Fratelli di Gesù
Template:Avvisounicode I "fratelli di Gesù" sono menzionati in alcuni brani del Nuovo Testamento e in alcuni scritti di autori cristiani successivi. Sono quattro maschi (Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda) e un imprecisato numero di "sorelle" (anonime); sono noti anche con il termine tecnico desposyni (dal greco δεσπόσυνος, del Signore, sottinteso fratelli). Secondo la Bibbia (1 Corinzi 9,5[1]) avevano moglie, come gli apostoli, e nel caso di Giuda Taddeo sono stati documentati discendenti in fonti extrabibliche.
Data la sporadicità degli accenni e la polisemia del termine "fratello" nelle lingue semitiche[2] sono state proposte diverse interpretazioni:
- che fossero fratelli di sangue, figli di Maria e di Giuseppe (o comunque del padre di Gesù);
- che fossero fratellastri, figli di un matrimonio precedente di Giuseppe;
- che fossero cugini di Gesù.
Dal punto di vista confessionale, sono in genere considerati fratelli dalle Chiese protestanti, fratellastri dagli ortodossi e cugini dai cattolici e dai primi riformatori protestanti (soprattutto Lutero, Calvino e Zwingli).
Riferimenti ai fratelli di Gesù nel Nuovo Testamento
Il Nuovo Testamento cita in alcuni brani i "fratelli" di Gesù.[3]. Secondo Marco, la madre e i "fratelli" di Gesù furono inizialmente scettici del ministero di Gesù ma poi divennero parte del movimento Cristiano[4]. Giacomo, il "fratello del Signore," presiedette la chiesa di Gerusalemme dopo che gli apostoli si dispersero[5]. I parenti di Gesù probabilmente esercitarono qualche forma di leadership tra le vicine comunità cristiane fino a che i Giudei furono espulsi dalla regione con la fondazione di Aelia Capitolina[5].
I passi del Nuovo Testamento in cui si parla esplicitamente di αδελφόι (fratelli) di Gesù sono:
- un altro episodio narrato sinotticamente da Marco e Matteo e in cui sono anche riferiti nomi dei fratelli (nel passo parallelo di Luca 4,22[6] Gesù è definito semplicemente "figlio di Giuseppe", senza altre indicazioni di parentela):
- un accenno e un episodio contenuti in Giovanni:
Un esame oggettivo limitato a questi passi, gli unici del Nuovo Testamento nei quali si parli esplicitamente di "fratelli", conduce alle seguenti considerazioni:
- fratelli e sorelle appaiono sempre in compagnia di Maria, madre di Gesù. Di loro però non viene mai indicata una parentela diretta con Maria o Giuseppe. Solo Gesù viene indicato come "figlio di Maria" , anzi, come il figlio di Maria, o "figlio di Giuseppe";
- I fratelli non presero sul serio il ministero di Gesù sino alla sua risurrezione: in Atti 1 troviamo i "fratelli" e Maria madre di Gesù riuniti con la comunità dei credenti. Giacomo e Giuda furono gli autori delle loro rispettive lettere del Nuovo Testamento (Giuda 1,1[7]). Giacomo in particolare rivestì un ruolo primario nella conduzione della Chiesa apostolica di Gerusalemme, dopo che Gesù gli apparve (1 Corinzi 15,7[8]).
Riferimenti in Giuseppe Flavio
Giuseppe Flavio fu uno storico ebreo naturalizzato romano del I secolo, che scrisse Le antichità giudaiche, opera di grande importanza per conoscere gli eventi della storia ebraica dell'epoca. Giuseppe cita Giacomo come fratello di Gesù nel libro XX, capitolo 9, in cui, parla del processo a Giacomo il Giusto, dice "e portarono innanzi a loro il fratello di Gesù, che fu chiamato Cristo, il cui nome era Giacomo".
Riferimenti negli autori paleocristiani
Oltre al Nuovo Testamento, altre testimonianze sono riportate da Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, scritta in greco e databile tra il 323 e il 326.
Nella sua opera, fondamentale nello studio della storia della Chiesa primitiva, Eusebio riporta le opinioni di due autori cristiani più antichi, Egesippo, vissuto nel II secolo in Palestina, e Sesto Giulio Africano.
Sesto Giulio Africano, uno scrittore dell'inizio del terzo secolo, fa riferimento ai presunti parenti di sangue di Gesù, che erano a quel tempo ancora vivi, chiamandoli desposini (dal greco δεσπόσυνοι, plurale di δεσπόσυνος, che significa "di o appartenente al maestro o al signore"[9]). Alcuni di questi fratelli, secondo Sesto Giulio Africano e altri autori paleocristiani, hanno occupato, anche in una fase relativamente tardiva, posizioni di speciale prestigio nella Chiesa cristiana delle origini.
Le tesi riportate da Eusebio furono contestate da San Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali, scrive nel suo De Viris illustribus: « Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro». [2]
Dichiarazioni di Sesto Giulio Africano
I riferimenti di Sesto Giulio Africano ai Desposini sono conservati nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea:[10]
Dichiarazioni di Egesippo
Eusebio preservò anche un estratto da un'opera di Egesippo (c.110-c.180), che scrisse cinque libri (andati perduti tranne che per qualche citazione riportata da Eusebio) di Commentari sugli Atti della Chiesa. L'estratto fa riferimento al periodo che va dal regno di Domiziano (81-96) a quello di Traiano (98-117):[11]
Egli chiese dunque loro se erano parte della famiglia di Davide; ed essi confessarono di esserlo. Quindi egli chiese loro che proprietà avessero o quanto denaro possedessero. Entrambi risposero che possedevano solo 9000 denari tra tutti e due, ciascuno di essi possedendo metà della somma; ma dissero anche che non li possedevano in liquidi, ma come stima di un terreno che essi possedevano, consistente in 100 plethra (pari a circa 3500 metri), dalla quale dovevano pagare le tasse, e che mantenevano con il loro lavoro. A questo punto essi sporsero in fuori le loro mani mostrando, come prova del loro lavoro manuale, la ruvidezza della loro pelle, e i calli cresciuti sulle loro mani a causa del loro costante lavoro.
Richiesti quindi di parlare di Cristo e del Suo regno, quale fosse la sua natura, e quando e dove sarebbe apparso, essi dissero che esso non era di questo mondo, né della terra, ma appartenente alla sfera del cielo e degli angeli, e che avrebbe fatto la sua comparsa alla fine dei tempi, quando Egli sarebbe tornato in gloria, a giudicare i vivi e i morti e a rendere a ciascuno secondo il corso della propria vita.
A questo punto Domiziano non li condannò, ma li trattò con disprezzo, perché troppo poco degni di considerazione, e li mandò liberi. Contestualmente emise un ordine, e mise fine alle persecuzioni contro la Chiesa.
Quando essi furono rilasciati essi divennero capi delle chiese, come era naturale nel caso di coloro che erano al contempo martiri e congiunti del Signore. E, dopo la restituzione della pace alla Chiesa, le loro vite si prolungarono fino al regno di Traiano.»
La dichiarazione di Egesippo dice che i due Desposini che vennero portati davanti a Domiziano divennero " capi delle chiese ". Anche in un'epoca precedente, Giacomo, noto come "fratello del Signore",[12] e che si dice fu premiato con una speciale apparizione da parte di Gesù risorto,[13] fu, con San Pietro un capo della chiesa a Gerusalemme e, quando Pietro partì, Giacomo appare come la principale autorità e fu tenuto in grande considerazione dai Giudeo-cristiani.[14] Egesippo riporta che egli fu giustiziato dal Sinedrio nel 62.[14]
È probabile che altri parenti di Gesù godessero di qualche forma di responsabilità all'interno delle vicine comunità Cristiane, fino a che tutti i Giudei furono espulsi dalla regione dopo la rivolta Giudea durante il regno di Adriano.[5]
Visione generale
Una deduzione che si potrebbe ricavare dalla lettura del Nuovo Testamento è che i fratelli di Gesù fossero figli di Maria e Giuseppe nati dopo Gesù[15]. Tertulliano, Egesippo ed Elvidio esaminarono questo punto di vista[15]. Girolamo[15], per fare un nome, ribadiva che questi uomini erano figli della sorella di Maria, anch'ella chiamata Maria: come si evince dal testo neotestamentario[16]. Epifanio di Salamina e la Chiesa orientale considerano questi fratelli come figli di Giuseppe avuti da un precedente matrimonio[15] Una proposta moderna considera questi uomini come figli di Clopa (fratello di Giuseppe secondo Egesippo) e un'altra Maria (non identificata con la sorella della madre di Gesù).[15].
Nel credo originario cattolico e ortodosso, Maria soltanto viene considerata genitrice di sangue, esprimendo la verità di fede della Verginità perpetua di Maria, Giuseppe solo un padre putativo, e il resto come parenti stretti, come fratellastri o cugini. In una certa impostazione protestante, i desposini comprendono sua madre Maria, suo cugino Giovanni Battista (1:36 Luca[17]); allo stesso modo, i suoi pretesi fratelli. Nel credo ebionita, Giuseppe fu considerato come padre biologico di Gesù.
I cristiani danno interpretazioni divergenti di su quali potessero essere i rapporti tra i membri della famiglia di Gesù nominati in Matteo 13:55 13:55[18] e Marco 6:3 6:3[19]. La Chiesa Cristiana d'Oriente, seguendo Eusebio, ritiene che essi fossero figli di Giuseppe avuti da una (non tramandata) prima moglie. All'interno della Chiesa Cattolica Romana, molti concordano che essi fossero cugini di Gesù, figli dell'altra Maria, moglie di Cleopa, quelli appunto menzionati sulla base di Marco 15:40 15:40[20], Marco 16:1 16:1[21], Giovanni 19:25 19:25[22] e Guida 1 1[23]. Egesippo disse che Clopa era il fratello di Giuseppe, e Simone era cugino di Gesù. I simboli di fede originali concordano con la tradizione secondo la quale Maria rimase perpetuamente vergine[24], non avendo pertanto altri figli biologici prima o dopo Gesù. Mentre grandi riformatori come Lutero[25] Calvino[26] e Zwingli[27] così come l'evangelista del diciottesimo secolo Wesley[28] hanno affermato la verginità perpetua di Maria, la maggior parte dei Protestanti oggi ritengono che questi familiari sarebbero stati figli biologici di Maria e Giuseppe[29].
