Carlo II di Spagna

re di Spagna (r. 1665-1700)

Carlo II d'Asburgo, in spagnolo Carlos Segundo (Madrid, 6 novembre 1661Madrid, 1º novembre 1700), fu l'ultimo Asburgo di Spagna, fu re di Spagna e dell'impero d'oltremare di Spagna e, come Carlo V, fu re dei Paesi Bassi spagnoli, di Napoli e Sicilia, Sardegna, Duca di Milano e Conte Palatino di Borgogna[1].

Carlo II
Carlo II re di Spagna
Re di Spagna e delle Indie, Re di Napoli, Sicilia, Sardegna, Sovrano dei Paesi Bassi e Conte di Borgogna, Duca di Milano
In carica17 settembre 16651º novembre 1700
PredecessoreFilippo IV di Spagna
SuccessoreFilippo V di Spagna
Nome completoCarlos II de Austria y Austria
NascitaMadrid, Spagna, 6 novembre 1661
MorteMadrid, Spagna, 1º novembre 1700
SepolturaCripta Reale del Monastero dell'Escorial
Casa realeAsburgo di Spagna
PadreFilippo IV di Spagna
MadreMaria Anna d'Austria
ConsorteMaria Luisa d'Orleans
Maria Anna del Palatinato-Neuburg
Firma

Biografia

Infanzia e problemi di salute

 
Carlo II bambino; autore sconosciuto

Nato il 6 Novembre del 1661 al Real Alcazar di Madrid, Carlo fu l'ultimogenito e l'unico figlio maschio sopravvissuto di Filippo IV di Spagna e della sua seconda moglie, sua nipote, Marianna d'Austria. Per quanto debole e malaticcio la sua nascita fu accolta con grande gioia dal momento che l'altro erede di Filippo IV, Filippo Prospero Principe delle Asturie, era morto a 4 anni 5 giorni prima che Carlo nascesse e prima di lui erano deceduti Fernando Tomas e Baltasar Carlos nel 1646 a soli 17 anni e a seguito di tutto ciò Carlo diveniva quindi l'unico erede legittimo di Filippo IV.

La salute dell'infante sin dalla nascita fu particolarmente debole tanto che l'ambasciatore Francese presso la corte di Madrid riportò così a Luigi XIV solo pochi mesi dopo la nascita dell'infante:

«Il principe sembra essere estremamente debole. Ha un'eruzione erpetica sulle guance. La testa è completamente coperta di croste. Per due o tre settimane si è formato sotto l'orecchio destro una sorta di canale di drenaggio o di scolo.[2]»

Per via della salute particolarmente precaria Carlo II non fu capace di parlare fino all'età di quattro anni, né di camminare fino ad otto anni[3], ed è stato trattato come praticamente un bambino fino all'età di dieci anni: i suoi tutori avevano evitato di sottoporlo a qualunque sforzo sia fisico sia intellettuale fino al punto di non considerare perfino l'igiene personale del ragazzo tanto che il fratellastro Don Giovanni d'Austria, divenuto valido, gli impose di lavarsi e di curare i capelli.

Oltre a ciò il re era sovente colpito da fortissimi attacchi di emicrania, epilessia e da continue malattie di carattere influenzale che la credenza popolare attribuiva ad una maledizione e per questo motivo egli è passato alla storia come El Hechizado o in italiano lo Stregato. Riguardo a tale credenza lo stesso sovrano disse:

«Molte persone mi dicono che io sono stregato e lo credo bene: queste sono le sole cose che io provo e che soffro[4]»

Recenti studi medici hanno dimostrato che, invece, la cattiva salute del re dipendeva principalmente dalla politica matrimoniale endogamica e quindi dalla pratica di contrarre matrimoni tra consanguinei all'interno della dinastia degli Asburgo[3]. (molto frequente era il matrimonio tra primi cugini o tra zio e nipote), destinata a non disperdere i territori asburgici, ma tutt'altro che vantaggiosa dal punto di vista genetico[5]. La madre di Carlo era figlia della sorella del padre, Maria Anna di Spagna, che fu contemporaneamente zia paterna e nonna materna di Carlo[6] e a conferma di ciò un altro studio genetico ha riportato che il suo coefficiente di consanguineità fosse pari a 0.254 pari a 10 volte quello di Filippo I di Castiglia, padre dell'imperatore Carlo V e fondatore della dinastia[3].

