Carlo Martello
Carlo magno | |
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Sovrano (di fatto) di tutti i Franchi | |
In carica | 737–741 |
Predecessore | Teodorico IV[1] |
Successore | Childerico III, che fu nominato re poco prima[2] (o alcuni mesi dopo[3]) la morte di Carlo Martello |
Altri titoli | maggiordomo di palazzo |
Nascita | circa 690 |
Morte | Quierzy, 11 novembre 741[4] |
Luogo di sepoltura | Basilica di Saint-Denis, Francia. |
Dinastia | Carolingi |
Padre | Pipino di Herstal |
Madre | Alpaïde di Bruyères |
Coniugi | Rotrude di Treviri Swanachilde |
Figli | Carlomanno Pipino III detto il Breve e Hiltrude, di primo letto Landrada e Alda, di primo o secondo letto Grifone, di secondo letto Bernardo Geronimo e Remigio di Rouen, illegittimi |
Carlo detto Martello (Carolus Martellus o Carolus Tudes, in alcuni cronisti antichi[5]) o anche Marcello (690 circa – Quierzy-sur-Oise, 11 novembre 741[4]) fu un Maggiordomo di palazzo dei regni merovingi di Austrasia dal 716, di Burgundia dal 717 e di Neustria dal 719 sino alla sua morte, che per quattro anni, dal 737 al 741, esercitò il potere regale pur non avendone il titolo.
Origine
Carlo era l'unico figlio del Maggiordomo di palazzo di Austrasia ed in seguito maggiordomo di palazzo di tutti i regni dei Franchi[6], Pipino di Herstal (o Pipino II, che era figlio di Ansegiso) e di Alpaïde di Bruyères[7], (ca. 650-† 717), di cui non si conoscono gli ascendenti, ma che secondo l'Ex Chronico Sigeberti monachi era sorella di un certo Dodone, domestico di Pipino II, che martirizzò il vescovo di Liegi, San Lamberto[8].
Biografia
I primi anni
L'anonimo continuatore del cronista Fredegario ci dice che Pipino II, dopo Plectrude[9], sposò un'altra donna nobile ed elegante di nome Alpaide, che gli diede un figlio, chiamato Carlo, nome che vuol dire coraggioso. Il bambino crebbe, spavaldo ed elegante, per cui il suo nome gli si addiceva ottimamente[7].
Alla morte del fratellastro[10], nel 708[11][12], Drogone, l'altro fratellastro, Grimoaldo, già maggiordomo del palazzo di Neustria[13][14], divenne anche maggiordomo di Borgogna[8] e governò i due regni, anche con l'aiuto di Carlo[15].
Carlo era nato da un matrimonio di secondaria importanza tra Pipino di Herstal e Alpaïde di Bruyères, rispetto a Grimoaldo nato dal primo matrimonio, più importante, del padre con Plectrude (figlia del conte palatino, Ugoberto (?-† 698) e di Sant'Erminia). Carlo quindi aveva meno diritto del fratellastro a ricevere l'eredità del padre. Ma alla morte di Pipino, nel dicembre del 714), per un ribaltamento della fortuna, Carlo aveva tutte le carte in regola per assumere la carica di Maggiordomo di palazzo già ricoperta dal genitore defunto, in quanto Grimoaldo era stato assassinato, pochi mesi prima (nel 714, Grimoaldo si era recato a trovare il padre che era a Liegi, malato[16] e mentre, in quella città, pregava sulla tomba di San Lamberto di Maastricht[17] fu assassinato da tale Rangario[16], uomo di fiducia del suocero, il re Redbaldo di Frisia[8] e Teodoaldo, figlio di Grimoaldo, fu nominato maggiordomo di palazzo di Neustria e di Burgundia[16] da re Dagoberto III[14], per volere del nonno, Pipino II[17]). Ma poiché Carlo era considerato figlio illegittimo, Plectrude, la prima moglie di Pipino, fece di tutto per allontanarlo dal potere e proteggere l'avvenire del nipotino Teodebaldo, di appena sei anni, che avendo ereditato alla morte del nonno, Pipino, anche l'Austrasia, si trovò ad essere maggiordomo di tutti i regni Franchi[14], sotto la reggenza della nonna, Plectrude[16], che fece imprigionare il figliastro, Carlo[8], che aspirava ad essere maggiordomo d'Austrasia[16]. Ma tutto ciò non teneva conto dell'opinione dei Franchi, che non accettavano che una donna governasse tutti e tre i regni. La rivolta scoppiò in Neustria che iniziò una sedizione contro Teodoaldo[8] e raccolto un esercito, nella foresta Cotia[17], vicino a Compiègne, i neustriani si scontrarono con lo smisurato esercito austrasiano di Teodebaldo[18] che si diede alla fuga[16]. Iniziò così, nel regno dei Franchi, un periodo di turbolenza e di guerra civile e in Neustria, in quello stesso anno, fu nominato maggiordomo Ragenfrido[19].