Esternazioni come quelle del Jesus Seminar ci lasciano intendere che la polemica contro la memoria evangelica della verginità perpetua di Maria ha innescato il meccanismo suppositivo per la re-interpretazione secondo cui Gesù avrebbe dovuto avere fratelli e sorelle carnali e diretti[30][non chiaro].
Il dibattito esegetico
Il dibattito sull’esistenza dei “Fratelli di Gesù” va in parallelo con la questione della verginità di Maria ed ha origini antiche: Eunomio, vescovo ariano di Cizico, fu tra i primi a parlare di fratelli e sorelle di Gesù[31].
Anche l’esegesi moderna si è occupata di una diatriba tutt’ora in corso.
Tra gli autori favorevoli all’ipotesi dell’esistenza dei “Fratelli di Gesù” il teologo protestante tedesco David Friedrich Strauss, secondo il quale non esistono motivi concreti per negare questa possibilità. Strauss precisa che sotto la croce, “sia per circostanze esterne sia per ragioni interne e morali, Gesù poteva preferire di affidare sua madre a Giovanni anziché ai fratelli suoi” [32], contestando quindi una delle ipotesi forti degli esegeti che negano l’esistenza dei “fratelli di Gesù”.
Gli studiosi Mauro Pesce e Adriana Destro[33] parlano dei “fratelli di Gesù” come fratelli di sangue, in quanto “nessun testo canonico precisa che non si tratti dei figli di Maria e Giuseppe”.
Per Renan[34] “Gesù aveva fratelli e sorelle, di cui pare egli fosse l'anziano”.
Altri studiosi ed esegeti contestano questa tesi.
Secondo il biblista francese Frédéric Manns[35], "solo Gesù nei vangeli è detto figlio di Maria", e i cosiddetti fratelli di Gesù "non vengono mai chiamati figli e figlie di Maria". Lo stesso autore sottolinea come "Gesù non avrebbe mai affidato sua madre a Giovanni ai piedi della croce se avesse avuto altri fratelli di sangue". Inoltre se Maria avesse avuto altri figli "non avrebbe mai potuto lasciare i suoi per stabilirsi coi discepoli". Probabilmente, conviene Manns, i “fratelli di Gesù” erano “probabilmente figli di una Maria che non era la madre di Gesù”.
Altri autori hanno tentato di analizzare il testo greco dei vangeli presupponendo un originale aramaico alla loro base. Tra loro Josè Miguel García della "scuola di Madrid"[36], il quale fa notare che in Giovanni 2,12[37] la congiunzione greca kai è determinante. Nel passo giovanneo ("Dopo questo, Egli discese a Capernaum con sua madre, i suoi fratelli e (kai) i suoi discepoli; ed essi rimasero lì pochi giorni") Garcia sottolinea che il kai corrisponde al waw aramaico, "che spesso corrisponde alla congiunzione copulativa 'e'. Ma in questo caso - scrive l’autore - era esplicativo e il suo equivalente italiano deve essere ‘cioè, vale a dire, ossia, ecc...’. Questa particella ci fa vedere tutto in modo diverso"[38]. Per Garcia anche nell’episodio del processo di Gesù alla congiunzione greca kai corrisponde il waw aramaico, in Marco 15,1[39]: “Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e (kai) tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato”. Tuttavia è nell’episodio dell’apparizione a Maddalena che, secondo Garcia, si troverebbe un indizio importante utile al dibattito sui fratelli di Gesù. Il passo è Giovanni 20,17-18[40]: “«Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto”. Secondo Garcia “Giovanni non potrebbe essere più chiaro sull’identità tra fratelli di Gesù e discepoli”[41].
Anche il teologo belga Jean Galot[42] ha preso posizione nel dibattito: secondo questo autore "se i fratelli di Gesù non fossero stati dei cugini avrebbero dovuto essere più giovani di Gesù", in quanto il vangelo lo definisce primogenito, mentre "si consta che essi si comportano da fratelli maggiori soprattutto quando esprimono l'intenzione di ricondurre a casa Gesù (Mc 3,21.21-35). Galot sottolinea come Gesù è chiamato "il figlio di Maria" come se ve ne fosse uno solo (Mc 6,3), e "due dei fratelli, Giacomo e Simone, sono figli di un'altra Maria (Mt 27,56 e Mc 15,40). Per Galot è probabile che Maria madre di Giacomo e Giuseppe sia identica a Maria moglie di Cleofa (Gv 19,25): ella era cognata di Maria madre di Gesù, “infatti, secondo le informazioni fornite da Egesippo, bene al corrente della tradizione di Gerusalemme, Cleofa era il fratello di Giuseppe. Giacomo e Giuseppe sarebbero quindi cugini di Gesù, e sembra probabile che Simone e Giuda appartengano alla stessa famiglia benché non si possa avere certezza su questo punto” [43][44].
Per Roberto Coggi, teologo domenicano [45], “che i fratelli di Gesù siano cugini risulta da numerosi indizi”, e cita, tra gli altri, il fatto che “i fratelli risultano formare un gruppo numeroso: in Matteo 13,55[46] si parla di 4 fratelli e di 'tutte le sue sorelle'. L'espressione 'tutte', come fa notare Girolamo, si dice solo di una moltitudine”. Coggi sottolinea che Giacomo e Giuseppe “fratelli di Gesù” (Mt 13,55) “sono figli di una Maria discepola di Cristo (Cfr Mt 27,56) la quale è designata in modo significativo come ‘l’altra Maria’ (Cfr. Mt 28,1)”[47].
Per lo studioso cattolico Giuseppe Damigella[48] se i "fratelli di Gesù fossero stati veri fratelli dovremmo trovare un ordine diverso: 'i fratelli di Gesù e sua madre', 'i tuoi fratelli e tua madre' come avviene in Genesi 24,53.55. La formula marciana fa pensare a fratelli in senso lato, ad una parentela meno stretta". Secondo questo autore “nel momento supremo Gesù si comportò come l’unico responsabile della madre (…), era cioè l’unico vero figlio di Maria” [49].
Questioni preliminari
Uso del termine "fratello" e derivati nella Bibbia
Il termine 'fratello' e derivati è largamente usato nella Bibbia e non sempre con lo stesso significato.
Testo masoretico
Nei 39 libri che compongono il testo masoretico, detto anche Antico Testamento ebraico, il termine ebraico e aramaico אח ('ah, si veda l'omofono e omologo arabo ﺍﺥ e siriaco ܐܚ) compare 635 volte, includendo i derivati (plurale, stato costrutto singolare e plurale, forma con suffisso pronominale). Secondo il Lexicon Hebraicum et aramaicum veteris testamenti dello Zorell, il termine può avere 12 significati diversi (l'ebraico biblico contiene numerosi esempi di parole ampiamente polisemiche, cioè dai più significati). In particolare:
- "fratello", cioè figlio degli stessi genitori: ad esempio Caino e Abele (Genesi 4,1-2[50]); Esaù e Giacobbe (Genesi 25,24-26[51], dove si tratta propriamente di gemelli); Mosè, Aronne e Miriam (Numeri 26,59[52]);
- "fratellastro", cioè fratello dello stesso padre ma madre diversa: ad esempio i dodici figli che Giacobbe ebbe da quattro donne diverse (Genesi 35,22-26;37,4;42,3;42,4;42,13[53]);
- "parente" o "cugino", cioè generico appartenente alla cerchia familiare (cugino di vario grado, nipote = figlio del figlio, nipote = figlio del fratello): ad esempio Abramo chiamava 'fratello' suo nipote (figlio del fratello) Lot (Genesi 11,27;13,8;14,14;14,16[54]), e lo stesso dicasi per Labano verso suo nipote Giacobbe (Genesi 29,15[55]). In 1 Cronache 23,22[56] il termine 'fratelli' viene usato per indicare i figli del fratello del padre, cioè i cugini di primo grado; in Levitico 10,4[57] indica i figli del cugino di primo grado;
- "membro di una stessa tribù", intendendo con tribù i 12 raggruppamenti etnici relativi ai figli di Giacobbe-Israele: p.es. Numeri 8,26[58]; 2 Samuele 19,11-13[59]);
- "amico" o "alleato", in particolare nei momenti avversi: ad esempio 2 Samuele 1,26[60]; 1 Re 9,13[61]; Pr 17,17[62];
- "collega", cioè individuo accomunato da un medesimo incarico di tipo religioso, civile, militare: ad esempio 2 Cronache 31,15[63]; 1 Re 20,32[64]; 1 Samuele 30,23[65];
- "prossimo", cioè individuo di pari grado sociale verso il quale si hanno precisi obblighi morali: ad esempio Geremia 9,3[66]; Ezechiele 47,14[67];
- "compagno nella fede", significato che nella successiva tradizione cristiana darà origine al termine 'frate': ad esempio Deuteronomio 1,16[68]; Salmi 133,1[69] (Salmi 132,1[70] nell'ordinazione della Vulgata, ripresa anche dalla Bibbia CEI).
Settanta
Nel greco classico precristiano (v. ad esempio Euripide, Erodoto, Platone, Senofonte), lingua molto più complessa ed articolata dell'ebraico biblico, il termine αδελφός e derivati (in particolare il femminile αδελφή, sorella) occupa un campo semantico molto limitato, indicando solitamente i figli degli stessi genitori o, al più, con un solo genitore comune (italiano 'fratellastro'). L'etimologia è connessa a δελφύς (utero) + α da indoeuropeo *sm̥ "uno, unico, stesso", quindi lett. 'figli dello stesso utero'. Già nel greco classico, tuttavia, il significato è più ampio, similmente all'italiano 'fratello': non indica solo i figli della stessa madre, ma anche quelli dello stesso padre. Se il termine è applicato fuori dall'immediata sfera familiare lo è con intento elogiativo o iperbolico.
È fondamentale evidenziare che tale accezione semantica ristretta del termine αδελφός e derivati propria del greco classico potrebbe non essere applicata in toto ai successivi testi redatti in greco ellenistico di matrice semita, in primis la Settanta (o LXX, traduzione greca del testo masoretico più altri scritti, detti deuterocanonici, realizzata tra III e I secolo a.C.) e soprattutto il Nuovo Testamento. In tali opere infatti il testo è impregnato di semitismi, vale a dire particolari fenomeni sintattici, linguistici, morfologici propri delle lingue semitiche (ebraico e aramaico), ma estranei alla lingua greca. Si potrebbe dire che gli scrittori della Settanta e del Nuovo Testamento hanno interpretato, con lettere e parole greche, frasi e significati semitici.
