Junio Valerio Borghese

militare e politico italiano (1906-1974)

Junio Valerio Borghese (Artena, 6 giugno 1906Cadice, 26 agosto 1974) membro della storica famiglia nobiliare dei Borghese, fu militare e politico italiano.

Junio Valerio Borghese
Junio Valerio Borghese in un ritratto degli anni '40
SoprannomePrincipe nero
NascitaArtena, 6 giugno 1906
MorteCadice, 26 agosto 1974
Luogo di sepolturaBasilica di Santa Maria Maggiore, Roma
Etniacaucasica
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regia marina
ArmaMarina
Corposommergibili
Anni di servizio1928 - 1945
Grado Capitano di fregata
Altre carichepolitico
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Ufficiale di Marina, durante la seconda guerra mondiale entrò a far parte della Xª Flottiglia MAS e si rese celebre per alcune audaci imprese nel Mediterraneo. Come comandante della omonima unità indipendente aderì alla Repubblica Sociale Italiana combattendo a fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano e le formazioni partigiane. Al termine dell'attività bellica fu arrestato dal Comitato di Liberazione Nazionale e consegnato ai servizi segreti statunitensi che lo trasferirono a Roma. Nella capitale fu arrestato e processato per collaborazionismo e crimini di guerra. Il 17 febbraio 1947 si concluse il processo; la Corte dichiarò Junio Valerio Borghese colpevole del reato di collaborazione militare col nazista invasore, condannandolo a 12 anni di reclusione, di cui 9 condonati in virtù del suo glorioso passato militare, della sua attività per la salvaguardia delle industrie del Nord e del porto di Genova - minacciati di distruzione dai tedeschi - e della difesa della Venezia Giulia e dei confini orientali d'Italia. Inoltre si tenne conto dell'amnistia emanata da Palmiro Togliatti, a quel tempo ministro della giustizia. Tra le varie carceri di Forte Boccea, Regina Coeli, Poggioreale e l'isola di Procida, rimase in tutto in carcere quattro anni (fino al 1949), contro i tre previsti dalla sentenza del 1949 (tenendo conto del condono). [1]

Nel dopoguerra Borghese costituì gruppi clandestini armati, in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, due organizzazioni di estrema destra[2]. Nel 1970 fu tra i promotori di un tentativo di colpo di stato, il fallito "Golpe Borghese" (noto anche come "golpe dell'Immacolata"), improvvisamente interrotto in circostanze tuttora non chiare. Borghese non nascose mai la propria adesione politica al fascismo e il suo anticomunismo, il quale veniva spesso manifestato tramite dichiarazioni estreme (è famosa una sua intervista del 1971 alla televisione svizzera nella quale sosteneva la necessità di "sterminare" tutti i comunisti italiani i quali, a suo modo di vedere, costituivano un "eterno pericolo").

Primi anni

Nacque come Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese ad Artena (Roma), in una delle famiglie più blasonate della nobiltà capitolina. Di antiche origini senesi (ultimo ramo Borghese-Torlonia), con tre cardinali, un papa e la sorella di Napoleone Bonaparte (Paolina) fra i suoi rami araldici. È il figlio secondogenito del principe Livio Borghese di Sulmona (1874-1939), principe di Rossano, principe di Vivaro, principe di Montecompatri, duca di Palombara, duca di Poggio Nativo e Castelchiodato; la madre era la principessa Valeria Maria Alessandra Keun (Smirne, 1880-Catania, 1956), figlia di Alfred August Keun e Virgina Amira. Il matrimonio venne sciolto a Roma il 31 maggio 1911. Come conseguenza del fatto che il padre era un diplomatico, Junio visse nei primi anni di vita in viaggio fra l'Italia e le principali capitali estere, soggiornando in Cina, Egitto, Spagna, Francia e Gran Bretagna. In Italia trascorse per lo più il suo tempo a Roma e ai Castelli romani (precisamente ad Artena, dove era situata la villa di famiglia, Villa Borghese appunto). Sposò a Firenze, il 30 settembre 1931, la russa Daria Wassilievna contessa Olsoufiev Schouvalov (Mosca, 1909-Roma, 1963), da cui ebbe quattro figli:

