L'Assedio di Metz ebbe luogo fra il 3 settembre ed il 23 ottobre 1870, ed impegnò quasi la metà dell'esercito francese al comando del maresciallo di Francia François Achille Bazaine.

Antefatto

Nell’agosto del 1870 l’esercito francese era diviso in due corpi principali: l’armata del maresciallo di Francia Patrice de Mac-Mahon, concentrata a Châlons (presso la quale si era trasferito lo stesso Napoleone III) e l’armata del Reno, guidata da un secondo maresciallo di Francia, il François Achille Bazaine.

Dopo aver impedito l’accerchiamento il 16 agosto (battaglia di Mars-la-Tour), il Bazaine rifiutò di impegare l’interezza delle proprie truppe nella successiva azione prussiana il 18 agosto (battaglia di Gravelotte), venendo così spinto, pur disponendo ancora di forze ingenti, in una posizione strettamente difensiva nella piazzaforte di Metz.

Con l’armata del Reno condannata a subire una battaglia di assedio, i Prussiani poteva ora permettersi di indirizzare forze ingenti verso l’armata del Mac-Mahon e lo stesso imperatore Napoleone III.

L’inizio dell’assedio

Il ripiegamento del Bazaine su Metz consentì ai Prussiani di completare l’accerchiamento di Metz il 20 agosto, tagliando il telegrafo e la strada ferrata Metz-Thionville. L’assedio ha inizio ufficialmente dal 3 settembre, tenuto dalla II armata prussiana, comandata dal principe Federico Carlo di Prussia.

Il fatto che metà dell’esercito francese (140'000 uomini) fosse assediato in Metz, costrinse, in qualche modo, l’altra metà, quella comandata dal Mac-Mahon ed anch’esssa forte di circa 140'000 uomini, a lasciare la propria posizione il 25 agosto ed tentare una marcia di congiungimento “ad ogni costo”. Battuto il 30 agosto alla battaglia di Beaumont, il Mac-Mahon venne a sua volta stretto dai germanici in Sedan, da dove venne impegnato nella disastrosa battaglia di Noisseville (dal 31 agosto al 1 settembre) da due armate germaniche forti di 240’0000 uomini e 700 cannoni. L’armata così battuta venne costretta alla resa il 2 settembre. Napoleone III, fatto prigioniero, venne portato in una breve cattività a Wilhelmshoehe, nei pressi di Cassel, da dove proseguirà per il suo esilio inglese per morirvi il 9 gennaio 1873.

Le “trattative segrete” del Bazaine

Dalla caduta di Sedan, Bazaine si trovò a capo dell’unica forza armata francese effettivamente organizzata, e immaginò per sè stesso un ruolo diverso, politico piuttosto che militare, certamente da avversario piuttosto che da sostentiore della neonata Repubblica Francese, erede del secondo impero cessato con l’abdicazione di Napoleone III il 2-3 settembre. In questo quadro, è certo che egli abbia proposto ai Prussiani di impiegare l’armata assediata in Metz per “salvare la Francia da sè stessa”. I Prussiani, tuttavia, sapevano della debolezza della posizione politica del maresciallo, temevano la mobilitazione in corso nel resto del Paese, che minacciava di costituire una nuova armata forse capace di riequilibrare, almeno un poco, le sorti del conflitto e miravano, ormai, ad un obiettivo ambizioso: non più solo il consenso francese alla riunificazione tedesca, ma anche un consistente arrotondamento territoriale.

La prosecuzione dell’asedio di Metz, tuttavia, offriva ai francesi l’indubbio vantaggio di tenere impegnata la II armata prussiana, mentre il resto dell’esercito invasore era concentrato nell’assedio di Parigi: il fronte meridionale dello schieramento tedesco era relativamente debole, la Repubblica poteva riorganizzare una nuova armata senza eccessiva pressione, la via da sud verso Parigi appariva aperta.

La inopinata resa di Metz

Il Bazaine era certamente informato di questa situazione e forte, ancora, di una armata imponente. Eppure si arrese, inopinatamente, il 23 ottobre 1870, consegnando praticamente l’intero est della Francia ai Prussiani.

Gli effetti della resa apparirono, da subito, dirompenti: il Federico Carlo di Prussia e la sua II armata furono liberi di affrettarsi verso la valle della Loira, con lo scopo di agganciare l’ultima armata francese. Cosa che, in effetti, accadde nei dintorni di Orléans pochi giorni dopo. Nell’opinione degli storici militari francesi, se la armata del Reno avesse resistito una o due settimane in più, l’armata della Loira avrebbe potuto battere le deboli forze schierate dai Prussiani a sud di Parigi e liberare la capitale dal suo assedio.

Quasi subito il Bazaine viene accusato di tradimento, in un proclama emessa dal ministro della guerra Leon Gambetta. Per tradimento egli venne, comunque, condannato, al suo ritorno dalla prigionia nel 1873. A posteriori, gli storici francesi tendono oggi a sostenere che la resa si spieghi con un rifiuto a sostenere l’azione di un governo che corrispondeva assai poco con le sue idee politiche. Bazaine, insomma, avrebbe immaginato di non tradire la Francia, tradendo la Repubblica.


Voci correlate

Template:Storia


Collegamenti esterni