Inaros o Inaro, noto anche come Ienheru, (fl. ca. 460 a.C.) fu un capo ribelle egizio, figlio di un principe libico chiamato Psametek (Psammetico), probabilmente correlato alla casata saitica.

All’incirca nel 460 a.C., si ribellò alla dominazione persiana e con l’aiuto di alleati Ateniesi sconfisse l’esercito persiano guidato dal satrapo Achemene. I Persiani si ritirarono a Menphi, ma gli Ateniesi vennero sconfitti nel 454 a.C. dall’esercito persiano guidato dal generale Megabizo dopo un assedio durato due anni. Inaros fu quindi catturato, condotto a Susa e messo a morte.

Rivolta ed eventi successivi

Inaros esercitava la propria autorità sui Libici nella zona di Pharos e nella parte del Delta intorno a Sais. Con l’aiuto di Amonirdisu di Sais (antenato del futuro faraone omonimo) che conquistò le paludi a Nord, Inaros scacciò gli esattori persiani ed assoldò mercenari, dando così inizio alla rivolta dell’Egitto contro Artaserse I, Gran Re di Persia dopo l’assassinio di Serse I. Gli alleati Ateniesi inviarono truppe ed una flotta di oltre 200 navi al comando di Caritimide per appoggiarne la causa nel 460 a.C.[1][2]

L’esercito ribelle si scontrò con l’esercito persiano composto da circa 400.000 soldati ed 80 navi guidato dal fratello di Artaserse, il satrapo Achemene. Questi venne sconfitto ed ucciso, insieme a 100.000 suoi soldati, a Pampremi mentre il resto dell’esercito persiano si ritirò a Menphi. I comandanti della flotta ateniese, Caritimide e Cimone, con quaranta navi diedero battaglia a conquanta navi persiane, catturandone venti col loro equipaggio ed affondando le rimanenti. In seguito al successo della battaglia, i ribelli inviarono il cadavere di Achemene al Gran Re.

Tuttavia la vittoria fu di breve durata: l'assedio di Menphi fallì a causa dell'arrivo dei rinforzi persiani al comando di Megabizo. Caritimide fu ucciso e Inaros venne ferito alla coscia e si ritirò a Byblus, sua roccaforte nonché unica città egizia che non si sottomise a Megabizo. Dopo un anno e mezzo di combattimento nelle paludi Inaros e i suoi alleati greci vennero sconfitti e condotti prigionieri a Susa.

Esecuzione

Megabizo promise ad Inaros ed ai ribelli greci che non sarebbero stati messi a morte una volta giunti a Susa. La regina madre Amestris però non poté perdonare loro la morte del figlio Achemene e chiese che pagassero con la vita. Artaserse mantenne la promessa fatta da Megabizo per cinque anni, poi consegnò Inaros e 50 ribelli greci alla regina.

Esistono versioni diverse della morte di Inaros: fu forse crocifisso o forse impalato, mentre i cinquanta ribelli greci furono, a quanto pare, decapitati.[3]

Tucidide riporta una versione ancora diversa, dalla quale si dedurrebbe che Inaros venne catturato ed ucciso subito dopo o perlomeno entro lo stesso anno, nel 454 a.C.[4]

L’eredità

La ribellione di Inaros, benché fallita, lasciò un’impronta profonda nella storia egiziana. Erodoto scrisse di lui che fece danno ai Persiani più di chiunque altro prima.[senza fonte]

Note

  1. ^ Tucidide, History of the Peloponnesian War, Richard Crawley (trans.), ISBN. URL consultato il 10 settembre 2010.
  2. ^ Diodoro Siculo, Library of History, C. H. Oldfather (trans.), vol. 4, Loeb Classical Library, 1946, ISBN 9780674994133. URL consultato il 10 settembre 2010.
  3. ^ Photius' excerpt of Ctesias' Persica (§ 14.37-39) http://www.livius.org/ct-cz/ctesias/photius_persica2.html
  4. ^ J.M. Bigwood, Ctesias' Account of the Revolt of Inarus, in Phoenix (Classical Association of Canada), vol. 30, n. 1, Spring 1976, pp. 1–25. URL consultato il 23 maggio 2008.