Ancilla Marighetto
Ancilla Marighetto (Castello Tesino, 1927 – Coazza, 19 febbraio 1945) è stata una partigiana italiana, Medaglia d'oro al valor militare (alla memoria).

Biografia
Esponente della Resistenza nella zona di Castello Tesino, nel Trentino orientale, al confine con la provincia di Belluno, di cui fu artefice principale un gruppo composto anche da alcuni ex ufficiali dell'Esercito italiano, fra i quali il fratello di Ancilla, Celestino Marighetto, nome di battaglia “Renata”. Nel giugno 1944, il gruppo trentino decise di contattare i comandanti della brigata Antonio Gramsci, attiva con circa mille uomini sulle vicine Vette Feltrine, che era parte della Resistenza bellunese organizzata capillarmente fin dal novembre 1943, grazie anche a numerosi elementi provenienti dalla vita militare e a una diffusa adesione popolare. Due mesi dopo fu istituita e destinata al vicino Tesino e alla bassa Valsugana la compagnia “Giorgio Gherlenda” (elevata al rango di battaglione un mese più tardi), intitolata a un partigiano della "Gramsci" trucidato dall'occupante nazista pochi giorni prima e composta da 29 partigiani, in buona parte provenienti dai comuni bellunesi di confine affiancati da alcuni trentini. Quasi subito fu operativa come staffetta anche Ancilla Marighetto, nome di battaglia "Ora". Fra le prime azioni del "Gherlenda" vi fu l'assalto alla caserma del Corpo di sicurezza trentino (Cst) di Castello Tesino, il 14 settembre 1944, al fine di impossessarsi di armi e munizioni: il "colpo" riuscì e furono anche fatti prigionieri temporaneamente 55 soldati trentini arruolati dai nazisti per controllare il territorio e svolgere attività antipartigiana (il Cst era attivo in provincia di Belluno, come il più noto Polizei Regiment Bozen, e partecipava attivamente anche a rastrellamenti e rappresaglie). La reazione dei nazisti, come sempre, fu feroce: il 15 settembre 1944 scattò un enorme rastrellamento che si spinse fino ai monti di Costabrunella, il "rifugio" sul Lagorai del battaglione Gherlenda. In quel drammatico contesto fu ucciso anche il comandante, Isidoro Giacomin "Fumo" da Fonzaso e in seguito per i partigiani del "Gherlenda" - le cui fila si erano ingrossate fino a toccare circa le ottanta unità - la vita fu sempre più difficile, fino alla decisione del neoeletto comandante "Marco" (l'ex maresciallo di artiglieria Antonio Da Ronch di Feltre) di suddividere il battaglione in tre compagnie, due delle quali si sciolsero poco dopo. Dopo l'appello alleato (13 novembre 1944) alla Resistenza di sospendere le attività durante l'inverno, una parte dei combattenti fece rientro alla vita civile. Nel Bellunese l'appello non ebbe molto seguito, nel caso del "Gherlenda" rimasero in montagna solo un gruppo ristretto di sette partigiani noti, che difficilmente sarebbero passati inosservati al rientro nei rispettivi paesi (per numerosi loro compagni, infatti, il destino dopo il ritorno fu tragico). Fra i sette c'era "Ora" e il loro nascondiglio fu in una valletta impervia nella zona del passo del Brocon, la Val Caora; da qui partirono anche per alcune azioni di sabotaggio contro l'occupante. Alla metà di febbraio 1945, il gruppetto decise di trasferirsi in una zona meglio esposta al sole e fece tappa a malga Vallarica di Sotto, dove il 19 febbraio fu sorpreso da una pattuglia del Corpo di sicurezza trentino guidata dal sanguinario capitano Ss austriaco Karl Julius Hegenbart, che si era già macchiato, fra l'altro, del sangue di un'altra partigiana di Castello Tesino, Clorinda Menguzzato "Veglia". Nel fuggi fuggi "Ora" (contrariamente a quanto riportato in alcune ricostruzioni) non riuscì a mettersi i suoi sci perché in precedenza li aveva prestati al fratello e gli attacchi non erano stati ancora risistemati per lei. La ragazzo si mise allora a correre verso valle, sulla neve, in direzione Lamon, insieme con il compagno “Raul”; quando sentirono avvicinarsi i nazisti, i due si arrampicarono su due abeti per nascondersi; erano nei pressi del Col del Toc, in territorio comunale di Lamon. Solo l'ultimo uomo della pattuglia si accorse di "Ora" e richiamò gli altri: la giovane impugnava la pistola ma alla fine - per qualche motivo - non la utilizzò (diversamente da quanto si legge in alcune ricostruzioni approssimative) e accolse l'invito del capitano Hegenbart a scendere dall'albero. "Ora" fu sùbito interrogata ma oppose il silenzio e il disprezzo alle domande del comandante nazista. Hegenbart ordinò allora a uno dei soldati trentini presenti, un sottufficiale di Cavalese, di sparare alla testa di Ancilla. Dopo la guerra costui fu condannato a 22 anni di reclusione per aver eseguito quell'ordine; ma ne scontò solo cinque, perché la martoriata famiglia Marighetto (nell'ottobre 1944 anche il padre di Ancilla, Giacomo, era stato fucilato dai nazisti), acconsentì alla grazia per la quale si erano spesi esponenti della Chiesa trentina. Il capitano Hegenbart, invece, condannato all'ergastolo in Italia, per una lunga serie di crimini di guerra, non fu mai estradato dall'Austria, dove visse indisturbato e morì nel 1993. Anche se gli altri fuggiaschi compagni di "Ora" sopravvissero, quell'episodio del 19 febbraio 1945 segnò la fine del "Gherlenda", che va considerato come la realtà più significativa della Resistenza in Trentino, provincia dell'Alpenvorland in cui la lotta partigiana in generale fu poco presente.
Onorificenze
— Col del Tocco - Passo Broccone - Comune di Castel Tesino (Trento), 19 febbraio 1945.
Teatro
La storia di Ancilla Marighetto, Ora, insieme a quella di Clorinda Menguzzato, Veglia, sono state prese come spunto per lo spettacolo teatrale "Ora Veglia, il silenzio e la neve", coprodotto da ariaTeatro e teatroBlu. In occasione dello spettacolo è stata editata da Publistampa una pubblicazione con il medesimo titolo.
Collegamenti esterni
- La storia del battaglione "Gherlenda" con le testimonianze sulla uccisione di "Ora", nel volume di Giuseppe Sittoni "Uomini e fatti del Gherlenda. La Resistenza nella Valsugana orientale e nel Bellunese, edizioni Croxarie/Mosaico, Borgo Valsugana/Strigno, 403 pagine, 2005; disponibile download del pdf
- Scheda sul sito dell'ANPI
- Motivazione del conferimento della M.O.V.M. da quirinale.it
Il portale Donne nella storia non esiste