La teoria maggiormente seguita attribuisce il suo rachitismo, la sua debolezza mentale e la sterilità alla sindrome di Klinefelter[7] ma oltre a questa il re soffriva di un marcato progenismo mandibolare che impediva all'arcata superiore ed inferiore dei denti di incontrarsi rendendogli estremamente difficile la parola e la masticazione[8]. Infine i tratti marcati del volto hanno suggerito la possibilità che fosse affetto di acromegalia[9] mentre le frequenti gastriti e i conati di vomito suggeriscono che fosse malato anche di acidosi tubulare renale[3].

Aspetto fisico del re

Le sue condizioni precarie di salute influirono moltissimo sul suo aspetto fisico tanto che il Nunzio Apostolico in Spagna, dopo aver incontrato il sovrano all'età di vent'anni circa, così riportò:

«Il re è più basso che alto, malformato, ha il viso sgraziato, il collo lungo e il viso allungato e piegato verso l'alto, il labbro tipico della casa d'Asburgo, occhi molto grandi, di colore turchese ed una pelle fine e delicata. I capelli sono lunghi e biondi, portati all'indietro in modo da esporre le orecchie. Non è possibile raddrizzare il suo corpo ma, quando cammina, si appoggia su di un tavolo a muro, o qualcosa d'altro. Il suo corpo è debole come la sua mente. A volte dà segni di intelligenza, memoria e di vivacità, ma non ora, sembra lento e non risponde, maldestro, pigro, con l'espressione stupita. Si può fare ciò che volete, non ha volontà propria.[10]»

A ciò gli storici statunitensi William e Ariel Durant aggiunsero : basso, zoppicante, epilettico, precocemente anziano e completamente calvo prima dei 35 anni, era sempre vicino alla morte[9].

La reggenza di Marianna d'Austria

Filippo IV morì nella mattina del 17 settembre del 1665 dichiarando il proprio figlio Carlo, di appena 4 anni, come suo erede universale e data la giovane età e le precarie condizioni di salute nominò, con la clasola 21 del testamento reggente del regno la regina Marianna d'Austria con l'assistenza di altri 6 funzionari, in primis l'arcivescovo di Toledo ed inquisitore generale, il cardinale Baltasar Moscoso y Sandoval.

«Nomino come governatore di tutti i miei regni e signorie e stati e precettore del principe mio figlio e di Qualsiasi altro bambino o bambina che mi succeda, la Regina donna Marianna d'Austria, la mia molto cara e amata moglie con tutte le facoltà e i poteri, secondo le leggi, i fueros, i privilegi, stili e le consuetudini di ciascuno di detti miei Regni, stati e signorie[11]

Filippo IV poi, con la disposizione 37, riconobbe come proprio figlio Don Giovanni d'Austria che si era distinto come generale nelle Fiandre e aveva riunito alla corona Napoli e la Catalogna e che al momento aveva la carica di Viceré di Aragona raccomandando alla moglie di rispettarlo e di promuoverne la carriera.

Il governo di Juan Everardo Nithard (1665-1669)

La regina madre, invece, morto l'arcivescovo di Toledo diede la carica vacante di inquisitore generale e di presidente del consiglio di reggenza al suo confessore personale, il gesuita austriaco Juan Everardo Nithard escludendo Don Giovanni d'Austria che ben presto iniziò ad odiare la regina e il suo valido mentre la nobiltà disprezzava Nithard per via della sua eccessiva influenza sulla regina ed in secondo luogo poiché la sua nomina non era stata approvata dal papa Alessandro VII.

Nithard aveva ereditato una situazione politica particolarmente complessa dal momento che da un lato la sconfitta nella Guerra franco-spagnola (1635-1659) aveva scosso il potere e il prestigio spagnolo in Europa mentre dall'altro la Guerra di restaurazione portoghese, che si trascinava dal 1640, assorbiva le scarse energie del regno.

