Suq

mercato organizzato in corporazioni
Versione del 20 mag 2012 alle 21:56 di Luckas-bot (discussione | contributi) (r2.7.1) (Bot: Aggiungo simple:Souq)

Template:Avvisounicode

Disambiguazione – Se stai cercando altre voci che possono riferirsi alla stessa combinazione di 3 caratteri, vedi SUQ.
Suq ad Esna, in Egitto

La parola sūq (pl. aswāq, in arabo سوق?) indica il mercato organizzato in corporazioni, luogo deputato allo scambio delle merci.

Storia

Nell'Islam classico esso costituiva - insieme alla moschea e al Palazzo del potere - il terzo centro funzionale della città musulmana. A differenza però della Moschea o del Palazzo, il sūq non occupava quasi mai fisicamente il centro della città e questo a causa della invasività di certe arti e professioni che potevano arrecare disturbo, a causa di rumori o sgradevoli odori, all'ordinato e quieto vivere civile perseguito dalle autorità pubbliche.

Come nelle città cristiane medievali, l'economia era strutturata su basi corporative e di ogni arte o mestiere si rendeva interprete e garante davanti al potere politico un Maestro, coadiuvato da aiutanti dotati di esperienza e autorevolezza. Ad essi era demandato l'obbligo del corretto andamento dei commerci, potendo contare sul concreto aiuto del muḥtasib (sovrintendente) o del ṣāḥib al-sūq ("signore del mercato", da cui l'antico spagnolo zabazoque) che, con poteri di polizia annonaria, assicuravano il corretto uso di pesi e misure, reprimendo ogni frode in commercio grazie a una specifica forza di polizia (shurṭa) che poteva irrogare pene pecuniarie o l'arresto dei colpevoli.

Le differenze merceologiche disegnavano fisicamente il sūq. Esso pertanto si sviluppava, in linea di massima, all'interno di strutture murarie protette, secondo un andamento che potremmo definire grossolanamente a cerchi concentrici, con le professioni e le arti meno legate a merci deteriorabili disposte al centro (poteva essere questo il caso degli orafi e dei profumieri), con quelle a impatto medio nel secondo cerchio (alimenti aridi, tessuti, calzature) e con le arti e professioni più "inquinanti" verso l'esterno (lattonieri, tintori, macellerie, pescherie, animali vivi al dettaglio). Ogni genere commerciabile veniva così ad operare accanto a quello dei propri concorrenti, così da agevolare il cliente nelle sue valutazioni comparative.

L'apertura e la chiusura dei commerci erano rigidamente scandite da un orario di cui erano garanti di fronte alle autorità i Maestri delle arti e delle corporazioni. Essi inoltre organizzavano l'ingresso dei novizi e il loro apprendistato. Il sistema, come tendenzialmente ogni sistema corporativo, era infatti chiuso e si apparteneva e si operava perciò all'interno di un'arte o di una corporazione per esclusivo diritto di nascita e di eredità, salvo sporadici ed eccezionali casi autorizzati espressamente dal potere o dalla stessa arte o corporazione.

Damasco

Damasco è celebre per i suoi sūq caratteristici, di cui si ricordano principalmente al-Ḥamīdiyye (perché il committente fu il sultano ottomano ʿAbd al-Ḥamīd, quello di Midḥat Pāshā (dal nome di un noto politico d'età ottomana), al-Ḥarīr (mercato della seta, in arabo "seta"), al-Khayyāṭīn (lett. "sarti": mercato della merceria), Buzūriyye (mercato delle spezie, dall'arabo buzūr, "semi"), al-Ṣāgha (mercato del'oreficeria, in arabo ṣiyāgha, "oreficeria").

Aleppo

Sempre in Siria, ad Aleppo, vi è il più grande suq al mondo, con una lunghezza di 13 km. In tale mercato si ha una vasta tipologia di settori merceologici.[1]

Note

Bibliografia

  • E. Lévi-Provençal, "L’urbanisme musulman", in: Mélanges d’histoire et d’archéologie de l’Occident musulman, Hommage à G. Marçais, Algeri, 1957, I, pp. 219-231.
  • A. ‘Abd ar-Rāziq, "La hisba et le muhtasib en Égypte au temps des Mamlūks", in Annales Islamologiques, XIII (1977), pp. 115-178

Altri progetti