Come esempi dei vari significati del termine αδελφός nella LXX, che compare 926 volte al maschile e 122 al femminile, possono essere pertanto esaminati gli stessi loci esemplificativi indicati a proposito del testo masoretico, in quanto nei restanti libri deuterocanonici il termine non si colora di altre sfumature particolari.
Nuovo Testamento
I 27 libri del Nuovo Testamento, al pari della LXX, sono scritti in un greco ellenistico caratterizzato da numerosi semitismi. In essi il termine αδελφός e derivati compare 343 volte, il femminile αδελφή 26 volte.
Circa il significato che tale parola riveste nei vari contesti occorre, come visto anche per la LXX, tenere conto della polisemia che caratterizza il termine semitico. In particolare può indicare:
- "fratello" in senso proprio, figli degli stessi genitori: ad esempio i fratelli Giacomo e Giovanni sono figli di Zebedeo con la stessa madre (Matteo 4,21[71] e Matteo 27,56[72]);
- "fratellastro", avendo un solo genitore in comune: ad esempio in Matteo 1,2[73] Giacobbe è detto padre di Giuda e dei sui fratelli, alcuni dei quali (sei su tredici) erano figli di altre mogli di Giacobbe; Erode Antipa è detto fratello di Filippo (Matteo 14,3[74];Luca 3,1[75]), ed entrambi erano figli di Erode il Grande ma con mogli diverse (rispettivamente con Maltace e Cleopatra di Gerusalemme);
- "parente" o "cugino": nel Nuovo Testamento non si trova alcun esempio che possa essere chiaramente ed esplicitamente ricondotto a tale significato, come avviene ad esempio nel caso di Abramo e Lot nella LXX che sono esplicitamente descritti come 'fratelli' (Genesi 13,8[76] nonostante la parentela sia indiretta Genesi 11,27[77]). Secondo l'interpretazione cattolica, nel Nuovo Testamento un esempio implicito è presente in Giovanni 19,25[78], dove è menzionata la presenza sotto la croce della "madre di Gesù e la sorella (αδελφή) della madre di lui Maria di Cleofa e Maria Maddalena". Essendo improbabile che due sorelle si chiamassero entrambe Maria, per quanto il nome fosse diffusissimo all'epoca, ne deriverebbe che fossero appunto 'parenti' o 'cugine';
- "discepolo" diretto di Gesù, tra cui anche gli apostoli: p.es. Matteo 23,8;25,40;28,10[79];Giovanni 20,17[80]. In alcuni passi (Giovanni 2,12;7,3[81];Atti 1,13-14[82]) il termine 'fratelli' è chiaramente distinto dai 'discepoli' (μαθητάι, mathetài);
- "credente" in generale: vedi ad esempio Matteo 5,22-24;7,3-5;12,48-50[83];Atti 15,23;17,6[84];Galati 6,18[85];Ebrei 2,17[86];1 Pietro 2,17;5,9[87].
Oltre al termine "fratelli" nel greco del Nuovo Testamento sono presenti anche altri termini indicanti legami di parentela di vario tipo:
- συγγεννής (singhenès), 12 volte nel Nuovo Testamento, letteralmente 'con-nato' (v. l'italiano 'cognato'), cioè della stessa stirpe, parente. Indica ad esempio la parentela tra Maria ed Elisabetta (Luca 1,36[88]). Quando Giuseppe e Maria smarriscono Gesù a Gerusalemme e lo cercano tra i 'parenti' (Luca 2,44[89]). In senso più ampio è ad esempio usato da Paolo per indicare l'intero popolo d'Israele, suoi 'parenti' secondo la carne (Romani 9,3[90]). Il sostantivo astratto derivato singhèneia ricorre 3 volte, ad esempio quando Elisabetta e Zaccaria volevano chiamare loro figlio Giovanni e i vicini e i parenti fecero notare loro che non c'era nessuno con quel nome nel 'parentado' (Luca 1,61[91]). In alcuni loci (ad esempio Luca 21,16[92]) il termine 'parenti' è chiaramente distinto da 'fratelli';
- ανεψιός (anepsiós), tradotto solitamente con "cugino" ma indicante una parentela più o meno remota non chiaramente definita. Compare tre volte nella LXX. Nel Libro di Tobia (Tobia 7,2;9,6[93]) indica la parentela tra Tobi e Gabael. Tale parentela, di grado appunto non definibile, era sicuramente lontana, almeno dal punto di vista geografico: Tobi risiedeva a Ninive, in Mesopotamia, mentre Gabael a Ecbatana, nella Media (attuale Iran). In Numeri 36,11-12[94] il termine 'cugini' indica generici appartenenti alla stessa tribù di Manasse. Notare come in 1 Cronache 23,22[95] LXX, nel caso di veri e propri cugini di primo grado non viene usato ανεψιός ma αδελφόι. Nel Nuovo Testamento il termine è usato una sola volta in Colossesi 4,10[96], dove è indicata la parentela di Marco e Barnaba. Anche in tale caso, come nel Libro di Tobia, la parentela non è definita ma comunque lontana: Marco (suo nome latino) o Giovanni (suo nome ebraico) risiede a Gerusalemme (Atti 12,12[97]), mentre Barnaba (epiteto di Giuseppe) è originario di Cipro (Atti 4,36[98]).
Le tre Marie
Prima di esaminare i possibili passi impliciti relativi ai 'fratelli' di Gesù, è fondamentale affrontare una questione apparentemente marginale ma che si dimostra fondamentale nella delineazione di un quadro d'insieme: l'identificazione sinottica delle donne presenti al momento della crocifissione (Matteo 27,56[99];Marco 15,40[100];Giovanni 19,25[101], Luca 23,49[102] ne registra la presenza ma senza fornire nomi):
| Matteo 27,56 | Marco 15,40 | Giovanni 19,25 | 
|---|---|---|
| tra le quali c'era(no) | c'erano poi anche delle donne da lontano osservanti tra le quali anche | stavano poi presso la croce di Gesù | 
| Maria Maddalena | Maria Maddalena | sua madre | 
| e Maria madre di Giacomo e di Giuseppe | e Maria madre di Giacomo il Minore e di Ioses | e la sorella di sua madre (che forse è) Maria di Cleofa | 
| e la madre dei figli di Zebedeo | e Salome | e Maria Maddalena | 
Il testo di Giovanni 19,25[103] indica che le discepole presenti al momento della crocifissione di Gesù sono tre donne, tutte di nome Maria. Può apparire strano che l'evangelista non citi Salome, identificabile con la madre dei figli di Zebedeo[104], cioè la madre dello stesso evangelista Giovanni. Tale 'dimenticanza' può essere intesa come una tacita accettazione dell'invito di Gesù a Giovanni a prendere con sé Maria come madre (Giovanni 19,26-27[105]): l'evangelista non testimonia la presenza di sua madre Salome perché in quel momento Maria era sua madre. Si deve anche notare che, ove fossero esistiti altri figli di Maria Madre di Gesù, costoro non avrebbero certamente accettato la reciproca adozione tra Maria come nuova Madre e Giovanni, un estraneo, come nuovo Figlio, ma avrebbero rivendicato di provvedere loro per diritto di nascita alla loro madre. Non lo fecero, perché non esistevano.
Stando a Giovanni dunque le tre Marie sono:
- Maria madre di Gesù
- Maria Maddalena
- Maria di Cleofa, che il testo dice 'sorella' di sua madre.[106] Secondo l'interpretazione cattolica, essendo impossibile che due sorelle si chiamassero entrambe Maria, il termine αδελφή va inteso come 'parente' o 'cugina'. Dal confronto con i passi paralleli Maria di Cleofa risulterebbe così essere madre di Giacomo il Minore (detto in Matteo 10,3[107];Marco 3,18[108];Luca 6,15[109];Atti 1,13[110] 'figlio di Alfeo') e di Giuseppe-Ioses suo fratello (Matteo 27,56[111];Marco 15,40[112]). Una identificazione sostenuta anche da Josè Miguel García della "scuola di Madrid"[113] Questa identificazione tradizionale è ormai abbandonata[senza fonte], perché logicamente impossibile, dato che Giacomo fratello/parente di Gesù non può essere Giacomo di Alfeo (il figlio di questa Maria), dato che i fratelli/parenti di Gesù durante il suo ministero terreno non credevano in lui Giovanni 7,5[114] e lo consideravano instabile mentalmente Marco 3,21[115] mentre invece Giacomo di Alfeo era uno dei dodici apostoli.
L'identificazione di Alfeo con Cleofa si basa sul corrispettivo aramaico e consonantico del nome Hlpy: può essere traslitterato fedelmente all'aramaico in 'Alfaios con spirito aspirato iniziale (non reso nella comune translitterazione latina), dittongo ai con valore fonetico 'e lunga', suffisso maschile greco os; oppure può essere ellenizzato[116] nell'omoconsonantico Klopas che in italiano si traduce "Cleopatro". Il nome al maschile oggi è caduto in disuso mentre è più conosciuto, per motivi storici, il nome al femminile Cleopatra.
L'interpretazione delle tre donne viene contestata dagli esegeti protestanti e da diversi esegeti cattolici}}. Anche la cattolica "Bible de Jerusalem" la considera solo una delle tante possibili. {{Citazione necessaria|Secondo costoro, le donne di Giovanni 19,25[117] sono quattro: la "sorella di Maria" e "Maria di Cleofa" sono due persone diverse, poiché è impossibile che due sorelle abbiano lo stesso nome, ed è ancora meno probabile che l'autore sacro usi il termine sorella per indicare una parente, dato che altrove nel Nuovo Testamento si parla di un nipote o di un cugino non è usato il termine adelfòs: per indicare Elisabetta "parente" (singhené) di Maria viene fatto esplicitamente (Luca 1,36[118]), in Luca 21,16[119] compaiono i termini syggenòs (parente, come un cugino) e adelfòs (fratello), a indicare che questi vocaboli non sono usati in modo vago o indiscriminato nelle Scritture Greche. In Colossesi 4:10[120] Paolo chiama Marco “cugino di Barnaba”, il termine greco qui usato (anepsiòs) significa letteralmente “cugino di primo grado”. Tale termine ricorre anche nella Settanta in Numeri 36:11[121], che traduce l’espressione ebraica del testo masoretico resa letteralmente “figli dei fratelli del loro padre”.