Durante il governo di Nithard la situazione portoghese precipitò ulteriormente dal momento che l'esercito spagnolo mal equipaggiato e mal diretto si dimostrò totalmente incapace di difendere i confini e regolarmente truppe portoghesi riuscirono a penetrare nella Castigia e nell'Andalusia ponendole a sacco. Incapace di respingere l'esercito Portoghese Nithard stipulò nel 1668 il disastroso Trattato di Lisbona con cui, in cambio di Ceuta la Spagna riconosceva l'indipendenza del Portogallo e dei suoi possedimenti, Il Brasile e le piazzaforti commerciali in India e nell'Indocina.

Nello stesso anno inoltre Luigi XIV di Francia intraprese la Guerra di Devoluzione contro la Spagna la quale solo grazie all'aiuto dell'Inghilterra, della Svezia e delle Province Unite, preoccupate dell'espansionismo francese, riuscì ad evitare, nel trattato di Aquisgrana, gravi perdite territoriali.

 
Carlo II di Spagna nel Salone degli Specchi, di Juan Carreño de Miranda (c. 1675). Olio su tel, 201 cm x 127,00 cm, Palazzo Reale di Madrid.

Il trattato di Lisbona prima e La Guerra di Devoluzione poi avevano gravemente screditato il governo del gesuita presso la nobiltà mentre crebbe lo scontento dei ceti deboli per via del forte aumento delle tasse disposto dal gesuita per finanziare i due conflitti fallimentari. Don Giovanni D'Austria si fece interprete dello scontento e nel 1669 marciò verso Madrid e, occupata la capitale senza incontrare resistenza, obbligò la regina madre a destituire Nithard.

Il governo di Fernando de Valenzuela (1669-1677)

In sostituzione di Nithard, fu nominato valido Fernando de Valenzuela, marchese di Villasierra, il cui governo non fu maggiormente efficiente di quello del predecessore. Sul piano economico, infatti, Valenzuela, non tentò di adottare riforme per rendere più equo ed efficiente il fisco e neppure riuscì a riordinare la circolazione monetaria, sconvolta dall'eccessiva coniazione di monete avvenuta durante le ultime decadi del regno di Filippo IV ma per risolvere i gravi problemi finaziari ricorse ancora una volta all'aumento delle imposte dirette che gravavano sui ceti popolari e ridusse gli effettivi dell'esercito.

Ugualmente negativa fu la sua politica estera dal momento che fu il principale responsabile dell'entrata in guerra della Spagna nella Guerra d'Olanda nell'anno 1672. In questo conflitto l'esercito spagnolo, fortemente indebolito, non riuscì a difendere la Franca Contea, perse le importanti piazzeforti di Namur e Charleroi mentre sul mare una flotta congiunta ispano-olandese combatté alcune battaglie inconcludenti presso le isole Alicudi e la città di Augusta. A seguito di ciò nel 1674 avvenne la rivolta di Messina in cui gli abitanti, cacciata la guarnigione spagnola, chiesero l'aiuto di truppe francesi mentre la seguente battaglia navale di Palermo tra la marina Ispano-Olandese e Francese si concluse con un'importante vittoria francese.

Nel 1678 fu stipulato il Trattato di Nimega in base al quale la Francia ottenne la Franca Contea e numerose piazzeforti fiamminghe in cambio della riconsegna di Charleroi, Namur e della città di Messina. Furibondo per la rivolta Carlo II dichiarò la città "Morta civilmente", abolì tutti i privilegi tra cui il porto franco, trasferì l'università a Catania, e fece distruggere il "Palazzo Senatoriale" in cui si riuniva il senato di Messina, fece cospargere in segno di disprezzo del sale sul suolo in cui si riuniva e vi fece erigere una statua che lo ritraeva[12].

 
Carlo II a 16 anni

Le gravi sconfitte nella guerra d'Olanda tuttavia influirono non poco sulla situazione politica del regno dal momento che nel 1677 Don Giovanni d'Austria intraprese una seconda marcia militare verso Madrid, occupò il Palazzo dell'Escoriale e convinse il re, dichiarato maggiorenne sin dal 1675, a licenziare Valenzuela e ad esiliarlo nelle Filippine, a confinare la regina madre, Marianna d'Austria, all'Alcazar di Toledo ed infine a nominare un nuovo valido: lo stesso Giovanni d'Austria.