  • Elena Maria Nives (nata a Roma nel 1932)
  • Paolo Valerio Livio Vassilj Michele Scipione Romano Maria (Roma, 1933-Roma, 1999), sposa Nikè Arrighi, da cui Flavia.
  • Livio Giuseppe Maria della Neve (Roma, 1940-Sperlonga, 1989), sposa Piera Loreta Rita Vallone (1941), da cui :
    • Daria, sposa Carmelo Tibor Salleo dei Baroni di San Filippo (1968)
    • Livia
    • Marcantonio (Roma, 1970), sposa Francesca d'Amore
    • Niccolò
  • Andrea Scirè Maria della Neve (Roma, 1942), sposa Marisa Conti, da cui :
    • Luca
    • Alessio (gemello di Luca)
    • Karen
    • Valerio

L'inizio della carriera militare

«Sembrava un leader nato, un condottiero, un capitano di ventura, come nella tradizione delle antiche repubbliche.»

Attratto dalla vita militare, nel 1922 venne ammesso ai corsi della Regia Accademia Navale, dalla quale uscì nel 1928 con il grado di guardiamarina; dovette comunque attendere quasi un anno per avere il suo primo imbarco, sull'incrociatore Trento. Nel 1930 venne promosso sottotenente di vascello e imbarcato su una delle torpediniere operanti in Adriatico; l'anno successivo frequentò il corso superiore dell'Accademia Navale, e nel 1932 venne trasferito ai sommergibili.

Dopo aver frequentato il corso di armi subacquee, nel 1933, promosso tenente di vascello, venne imbarcato dapprima sulla Colombo, quindi sulla Titano. Nonostante avesse nel frattempo conseguito i brevetti di palombaro normale e di grande profondità, fu solo nel 1935 che ricevette il primo incarico di sommergibilista, partecipando alla guerra d'Etiopia, dapprima imbarcato a bordo del sommergibile Tricheco, successivamente del Finzi.

La guerra civile spagnola

Nel 1937 assunse, infine, il primo comando: con il sommergibile Iride prese parte alla guerra civile spagnola.[4] In questa occasione il sommergibile fece parte ufficialmente della flotta nazionale spagnola e il suo nome venne cambiato da Iride in Gonalez Lopez e poi L.3. In seguito all'esperienza della guerra civile spagnola venne decorato l'8 aprile 1939 della medaglia di bronzo al Valor militare per «... l'elevato spirito offensivo e le solide qualità professionali...» dimostrate nel corso delle operazioni.

La seconda guerra mondiale

Trasferito successivamente presso la base di Lero, nel Dodecaneso, vi rimase fino all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940. Nelle prime fasi del conflitto, come comandante del sommergibile Vittor Pisani, prese parte alla battaglia di Punta Stilo e a una serie di falliti tentativi di forzare il porto di Gibilterra, tra il settembre e l'ottobre del 1940. Promosso capitano di corvetta, nel 1941 venne designato alla Xª Flottiglia MAS, dove assunse gli incarichi di comandante del sommergibile Scirè e di capo del reparto subacqueo: anche con il suo contributo vennero pianificati e realizzati i progetti per il forzamento delle rade di Gibilterra (operazione B.G.4) (20-21 settembre 1941) e Alessandria (operazione G.A.3) (18-19 dicembre 1941, operazione che condusse al grave danneggiamento delle navi da battaglia inglesi Queen Elizabeth e Valiant), venendo per questo nominato Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

In seguito alla prima riuscita azione su Gibilterra (operazione B.G.2, 21 ottobre 1940 - 3 novembre 1940), il 2 gennaio 1941 gli viene conferita la Medaglia d'oro al Valor Militare (M.O.V.M.).

Il 1 maggio 1943, fu promosso capitano di fregata per merito di guerra in seguito al successo dell'operazione B.G.4 del settembre 1941. L'attacco era stato portato a termine da T.V. Decio Catalano, S.C. Giuseppe Giannoni, T.V. Amedeo Vesco, S.C. Antonio Zozzoli, T.V. Licio Visintini, S.C. Giovanni Magro nella notte tra il 19 e 20 settembre. I sei operatori sono stati insigniti per questa operazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare (M.A.V.M.). Le navi affondate o gravemente danneggiate sono la cisterna Fiona Shell, la motonave armata Durham e la cisterna militare Denbydale.