La guerra civile
Ragenfrido strinse un'alleanza col re di Frisia Redbaldo[20], col quale, sempre nel 715, attaccò l'Austrasia arrivando sino alle sponde della Mosa[16] devastando la regione[17]. Fu in quel periodo, che Carlo riuscì a evadere e alla testa degli austrasiani affrontò sia Redboldo[21]che gli Alemanni che si erano ribellati, guidati dal duca Lantfrido, il cui successore Tebaldo, scacciò dall'Alsazia Pirmino di Murbach[22].
Sempre nel 715, alla morte del re dei Franchi, Dagoberto III, Ragenfrido chiamò sul trono l’ormai ultra quarantenne monaco Daniele (il figlio secondogenito del re dei Franchi Sali della dinastia merovingia, Childerico II e di Bilichilde[23])[8][11], che, dopo aver fatto ricrescere i capelli[17], salì al trono come Chilperico II[14][6].
Ragenfrido e Chilperico II, che aveva rinnovato l'alleanza col re di Frisia Redbaldo[16][17], nel 716, attraversarono le Ardenne[7]e invasero l'Austrasia e, dopo averla devastata[24], arrivarono al Reno[17] e raggiunta Colonia[25], dove Plectrude si era rinchiusa col nipote Teodeoaldo, e la posero sotto assedio[26]. Carlo Martello, dopo aver sconfitto e disperso i Frisoni[27], tentò di liberare Colonia dall'assedio, ma dopo aver subito ingenti perdite (Battaglia di Colonia) si dovette ritirare[26]. Così Plectrude ed il nipote accettarono Chlperico II come re dei Franchi e Ragenfrido maggiordomo di Neustria[27], e inoltre cedettero loro buona parte della Borgundia e parte dell'Austrasia[25].
Carlo che, nel frattempo, era stato nominato maggiordomo d'Austrasia dalla nobiltà[25], si appostò ad Amblava, vicino a Liegi, e sorprese l'esercito neustriano[25], sulla via del ritorno[27], e Chilperico II e Raginfredo furono sopraffatti[28]. Successivamente Carlo li inseguì e nel 717, dopo aver loro offerto invano la pace[27], nella domenica delle Palme[25], li sconfisse[29] a Viciago[25], li mise in fuga[30] e li inseguì sino a Parigi[26], devastando i territori sino al fiume Wifera[30], riuscendo così a liberare l'Austrasia. Dopo aver liberarato l'Austrasia, Carlo rientrò a Colonia da vincitore[27], Plectrude dovette cedergli tutti i poteri e i titoli[27] che erano stati di suo padre[31]. Carlo Martello, in quello stesso anno, in opposizione a Chilperico II, si proclamò re di Austrasia, Clotario IV[24], legittimo erede di Dagoberto III.