Regno

Nel 1679 don José Juan morì e la regina madre poté tornare a corte, infatti, sebbene il re fosse stato dichiarato adulto, spesso fu sostituito dalla regina madre per via delle precarie condizioni di salute mentre al posto di don José Juan fu nominato primo ministro prima il duca di Medinaceli (1680-1685) e quindi il conte di Oropesa (1685-1691).

 
Carlo II ventenne

Gli anni in cui Carlo II regnò furono difficili per la Spagna, ormai entrata in una fase di declino: La crisi politica e militare si era acuita a causa delle sconfitte nella Guerra dei trent'anni e nelle continue guerre contro Luigi XIV. Tali conflitti, sebbene non avessero gravemente compromesso l'immenso impero spagnolo (salvo ovviamente la perdita del Portogallo e delle colonie del Brasile e delle Molucche) ne avevano tuttavia dissessato l'economia e indebolivano i collegamenti tra le varie provincie.

Era invece gravemente deteriorata la situazione economica già debilitata dalla politica imperialista di Filippo II di Spagna e dei suoi successori Filippo III e Filippo IV e da problemi strutturali quali un'amministrazione decentrata e debole, un sistema tributario che gravava principalmente sui ceti deboli ed esentava le rendite della Nobiltà e della Chiesa Cattolica e dalla mancanza di una borghesia dinamica che potesse attivare dei vitali circuiti produttivi.

Conseguenza di quest'ultimo aspetto era l'importazione ingentissima di manufatti dall'estero, per cui le ricchezze che affluivano in Spagna dai suoi domini, specie quelli americani, finivano per arricchire altri paesi. Inoltre, si avvertivano i gravissimi effetti dell'espulsione dei moriscos, decisa nel 1609 dal Duca di Lerma, il favorito di Filippo III. I moriscos, i musulmani che dopo la Reconquista erano rimasti in Spagna a condizione di convertirsi al Cristianesimo, costituivano una manodopera di considerevole importanza nell'agricoltura e nell'industria; la loro espulsione, motivata dal fatto che avessero conservato la loro lingua e i loro costumi, aggravò ulteriormente l'economia.

 
Carlo II di Spagna in armatura, ritratto di Juan Carreño de Miranda, 1681

Nel 1680 Carlo II presiedette al più grande autodafé nella storia dell'Inquisizione spagnola, in cui 120 prigionieri furono giudicati e per celebrare l'evento, fu pubblicato un libro riccamente decorato. Tuttavia quasi subito si pentì ed istituì un'apposita commissione per indagare sull'Inquisizione spagnola. A quanto si dice, il resoconto della commissione fu così schiacciante che lo stesso sovrano si impaurì a tal punto delle conseguenze tanto da vietarne ogni attività se non approvata dal re: quanto al documento, secondo alcuni fu gettato alle fiamme[13]. Quando Filippo V successe a Carlo II al trono di Spagna, richiese il documento, ma non se ne trovò alcuna copia.

Consigliato dal duca di Medinaceli e poi del Conte di Oropesa Carlo II cercò di intraprendere alcune riforme per migliorare la situazione sociale ed economica del regno.

Il 18 maggio del 1680 diede incarico al Consiglio delle Indie di attuare un progetto di consolidazione del diritto (Recopilacion de Leyes de las Indias) in modo da unificare la legislazione cui erano sottoposte le colonie spagnole nelle leyes de indias mentre pochi anni dopo, nel 1691 promulgò una prammatica con cui dava mandato al viceré della Nuova Spagna e del Perù di aprire scuole di villaggio per insegnare ai nativi americani lo spagnolo: atto che sancì la completa unione della cultura indigena con quella dei conquistadores iberici.

Il 14 ottobre del 1686 il re promulgò un decreto che attuava, dopo diversi tentativi falliti, una riforma monetaria per ovviare ai problemi di inflazione, manipolazione monetaria e tesaurizzazione delle monete pregiate in oro e argento; problemi originati dall'eccessiva coniazione di reales di rame durante il regno di Filippo IV e durante la reggenza di Marianna d'Austria.