In totale, sono stati affondati o gravemente danneggiati dai mezzi d'assalto italiani, nelle azioni compiute nel Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943, 77.380 tonnellate di naviglio da guerra e 187.412 tonnellate di naviglio mercantile, per un totale di 264.792 tonnellate. [5]

Nel luglio 1943 Borghese progettò un attacco contro New York, che non fu attuato a seguito dell'armistizio di due mesi dopo.[6] In particolare il piano prevedeva che un sommergibile atlantico (il Leonardo da Vinci) della base di Bordeaux, trasportasse come un canguro un mini sommergibile, il CA, fino a New York. Qui il piccolo sommergibile si sarebbe staccato dal sommergibile trasportatore e avrebbe risalito il fiume Hudson per arrivare fino a Manhattan. Qui gli uomini gamma avrebbero minato un grattacielo in citta'.[7]

La Repubblica Sociale Italiana e il processo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Xª Flottiglia MAS (RSI).
«In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.»
 
Junio Valerio Borghese durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana. Sull'unifomre spiccano la Croce di Ferro tedesca, la Medaglia d'Oro al Valor Militare e l'Ordine Militare di Savoia.

Immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre costituì un reparto di volontari denominato Decima Mas (prendendo il nome della Xª Flottiglia Mas), riuscendo a concludere, il 14 settembre, un accordo con il Korvettenkapitän Max Berninghaus, comandante navale delle forze del Terzo Reich in Liguria, con il quale la neonata flottiglia venne riconosciuta quale unità combattente con piena autonomia in campo logistico, organico, della giustizia, disciplinare e amministrativo e battente bandiera italiana. Alla nascita, pochi giorni dopo, della Repubblica Sociale Italiana, la Decima Mas fu inserita nell'organico della Marina Nazionale Repubblicana, sebbene essa agisse di fatto in maniera del tutto autonoma. Nonostante i contrasti con i vertici politici e militare della Repubblica Sociale (contrasti che condussero al suo arresto con l'accusa di essere a capo di una congiura tesa a rovesciare Mussolini), le sue forze furono impegnate su tutti i fronti più importanti, a partire da quello di Anzio e Nettuno.

Il regolamento della Decima è un interessante unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, pena di morte per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico.

I militari della Decima furono tutti volontari (frutto anche della volontà popolare di sottrarsi all'onta del tradimento nei confronti dell'alleato germanico), provenienti dalle più diverse armi delle Forze Armate Repubblicane.[8] Non si registrò mai un calo del numero di volontari e infatti si costituirono numerosi corpi di "fanteria di marina", il tutto anche in virtù della popolarità che Borghese riscuoteva fra le masse; in contrapposizione la GNR per aumentare il numero degli uomini fu costretta ad arruolamenti forzati a seguito di azioni di coscrizione degli abili.

Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata delle forze iugoslave[9]. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato[10]. L'opposizione inglese fece fallire questo piano[11], non volendosi inimicare Stalin dopo l'accordo di Yalta[12] e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.

L'attività della Xª MAS non si limitò alle incursioni navali contro le forze nemiche, ma si estese alla costituzione di reparti di terra che assunsero al termine del conflitto le dimensioni di una vera e propria divisione di fanteria leggera. Tuttavia a causa dell'opposizione tedesca (che mal vedeva la ricostituzione di grandi unità italiane) la Divisione Decima (composta da due gruppi di combattimento) non poté mai entrare in azione come unità organica, ma fu frazionata in battaglioni usati dai comandi tedeschi sul fronte della Linea Gotica e poi del Senio. Una parte della Divisione (il Secondo Gruppo) era pronto per muovere sul confine orientale, per difendere Trieste e Fiume dall'avanzata degli iugoslavi, ma fu bloccato prima dai tedeschi e poi dalla svolta rappresentata dalla Liberazione nell'aprile 1945. A partire dal 1944 la Decima fu impiegata anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili nelle zone dove agivano i partigiani, al fianco dei tedeschi; in queste azioni si registrarono casi di tortura su prigionieri (sia partigiani che civili) e numerose esecuzioni sommarie.[13]

Gli ultimi reparti della divisione, decimati dagli attacchi inglesi, si arresero a nord di Schio (Veneto) il 2 maggio 1945.

