I Capuleti e i Montecchi

opera lirica di Vincenzo Bellini

I Capuleti e i Montecchi è un tragedia lirica in due atti con musica di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, rappresentata in prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia, l'11 marzo 1830.

I Capuleti e i Montecchi
GenereOpera seria
MusicaVincenzo Bellini
LibrettoFelice Romani
Attidue
Epoca di composizionefine gennaio - inizio marzo 1830
Prima rappr.11 marzo 1830
TeatroTeatro La Fenice, Venezia
Personaggi
  • Romeo Montecchi (mezzosoprano)
  • Giulietta Capuleti (soprano)
  • Tebaldo (tenore)
  • Lorenzo (basso), medico e famigliare dei Capuleti
  • Capellio Capuleti (basso), padre di Giulietta
AutografoMuseo Belliniano, Catania

Il libretto costituisce un adattamento di un precedente melodramma di Romani, già messo in musica da Nicola Vaccai. Esso si basa su un'ampia tradizione letteraria italiana (tra cui la novella IX di Matteo Bandello - 1554) dedicata alla celebre coppia di innamorati veronesi, e non, come talvolta si legge, sulla tragedia Romeo e Giulietta di William Shakespeare, all'epoca pressoché sconosciuta in Italia.

L'opera fu composta in poco più di un mese, tra la fine di gennaio e i primi di marzo, tanto che Bellini dovette attingere a piene mani a motivi della Zaira, l'opera composta l'anno precedente e andata incontro ad un irrimediabile successo. La romanza di Giulietta Oh! quante volte, oh quante!, il brano più famoso dell'opera, fu invece ricavata dall'opera d'esordio, Adelson e Salvini. In tutti questi casi, tuttavia, Bellini non si limitò a riciclare la vecchia musica, bensì la sottopose ad un'accurata rielaborazione, per adattarla ai personaggi, ai versi e agli interpreti, al punto che di alcuni brani non è facile riconoscere ad orecchio la fonte.

Come in Zaira, la coppia dei protagonisti è affidata a due voci femminili. La scelta del mezzosoprano en travesti per la parte di Romeo è quanto mai appropriata alla rappresentazione di un amore adolescenziale. È semmai interessante come l'amore tra fratello e sorella in Zaira, spesso con la musica relativa, si converta senza difficoltà in quello tra i due innamorati di Verona.

Nell'arco della parabola creativa belliniana I Capuleti e i Montecchi segna il punto di massima canonizzazione delle macrostrutture e microstrutture operistiche. La successione dei numeri musicali, la loro articolazione interna, così come la struttura del periodo musicale concedono poco all'imprevisto, ma al tempo stesso mostrano un equilibrio maggiore che nelle precedenti partiture. Certo si tratta di una soluzione dettata anche dalla fretta, ma resta il fatto che con quest'opera Bellini sembra gettare le fondamenta su cui si svilupperà la ricerca formale dei capolavori successivi.

Negli ultimi anni I Capuleti e i Montecchi è stata spesso allestita nei teatri italiani, anche in virtù di una scrittura vocale non trascendentale e di una drammaturgia semplice ma efficace, basata su una trama di sicura presa. In precedenza, tuttavia, essa dovette soffrire di ogni genere di stravolgimenti. Per tutto il corso dell'Ottocento, seguendo l'esempio dato da Maria Malibran, il tenero e commovente duetto finale composto da Bellini - libero da vincoli formali ma reo di non concedere abbastanza all'esibizione vocale - venne sistematicamente sostituito dal convenzionale finale dell'opera di Vaccai.

Mentre nel XX secolo la parte di Romeo fu a lungo affidata alla voce di tenore, come nell'incisione diretta da Claudio Abbado nel 1966, nella quale il celebre direttore d'orchestra alterò anche la strumentazione e l'armonia.
Più in stile, oltre che più fedele, appare l'incisione discografica diretta da Riccardo Muti nel 1985, con Edita Gruberova nella parte di Giulietta.

Brani famosi

  • È serbata a questo acciaro, cavatina di Tebaldo (atto I)
  • Se Romeo t'uccise un figlio, cavatina di Romeo (atto I)
  • Oh! quante volte, oh quante!, romanza di Giulietta (atto I)
  • Se ogni speme è a noi rapita, stretta del finale (atto I)
  • Deh tu, deh tu bell'anima!, romanza di Romeo (atto II)