Possibile quadro d'insieme
Per una corretta interpretazione della questione è fondamentale un esame comparato dei personaggi nominati nel Nuovo Testamento che possono essere implicitamente identificati con i 'fratelli' esplicitamente indicati (Giacomo, Ioses-Giuseppe, Giuda, Simone).
Tra parentesi occorre notare che varie informazioni attinenti alla questione potrebbero essere tratte dal testo apocrifo detto Protovangelo di Giacomo. Siccome tale opera però si dimostra palesemente errata in alcuni punti verificabili (ad esempio l''asilo' femminile per bimbe meritevoli presente nel tempio di Gerusalemme), difficilmente le altre affermazioni non verificabili possono essere assunte come storicamente valide.
L'esame dei "fratelli" e degli omonimi presenti nel Nuovo Testamento non appare semplice per due motivi:
- il Nuovo Testamento non è interessato a fornire informazioni parentali circa Gesù, se non con limitati e disorganici accenni, ma a descrivere il suo ministero salvifico;
- i quattro nomi in questione erano diffusissimi nella Palestina di quel tempo, e lo stesso dicasi per il femminile Maria.
Venendo propriamente ai 'fratelli' di Gesù, gli omonimi personaggi del Nuovo Testamento sono:
Giacomo
- Giacomo "fratello" di Gesù (Marco 6,3-4[122];Matteo 13,55-56[123]), che secondo Eusebio di Cesarea (St. Eccl. 1,12,1;1,12,4 en; St Eccl. 2,23,4 en)[124] e Giuseppe Flavio[125] coincide con il Giacomo che guidò la comunità cristiana di Gerusalemme (Atti 12,17;15,13;21,18[126];Galati 1,19;2,9[127]). In Galati 1,19[128] è da Paolo definito 'apostolo'. Dalla tradizione successiva (v. St Eccl. 2,23,4 en, vedi anche il De Viris illustribus di Girolamo[129]) venne chiamato Giusto. Eusebio di Cesarea lo identifica come il Giacomo autore dell'omonima lettera (St Eccl. 2,23,25 en), dove nell'Gm1,1 incipit[130] di tale scritto si autoidentifica come 'servo' di Gesù Cristo, non 'fratello'. Sempre Eusebio di Cesarea (St. Ecc. 2,1,2) riporta che "era chiamato figlio di Giuseppe", facendosi portavoce dell'antica interpretazione degli αδελφόι come fratellastri.
- Giacomo il Minore (Marco 15,40[131]), apostolo (Matteo 10,3[132];Marco 3,18[133];Luca 6,15[134];Atti 1,13[135]), fratello di Giuseppe-Ioses (Marco 15,40[136];Matteo 27,56[137]), figlio di Alfeo-Clèofa (varianti dell'aramaico ellenizzato halfay) (Matteo 10,3[138];Marco 3,18[139];Luca 6,15[140];Atti 1,13[141]) e di un'anonima Maria (Marco 15,40[142];Marco 16,1[143];Matteo 27,56[144];Luca 24,10[145]) che nella tradizionale teoria delle 3 donne è identificata con la Maria moglie di Alfeo-Clèofa (Giovanni 19,25[146]).
- Giacomo il Maggiore (cosiddetto in opposizione al 'minore'), apostolo, fratello di Giovanni e figlio di Zebedeo e Salome. Fu fatto uccidere da Erode Agrippa nel 42 (Atti 12,2[147]).
Giuseppe
- Giuseppe-Ioses, "fratello" di Gesù (Marco 6,3-4[148];Matteo 13,55-56[149])
- Giuseppe-Ioses, fratello di Giacomo il Minore (Marco 15,40[150];Matteo 27,56[151]), figlio di un'anonima Maria (Marco 15,40;15,47[152];Matteo 27,56[153]) che nella tradizionale teoria delle 3 donne è identificata con la Maria moglie di Alfeo-Clèofa (Giovanni 19,25[154]).
Giuda Taddeo
- Giuda "fratello" di Gesù (Marco 6,3-4[155];Matteo 13,55-56[156]). Eusebio di Cesarea ne parla dicendo "che si dice (verbo kalèo) fosse fratello (αδελφός) del Signore secondo la carne (κατὰ σάρκα)".[157]
- Giuda Apostolo, indicato nelle elencazioni degli apostoli come "Taddeo" (Matteo 10,2-4[158];Marco 3,16-19[159]) e "Giuda di Giacomo" (Luca 6,14-16[160];Atti 1,13[161]). Il "di Giacomo" va inteso sicuramente come parentela. Solitamente il genitivo applicato a un nome proprio, sul calco delle lingue semitiche, indica la paternità (genitivo patronimico), dunque "Giuda (figlio) di Giacomo". Nel caso presente tuttavia è molto più sensato intendere che Lc abbia voluto esplicitare di un legame di parentela con il Giacomo 'fratello' del Signore di cui sopra, che godeva di un'ottima fama e autorità tra i cristiani, che non la segnalazione patronimica di un oscuro Giacomo sconosciuto ai cristiani di allora. Altri apostoli sono identificati non con epiteti patronimici ma con l'esplicitazione del legame fraterno: Andrea fratello di Pietro (Matteo 10,2[162];Luca 6,14[163]), Giovanni fratello di Giacomo (Matteo 10,2[164];Marco 3,17[165]), che è figlio di Zebedeo (notare come la parentela fraterna venga epiteticamente preferita a quella paterna). L'opzione "Giuda (fratello) di Giacomo" è preferibile anche perché in accordo con l'attribuzione a lui della neotestamentaria Lettera di Giuda, nell'Gd1,1 incipit[166] della quale si autoidentifica «Servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo».
- Giuda Iscariota, il traditore.
Simone
- "Simone" 'fratello' di Gesù. Eusebio di Cesarea ne fornisce informazioni particolarmente utili: succedette a Giacomo nella guida della comunità di Gerusalemme; fu figlio di Klopa (=Alfeo-Clèofa); soprattutto, "fu cugino (ανεψιός), come dicono (verbo femì), del Salvatore, infatti Egesippo ricorda che Clopa fu fratello di Giuseppe"(St. Eccl. 3,11,2 en). Le stesse informazioni sono contenute in St. Eccl. 4,22,4 en dove Eusebio cita ancora Egesippo, secondo il quale dopo il martirio di Giacomo il Giusto "Simone, il figlio dello zio del Signore, Klopa, fu nominato vescovo successore. Tutti lo proposero come secondo vescovo poiché era cugino (ανεψιός) del Signore". Secondo alcuni protestanti l'informazione di Eusebio circa questa parentela non è ritenuta attendibile, per altri protestanti invece si tratterebbe di un'omonimia tra parenti: c'era un Simone figlio di Clopa, ed un Simone figlio di Giuseppe e di Maria.
- Simone Apostolo, indicato nelle elencazioni degli apostoli come "Cananeo" (Matteo 10,4[167];Marco 3,18[168]) e "Zelota" (Luca 6,15[169];Atti 1,13[170]). Questi due epiteti sono il medesimo: 'Cananeo' non va inteso come 'abitante di Cana', come ritennero alcuni antichi autori come Girolamo, ma è la traslitterazione ellenizzata dell'aramaico qen'ana' corrispondente al greco zeloten, 'dotato di zelo', 'zelante'. Nelle elencazioni degli apostoli, escludendo Giuda Iscariota in ultima posizione, compare sempre associato a Giuda Taddeo e Giacomo il Minore, cosa che potrebbe suggerire, senza però alcun indizio storicamente fondato, un particolare legame con loro (fratelli?).
- Simone-Pietro, capo degli Apostoli, fratello di Andrea.
Possibili interpretazioni
La questione dell'interpretazione degli αδελφόι di Gesù, data la frammentarietà e ambiguità delle fonti, è controversa e dunque motivo di discussione tra storici, biblisti e teologi delle varie confessioni e tali discussioni non possono muoversi che sul piano delle ipotesi.
Tre sono le ipotesi che circolavano già nei primi secoli della cristianità, secondo le quali il termine greco αδελφόι può corrispondere a:
- fratelli;
- fratellastri, cioè figli di Giuseppe con una prima moglie di cui sarebbe rimasto vedovo prima di risposarsi con Maria;
- cugini o parenti.
Una quarta ipotesi, contemporanea, è sostenuta recentemente dalla Scuola esegetica di Madrid:
- collaboratori nel ministero apostolico.
Fratelli
L'interpretazione esplicita di αδελφόι come fratelli carnali nella Chiesa compare, nei documenti a noi giunti, nel IV secolo, ad opera di Elvidio vescovo ariano di Milano dal 355 al 374. Egli entrò in contrasto con Girolamo, criticando i voti monastici femminili e affermando la superiorità del matrimonio sul celibato. Elvidio sostenne che Maria era vissuta con Giuseppe e aveva avuto da lui dei figli, dopo la nascita verginale di Gesù Cristo.
Sostenitori
Quasi tutte le Confessioni protestanti evangeliche e riformate attuali, i testimoni di Geova ed altri esegeti contemporanei di altre Confessioni, concordano con la tesi di Elvidio, ritenendo che gli αδελφόι siano effettivi figli di Maria e quindi fratelli di Gesù. Pur non accettando la credenza tradizionale della verginità perpetua di Maria, non viene rifiutato il "concepimento" e la "nascita verginale" di Gesù, derivata in Isaia 7,14[171] e presente sia in Matteo 1,18-25[172] sia in Luca 1,26-38[173]. Anche alcuni studiosi cattolici, in contrasto con il magistero della Chiesa, (ad esempio lo statunitense John Paul Meier[174]) ritengono sicura, stando alla lettera del testo, l'interpretazione di αδελφόι come 'fratelli'. A loro avviso quando nel Nuovo Testamento troviamo scritto che "Giacomo è il fratello di Gesù" Galati 1,19[175] , non vi è necessità di interpretare "Giacomo cugino di Gesù" più di quanto sia necessario interpretare "Andrea cugino di Simon Pietro" quando troviamo scritto "Andrea fratello di Simon Pietro" Marco 1,16[176]. Secondo il principio protestante di "Sola Scriptura", che non ammette la validità della Tradizione, i credenti non devono interpretare in modo deformato il significato delle Scritture per adattarlo alle tradizioni ecclesiali, ma sono gli insegnamenti delle Chiese che devono essere sistematicamente riformati in base alle Scritture.