Il salvataggio di Borghese

  Lo stesso argomento in dettaglio: [[[[Central_Intelligence_Agency#Accuse di arruolamento di ex nazifascisti|Central_Intelligence_Agency § Accuse di arruolamento di ex nazifascisti.

Al termine del conflitto, dopo lo scioglimento formale della Xª MAS il 26 aprile 1945 in piazzale Fiume a Milano, Borghese fu preso in consegna dalla polizia partigiana.[14] Il 9 maggio fu contattato da un agente dei Servizi segreti italiani Carlo Resio e dall'agente dell'Oss James Angleton che lo informarono che l'ammiraglio Raffaele de Courten intendeva incontrarlo a Roma.[15] In seguito, l'11 maggio, con l'aiuto dei servizi segreti americani, scortato da Resio e Angleton, fu trasferito a Roma, dove trascorse un breve periodo prima di essere ufficialmente arrestato dalle autorità americane il 19 maggio per essere trasferito nel carcere di Cinecittà.[16] Secondo Renzo De Felice:"Gli americani erano interessati alla Xª Mas perché pensavano di utilizzare i suoi famosi maiali per la guerra contro i giapponesi. Gli inglesi fecero di più: una nave (ma forse le navi furono due) che, a operazioni belliche finite, trasportava dalla Iugoslavia armi per gli ebrei in Palestina, fu fatta saltare dai maiali della Xª".[17]

Rilasciato in ottobre, venne nuovamente arrestato dalle autorità italiane e trasferito da un luogo di detenzione all'altro, in attesa dell'inizio del processo. Grazie alla protezione accordatagli dai Servizi segreti statunitensi, con i quali era già in contatto da diversi mesi prima della fine della guerra, Borghese ottenne di essere giudicato di fronte ad una Corte d'assise a lui tutt'altro che sfavorevole. Il suo avvocato Italo Formichella aveva inoltrato istanza di ricusazione del Tribunale di Milano per legittima suspicione. Il 17 febbraio 1949, ritenuto colpevole solo del reato di collaborazionismo con i tedeschi, venne formalmente condannato a dodici anni di detenzione ma, in seguito all'applicazione di una serie di condoni e riduzioni di pena, fu subito scarcerato. [18] [19][20][21][22][23][24]

Il dopoguerra e il tentato golpe

  Lo stesso argomento in dettaglio: Golpe Borghese.

Nel dopoguerra Borghese aderì al Movimento Sociale Italiano, di cui fu nominato presidente onorario nel 1951; inizialmente appoggiò Almirante, poi abbandonò il partito, che giudicava troppo debole, si avvicinò alla destra extraparlamentare e nel settembre 1968 fondò il Fronte Nazionale, allo scopo - secondo i servizi segreti - "di sovvertire le istituzioni dello Stato con disegni eversivi".

Intanto nel 1963, aveva ottenuto l'incarico puramente onorario di presidente del Banco di Credito Commerciale e Industriale, che fu in seguito acquisito dal "Banchiere di Dio" Michele Sindona. [25]

Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 promosse un colpo di stato, avviato e poi interrotto, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale, paramilitari appartenenti a formazioni dell'estrema destra e di numerosi alti ufficiali delle forze armate e funzionari ministeriali [26]

«Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo [...]. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della nazione sono con noi; mentre, d'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli che per intendersi, volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Gli studi Rai sono stati occupati, la camere ed il senato pure! ... Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso tricolore, vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d'amore: Italia, Italia, Viva Italia!»

[senza fonte]

Le circostanze del fallimento sono tuttora oscure e controverse. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine, ma si rifiutò di spiegarne le ragioni persino ai suoi più fidati collaboratori.