Nel 718, Chilperico II e Ragenfrido, dopo la sconfitta a Vinciago, si allearono col duca d’Aquitania e duca di Guascogna, Oddone I[24], riconoscendogli il titolo di re[31] che intervenendo col suo esercito di Vasconi[31] partecipò alle battaglie contro il regno d’Austrasia[8]ed il suo maggiordomo di palazzo, Carlo Martello[32], sino alla battaglia di Soissons del 719, dove si diede alla fuga e, riuscendo a sfuggire[8] a Carlo Martello, Oddone si rifugiò ad Orleans[31], assieme a Chilperico II che riuscì ad attraversare la Loira, mettendo in salvo il tesoro reale[27]. Mentre Ragenfrido, che si era ritirato nei suoi domini in Angiò, fu destituito dalla carica[33] di maggiordomo di palazzo di Neustria.
Pacificazione del regno franco
La guerra civile si può considerare terminata nel 719, ma vi furono ancora due episodi che possono essere considerati parte di essa: nel 720[34] e nel 721, Carlo inseguì Ragenfrido e devastò l'Andegavis[21]; nel 724, dopo che si era sollevato, Carlo invase l'Andegavis, ne assediò la capitale e devastò la regione, rientrando in Austrasia carico di bottino[31].
Appena divenuto maggiordomo dei tre regni, Carlo mise ordine intorno a sé, estromise il vescovo di Reims Rigoberto, favorevole a Plectrude. Poi, poco per volta, riprese il controllo di tutto il regno franco, ristabilendo i confini che aveva all'epoca di suo padre, Pipino di Herstal: attaccando e combattendo i Sassoni, nel 718[30]e nel 720[24]. Nel 719, alla morte di Clotario IV[35][27][24], Carlo, inviò i suoi ambasciatori[31], offrì un accordo di amicizia a Oddone I[35] in cambio della consegna di Chilperico II[27] che gli venne consegnato[31] col tesoro reale[32][35]. Dopo che Chilperico II era rientrato nel regno dei Franchi, Carlo Martello, lo riconfermò re[35] di tutti i Franchi[11].
Chilperico morì, dopo cinque anni di regno, tra il 720[24] ed il 721[25] e Carlo cercò nel monastero di Chelles il figlio di Dagoberto III, che, dopo un anno di attesa[31], divenne re di tutti i Franchi col nome di Teodorico IV[35].
Nel 723, secondo gli Annales Petaviani, che non ne fanno i nomi, due nipoti, figli di Drogone, probabilmente Arnolfo con uno dei suoi fratelli (o Goffredo o Pipino) si ribellarono all'autorità di Carlo[36], che però li sconfisse e durante la rivolta uno dei due fratelli, probabilmente Pipino, morì[36]. Dopo aver domato questa rivolta familiare, nonostante che Carlo fosse malato[36], e schiacciato quella dell'anno successivo in Andegavis, sopra citata, il regno poteva considerarsi definitivamente pacificato, anche se il nemico di Carlo, Ragenfrido morì solo nel 731, dopo aver governato la regione colpermesso di Carlo[37]. Solo nel 733, vi fu un tentativo di ribellione in Burgundia, ma Carlo intervenne occupò Lione[38] e tutte le altre città della Burgundia[37], dopo aver concordato una tregua, mise fine alla rivolta[38].
Rafforzamento dei confini ed espansione
Carlo sin dall'inizio del suo potere non cessò mai di combattere i nemici esterni, tutti i popoli confinanti del regno: nel 718, entrò in Sassonia, arrecando gravi distruzioni[36], nel 720 ritornò in Sassonia[36][39], dopo che nel 719, i Sassoni avevano subito delle perdite a Soissons e nella zona circostante[39]. Nel 725, Carlo radunò un imponente esercito, passò il Reno[40], assoggettò Alemanni e Suebi[21], attraversò i loro territori, arrivando al Danubio[40] e attraversatolo, combatté contro i Bavari[41], sottomettendoli[35]. Rientrò nel regno dei Franchi con ingenti tesori e con una matrona di nome Bilitrude e la nipote, Sonechilde[40], che divenne la sua seconda moglie.