Il decreto mise fuori circolazione i real di rame, svalutò del 20 % la moneta argentea e costituì 2 sistemi monetari separati: da una parte le Indie e le transazioni commerciali con l'estero mantenevano il vecchio real di argento, poi conosciuto con il nome di Pezzo da otto, mentre la Spagna adottava il nuovo standard svalutato; il valore del vecchio real fu fissato a 10 reales del nuovo standard[14]

Gli effetti di tale riforma furono certamente notevoli non solo per la separazione del sistema momentario delle colonie rispetto a quello della madrepatria ma anche perché la svalutazione garantì una moderata ripresa delle attività agricole, commerciali e manifatturiere delle Asturie, dell'Aragona e della Catalogna e certamente contribuì a riordinare l'intera situazione economica[15].

I tentativi del conte di Oropesa di riformare il fisco invece fallirono poiché la nobiltà e il clero rifiutarono l'abolizione delle esenzioni fiscali anche se furono istituite alcune imposte indirette che colpivano gli interessi dei ceti privilegiati. Ebbe invece successo l'istituzione della "Sovrintendenza della Real Casa", vero e proprio antesignano del ministero delle finanze.

Queste riforme per quanto utili per il regno e sebbene fossero riuscite a rianimare i traffici commerciali e la produzione agricola e manifatturiera, certamente ebbero dei limiti notevoli né riuscirono a colmare il divario che separava l'impero spagnolo dai suoi concorrenti. In primo luogo esse si limitarono a scalfire gli interessi dei ceti agiati, in secondo luogo giovarono solamente alle regioni periferiche del regno, maggiormente aperte ai commerci, e non alla Castiglia e all'Andalusia che, ormai spopolate dalle carestie e dalle epidemie erano rimaste completamente nelle mani dei feudatari latifondisti, aggravando le disparità economiche.

Mancò, infatti, la riforma della pubblica amministrazione la quale, essendo fortemente decentrata in provincie e territori che mantenevano leggi e statuti autonomi, non era in grado di garantire una tempestiva mobilitazione delle energie del regno né poteva tantomeno imbrigliare il potere e l'influenza delle aristocrazie locali. Se, infatti, Filippo IV e il Conte di Olivares avevano tentato inutilmente di centralizzare a Madrid l'amministrazione provocando rivolte separatiste come la Sollevazione della Catalogna, Carlo II, non affrontò neppure il problema e lo lasciò in eredità ai suoi successori.

Tuttavia, bisogna riconoscere, che questa inattività, non ebbe risvolti del tutto negativi dal momento che contribuì a migliorare le condizioni economiche e fu apprezzata dalla classe dirigente e dalla borghesia aragonese e catalana tanto che Feliu de la Peña, un importante aristocratico catalano definì Carlo II come il "Re migliore che la Spagna abbia avuto finora"[16] e certamente tale politica compiacente fece in modo che la Rivolta delle Barrettina, scoppiata in Catalogna tra il 1687 e 89 e la contemporanea sollevazione della città di Alicante non sfociasse in una sollevazione come quella del 1640.

Successione

 
Schema delle parentele dei pretendenti al trono spagnolo alla morte di Carlo II

Sin dalla morte di Filippo IV il trono di Spagna era stato l'oggetto di intensi rapporti diplomatici tra Luigi XIV di Francia e l'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo, entrambi cugini e cognati di Carlo II, allo scopo di evitare che un' eventuale morte del sovrano senza eredi legittimi portasse ad una guerra; il primo di tale trattati, poi non entrato in vigore è datato al 1668.

Fu proprio tale interesse a convincere la corte di Madrid della necessità che il sovrano prendesse moglie il più presto possibile affinché potesse generare un erede e così nel 1679 Carlo II sposò Maria Luisa di Borbone-Orléans, figlia di Filippo I di Borbone-Orléans, fratello di Luigi XIV, e della sua prima moglie Enrichetta Anna Stuart.

Dal matrimonio, tuttavia, non nacquero figli, infatti, per quanto la coppia fosse molto affiatata, la precaria salute del sovrano aveva probabilmente cagionato una forma di sterilità come fa notare questa testimonianza dell'ambasciatore francese a Madrid il quale, dopo una confidenza con la regina scrisse: lei (La regina) non era più realmente vergine ma, per quanto poteva capire, credeva non avrebbe mai avuto figli.