Riguardo alla dinamica del Golpe si espresse anche l'Ammiraglio Gino Birindelli (Medaglia D'Oro al Valor Militare) affermando che "Borghese fosse una persona troppo intelligente e patriota da fare queste fesserie". Secondo lui, infatti, l'idea del "Golpe" era frutto solo dell'entusiasmo dei giovani sostenitori del Principe Borghese.

In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana che nel 1973 revocò l'ordine di cattura, rimase fino alla morte, avvenuta in circostanze sospette a Cadice, il 26 agosto 1974. Lo stesso anno Borghese era stato in Cile con Stefano Delle Chiaie, per incontrare il generale Augusto Pinochet e il capo della polizia segreta cilena, Jorge Carrasco. È sepolto nella cappella di famiglia, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.

Onorificenze

Onorificenze italiane

«Capitano di Corvetta M.M. Al comando del sommergibile Scirè, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava, nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoruscita del personale. Durante la navigazione di ritorno sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le dìfficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio. Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.»
— Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre-3 novembre 1940

Onorificenze straniere


Voci correlate

Altri progetti

Bibliografia

  • Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS, Milano, Garzanti, 1950.
  • Silvio Lanaro, Storia dell'Italia repubblicana. L'economia, la politica, la cultura, la società dal dopoguerra agli anni '90, Venezia, Marsilio, 1992, pp.381 - 382, ISBN 978-88-317-6396-7
  • Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Bologna, Lo Scarabeo, 2005.
  • Sergio Nesi, Scirè, storia di un sommergibile e degli uomini che lo resero famoso, Bologna, Lo Scarabeo, 2007.
  • Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, 2003.
  • Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008.