I sostenitori di questa teoria notano come non si comprenda il senso e lo scopo di un "matrimonio bianco" quando la predicazione apostolica raccomandava vivamente i rapporti tra i coniugi 1 Corinzi 7,5[177]. Un evento raro come questo, sarebbe stato sicuramente esplicitato, come è avvenuto per il concepimento soprannaturale di Cristo. Inoltre Giovanni 7,5[178] può essere visto come l'adempimento di Salmi 69,8[179] dove si parla letteralmente di figli della Madre del Messia. Il salmo 69 è attribuito a Cristo da diversi padri della Chiesa, in particolare Salmi 69,9[180] può essere quello citato sia da Giovanni 2,17[181] sia da Rom15,3 Rom15,3[182], ma potrebbe anche trattarsi di una citazione del Salmi 119,139[183]. La tradizione evangelica crede nell'ispirazione plenaria della Scrittura, pertanto è difficile pensare che Dio abbia ispirato il salmista a dire qualcosa di opposto alla verità. Diversamente il testo sarebbe "sono un estraneo per i figli di mia zia". Per gli evangelici ed i protestanti in genere, i credenti dovrebbero limitarsi ad insegnare le dottrine che le Scritture ci insegnano, senza aggiungere e togliere nulla ad esse.
Analisi
L'ipotesi degli αδελφόι come fratelli appare più semplice e immediata: il significato del termine nel greco classico è sicuramente quello di 'fratelli' in senso proprio, che precluderebbe la verginità di Maria. E su questa immediatezza semantica del testo insistono appunto i sostenitori di tale teoria. A questa ipotesi semplificata viene obiettato che il greco della Bibbia, Settanta e Nuovo testamento, è il greco della Koiné scritto da una popolazione semitica, tanto è vero che il termine αδελφός è utilizzato nella traduzione greca dei Settanta in senso esteso per indicare una parentela tra le persone.
Secondo alcuni esegeti protestanti, l'unica difficoltà rimanente è quella dell'omonimia tra i Giacomo e Ioses di Marco 6,3[184] e quelli di Marco 15,40[185] (per i cattolici sono le stesse persone) ma essa può essere facilmente spiegata tenendo conto che nel mondo ebraico il numero di nomi era limitato e si possono trovare parecchi omonimi. La profezia messianica sui fratelli di Cristo Salmi 69,8[186] lo presenta come "un estraneo per i figli di sua madre", non come un estraneo per i figli di sua zia o di suo zio. L'obiezione cattolica è che nulla richiede che l'applicazione della profezia messianica dell'Antico Testamento debba essere presa così alla lettera, mentre per i protestanti, che non hanno il dogma della verginità perpetua di Maria, è più adeguato seguire il testo profetico in modo letterale.
Tenendo conto dell'informazione di Egesippo, citato da Eusebio (St. Eccl. 3,11,2 en; St. Eccl. 4,22,4 en), secondo la quale Alfeo-Cleofa era zio di Gesù, aggiunta ai dati biblici ne deriva che, per i protestanti, Gesù avrebbe avuto quattro fratelli di nome Giacomo, Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone, ed almeno due sorelle, che sarebbero distinti da altri tre personaggi, cioè Simone cugino di Gesù e figlio di Clopa, ed i fratelli Giacomo e Giuseppe-Ioses, figli di un altro Alfeo-Cleopa e sua moglie Maria.
Questa coincidenza nei nomi appare improbabile; tuttavia gli esegeti protestanti mettono in rilievo che nessuna testimonianza storica se non la singola di Egesippo, dice che il Cleofa/Alfeo del Vangelo fosse fratello di Giuseppe. Inoltre anche in questo caso, non sarebbe dimostrato che il Simone figlio di Clopa è il Simone di Marco 6,3[187], ma soltanto che Simone fratello di Gesù (e Gesù stesso) avevano un cugino anch'egli di nome Simone. Eventuali schemi che colleghino Giuseppe ad Alfeo come se questo fosse un dato biblico, ed autentica Parola di Dio sono improponibili, per il concetto di Sola Scriptura. Nelle Scritture nessun versetto collega Alfeo-Cleofa con Giuseppe. L'omonimia pertanto riguarda solo i due Giacomo ed i due Ioses, come già detto, e bisogna anche considerare che molti allora portavano il nome di Giacomo, come dice sempre Egesippo: St. Eccl. 2,23,4 en. Per correttezza, bisogna comunque differenziare il Simeone fratello di Gesù di Marco 6,3[188] con il Simeone cugino di Gesù di St. Eccl. 3,11,2 en. Inoltre pur ammettendo che Egesippo dica il vero in tutta la sua opera, allora è necessario ritenere attendibili tutti i suoi testi, differenziandoli nello stesso mondo in cui fa lui. Pertanto quando si parla di Simeone cugino di Gesù va identificato come un cugino, ma quando si parla di Giacomo fratello di Gesù St. Eccl. 2,23,4 en Galati 1,19[189] e "conosciuto come figlio di Giuseppe" St. Eccl. 2,1,2 en , va considerato un fratello uterino del Signore Gesù Cristo, come anche Giuda St. Eccl. 3,20,1 en e Marco 6,3[190]. L'obiezione su questo punto è che comunque Egesippo costituisce una testimonianza e che questa è la condizione testimoniale per moltissimi episodi storici del passato; appare quindi azzardato non tenerne conto. Inoltre l'identificazione di cui sopra poggia anche su indicazioni interne (vedi analisi sopra). Per questo motivo la sua testimonianza di Giacomo figlio di Giuseppe, depone contro la teoria dei cugini, ed è a favore dell'ipotesi del primo matrimonio di Giuseppe o dei fratelli di Gesù quali figli di Giuseppe e Maria. Secondo gli studiosi protestanti non è corretto dal punto di vista epistemologico interpretare "fratello" come "cugino" soltanto per assecondare il dogma cattolico.
Anche Giuseppe Flavio parla di Giacomo fratello di Gesù nella sua opera principale, usando altrove nella sua opera il termine cugino: "Anano convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello (non cugino) di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione."[191]. L'obiezione è che questa citazione di Giuseppe Flavio non aggiunge alcun indizio all'ipotesi fratelli perché è perfettamente normale che, dovendo riferirsi ad un personaggio da lui non conosciuto, Giuseppe Flavio utilizzasse lo stesso termine (αδελφός) utilizzato nell'ambito della comunità che si rifaceva a lui.
Le suddette interpretazioni, che si rifanno come detto all'originaria posizione del vescovo ariano Elvidio del IV secolo, rappresentano attualmente (e in antitesi con le posizioni dei riformatori del XVI secolo che, come detto, accettavano la lettura di αδελφός come cugino) l'interpretazione della stragrande maggioranza delle Chiese evangeliche. La risposta protestante a questa obiezione è che all'epoca il processo di purificazione della Chiesa era appena iniziato e che quindi sarebbe stato inevitabile che ci fossero ancora degli errori dovuti alla tradizione cattolica.
Fratellastri
L'ipotesi dei 'fratelli' di Gesù come fratellastri, cioè figli di Giuseppe avuti da un precedente matrimonio con Maria, è quella più antica: è attestata per la prima volta nel Protoevangelo di Giacomo, risalente a circa il 150. In esso viene descritta la miracolosa scelta di Giuseppe sposo di Maria tramite la fioritura del bastone, alla quale Giuseppe obietta: "Ho già figli e sono vecchio, mentre lei è giovane. Non voglio apparire ridicolo tra i figli di Israele" (cap. 9,8en).
Sostenitori
Oltre a tale opera apocrifa l'ipotesi compare in altri scrittori successivi: Eusebio di Cesarea (St. Ecc. 2,1,2 en ); Clemente di Alessandria; Origene; Ilario di Poitiers; Ambrosiaster; Gregorio di Nissa; Epifanio; Ambrogio; Cirillo di Alessandria. Attuali sostenitori di tale teoria sono gli esegeti di matrice ortodossa (vedi anche per esempio l'avventista Ángel Manuel Rodríguez).
Analisi
La principale obiezione che viene mossa a questa ipotesi è che in Luca 2,1-6[192] lo stesso Luca dice che Giuseppe si fece registrare al censimento con sua moglie Maria, senza fare alcun accenno ad altri figli. Il fatto che il Vangelo di Luca, una fonte più antica del protovangelo di Giacomo, non li nomini, fa ritenere ai sostenitori di questa obiezione che non siano mai esistiti[senza fonte].
Cugini paterni
Secondo questa ipotesi i 4 fratelli possono essere identificati con i figli di Alfeo-Cleofa, zio paterno di Gesù, e sua moglie Maria di Cleofa. αδελφόι indicherebbe dunque cugini di primo grado.
Sostenitori
Attuale principale sostenitrice della teoria dei fratelli-cugini è la Chiesa cattolica (vedi in particolare Catechismo della Chiesa Cattolica n. 500[193]).
Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (vedi dopo), scrive nel suo De Viris illustribus:
La teoria di Girolamo è sostenuta anche da Martin Lutero: consapevole delle diverse possibilità per intendere l'espressione 'fratelli' di Gesù, non ritenne che si trattasse di fratelli carnali, né che Giuseppe avesse avuto figli da un matrimonio precedente, né che Giuseppe avesse simultaneamente due mogli.[194] Lutero credeva alla verginità perpetua di Maria: "durante e dopo il parto, come era vergine prima del parto, così lei rimase".[195] In particolare in una sua opera si legge:[196]
Anche gli altri riformatori protestanti del XVI secolo, tra cui Calvino e Zwingli, mantennero questa posizione. In particolare, Calvino scrive:
Analisi
Secondo la tradizione cattolica, l'interpretazione di αδελφόι come 'cugini' riesce a ricondurre ad un quadro unitario, organico, coerente, non contraddittorio i molteplici indizi che sono rintracciabili nel Nuovo Testamento e nella tradizione successiva, testimoniata in particolare dal lavoro di Eusebio di Cesarea. Questa ipotesi non deriva da una sovralettura dogmatica, tesa a dimostrare la verginità di Maria, delle fonti bibliche e storiche, ma da una paziente ricostruzione del puzzle formato dai tanti e frammentari tasselli sparsi rinvenibili in tali fonti. In tale disegno complessivo, ogni dato viene a combaciare, senza lasciare fuori alcun tassello. Se la tradizione cristiana prima e cattolica poi ha adottato l'interpretazione dei 'fratelli' come cugini, in definitiva, non è per un'astratta esigenza teologica relativa alla verginità di Maria, ma sulla base di criteri storico-critici[senza fonte].
