Il pareggio di bilancio è la condizione che si verifica quando il deficit pubblico è pari a zero, ossia, quando le spese sostenute dallo Stato nel corso di un anno (compresi gli interessi sul debito) eguagliano le entrate. In tal modo, lo Stato non spende più di quanto ricava dai tributi e dalle altre entrate, evitando il ricorso all'indebitamento.

Si parla di pareggio di bilancio "strutturale" quando, nell'ambito della spesa dello Stato, si escludono le spese a titolo di una tantum.

Trattazione matematica del pareggio di bilancio

 
Debito pubblico costante in funzione del tempo in caso di pareggio di bilancio.

Poiché il pareggio di bilancio si verifica quando il deficit pubblico (disavanzo primario +interessi sul debito) è uguale a 0, ciò comporta che il Debito pubblico si mantenga costante. Infatti considerata l'equazione alle differenze relativa al Debito pubblico :

 

con

  •  : Valore nominale del Debito pubblico al tempo t
  •  : Valore nominale delDebito pubblico al tempo t-1
  •  : Valore nominale del tasso di interesse dei titoli di Stato
  •  : Disavanzo primario uguale alla differenza tra uscite ed entrate a meno degli interessi sul debito

per cui il Debito pubblico al tempo t è uguale al Debito pubblico al tempo t-1 moltiplicato per (1+i) con i tasso di interesse dei titoli di Stato più il disavanzo primario, nell'ipotesi che il deficit pubblico sia nullo allora deve essere :

 

e quindi:

 

che risolta dà :

 

per cui il debito pubblico si mantiene costante.

Considerata l'equazione alle differenze relativa al rapporto Debito Pubblico/PIL si ha:

 
Rapporto Debito pubblico/PIL in funzione del tempo in caso di pareggio di bilancio.
 
 
 

con

  •  : PIL al tempo t
  •  : PIL al tempo t-1
  •  : rapporto Debito/PIL al tempo t
  •  : rapporto Debito/PIL al tempo t-1

ma nell'ipotesi di pareggio di bilancio allora risulta:

 

Ad esempio se il debito è di 2000 miliardi di euro e   allora il disavanzo primario deve essere di -140 miliardi di euro cioè l'entrate devono essere maggiori delle uscite, a meno degli interessi sul debito, di 140 miliardi di euro.

Ma

 

pertanto :

 

quindi:

 

Risolvendo l'equazione alle differenze del rapporto debito/PIL in caso di pareggio di bilancio si ha :

 

Quindi per n>0 (il PIL cresce) il rapporto debito/PIL diminuisce, per -1<n<0 (il PIL decresce) il rapporto debito/PIL aumenta , per n=0 (il PIL rimane costante) il rapporto debito/PIL rimane costante.

Pareggio di bilancio nel Mondo

Spagna

Nel settembre 2011 il Parlamento spagnolo ha modificato l'art.135 della Costituzione del 1978 prevedendo il pareggio di bilancio come principio costituzionale,il progetto di legge costituzionale è stato presentato e approvato congiuntamente dai gruppi socialista e popolare,la legge è stata promulgata dal Re di Spagna il 27 settembre 2011.

Italia

Nell'Aprile 2012 il parlamento italiano ha definitivamente introdotto, come principio costituzionale nell'ordinamento giuridico italiano,il pareggio di bilancio (modificando gli artt. 81-117-119.97 della costituzione italiana). La legge costituzionale è stata approvata sia dalla Camera dei Deputati e sia dal Senato della Repubblica a maggioranza dei due terzi nella seconda votazione precludendo cosi la possibilità di un referendum costituzionale dei cittadini. La riforma è stata approvata interamente da PD, PDL, Terzo Polo. Contraria la Lega Nord durante tutte e quattro le letture parlamentari a cui si è aggiunto a sorpresa il voto negativo anche dell'IdV durante lo scrutinio finale al senato.[1][2]

Critiche

Non tutti gli economisti (soprattutto di scuola keynesiana) concordano sui vincoli imposti dal pareggio di bilancio.

Nel 2011 i premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, in un appello rivolto al presidente Obama, hanno affermato sia che

«Inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose"; soprattutto "avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione. Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto

sia che nell'attuale fase dell'economia

«è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa già di per sé debole".»

sia che

«anche nei periodi di espansione dell'economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione - anche quelli interamente finanziati dall'aumento del gettito - sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa, poi, comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza

[3]

Critico anche l'economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale ritiene che l'inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio possa portare alla dissoluzione del Welfare state.[4]

Note e riferimenti

Voci correlate

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