Teresina Bontempi
Teresina Bontempi (Locarno, 8 luglio 1883 – Cevio, 1968) è stata una giornalista svizzera, fu una delle prime giornaliste ticinesi.
La Bontempi fu anche una scrittrice irredentista del Canton Ticino.
Biografia
Il suo nome è legato all'irredentismo del Canton Ticino e al giornale "L'Adula" di cui fu la direttrice. Fu un personaggio al centro di continue polemiche in Ticino e nella Svizzera tutta, in particolare fra il 1912 e il 1936.
Il padre, Giacomo, fu segretario del "Dipartimento della pubblica educazione" del Cantone Ticino e Teresina seguì gli studi magistrali diventando Ispettrice delle scuole elementari del Cantone. Sposó Piero Parini, che divenne gerarca successivamente.
Fu allieva prediletta di Maria Montessori di cui introdusse nel Cantone i suoi nuovi metodi pedagogici.
L'attività politico-culturale di Teresina Bontempi va inquadrata nella grave condizione economico-sociale nella quale versava il Ticino fra le due guerre mondiali, anche con riferimento alla cultura e alla lingua italiane, con le conseguenti Rivendicazioni presentate alle autorità federali nel 1924 e appoggiate da tutti i partiti ticinesi.[2]
Assieme con un'amica, Rosetta Colombi, fondò la rivista "L'Adula" (dal nome della cima che divide il Ticino dalla zona germanofona), stampato a Bellinzona, in cui denunciava soprattutto la progressiva tedeschizzazione alla quale andava soggetto il Canton Ticino. Successivamente i toni del giornale si acuirono verso simpatie irredentiste e infine filofasciste. Al giornale collaborarono noti esponenti della cultura, non solo ticinese, ma anche del Regno: ricordiamo Giuseppe Prezzolini (che nel 1912 aprì sulla "Voce" un dibattito sull'italianità del Ticino e nel 1913 riservò un numero della rivista al tema con la partecipazione fra gli altri di Francesco Chiesa), Giovanni Papini, Giani Stuparich, Scipio Slataper e altri.[3]
Le autorità elvetiche cominciarono a perseguitarla, prima sospendendo più volte il giornale, quindi allontanandola dall'insegnamento. Nel 1935 fu condannata con l'accusa di irredentismo ad alcuni mesi di prigione che scontò nel penitenziario di Lugano.
Ritiratasi da ogni attività, dal 1936 al 1945 risiedette a Parma. Rientrata in Svizzera, dapprima venne relegata nel comune avito di Menzonio ed in seguito andó all'ospedale di Cevio dove si spense in perfetta solitudine e volutamente dimenticata. Solo Elda Simonett-Giovanoli la ricordó successivamente per la sua difesa dell'italianitá del Ticino.
Opere
Nel suo esilio in Italia la Bontempi scrisse il suo Diario di prigionia[5], pubblicato con successo nel dopoguerra.
Note
- ^ Fotografia con riferimenti a Teresina Bontempi
- ^ Ferdinando Crespi. Ticino irredento. Capitolo secondo.
- ^ Articoli sull'irredentismo ticinese e l'Adula
- ^ L'Adula di Teresina Bontempi
- ^ Diario di prigionia di Teresina Bontempi
Bibliografia
- I numeri de "L'Adula".
- Teresina Bontempi, Diario di prigionia, Armando Dadò editore, Locarno 1999.
- Ferdinando Crespi, Ticino irredento. La frontiera contesa. Dalla battaglia culturale dell'"Adula" ai piani d'invasione, FrancoAngeli, Milano 2004.
- Gabriele Zaffiri, L'Impero che Mussolini sognava per l'Italia, The Boopen editore, Pozzuoli (Napoli) ottobre 2008.
Fonti
Voci correlate
- Irredentismo italiano in Svizzera
- irredentismo
- Italia irredenta
- Italo-svizzeri
- Elda Simonett-Giovanoli