Robot positronico
Il robot positronico è una macchina immaginaria comparsa in diversi racconti e romanzi dello scrittore Isaac Asimov. Questo tipo di robot in particolare, si differenzia dagli altri tipi di robot della fantascienza per il fatto di possedere un cervello positronico, e per ubbidire alle tre leggi della robotica.
L'idea
Asimov sin da piccolo leggeva opere di fantascienza. In particolare, avendo letto molte storie sui robot, li divideva in due categoria: i "robot come minaccia" e i "robot stile pate-tico". I primi erano quelli che si ribellavano ai loro padroni, e provavano risentimento verso l'umanità, mentre i secondi erano quelli buoni ma stupidi, facili da ingannare per l'uomo. In particolare lo scrittore era affascinato da questi secondi, e verso la fine del 1938, fu colpito da due racconti: Io, Robot, di Eando Binder, ed Helen O'Loy, di Lester del Rey, dove gli automi erano servizievoli e devoti ai loro padroni.[1]
L'anno successivo quindi scrisse e riuscì a far pubblicare Robbie, racconto breve che parlava di un robot gentile, in grado solo di fare del bene (stile pate-tico perciò). Ma la storia non lo convinse molto, e mentre la scriveva, ideo un tipo di robot nè patetico nè minaccioso che non era nient'altro che una macchina al servizio dell'uomo (con dispositivi di sicurezza e senza sentimenti). Così nascono i robot positronici veri e propri, e rivoluzionano la storia della fantascienza. Secondo lo stesso Asimov inoltre, fu egli stesso a inventare la parola "robotica", e a dare moltissimi spunti agli autori futuri del genere.[1]
Nella finzione
I robot positronici vengono inventati in un periodo risalente attorno agli inizi degli anni '80, e cominciano ad essere prodotti ad un livello industriale a partire dal 1982. L'inventore, non ché fondatore della U.S. Robots & Mechanical Men Corp., che diede il via al processo di produzione, è Lawrence Robertson, il quale fu in grado di sostituire miglia e miglia di relais e di cellule fotoelettriche delle macchine di metà XX secolo, con un globo spugnoso di platino-iridio, il cervello positronico.[2] I primi robot erano goffi e non sapevano parlare, e potevano essere venduti senza problemi sulla Terra.
Ma le cose cambiarono all'inizio del XXI secolo quando la U.S. Robots, grazie ad Alfred Lanning, presentò il primo robot parlante, e nel 2002 ne cominciò la sua produzione in serie. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, e le associazioni dei lavoratori, obbligarono i governi terrestri dal 2003 a vietare l'acquisto degli automi sul loro territorio, e la loro presenza quindi fu limitata agli scopi scientifici (mai domestici). La U.S. Robots conobbe così un periodo di recesso e riuscì a risollevarsi soltanto spostando il proprio mercato dal pianeta, al resto del sistema solare. I robot prodotti in questo periodo servivano ad estrarre minerali da asteroidi e pianeti, e ad avventurarsi in posti dove mandare equipaggi era troppo rischioso.[3]
Passano gli anni e alle soglie del 2030, i robot danno un grandissimo contributo a tutta la razza umana: grazie al loro aiuto infatti, viene inventato il motore iper-atomico che permetterà all'uomo di viaggiare fra le stelle. Intanto con l'esplorazione della galassia, e la sua prima colonizzazione, sul pianeta natale smettono di esistere le nazioni, e viene fondata la Federazione terrestre nel 2044. Le "Macchine", supercomputer positronici governano l'economia mondiale.[3] Ormai i robot sono sempre più sofisticati, e non si bloccano più con giochetti logico/semantici basati sulle possibili violazioni delle leggi della robotica. Passano poi dall'essere immensi giganti-scava miniere, a gentili compagni d'ufficio.
Durante la colonizzazione di nuovi mondi poi, vengono massicciamente utilizzati per portare le condizioni estreme degli esopianeti rinvenuti, ad un livelli tollerabili per gli esseri umani, e nel frattempo la U.S. Robots fallisce. Molto tempo ci vorrà, ma alla fine 50 pianeti vengono resi abitabili, e col tempo diventeranno non solo indipendenti dalla Terra, ma anche superiori al suo dominio.
Verso il 4700[4] viene infine inventato ufficialmente il primo robot dall'aspetto umano (già in passato ce ne era stati altri, ma erano opere illegali, perciò mai diffuse[5]) su Aurora, e molti altri passi in avanti vengono fatti sui pianeti degli Spaziali, mentre sul pianeta originale, i robot continuano ad essere trattati con diffidenza ed odio, ma non hanno più le sigle che li contraddistinguevano inizialmente, infatti ora hanno nomi propri, preceduto da "R." ad indicare il loro status robotico.[6]
Da allora, non verranno fatti più progressi. La scienza della robotica muore con l'abbandono di quei 50 pianeti iniziali, a seguito dell'incalzante ondata di colonizzazione che porterà in 8.000 anni[4] alla costruzione di un impero galattico. Nessuno sentirà mai più parlare dei robot, e anzi, nei casi in cui verranno ri-ipotizzati, verranno paradossalmente ritenuti assurdi e grotteschi per la loro forma umanoide, del tutto non funzionale per il lavoro di una macchina.
Robot prodotti
Alla U.S. Robots è prassi dare i nomi ai propri prodotti con una sigla in lettere della serie, e il numero della versione accanto (da 1 a n). Non di rado Asimov trova dei nomignoli da affibbiare a tali macchine. Di seguito sono indicati numero di serie, soprannomi, date (quando possibili) e racconti nei quali appaiono gli automi:
- Prime serie di robot muti (dal 1982 al 2002) - Robbie
- Cane Robot detto "Robotolo" - Il fedele amico dell'uomo
- AL-76 "Al" - AL-76
- SPD-13 "Speedy" (2005) - Circolo vizioso
- QT-1 "Cutie" (2015) - Essere razionale
- DV-5 "Dave" - Iniziativa personale
- MA-2 "Emma" - La prima legge
- RB-34 "Herbie" (2021) - Bugiardo!
- TN-3 "Tony" - Soddisfazione garantita
- LNE "Lenny" - Lenny
- EZ-27 "Easy" - Il correttore di bozze
- NS-2 "Nestor" (2029) - Il robot scomparso
- Robot serie sconosciuta in Rischio
- Robot serie sconosciuta detto "Max" - Luciscultura
- JN-5 "Jane" (2060) - Intuito femminile
- NDR-113 "Andrew" (2164) - L'uomo bicentenario
- JG "George" - Che tu te ne prenda cura
Non tutti i robot ovviamente sono stati prodotti dalla U.S. Robots. Vi sono infatti Stephen Byerley, robot umanoide in incognito, eletto sindaco di New York prima, e Coordinatore Mondiale poi, o all'epoca degli Spaziali, i robot di Han Fastolfe, R. Daneel Olivaw e R. Giskard Reventlov. E ancora, ci sono i racconti con robot positronici che apparentemente non appartengono alla linea temporale tracciabile nell'universo della fondazione: Straniero in paradiso dove l'umanità è alle prese con un mondo post-apocalittico, o Vittoria involontaria dove i tre piccoli modelli ZZ, vanno all'esplorazione della civiltà gioviana. Addirittura, in tre racconti, non vengono rispettate le leggi della robotica (Sally, Se saremo uniti e Il Segregazionista).
Note
- ^ a b Introduzione a Tutti i miei robot, traduzione di vari, Arnoldo Mondadori Editore
- ^ Introduzione a Io, Robot, traduzione di Roberta Rambelli, Bompiani, 1963
- ^ a b Intermezzo ai racconti di Io, Robot, traduzione di Roberta Rambelli, Bompiani, 1963
- ^ a b www.isaacasimov.it
- ^ Racconti di Asimov La prova e Tricentenario
- ^ Isaac Asimov, Abissi d'acciaio, Arnoldo Mondadori Editore, 1988.
Voci correlate
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