Nei confronti della secolare interpretazione dei 'fratelli' come cugini sono state mosse negli ultimi secoli molte obiezioni. Queste sono state avanzate soprattutto dall'ampia parte del mondo riformato che su questo punto si è scostato dall'insegnamento di Lutero, intendendo αδελφός come 'fratello' in senso proprio e non come 'cugino'.
| Argomenti per l'interpretazione di αδελφός in senso proprio come 'fratello' | Argomenti di risposta per l'interpretazione di αδελφός in senso lato come 'cugino' | 
|---|---|
| Etimologicamente αδελφός significa co-uterino, il che fa pensare a figli della stessa madre. | Nel greco ellenistico, come già nel greco classico, il campo semantico del termine si è svincolato dall'originaria connotazione materna, indicando anche 'fratelli' o fratellastri paterni (stesso padre, madre diversa). | 
| Secondo Matteo 1,25[197] Giuseppe non 'conobbe' (sessualmente) Maria "finché partorì un figlio", il che esclude la perpetua verginità. La Bibbia TOB (usata come referenza) non è riconosciuta come ufficiale e liturgica da nessuna confessione cristiana. | Il versetto vuole sottolineare il concepimento verginale prima del parto, senza alcun intervento umano, e non implica necessariamente che dopo Giuseppe 'conobbe' Maria[198]; Template:Quote necessaria | 
| Secondo Luca 2,7[199] Maria diede alla luce il suo figlio primogenito. Se avesse voluto dire che Gesù è stato figlio unico, avrebbe evidentemente indicato Gesù come figlio unigenito. La parola "unigenito" è usata in Ebrei 11,17 Ebrei 11,17[200] in riferimento ad Isacco, figlio di Abramo, ed anche Gesù è indicato come unigenito figlio di Dio diverse volte nel vangelo di Giovanni, non si capisce dunque perché Luca non abbia indicato Gesù come unigenito, in luogo di primogenito. | In tutte le lingue il primo nato è sempre detto primogenito, indipendentemente dal fatto che seguano altri figli o meno. Presso gli Ebrei in particolare il primo nato era sempre detto primogenito e tale rimaneva, perché al primo nato erano riservati particolari diritti di famiglia (vedi Deuteronomio 21,15-17[201]). Infine, particolarmente preziosa risulta la scoperta del 1922 di una lapide nella necropoli ebraica di Tell el-Jehudi, presso Leontopolis in Egitto, databile al 5 a.C. In essa una certa Arsinoe ricorda: "Nei dolori del parto del mio primogenito la sorte mi condusse al termine della vita".[202] È palese che in tal caso 'primogenito' indica 'unigenito'. | 
| In greco, la lingua in cui il NT è stato scritto, il termine αδελφός indica inequivocabilmente fratello in senso proprio. | Il NT è scritto in greco ellenistico da persone di madrelingua ebraico-aramaica che hanno interpretato, con lettere e morfologia greca, idiomi e costruzioni semantiche di tipo semitico, caratterizzando dunque il testo con continui semitismi. Un professore di greco classico che correggesse il NT lo riempirebbe di segni rossi. È ipotizzabile, non esistendo testi biblici scritti in ebraico-aramaico, che sia stato tradotto il proto-termine ebraico-aramaico 'ah, che soggiace al meta-termine greco αδελφός. Tale termine è caratterizzato da una polisemia così ampia da coprire non solo i legami familiari propriamente fraterni, ma più in generale tutti i rapporti paritari abbastanza stretti di tipo parentale (parenti, cugini), sociale (connazionale, amico, collega), religioso (compagno nella fede). | 
| Nel caso dei fratelli di Gesù, se si fosse trattato di cugini gli scrittori del NT avrebbero usato il greco ανεψιός. | In greco classico ανεψιός rappresenta effettivamente i cugini, ma nell'uso che se ne fa nella LXX e nel NT indica una parentela non definibile ma più o meno lontana dal punto di vista geografico ed esistenziale. I 'cugini' di Gesù, a stretto contatto geografico ed esistenziale, non potevano essere definiti ανεψιόι, sebbene dal punto di vista del greco classico lo fossero.[non chiaro] Si tenga conto che si tratta di persone presumibilmente ancora in vita al tempo di composizione dei vangeli e ben rispettate all'interno della comunità cristiana. | 
| In Marco 3,21[203];Giovanni 7,5[204] è scritto che i 'fratelli' non avevano fede in Gesù, fede che maturarono solo dopo la resurrezione, come scritto in Atti 1,14[205], quindi è ipotizzabile che abbia affidato la madre all'apostolo Giovanni per questo. | Gesù morente in croce (Giovanni 19,26-27[206]) affida sua madre all'apostolo Giovanni, non ai 'fratelli'. | 
| I 'fratelli' non avevano fede in Gesù (vedi Marco 3,21[207];Giovanni 7,5[208]), pertanto non possono essere identificati (seppure parzialmente) con alcuni apostoli. | I 'fratelli' inizialmente non avevano fede in Gesù. Giacomo, l'unico 'fratello' di cui abbiamo esplicite notizie nel NT, divenne poi vescovo di Gerusalemme: questo fa ragionevolmente supporre che maturò una successiva fede in Gesù, al pari di molti altri che si convertirono a contatto con il ministero del Salvatore. In Atti 1,14[209] inoltre è testimoniata la presenza dei 'fratelli' nella comunità dei credenti post-pasquale, confermandone la maturazione della fede. | 
| Sia (Marco 3,16-19;3,31-35[210]) sia (Matteo 10,2-4;12,46-50[211]) presentano prima la lista degli apostoli, quindi l'episodio del 'rigetto' di Gesù verso i suoi fratelli. I 3 apostoli Giacomo, Giuda e Simone non possono quindi essere identificati con i fratelli di Gesù, che ancora non avevano fede in lui. | Potrebbe trattarsi di un inserimento discronico della lista stereotipata dei 12 apostoli all'inizio del ministero di Gesù, quando in realtà i 3 fratelli-apostoli non ne facevano ancora parte (vedi un altro esempio di discronia in Atti 5,36[212], che riporta come già avvenuta una rivolta non ancora verificatasi al tempo della narrazione). Rispettando la reale sequenza storica degli eventi, interesse non preponderante nei vangeli, Marco e Matteo avrebbero dovuto illustrare la chiamata dei primi (9?) apostoli, presentando una lista non tradizionale e incompleta, quindi descrivere l'episodio dei fratelli, quindi riportare il loro successivo ingresso tra gli apostoli. Storicamente corretto, ma redazionalmente ridondante (si noti in particolare il silenzio circa la conversione degli apostoli Giacomo, Simone e Giuda). | 
| Ammettendo l'apostolicità di Giacomo, Giuda e Simone, in Atti 1,13-14[213] il plurale 'fratelli' indicherebbe al più il solo Giuseppe-Ioses. | L'elencazione corretta da parte di Luca avrebbe dovuto in effetti distinguere i 9 apostoli, quindi i 3 fratelli-apostoli, quindi il fratello non apostolo più altri eventuali fratelli-parenti condiscepoli, tra cui le sorelle. Questa precisione sarebbe conforme alla nostra sensibilità moderna ma stonerebbe nel contesto della narrazione neotestamentaria. | 
| In Marco 6,3-4[214];Matteo 13,55-56[215] che importanza poteva avere l'elenco nominativo dei cugini di Gesù insieme alla madre? Parimenti, l'antitesi presentata in Marco 3,31-34[216];Matteo 12,46-50[217];Luca 8,19-21[218] perderebbe la sua forza intendendo 'cugini' in luogo di 'fratelli'. | I legami parentali ed esistenziali dei cugini all'interno della società rurale e patriarcale caratteristica della Palestina di Gesù erano infinitamente più prossimi di quelli tipici della nostra società, prevalentemente nucleare, frammentata e urbana. | 
| In Salmi 69,8[219] (il salmo 69 è attribuito a Gesù secondo diversi padri della Chiesa[220]), si parla esplicitamente di figli della madre del messia. | In realtà, in tutto il Nuovo Testamento non viene mai citato il versetto del Salmi 69,8[221] ma solo una parte del verso successivo citato dal Vangelo in Giovanni 2,17[222] (ma potrebbe anche trattarsi una citazione del Salmo 119,139[223]). È ipotizzabile che l'apostolo non abbia citato questo verso come conferma dell'adempimento delle profezie messianiche (nemmeno in Giovanni 7,5[224] dove sarebbe stato assolutamente adatto e conforme alla prassi di evidenziare l'avverarsi delle profezie del Vecchio Testamento) perché Gesù non aveva fratelli carnali. | 
| Flavio Giuseppe[225], che usa nella sua opera (della quale il Testimonium Flavianum è una parte che non interessa questo specifico passo, ritenuto autentico da quasi tutti gli accademici[226]) i termini greci fratello e cugino distintamente, parla di Giacomo fratello di Gesù. Analogamente anche Tertulliano[227] che scrive in latino (lingua che usa termini distinti per fratello e cugino) parla di fratelli carnali. | Il Testimonium Flavianum è un testo a sua volta oggetto di indagine per la sua autenticità nei passi riguardanti la figura storica di Gesù. Comunque questo argomento sarebbe invalidato dal fatto che è perfettamente normale che, dovendo riferirsi ad un personaggio da lui non conosciuto, Giuseppe Flavio utilizzasse lo stesso termine (αδελφός) utilizzato nell'ambito della comunità che si rifaceva a lui. Per quanto riguarda Tertulliano, che il termine αδελφός fosse usato nel senso semitico indicato dalla Chiesa Cattolica è ipotizzabile sia deivato dalla sua ortodossia per quel che concerne la cristologia. | 
| Se in Marco 6,3-4[228];Matteo 13,55-56[229] fossero elencati i cugini di Gesù, avrebbe dovuto essere presente Giovanni Battista, vivente al tempo della crocifissione. È ipotizzabile che si parli di fratelli carnali data la sua assenza. | I brani in questione si riferiscono ad un episodio avvenuto in Galilea, nella sinagoga di Nazareth, mentre è noto che Giovanni Battista era nato e vissuto in una città della Giudea (Vangelo di Luca). È quindi del tutto naturale che gli abitanti di Nazareth si riferissero ai cugini di Gesù da loro conosciuti; sarebbe piuttosto strano il contrario. | 
| Se αδελφός significasse anche cugino oltre che fratello, avrebbero dovuto esserci dubbi circa la parentela tra Simone detto Pietro ed Andrea, specificata in Matteo 4,18[230], la parentela tra i due invece è sempre stata interpretata, secondo la tradizione cattolica, come fratelli carnali | Nel caso di Pietro e Andrea vi sono chiare indicazioni che fossero fratelli perché sono nominati, sia nelle liste degli apostoli sia nei fatti narrati, nello stesso modo di Giacomo e Giovanni, che erano entrambi figli di Zebedeo. In particolare, nella lista degli apostoli solo questi quattro sono citati con il riferimento ai rispettivi fratelli, cosa che invece non accade per Giacomo il Minore | 
| Luca evangelista usò nel suo vangelo (Luca 1,36[231]), riferendosi alla parentela (cugine) tra Elisabetta e Maria, il termine syggenòs (traducibile in parente, quale appunto cugina); anche altrove (Luca 1,58[232], Luca 2,44[233], Luca 14,12[234], Luca 21,16[235]) dimostrò di usare termini indipendenti per fratelli in senso proprio e altre parentele. Perché, dunque, avrebbe dovuto usare il termine adelfòs se non stesse dicendo fratelli carnali? | 
Contro lo schema sinottico sopra riportato, che rappresenta l'interpretazione della secolare tradizione cattolica, possono essere mosse osservazioni che non ledono lo 'zoccolo duro' dell'ipotesi (fratelli=cugini). In particolare:
- Giacomo 'fratello' (cugino) del Signore deve essere distinto dall'apostolo Giacomo il Minore figlio di Alfeo: il Giacomo fratello del Signore che si dichiara autore della neotestamentaria Lettera di Giacomo non si autoidentifica come 'apostolo', mentre se lo fosse stato lo avrebbe sicuramente indicato. Di contro, in Galati 1,19[236] Paolo indica Giacomo come apostolo (per la distinzione Giacomo Minore/fratello vedi ad esempio i cattolici Ugo Vanni,[237] Pasquero Fedele[238]; a favore invece dell'identificazione tradizionale Giacomo Minore = 'fratello', vedi ad esempio Giuseppe Ricciotti[239]).