Note

  1. ^ Sergio Nesi, Il processo, in Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano. Bologna, Lo Scarabeo, 2004, pp. 555-556.
  2. ^ Anna Cento Bull, Italian neofascism: the strategy of tension and the politics of Nonreconciliation, Berghahn Books, Oxford - New York, 2007, ISBN 978-1-84545-335-0, pp. 112-113 "According to various sources, including ex-member of Ordine Nuovo Vincenzo Vinciguerra, ex-OSS officer Peter Tompkins (1995; 2005), and an official American history of couterintelligence (Rafalko 1998), Prince Junio Valerio Borghese, the Commander of the X MAS for the Republic of Salò, was one of the fascists who agreed to collaborate with the Americans and for this reason was saved from reprisal by the partisans. On the basis of the testimony of Carlo Digilio, Vinciguerra and others, as we saw, it was alleged that many members of Ordine Nuovo were in the pay of America intelligence structures. Among these were Carlo Digilio himself, Delfo Zorzi and Marcello Soffiati. Further substantial evidence, already examined in Part I, points to close links between Ordine Nuovo and the Italian military intelligence structures, as well as between Avanguardia Nazionale and the Office of Classified Affairs within the Ministry of the Interior."
  3. ^ Franco Maugeri, From the Ashes of disgrace, New York, Reynal and Hitchcock, 1948, pag. 240"
  4. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 23 "La marina italiana si impegnò anche in missioni segrete,soprattutto con sommergibili. Fu in questo contesto che Junio Valerio Borghese apparve per la prima volta sulla scena mondiale. Nel 1937, infatti, ricevette l'incarico di comandante del sommergibile Iride (che pochi anni più tardi sarebbe stato il primo a effettuare una missione con gli Slc) e partecipò alle operazioni della forza navale inviata in appoggio dei nazionalisti spagnoli."
  5. ^ Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS. Milano, Garzanti, 1950.
  6. ^ Attacco a New York (dal Corriere della Sera del 23/09/2001)
  7. ^ Ricciotti Lazzero, La Decima MAS, p.15, Rizzoli, Milano, 1984
  8. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 165 "Al suo appello risposero migliaia di marò (come venivano chiamati gli uomini della Xª Mas), i quali accorsero ovunque vi fosse un punto di raccolta lungo la costa. Molti erano volontari, richiamati alle armi dalle gesta compiute dalla flottiglia e, soprattutto, dalla fama di colui che la comandava"."
  9. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud...."
  10. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascelo Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito."
  11. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"."
  12. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, p.403, Lo Scarabeo, Bologna, 2004 "Roosvelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".
  13. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 192 "L'estate del 1944 fu il periodo in cui le azioni antipartigiane si fecero più intense, non solo perché i partigiani erano diventati tanto numerosi da minacciare le linee di comunicazione dell'esercito tedesco, ma anche perché i tedeschi avevano bisogno di rastrellare le alture vicino alla valle del Po per potervisi trincerare qualora la linea gotica sugli Appennini fosse stata sfondata"."
  14. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 198 "In seguito agli accordi raggiunti, il 26 aprile 1945 la Xª Mas si arrese davanti a Riccio e al maggiore Argenton del CLN nel cortile della caserma milanese di piazzale Fiume. La cerimonia si concluse alle 17.00 con l'ammainabandiera, dopodiché Borghese si allontanò con Pulejo e Faini.... Il 26 aprile, Borghese lasciò l'appartamento di piazza Principessa Clotilde e si trasferì a casa del capitano Del Giudice, in viale Beatrice d'Este. Vi arrivò di notte, a bordo di un'auto. Lì sorvegliato dalla polizia partigiana, attese gli ufficiali del servizio segreto della marina che dovevano trarlo in salvo. Stando al suo diario, trascorse sereno quei momenti"."
  15. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 199 "L'8 maggio si presentò in casa il capitano dei carabinieri Giuseppe Polosa, dicendo che Carlo Resio e l'agente dell'Oss James Jesus Angleton erano a Milano e cercavano Borghese per dargli un messaggio dell'ammiraglio De Courten. L'incontro ebbe luogo il 9 maggio. Resio e Angleton informarono il principe che De Courten lo voleva a Roma per parlargli, ma questi, non del tutto convinto da quel messaggio che gli era stato riferito solo oralmente, rispose che si sarebbe riservato di decidere."
  16. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 200 "Il principe decise di partire con i due e giunse a Roma il giorno successivo....Borghese fu portato in un appartamento in via Archimede e arrestato il 19 maggio dagli americani. Il principe e la moglie furono gli unici due fascisti italiani del periodo dell'RSI a essere tratti in salvo dagli Stati Uniti, che sostanzialmente desideravano avvalersi di Borghese per la sua competenza nelle operazioni segrete e l'abilità nel combattere i comunisti. Alcune persone furono salvate dagli inglesi."
  17. ^ Renzo De Felice, Rosso e nero, Baldini Castoldi Dalai, 1995, pag. 133