In conseguenza a ciò la regina venne sottoposta a fortissime pressioni da parte dell'intera corte affinché cercasse di procurare un erede, tuttavia, queste non solo non sortirono l'effetto sperato ma, contribuirono a prostrare la fibra della sovrana la quale cadde in una forte crisi di malinconia[17]

Il 12 febbraio del 1689 la regina Maria Luisa d'Orleans morì, probabilmente di peritonite, cagionata da una caduta da cavallo[18]; il Re ne fu sconvolto tanto che si disse "Sulle labbra di Maria Luisa d'Orleans si è posato l'ultimo sorriso del re"[19] ma la minaccia sempre più prossima di estinzione della dinastia lo convinsero ad un nuovo matrimonio.

Scartata l'idea del matrimonio con la nipote Maria Antonia d'Austria, la figlia della sorella Margherita Teresa d'Asburgo e dell'imperatore Leopoldo I, le attenzioni della corte si spostarono sulle principesse Anna Maria Luisa de' Medici, figlia del granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e Maria Anna del Palatinato-Neuburg, una delle figlie di Filippo Guglielmo del Palatinato, cognata dell'imperatore d'Austria Leopoldo I d'Asburgo.

Alla fine il re, su consiglio di Leopoldo I[20], decise di sposare nel 1690 Maria Anna del Palatinato-Neuburg, il cui carattere collerico e autoritario, presto spense ogni entusiasmo del re verso di lei allontanando definitivamente la speranza della nascita di un'erede e aprendo il problema della successione.

Infatti a corte si crearono due partiti: il primo, che aveva il sostegno della regina Maria Anna, si appoggiava alle rivendicazioni del ramo austriaco degli Asburgo rappresentato dall'Arciduca Carlo figlio dell'Iimperatore Leopoldo I d'Asburgo e di Eleonora Maddalena del Palatinato e quindi nipote per parte di padre di Ferdinando III e di Maria Anna di Spagna e allo stesso tempo cugino di Carlo II.

Il partito francese, invece, sostenuto in Spagna dal clero e dall'arcivescovo di Toledo Luis Fernandez de Portocarrero, poneva le proprie speranze su Filippo, Duca di Angiò, nipote di Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna, Figlia di Filippo IV di Spagna e di Elisabetta di Borbone e di conseguenza sorellastra di Carlo II.

Tale rivendicazione era, tuttavia più debole rispetto a quella austriaca dal momento che nel contratto di matrimonio di Maria Teresa era stato specificato che essa rinunciava alle pretese di successione ma la dote che accompagnava tale promessa non era stata pagata e quindi Luigi XIV sosteneva che non essendo stata pagata la dote, decadeva anche l'altra obbligazione.

 
Mappa dell'Europa dopo la Pace di Ryswick pochi anni prima della morte di Carlo II.

Vivente Carlo II le potenze varie volte le potenze europee avevano cercato di raggiungere un accordo ma i tentativi erano sempre falliti.

Nel 1696, con l'appoggio di Olanda e Inghilterra Carlo II decise di nominare come suo erede il pronipote Giuseppe Ferdinando Leopoldo di Baviera, Figlio di Maria Antonia d'Asburgo la quale era a sua volta figlia dell'imperatore Leopoldo I D'Asburgo e di Margherita Teresa d'Asburgo, sorella del re, ma la la morte del principino per vaiolo avvenuta a Bruxelles l'8 febbraio del 1699 riaprì la crisi.

Luigi XIV e Leopoldo I allora cercarono di accordarsi e con l'appoggio dell'Inghilterra e dell'olanda decisero nel trattato dell'Aja del 25 Marzo 1700 di spartirsi l'eredità spagnola[21]:

  • all'arciduca Carlo:
  1. la Spagna
  2. i Paesi Bassi
  3. le colonie americane
  • a Filippo d'Angiò:
  1. i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna
  2. lo stato dei Presidi
  3. la Lorena

Morte e testamento

 
Carlo II di Spagna nel 1698

Ormai la salute di Carlo II declinava e le pressioni dell'ambiente di corte sul re si moltiplicarono fino a giungere agli esorcismi.

Nel 1698, infatti, il re, su consiglio dell'inquisitore generale Rocaperti e del confessore Froillan Diaz, invitò a corte fra Alvarez Arguelles con il compito di interrogarlo per scoprire se era vittima di sortilegio.