- Similmente, anche Giuda fratello di Giacomo, e dunque fratello di Gesù, deve esse distinto dall'apostolo Giuda Taddeo, poiché nell'incipit della Lettera di Giuda non si autoidentifica come 'apostolo' (v. i cattolici Pasquero Fedele,[240] Salvatore Garofalo;[241] a favore invece dell'identificazione tradizionale dei Giuda Taddeo e 'fratello', vedi ad esempio Giuseppe Ricciotti[242]).
Va fatto notare che tali scissioni (Giacomo fratello/Giacomo Minore; Giuda fratello/Giuda Taddeo) si basano sulla loro mancata autoidentificazione come apostoli, e la validità del silentium come argumentum non è molto solida.
Cugini paterni e materni
Lo studioso cattolico tedesco Josef Blinzler nel 1967[243] ha proposto un'ipotesi secondo la quale i 4 'fratelli' sono cugini di primo grado di Gesù, ma 2 per parte di madre e 2 per parte di padre.
L'argomentazione di Blinzer si fonda sull'ipotesi delle 4 donne in Giovanni 19,25[244], distinguendo la 'sorella' di Maria (zia di Gesù, madre di Giacomo e Giuseppe-Ioses, cugini materni di Gesù) da Maria di Cleofa (Cleofa era fratello di Giuseppe, zio di Gesù, padre di Simone e Giuda, cugini paterni di Gesù). Altri presupposti di tale tesi sono la non apostolicità dei fratelli-cugini Giacomo e Giuda, derivante dalla loro mancata autoidentificazione come tali, e la scissione di Cleofa e Alfeo, essendo indimostrabile con assolutezza tale identità.
Sostenitori
Oltre a Josef Blinzler tale ipotesi è ripresa ad esempio da Rinaldo Fabris nel suo Gesù di Nazareth (p. 398-399) e da Vittorio Messori nel suo Ipotesi su Maria (p. 520).
Analisi
La proposta può apparire non del tutto convincente in quanto:
- soprattutto, nel testo greco di Giovanni 19,25[245] nulla autorizza a scindere le due donne;
- circa la non apostolicità delle lettere di Giacomo e Giuda e dei rispettivi autori, 'fratelli' di Gesù, non è storicamente corretto trarre conclusioni probanti da silenzi;
- il fatto che l'identificazione di Cleofa e Alfeo non sia dimostrabile con assolutezza non preclude a priori la verosimile eventualità che sia possibile.
Collaboratori
Una quarta ipotesi è stata di recente formulata dai biblisti della scuola esegetica di Madrid. Presupposto di partenza è che gli attuali testi evangelici si basino su fonti originali aramaiche (vedi teoria della Priorità aramaica), e sulla base di una dettagliata analisi dei passi in questione[246], ritengono che l'espressione "fratelli di Gesù" venisse usata in realtà per designare i suoi collaboratori, cioè gli apostoli e gli altri discepoli che lo seguivano e aiutavano. Allo stesso modo, la "sorella della madre di Gesù" sarebbe stata una donna che assisteva Maria. Alcuni passi che, nel testo greco dei Vangeli, sembrano contraddire questa spiegazione (Luca 8,19-21[247];Giovanni 7,5[248]) secondo questi biblisti si spiegano con errori di traduzione da una fonte originale in lingua aramaica.
Note
- ^ 1Corinzi 9,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nella Bibba ebraica i termini "fratello" e "sorella" designano spesso parenti di grado anche molto più lontano del primo, tanto più che nell'ebraico antico non si ritrova un preciso vocabolo per indicare esclusivamente il cugino. Cfr. Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Mondadori, 1962.
- ^ I fratelli appaiono in Marco 6:3, Giovanni 7:3, Atti 1:14, e 1 Corinzi 9:5. Citato in "fratelli del Signore." Cross, F. L., ed. The Oxford dictionary of the Christian church. New York: Oxford University Press 2005.
- ^ Funk, Robert W. e il Jesus Seminar. Gli atti di Gesù: la ricerca delle autentiche gesta di Gesù. HarperSanFrancisco. 1998. "Cosa sappiamo veramente di Gesù" p. 527-534.
- ^ a b c "Jerusalem." Cross, F. L., ed. The Oxford Dictionary of the Christian Church. Oxford University Press. 2005
- ^ Lc 4,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gd 1,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Cor 15,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Henry George Liddell, Robert Scott, A Greek-English Lexicon
- ^ Il testo originale può essere reperito al seguente link: www.hs-augsburg.de/~harsch/graeca/Chronologia/S_post04/Eusebios/eus_hi01.html Bibliotheca Augustana]
- ^ Il teso originale di questo passaggio può essere reperito al link: Bibliotheca Augustana
- ^ Galati 1:19
- ^ 1 Corinti 15:7
- ^ a b "James, St." Cross, F. L., ed. The Oxford Dictionary of the Christian Church. Oxford University Press. 2005
- ^ a b c d e "fratelli del Signore." Cross, F. L., ed. The Oxford dictionary of the Christian church. New York: Oxford University Press. 2005
- ^ "fratelli del Signore." Cross, F. L., ed. The Oxford dictionary of the Christian church. New York: Oxford University Press. 2005. Vedi Marco 15:40.
- ^ Luca, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Matteo 13:55, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Marco 6:3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Marco 15:40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Marco 16:1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Giovanni 19:25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Guida 1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ e.g., Origen's Commentary on Matthew, §10.17
- ^ Vedi citazioni dalle opere di Lutero in Martin Luther on Mary's Perpetual Virginity
- ^ Armonia di Matteo, Marco e Luca, sec. 39 (Ginevra, 1562), / Dai commentari di Calvino, tr. William Pringle, Grand Rapids, MI: Eerdmans, 1949: "Elvidio mostrò una grande ignoranza nel concludere che Maria avesse dovuto avere molti figli, perché i 'fratelli' di Cristo sono talvolta citati" (vol. 2, p. 215); "[Su Matteo 1:25:] La deduzione cui giunse [Elvidio] partendo da queste letture, fu che Maria rimase vergine solo fino al primo figlio e poi ebbe altri figli da suo marito. ... Da queste parole non è possibile dedurre alcunché di corretto e solido . . . su ciò che accadde dopo la nascita di Cristo. Egli è chiamato 'primogenito'; ma al solo scopo di informarci che egli nacque da una vergine. . . Di ciò che avvenne dopo gli storici non ci informano . . . Nessuno si ostinerebbe a sostenere l'argomento, se non per un amore eccessivo della disputa" (vol. I, p. 107).
- ^ "Io ritengo fermamente che [Maria], secondo le parole del vangelo fu una pura vergine e portò in seno per noi il Figlio di Dio e nella nascita e dopo la nascita rimase una vergine perpetuamente pura e intatta". ((German) Ulrich Zwingli, Egli, Emil; Finsler, Georg; Zwingli-Verein, Georg; Zürich, Eini Predigt von der ewig reinen Magd Maria., in Huldreich Zwinglis sämtliche Werke, vol. 1, C. A. Schwetschke und Sohn, 1905, p. 385. URL consultato il 1º luglio 2008. Lingua sconosciuta: German (aiuto)
- ^ "Io credo che Egli si fece uomo, riassumendo in sè la natura umana e la natura divina in una sola persona; essendo concepito da una sinfola operazione dello Spirito Santo, e nato dalla beata Vergine Maria, che, prima e dopo che ella portò in grembo, rimase una vergine pura e immacolata" (The Works of the Rev. John Wesley p. 112)
- ^ In altre parole, secondo questo punto di vista, essi condividevano un genitore (Maria) con Gesù. "Così Giacomo, secondo questo punto di vista, sarebbe il fratellastro minore di Gesù." Witherington, Ben III, "La famiglia allargata di Gesù," Bible Review, 19:3, pg.30–31. Inoltre, il Nelson Study Bible (NKJV) elenca gli autori tradizionali delle lettere di Giacomo e Giuda come "Giacomo, fratellastro di Gesù, tradizionalmente chiamato "il Giusto" (pag. 2102) e "Giuda il fratello di Giacomo e fratellastro del Signore Gesù" (pag. 2156). Il termine "fratellastro" viene usato per denotare una parentela, non genetica. Da questo punti di vista, gli altri fratelli e sorelle elencati nei passaggi del Vangelo avrebbero gli stessi rapporti con Gesù. Tuttavia, alcuni protestanti rigettano il termine "fratellastro" perché è troppo specifico; il Vangelo si riferisce a questi parenti come parenti di Gesù.