  18. ^ Giorgio Bocca, Storia della Repubblica italiana: dalla caduta del fascismo a oggi, Volume 1, Rizzoli, Milano, 1982, p. 69: "Il processo a Junio Valerio Borghese è una burletta: presiede la Corte di Assise il dottor Caccavale, amico della famiglia Borghese e vecchio gerarca; nel collegio giudicante ci sono ex fascisti notori. La sentenza il 17 febbraio '47 supera ogni limite di impudenza: vengono concesse a Borghese le attenuanti del valor militare, per il salvataggio delle industrie del nord, perché si è battuto per salvare la Venezia Giulia, per l'assistenza ai deportati dai tedeschi. Insomma sarebbe meritevole di avere assistito i partigiani e gli antifascisti che ha catturato e mandato nei lager nazisti. Con tutte le attenuanti e gli indulti, a Boghese restano ancora nove anni; su suggerimento dei difensori si studiano altri indulti finché al principe resta un solo anno. E su questa condanna a un anno di reclusione il processo farsa sta per chiudersi quando un'avvocato difensore ricorda al presidente che per la legge del 1946 il condono deve essere superiore a un anno e allora il dottor Caccavale torna di fretta in camera di consiglio, toglie l'ultimo anno come dal conto del salumaio e Borghese esce libero, portato in trionfo."
  19. ^ RAI - La Storia siamo noi: Il Golpe Borghese, storia di un'inchiesta cfr. sezione "Approfondisci": "La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava. [...] Terminata la guerra, dopo un concitato periodo di latitanza e ripetuti arresti, Borghese è condannato il 17 febbraio 1949 per collaborazionismo riuscendo però, grazie alla protezione americana (in particolare dal responsabile del controspionaggio dell'OSS, James Jesus Angleton), ad essere in breve tempo scarcerato."
  20. ^ R.J.B. Bosworth, The Oxford Handbook of Fascism, Oxford University Press, New York, Apr. 2009, ISBN 978-0-19-929131-1, p. 593
  21. ^ Eredità del fascismo e legittimazione atlantica: l'anticomunismo antidemocratico di Nicola Tranfaglia: "E poi si scopre che il capo dei servizi segreti americani in Sicilia è James Jesus Simon Angleton, destinato a divenire uno dei più importanti dirigenti della CIA nel secondo dopoguerra. Questo personaggio stabilì uno dei patti fondamentali legati alla nascita della nostra democrazia. Fu Angleton infatti a salvare sul Lago di Garda Junio Valerio Borghese, a portarlo a Milano e a nasconderlo a casa di un partigiano, attraverso l'intercessione di uno degli esponenti principali del Partito d'Azione; quindi a condurre Borghese, travestito da ufficiale, a Roma e a premere affinché il suo processo si concludesse con una lieve condanna. Come puntualmente avvenne. In seguito fu sempre Angleton a reclutare dieci ufficiali della Decima Mas nei servizi segreti americani per le azioni anticomuniste."
  22. ^ Fondazione Italiani: Junio Valerio Borghese, biografia "Al termine del conflitto, dopo lo scioglimento della Decima tenta la fuga ma viene arrestato dal Comitato di Liberazione Nazionale e processato per collaborazionismo con il nemico e crimini di guerra. Condannato a 12 anni di reclusione, resterà nel carcere dell'isola di Procida solo fino al 1949, grazie alla protezione accordatagli dai servizi segreti statunitensi."
  23. ^ Golpe Borghese. Ipotesi di un piano eversivo "Nel 1947 e per due anni, in seguito alla liberazione del paese, Borghese è chiamato a pagare per i crimini commessi ai danni dei civili e contro il governo di Badoglio: il processo per collaborazionismo con il nemico si chiuderà con una condanna mitigata da attenuanti ottenute con la mediazione dei servizi segreti statunitensi, pochi anni di carcere e poi la libertà."
  24. ^ Dizionario del fascismo , volume primo, a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Einaudi editore, 2002.: "Come d'altronde hanno poi confermato i numerosi documenti declassificati dell'OSS oggi reperibili, Wolff e Dulles collaborarono insieme per il "riciclaggio" delle forze militari fasciste nei servizi segreti in funzione anti-comunista. Americani e inglesi nutrivano infatti un vivo interesse per l'Unità italiana della Decima MAS, soprattutto per la sua attività di contrasto delle forze partigiane comuniste attuata anche con il metodo dell'infiltrazione a scopi di provocazione e spionaggio. Il loro obiettivo era di "ripulire" il comandante fascista dei suoi crimini di guerra… «il governo italiano, tuttavia, nel '45 chiese agli alleati che egli gli venisse consegnato, per poterlo processare a Milano. I suoi amici intervennero, e il processo fu trasferito a Roma, dove Dulles e Angleton sapevano che molti altri burocrati fascisti erano ancora attivi e la magistratura nutriva idee più conservatrici». Il 17 febbraio del '49 venne scarcerato con l'applicazione di 9 anni di condono, dopo il processo per "collaborazionismo" che si era concluso con la condanna a 12 anni di reclusione."
  25. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 229 "Borghese era uscito dalla sua condizione di semipensionamento più o meno all'epoca della morte della moglie, la principessa Daria Olsoufiev, in un incidente d'auto il 4 febbraio 1963. Per motivi finanziari era stato nominato presidente del Credito commerciale, la prima banca di proprietà di Sindona. Era una carica ampiamente onoraria, che però gli permetteva di guadagnare bene e di seguire da vicino lo svolgersi degli avvenimenti politici."
  26. ^ Golpe Borghese

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