Il frate affermò che il re era effettivamente vittima di esorcismo e che i colpevoli fossero la regina e politici favorevoli al partito austriaco il quale, con l'appoggio della regina Marianna di Neoburgo reagì e contro interrogò il re ottenendo un risultato opposto.

La regina allora fece incarcerare il confessore Froillan Diaz e frate Arguelles ma la diffusione della notizia degli esorcismi del re, generò uno scandalo e contribuì a minare il già scarso prestigio della corte spagnola mentre la tensione e i medicamenti somministrati al sovrano, durante le procedure di esorcismo, aggravarono il suo stato di salute[22].

Con lo scandalo degli esorcismi divenne ancor più forte la frattura all'interno della corte così come le pressioni sul re: da una parte la moglie, Marianna di Neoburgo e i parenti austriaci ricordavano la lealtà dinastica, dall'altra i membri del partito filoborbonico asserivano che solo la potenza del Re Sole avrebbe potuto evitare la disgregazione dei territori controllati dalla Spagna e gli suggerivano di testare in favore di Filippo d'Angiò[23].

Lo scontro all'interno della corte ebbe ripercussioni anche sull'ordine pubblico ed il 28 aprile del 1699, scoppiò a Madrid il cosiddetto "Motin de los Gatos".

Il pretesto della rivolta furono dei soprusi e delle parole ingiuriose rivolte dal Corregidor di Madrid, Francisco de Vargas ad una fruttivendola, accusata dal nobile di non essere in grado di sfamare il marito ed i figli e che in risposta la folla lì presente iniziò ad urlare "Lunga vita al Re e morte ad Oropesa"[24][25]

Subito la folla si spostò verso la casa del Conte di Oropesa, noto fautore del candidato austriaco, la saccheggiò e proseguì verso il palazzo reale dove Carlo II cercò di calmare gli animi dei rivoltosi annunciando la sostituzione del corregidor di Madrid, de Vargas, con Francisco Ronquillo, un'amnistia generale ed il licenziamento del Conte di Oropesa. Solo allora la folla si calmò.[26].

Dopo il tumulto acquisì una notevole influenza il cardinale Luis Fernandez de Portocarrero, di cui era ben nota la simpatia per il candidato francese, il duca di Angiò.

Alla soglia del 1700 le condizioni fisiche di Carlo II precipitarono: il sovrano deperiva costantemente e divenne quasi cieco mentre gli attacchi epilettici e gli spasmi aumentavano di intensità senza che le inadeguate cure mediche, quali porre piccioni appena uccisi sul capo ed applicare viscere di mammiferi calde sul ventre, gli portassero giovamento[27].

Nel settembre dello stesso anno il re scrisse a Papa Innocenzo XII per chiedergli consiglio in materia della sua successione ottenendo una risposta favorevole alle pretese francesi, poi, aggravatosi lo stato di salute, diede ordine di aprire i sarcofagi degli antenati[28] e rimase un'intera notte davanti ai resti della sua prima moglie Maria Luisa d'Orleans piangendo.

Il 31 ottobre perse conoscenza e secondo le sue direttive fu costituito un consiglio di reggenza guidato dalla regina, Maria Anna di Neoburgo, e dal cardinale Portocarrero; morì la mattina seguente, per un colpo apoplettico e fu sepolto all'Escorial.

Nel suo testamento, reso pubblico il 2 novembre, riconoscendo le ragioni francesi con la clausola 13, nominò come suo erede e successore universale Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna, sorella maggiore di Carlo, alla sola condizione che Filippo rinunciasse a nome suo e dei suoi figli ad ogni pretesa verso la corona di Francia[29].

«Riconoscendo, secondo vari consulti del Ministro di Stato e di giustizia, che la ragione alla base della rinunzia della signora Donna Anna e Maria Teresa, regina di Francia, mia zia e mia sorella, alla successione di questi regni fu per evitare il danno di aderire alla corona francese, e ricordando che, essendo decaduto questo motivo fondamentale, resta il diritto di successione alla propria discendenza immediata ai sensi delle leggi di questi regni e che ora questa situazione si verifica nella persona del secondo figlio del Delfino di Francia: di conseguenza, in conformità a tali leggi, dichiaro che sia mio erede, se Dio mi prende con sè senza figli, il duca d'Angiò, secondo figlio del Delfino, e come tale io lo chiamo alla successione di tutti i miei regni e signorie, senza eccezioni di qualsiasi parte di esse. E comando ed ordino a tutti i miei sudditi e vassalli di tutti i miei regni e signorie, nel caso di cui a Dio mi prenda senza successione legittima e riconosciuta, di riconoscerlo come loro re e signore naturale, e si dia luogo, senza alcun indugio al possesso attuale, precedendo il giuramento di dover osservare le leggi, i privilegi e le consuetudini di questi miei regni e signorie[30]