- ^ Funk, Robert W. e il Jesus Seminar. Gli atti di Gesù: la ricerca degli autentici congiunti di Gesù. HarperSanFrancisco. 1998. "Mark," p. 51-161
- ^ Cfr. Jean Galot, “Maria la Donna Nell’opera Di Salvezza, Gregorian Biblical BookShop, 1991, p. 182
- ^ Cfr. David Friedrich Strauss, La vita di Gesù o esame critico della sua storia, F. Sanvito, 1863, pp. 198s
- ^ Cfr. Mauro Pesce, Adriana Destro, L'uomo Gesù, Edizioni Mondadori, 2010, p. 231
- ^ Cfr. Ernest Renan, Vita di Gesù, Newton Compton Editori, 2012
- ^ Cfr. Frédéric Manns, "Trenta Domande (e Trenta Risposte) Su Maria e la Nascita Di Gesù", Vita e Pensiero, 2007, p. 31
- ^ Cfr. Josè Miguel García, "La vita di Gesù: Nel testo aramaico dei Vangeli, Bur 2005
- ^ Gv 2,12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Cfr. Josè Miguel García, "La vita di Gesù: Nel testo aramaico dei Vangeli, Bur 2005
- ^ Mc 15,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 20,17-18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Cfr. Josè Miguel García, "La vita di Gesù: Nel testo aramaico dei Vangeli, Bur 2005
- ^ Cfr. Jean Galot, “Maria la Donna Nell’opera Di Salvezza, Gregorian Biblical BookShop, 1991
- ^ Cfr. Jean Galot, “Maria la Donna Nell’opera Di Salvezza, Gregorian Biblical BookShop, 1991, p. 181
- ^ Cfr. anche Eusebio, Hist. Eccl. 3,11. Eusebio parla di Simeone figlio di Cleofa designato come successore di Giacomo a Gerusalemme
- ^ Cfr. Roberto Coggi, 'Studi introduttivi a S. Tommaso', Edizioni Studio Domenicano, 2004, pag. 141
- ^ Mt 13,55, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Cfr. Roberto Coggi, 'Studi introduttivi a S. Tommaso', Edizioni Studio Domenicano, 2004, pag. 141
- ^ Cfr. Giuseppe Damigella, 'Il mistero di Maria: teologia, storia, devozione', Città Nuova, 2005, p. 49
- ^ Cfr. Giuseppe Damigella, 'Il mistero di Maria: teologia, storia, devozione', Città Nuova, 2005, p. 50
- ^ Gen 4,1-2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 25,24-26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nm 26,59, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 35,22-26;37,4;42,3;42,4;42,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 11,27;13,8;14,14;14,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 29,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Cr 23,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lv 10,4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nm 8,26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 2Sam 19,11-13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 2Sam 1,26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Re 9,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Pr 17,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 2Cr 31,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Re 20,32, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Sam 30,23, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Ger 9,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Ez 47,14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Dt 1,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sal 133,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sal 132,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 4,21, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 1,2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 14,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 3,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 13,8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gen 11,27, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 23,8;25,40;28,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 20,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 2,12;7,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 1,13-14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 5,22-24;7,3-5;12,48-50, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 15,23;17,6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gal 6,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Eb 2,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Pt 2,17;5,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 1,36, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 2,44, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Rm 9,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 1,61, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 21,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Tb 7,2;9,6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nm 36,11-12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Cr 23,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Col 4,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 12,12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 4,36, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 23,49, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ La Salome di Mc non può essere identificata con la "Maria madre di Giacomo e Giuseppe" di Matteo: in tal caso sarebbe madre di Giovanni (l'evangelista); Giacomo 'Maggiore' fratello di Giovanni; Giuseppe-Ioses; Giacomo 'Minore' fratello di Giuseppe-Ioses. Avrebbe dunque due figli di nome Giacomo.
- ^ Gv 19,26-27, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ L'assenza della congiunzione και tra 'sorella della madre di lui' e 'Maria di Cleofa' (Cfr. dal testo greco: ἡ μήτηρ αὐτοῦ καὶ ἡ ἀδελφὴ τῆς μητρὸς αὐτοῦ Μαρία ἡ τοῦ Κλωπᾶ καὶ Μαρία ἡ Μαγδαληνή) ne implica l'identificazione (negli antichi manoscritti greci, come anche ebraici, non esistevano segni di punteggiatura che potessero supplire a tale congiunzione paratattica).
- ^ Mt 10,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 3,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 6,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 1,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Cfr. Josè Miguel García, "La vita di Gesù: Nel testo aramaico dei Vangeli, Bur 2005
- ^ Gv 7,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 3,21, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ L'ellenizzazione dei nomi semiti era comune in epoca ellenista: vedi ad esempio. Sila = Silvano; Gesù-Giosuè = Giasone; Saulo = Paolo...
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 1,36, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 21,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Colossesi 4:10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Numeri 36:11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 6,3-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 13,55-56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Il fatto che la lingua greca usata da Eusebio non sia di matrice semitica come quella della LXX e del Nuovo Testamento può portare a pensare che quando lo storico usa il termine αδελφός nel caso di Giacomo intenda un fratello in senso proprio, altrimenti adotterebbe ανεψιός, come infatti usa per Simone (v. dopo). Tuttavia è verosimile che applicando tale epiteto parentale abbia voluto riproporre il titolo neotestamentario che si è tramandato tradizionalmente: ad esempio quando indichiamo il santo di Assisi come Francesco, non significa che ignoriamo che il suo effettivo nome di battesimo era Giovanni, semplicemente lo indichiamo così perché da secoli è conosciuto in tale maniera.
- ^ "Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione" (Antichità Giudaiche 20,200).
- ^ At 12,17;15,13;21,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gal 1,19;2,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gal 1,19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ "Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro".
- ^ Gm1,1 incipit, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 10,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 3,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 6,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 1,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 10,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 3,18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 6,15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 1,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 16,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 24,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 12,2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 6,3-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 13,55-56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 15,40;15,47, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 27,56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 6,3-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 13,55-56, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Storia ecclesiastica 3,20,1 en).
- ^ Mt 10,2-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 3,16-19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 6,14-16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 1,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 10,2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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- ^ Gd1,1 incipit, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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- ^ Is 7,14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mt 1,18-25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Lc 1,26-38, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ John Paul Meier, Un ebreo marginale, [[Queriniana (casa editrice)|]], (tr. it. di Jesus: a Marginal Jew, Anchor Bible Reference Library, Doubleday), vol. 1, p. 324.
- ^ Gal 1,19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 1,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ 1Cor 7,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 7,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sal 69,8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sal 69,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 2,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Rom15,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sal 119,139, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 6,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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- ^ Sal 69,8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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- ^ Gal 1,19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Mc 6,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 20, 200.
- ^ Lc 2,1-6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nel paragrafo, che parla della verginità di Maria, si legge: "Giacomo e Giuseppe, 'fratelli di Gesù' (Mt13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come 'l'altra Maria' (Matteo 28,1)". Non accennando alla figliolanza di Simone e Giuda, il Catechismo della Chiesa Cattolica lascia aperta la possibilità dei cugini paterni e materni, secondo l'ipotesi avanzata da Josef Blinzler.
- ^ Martin Luther, Luther's works, vol. 54, ed. J. J. Pelikan, H. C. Oswald & H. T. Lehmann (Philadelphia: Fortress Press, 1999)
- ^ Martin Luther, “Sermon on the Presentation of Christ in the Temple,” Luthers Werke 52:688- 99,quoted in Jaroslav Pelikan, Mary Through The Ages
- ^ (EN) Martin Luther’s Theology of Mary
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- ^ Gal 1,19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Nel commento a Gal 1,19 in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987, p. 1779.
- ^ Vedi introduzione alla lettera di Giacomo in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni San Paolo 1987 p. 1847.
- ^ V. introduzione alla lettera di Gc in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, Ed. Salani 1993, p. 1719.
- ^ Vedi introduzione alla lettera di Gd in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni San Paolo 1987 p. 1866.
- ^ Vedi introduzione alla lettera di Giuda in La Sacra Bibbia Edizione ufficiale della CEI, ed. Paoline 1980, p. 1227
- ^ V. introduzione alla lettera di Giuda in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, ed. Salani 1993, p. 1757.
- ^ Die Brüder und Schwestern Jesu. Stuttgarter Bibelstudien 21, Stuttgart 1967. Tr. it. I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, Brescia 1974.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 19,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Un riassunto della quale si trova anche in un libro in italiano: "La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli, José Miguel García, Bur".
- ^ Lc 8,19-21, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Gv 7,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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Bibliografia
- Josef Blinzler, I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, Brescia 1975. ISBN 8839407995
- Jean Gilles, I «fratelli e le sorelle» di Gesù. Per una lettura fedele dei Vangeli, Torino, Claudiana 1985.
- Roberto Nisbet, cap. XI I fratelli e le sorelle di Gesù in Ma il Vangelo non dice così, Torino, Claudiana.
- Renato Romizi, Greco Antico - Seconda edizione - Vocabolario Greco/Italiano Etimologico e ragionato, Zanichelli, ottobre 2005. ISBN 88-08-07695-4.
Voci correlate
Collegamenti esterni
Siti non confessionali:
- (EN) Panoramica delle varie posizioni partendo da fonti antiche (sito evangelico di studi biblici)
- (EN) Panoramica delle varie posizioni
Siti evangelici e protestanti:
- Paolo Castellina, I fratelli e le sorelle di Gesù, su www.riforma.net
- (EN) I legami familiari di Gesù - di Ángel Manuel Rodríguez
- (EN) Gesù ebbe fratellastri carnali?
- (EN) Sito battista
- (EN) Sito pentecostale
- (EN) I fratelli di Gesù Datato (1865) ma ricchissimo e completo esame della situazione a cura del vescovo anglicano J. B. Lightfoot.
Siti cattolici: