San Procolo di Pozzuoli (Pozzuoli, III secoloPozzuoli, 19 settembre 305) fu un martire sotto l'impero di Diocleziano ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

San Procolo di Pozzuoli
NascitaIII secolo
Morte305
Santuario principaleCattedrale di Pozzuoli

(Rione Terra)

Ricorrenza16 novembre
Attributipalma,bibbia e abito diaconale
Patrono diPozzuoli

Procolo è uno dei "sette martiri puteolani" che furono decapitati nel 305 d.C. durante l'epoca delle feroci persecuzioni nei confronti dei cristiani messe in pratica da Diocleziano. Tra i sette martiri puteolani va ricordato il vescovo di Benevento Gennaro che come gli altri sei "compagni di sventura" fu condannato alla decapitazione presso il forum vulcani, nei pressi della Solfatara di Pozzuoli.


Agiografia

I nomi dei sette martiri, compaiono in almeno sette antichi Acta, Passiones o Vitae. Tutti questi racconti pongono in primo piano la figura di san Gennaro, del miracolo della liquefazione del suo sangue e poi delle varie traslazioni delle reliquie dei martiri, con destinazioni diverse e del loro culto in varie località. Gli Atti Puteolani o Acta sancti Proculi, che illustrano il martirio di san Procolo, furono trovati nell’Archivio della Curia di Pozzuoli e pubblicati per la prima volta, dal gesuita padre Joannes Stilting, nel 1757 ad Anversa[1]. Agli Atti Puteolani si aggiungono gli Atti Bolognesi. Prendono tale nome perché sono conservati in un codice del 1180, di proprietà del monastero di Santo Stefano dei padri Celestini in Bologna.

Durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano (284-305), il vescovo Gennaro si trovava a Pozzuoli, in incognito per non essere riconosciuto dai pagani, che allora correvano numerosi a consultare la Sibilla Cumana. I cristiani della zona, però, erano a conoscenza della presenza del vescovo, tanto che il diacono Sossio, il diacono Festo e il lettore Desiderio, si recarono più volte a fargli visita. I pagani scoperto che Sossio era cristiano, lo denunziarono al giudice Dragonzio. Sossio venne catturato e condannato ad essere sbranato dagli orsi, nell’anfiteatro di Pozzuoli.

Gennaro, Festo e Desiderio, saputo del suo arresto, vollero far visita a Sossio; furono scoperti, confessarono di essere cristiani e furono condotti dal giudice Dragonzio, che li condannò alla stessa pena di Sossio.A questo punto del racconto compaiono i tre puteolani, il diacono Procolo ed i laici cristiani Eutiche ed Acuzio, i quali protestarono vivacemente contro la condanna. Secondo la tradizione popolare i sette martiri furono prima rinchiusi nelle celle dell'anfiteatro Flavio. Qui, però, avvenne il miracolo, per cui gli animali si inginocchiarono al cospetto dei sette condannati. Perciò furono trasferiti nel Foro dove il Magistrato giudicante li condannò alla decapitazione, che ebbe luogo, secondo la tradizione, il 19 settembre del 305. Il corpo del martire Procolo fu sepolto, stando alle fonti, nel pretorio di Falcidio che dovrebbe trovarsi nei pressi della necropoli di via Celle. Il nome Proculus è molto ricorrente nella lingua latina, ed è riferito al figlio nato mentre il padre era lontano. La festività di san Procolo veniva celebrata il 18 ottobre ma, fu poi spostata, con decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 10 dicembre 1718, al 16 novembre in quanto ad ottobre, molti puteolani erano impegnati nei lavori dei campi.

Il gruppo dei sette martiri campani si ritrova venerati anche nelle catacombe dette di San Gennaro, di San Severo e di San Gaudioso a Napoli.

Le reliquie

La storia delle reliquie è altrettanto complessa. Le spoglie di san Procolo, patrono principale della città di Pozzuoli, avrebbero trovato una definitiva collocazione nel tempio Calpurniano, trasformato nella nuova cattedrale puteolana. Secondo un documento del IX secolo, nell’871, i corpi di Gennaro, Procolo, Eutiche ed Acuzio, sarebbero stati portati da un cavaliere svevo nell'abbazia di "Angia Dives" o Reichenau, sul Lago di Costanza in Svizzera. Nel 1780 nell'abbazia si rinvennero delle ossa. Una parte delle reliquie del martire puteolano furono riconosciute e recuperate grazie alle ricerche di Monsignore Antonio Gutler, confessore della regina di Napoli Maria Carolina. Le reliquie di san Procolo furono riportate a Pozzuoli il 13 maggio1781. Da allora la città di Pozzuoli e la Diocesi, con solenni festeggiamenti rievocano il ritorno dei resti mortali di san Procolo nella città natale. Nella seconda domenica di maggio, le reliquie e il busto argenteo del Santo martire vengono portate in solenne processione per le vie della città, insieme al busto marmoreo di san Gennaro e a quello ligneo di san Celso, antico vescovo di Pozzuoli. Alcuni studi, condotti nel 1964 a Napoli, confermerebbero che le reliquie svizzere corrisponderebbero alle parti mancanti alle reliquie napoletane e puteolane.


