i termini che definivano queste due categorie erano all'epoca diversi da quelli attuali) usando normalmente il falsetto per le note acute e la voce di petto per le note basse.
I contralti della Cappella Sistina erano solitamente tenori acuti, e uomini integri; «questa tesi è supportata, tra l’altro, dalle dimissioni volontarie presentate dal contralto Lorenzo Sanci. Risulta infatti dal diario della Cappella "che [il 10 dicembre 1626] il Signore Iddio lo chiamava ad altro stato essendosi risoluto di pigliar moglie"»[3]. Viceversa le fonti sono prodighe di notizie su eunuchi al servizio delle cappelle musicali o presso munifiche famiglie aristocratiche, che cantavano come soprani[4]; infine poteva darsi il caso di un cantore evirato, ad esempio Giovanni Francesco Grossi, detto ‘Siface’, che ricopriva ruoli da contralto sulle scene, pur cantando come soprano nella Cappella Sistina[5]. I primi castrati arruolati nella cappella pontificia come contralti risalgono alla fine del Seicento. Anche da particolari come questo, si capisce quanto si dovrebbe interpretare con flessibilità il termine 'soprano' o 'contralto' per questi cantori del passato.
Il termine controtenore, comunemente usato al giorno d'oggi, è una traduzione corrotta dell'inglese[6]; in Inghilterra infatti si usa modernamente denominare countertenor il contralto (alto o male alto) uomo, in seguito alla diffusione degli esecutori britannici di cui Alfred Deller fu l'esponente di spicco, imponendosi come modello a livello internazionale dalla seconda metà del XX secolo.

Alcuni interpreti del passato recente e contemporaneo

Alfred Deller

Il cantante inglese Alfred George Deller (1912-1979) promosse la rinascita dell'interesse nei confronti del countertenor. Con il suo gruppo Deller Consort, apportò anche un valido contributo alla diffusione della 'musica antica' nel XX secolo. Deller era contralto del coro della cattedrale di Canterbury, e successivamente della chiesa di St Paul, di cui divenne anche maestro del coro. Il repertorio di Deller era incentrato prevalentemente sulla musica vocale del periodo barocco, soprattutto nordeuropeo: Purcell, Bach, Handel etc. Sembra che il cantante incoraggiasse il recupero dell'antico termine per distinguersi dai contralti di sesso femminile. Grazie alla celebrità internazionale che raggiunse Deller, fu esportata dall'Inghilterra anche la parola, reintrodotta in Italia nella forma 'controtenore', erronea rispetto all'italiano 'contratenore'.
Deller fu comunque un esecutore di altissimo livello, ai suoi meriti vocali si aggiungevano infatti quelli della valorizzazione di una tradizione altrimenti tramontata; il suo successo fece scuola diffondendosi oltre gli ambiti ristretti della 'musica antica', spaziando sino al repertorio contemporaneo. Benjamin Britten scrisse infatti per Deller il ruolo di Oberon nel Sogno di una notte di mezza estate. La celebrità di Deller incrementò la diffusione di molti altri cantanti falsettisti di diverse nazionalità.

Altri interpreti

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ Cfr. ad es. i lemmi presenti sul Diffinitorium musice di Johannes Tinctoris, del 1472 ca..
  2. ^ Il falsetto è impiegato da tutti i cantanti, sia uomini che donne, che abbiano necessità di cantare su tessiture acute; il passaggio al registro di falsetto si trova all'incirca alla stessa altezza sia negli uomini che nelle donne.
  3. ^ Antonella Nigro, Considerazioni sulla tecnica del canto italiano dal sec. XVI ai giorni nostri, in Claudio Dall'Albero, Marcello Candela, Celebri arie antiche, Milano, Rugginenti, 1998, p. VII. Cfr. anche la prefazione di Raffaele Casimiri de Le Opere complete di Giovanni Pierluigi da Palestrina secondo la ristampa del 1590 – per cura e studio di Raffaele Casimiri, vol. III e altri curati da Casimiri, Roma, Fratelli Scalera, 1939, in cui si legge: «Soltanto la parte o voce del ‘cantus’ era affidata – e sarà quindi da affidare – ai ‘putti cantori’ o fanciulli, sia pur sorretti da qualche voce-guida di falsetto. La parte o voce dell’altus dovrà essere sostenuta – come anticamente – da giovani tenori acuti. Di conseguenza […] è necessario ‘intonare’ le composizioni in modo che la parte o voce dell’altus non superi mai nella regione acuta la nota ‘la’ del nostro attuale corista (la - 870)».
  4. ^ La pratica della castrazione con finalità di canto, è documentata dalla fine del XVI secolo. Il periodo aureo per questi autentici virtuosi delle scene teatrali fu però dal XVII al XVIII secolo. Come è noto, il primo trattato ufficiale sulla tecnica del canto, Opinioni de’ Cantori Antichi e Moderni, pubblicato a Bologna nel 1723, fu scritto da Pier Francesco Tosi, celebre castrato. Una fonte ricca e interessante sui cantanti del Seicento, falsettisti, donne ed eunuchi, è costituita dal famoso 'Discorso' di Pietro della Valle, Della musica dell'età nostra, del 1640.
  5. ^ Il Grossi fu ammesso in Sistina il 10 aprile 1675; cfr. Enrico Celani, I Cantori della Cappella Pontificia nei secoli XVI-XVIII, «Rivista Musicale Italiana», 1907, vol. XIV, pag. 87, e 1909, vol. XVI, pag. 65.
  6. ^ Cfr. anche la voce Contratenore riportata nel «Dizionario della Musica e dei Musicisti», Il Lessico, vol. 1, p. 671.

Bibliografia

  • Raffaele Casimiri, Opere complete di Giovanni Pierluigi da Palestrina secondo la ristampa del 1590 – per cura e studio di Raffaele Casimiri, Roma, Fratelli Scalera, 1939.
  • Enrico Celani, I Cantori della Cappella Pontificia nei secoli XVI-XVIII, «Rivista Musicale Italiana», 1907.
  • Peter Giles, voce Countertenor, in New Grove Dictionary.
  • Antonella Nigro, Considerazioni sulla tecnica del canto italiano dal sec. XVI ai giorni nostri, in Claudio Dall'Albero, Marcello Candela, Celebri arie antiche, Milano, Rugginenti, 1998, ISBN 88-7665-144-6.
  • Pier Francesco Tosi, Opinioni de’ Cantori Antichi e Moderni, Bologna, Lelio dalla Volpe, 1723 – Ristampa con note ed esempi di Luigi Leonesi, Napoli, Di Gennaro & Morano, 1904; ristampa anastatica, Bologna, Forni, 1985.
  • Pietro della Valle, Della musica dell’età nostra che non è punto inferiore, anzi è migliore di quella dell’età passata (16 genn. 1640), in G. B. Doni, Trattati di musica, Firenze, Gori, 1763, in Angelo Solerti, L’origine del melodramma, Torino, Bocca, 1903; cfr. in particolare da p. 161 e segg.
  • Alessandro Mormile, Controtenori. La rinascita dei 'nuovi angeli' nella prassi esecutiva dell'opera barocca, pag. 218, ill., Varese, Zecchini Editore, 2010, ISBN 88-6540-000-5.
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