Se Carlo, abilmente, aveva con il suo testamento impedito che le corone di Francia e Spagna si unissero, gli atti di Luigi XIV andavano in direzione opposta: il Re Sole, infatti, immediatamente ruppe gli accordi con Leopoldo I e approfittò della parentela col nuovo re spagnolo per schierare le sue truppe nei Paesi Bassi spagnoli[21].

Al disegno egemonico di Luigi XIV si oppose l'Austria, e questo determinò l'inizio della Guerra di successione spagnola che si risolse con la pace di Utrecht e quella di Rastadt, rispettivamente nel 1713 e nel 1714: Filippo V veniva riconosciuto come re di Spagna, ma quest'ultima fu costretta a cedere all'Austria tutti i possedimenti italiani e i Paesi Bassi spagnoli, e all'Inghilterra Gibilterra e Minorca: la Spagna cessò di essere una grande potenza.

Ascendenza

Albero genealogico di tre generazioni di Carlo II di Spagna
Carlo II di Spagna Padre:
Filippo IV di Spagna
Nonno paterno:
Filippo III di Spagna
Bisnonno paterno:
Filippo II di Spagna
Bisnonna paterna:
Anna d'Austria
Nonna paterna:
Margherita d'Austria-Stiria
Bisnonno paterno:
Carlo II d'Austria
Bisnonna paterna:
Maria Anna di Baviera
Madre:
Maria Anna d'Austria
Nonno materno:
Ferdinando II del Sacro Romano Impero
Bisnonno materno:
Carlo II d'Austria
Bisnonna materna:
Maria Anna di Baviera
Nonna materna:
Maria Anna di Spagna
Bisnonno materno:
Filippo III di Spagna
Bisnonna materna:
Margherita d'Austria-Stiria

Eredità

 
 
 
Scudo della Monarchia Spagnola
Scudo del regno di Napoli
Scudo del Ducato di Milano

Note

  1. ^ La titolazione del re, fino al trattato di Lisbona del 1668 comprendeva:
    * Re di Castiglia e León e Re di Aragona (come Carlo II); Re di Napoli (come Carlo V) e di Sicilia (come Carlo III), Re di Navarra (Carlo V), re di Gerusalemme, Ungheria, Dalmazia, Croazia, Granada, di Valencia, di Toledo, di Galizia, di Maiorca, di Siviglia, di Sardegna, di Córdoba, della Corsica, di Murcia, di Jaén, delle isole Algarves, di Algeciras, di Gibilterra, delle isole Canarie, delle Indie Orientali e Occidentali, delle isole e dei territori dell'Oceano.
    * Arciduca d'Austria, Duca di Borgogna (come Carlo III), di Brabante e Lotaringia, Limburgo, Lussemburgo, Güeldres, Milano, Atene e Neopatria, Conte di Asburgo, di Fiandre, dell'Artois, Conte Palatino di Borgogna, del Tirolo, di Hainout, di Namur, di Barcellona, del Rossiglione e della Cerdagna, Principe di Svevia.
    * Margravio del Sacro Impero Romano, Marchese di Oristano e conte di Gociano, Signore di Viscaglia e di Molina, di Frisia,di Salins e di Malines.
    * Dominatore in Asia ed Africa
  2. ^ «Carlos II. El fin de una dinastía enferma», 2005.
  3. ^ a b c d Gonzalo Alvarez, Francisco C. Ceballos, Celsa Quinteiro, The Role of Inbreeding in the Extinction of a European Royal Dynasty, su plosone.org, PLoS ONE, 15 aprile 2009. URL consultato il 16 aprile 2009.
  4. ^ Biography of Carlos II of Spain (1661-1700)
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Bibliografia

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