Il tempio - duomo

Tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, al santo fu dedicato, come chiesa, lo splendido edificio marmoreo pseudoperiptero esastilo, di ordine corinzio con due rampe laterali che ascendono al basamento del pronao, che il ricco mercante Lucio Calpurnio aveva fatto erigere a Pozzuoli in onore dell'imperatore Ottaviano Augusto.Questo tempio fu costruito dall'architetto Lucio Cocceio Aucto sui resti di un precedente tempio di età repubblicana risalente al 194 a.C,già ristrutturato da Silla nel 78 a.C. Le prime notizie della chiesa di San Procolo nel castro risalgono al 1027;qualche tempo dopo si ha notizia di un'altra chiesa dedicata a San Procolo nei pressi della sepoltura del Santo nel pretorio di Falcidio. Nel 1538 questo edificio di epoca augustea subì gravi danni a seguito dello sprofondamento di Tripergole e della conseguente nascita del Monte Nuovo.Il vescovo Castaldo lo restaurò, e per far fronte alla spesa occorrente ottenne con decreto 16 giugno 1544, dal pontefice Paolo III la facoltà di vendere beni stabili della mensa vescovile fino al prezzo di 200 ducati d'oro di Camera. Nel 1632 il vescovo Martin de Leon y Cardenas, poi arcivescovo di Palermo, arricchì e trasformò questa costruzione, inglobando nelle strutture barocche le precedenti vestigia del tempio romano. Grazie all'intervento degli architetti Bartolomeo Picchiati e Cosimo Fanzago,fece aggiungere il coro, con annessa la sala Capitolare, arricchita con splendidi affreschi raffiguranti tutti i vescovi di Pozzuoli fino al 1732 e il campanile, oggi andato perduto ad eccezione di tre delle sue quattro antiche campane. Inoltre costruì nella nuova cattedrale un'apposita cappella per il culto dell'Eucarestia, provvedendola di un magnifico altare cesellato in marmi policromi e di ciborio ornato di bronzo dorato e di lapislazzuli. Qualche tempo dopo, il vescovo Zezza mise in collegamento con il Duomo l'ex chiesa della SS Trinità, esistente già nel XII secolo, adibendola a sagrestia. Nel 1817 venne annessa anche l'adiacente capppella del SS. Corpo di Cristo, edificata nel 1354 con il nome di S. Giacomo degli Apostoli dal principe Luigi di Taranto, marito della regina Giovanna I, la quale nel 1363 la donò al Capitolo dei Canonici di Pozzuoli, perché pregassero per lei e la sua famiglia. Per distinguerla, forse, dall'altra chiesa di San Giacomo (l'attuale chiesa del Carmine) fu chiamata nel 1500 San Giacomo Reale, e verso il 1587,appunto, chiesa del Corpo di Cristo. A seguito di recenti restauri, ha riasssunto la sua precedente autonomia. Il duomo, dichiarato monumento nazionale con regio decreto n.1746 del 21 novembre 1940, divenne basilica minore pontificia con bolla di Pio XII del 25 novembre 1959.La navata centrale della Cattedrale venne completamente distrutta da un incendio, nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1964 e da allora, la chiesa del Carmine svolge le funzioni di Cattedrale e dal 1995 la moderna chiesa di San Paolo, nel quartiere di Monterusciello, quelle di concattedrale. Successivi restauri,iniziati nel 1968 e attualmente in fase di svolgimento, hanno riportato alla luce le antiche strutture romane.

Quadri superstiti all'incendio del 1964

  • Decollazione di San Gennaro di Agostino Beltrano;
  • Gesù lava i piedi ai discepoli di Giacinto Diano;
  • Addio di Gesù alla Madre di Giacinto Diano;
  • Martirio dei Santi Onesimo, Alfio e Filadelfo della Scuola del Lanfranco;
  • San Procolo e Nicea di Artemisia Gentileschi;
  • Martirio di Sant'Artema di Giovanni Lanfranco;
  • Adorazione dei pastori di Cesare Fracanzano;
  • Martirio di Sant'’Alessandro di Agostino Beltrano;
  • San Gennaro nell’Anfiteatro di Artemisia Gentileschi;
  • Arrivo di San Paolo a Pozzuoli di Giovanni Lanfranco

L'inno a San Procolo

Un'antica tradizione vuole che questo testo con la sua semplice melodia fosse cantato al termine di ogni celebrazione nella cattedrale dedicata al santo patrono:

"Oh San Procolo protettore,/ beato martire del Signore,/ alla Vostra gran potenza/ ricorriamo con confidenza/ impetrate a questa città/ viva fede, ferma speranza/ e perfetta carità"

Note

  1. ^ J. Stilting (1703-1762), Acta ss. Januari episcopi, Sosii, Festi et Proculi diaconorum, Desiderii lectoris, Eutychis vel Eutychetis et Acutii martyrum Puteolis in Campania felice, commentario e notationibus illustrata a Joanne Stiltingo, Antuerpiae, apud Bernardum Albert Vander Plassche, 1757.

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