Nel 728, Carlo entrò ancora in guerra con Sassoni e Bavari[42]. Nel 730, combatté gli Alemanni che furono soggiogati[35] e il loro duca, Lanfrido, morì. Poi soggiogò anche Svevi e Bavari[35]. Nel 731, Carlo venuto a conoscenza, tramite messaggeri, che Oddone I d'Aquitania, aveva intenzione di recedere dall'alleanza col regno dei Franchi, radunò l'esercito, per due volte[27] attraversò la Loira e per due volte mise in fuga Oddone, devastò l'Blavia[non chiaro][27] e dopo aver annesso parte della regione rientrò con un grande bottino[40].
Nel 733, per il continuatore del cronista Fredegario (mentre per gli Annales Mettenses era il 736[43]) Carlo audacemente si attrezzò di una forza navale, sia in Neustria che in Austrasia, penetrando tra le isole della Frisia, pose il campo sul fiume Burdine, per poter attaccare i Frisoni, un popolo marittimo, che si era ribellato; il nuovo (il precedente re, Redboldo, era morto nel 719[44]) re dei Frisoni, Poppo fu ucciso ed il loro esercito fu disfatto, la popolazione sterminata[45] e distrusse bruciandoli i loro sacri idoli pagani. Rientrò nel regno dei Franchi vincitore carico di bottino e di prigionieri[40].
Nel 735, Carlo attaccò in Vasconia, sconfiggendo Oddone I che morì[2]. Allora Carlo, combattendo contro i figli di Oddone I, Hunaldo e Hattone[45] giunse alla Garonna conquistò la città di Bordeaux e il castello di Blavia, si impossessò di tutta la regione[40] e Hattone fu catturato e imprigionato[45]. Concesse però il ducato al figlio di Oddone I, Hunaldo, che promise fedeltà a Carlo e ai suoi figli, Carlomanno e Pipino III detto il Breve[43].
Nel 737, Carlo sconfisse ancora i Sassoni, rendendoli suoi tributari[34]. Nel 738, i Sassoni, che occupavano un territorio oltre il Reno, si erano ribellati. Carlo passò il Reno alla confluenza col Lippia. La popolazione si dimostrò saggia ed offrì ostaggi e continuò ad essere tributaria, per cui Carlo rientrò vincitore[46].
Arresto dell'invasione arabo-islamica
Nel 732 Carlo dovette affrontare gli eserciti musulmani del governatore di al-Andalus ʿAbd al-Raḥmān al-Ghāfiqī. In effetti, già dal 711, gli Arabi e i loro ausiliari berberi avevano occupato la Penisola iberica, continuando lentamente ad avanzare verso il Nord, al di qua dei Pirenei, e attorno al 720 i Saraceni che avevano invaso la Settimania occuparono Narbona; dopo invasero l’Aquitania e posero l’assedio a Tolosa[17]. Oddone I d'Aquitania, con un esercito di Aquitani e di Franchi[17], il 9 giugno 721, attaccò all’improvviso e ottenne una schiacciante vittoria sul Wali di al-Andalus (governatore della Spagna) l’emiro Al-Samh ibn Malik al-Khawlani: in questo scontro, conosciuto come Battaglia di Tolosa, i saraceni si diedero alla fuga e molti di loro morirono[17], liberando così l'Aquitania[47]. Oddone I fermò in Borgogna la razzia del nuovo wali di al-Andalus, l’emiro ʿAnbasa ibn Suḥaym al-Kalbī (chiamato Ambiza dalle cronache cristiane dell'epoca), nel 725 a Sens, costringendolo a interrompere la razzia e ritornare in Spagna, dopo che aveva espugnato Carcassonne ed era arrivato sino a Nimes, senza combattere, inviando gli ostaggi a Barcellona[17] ed aver fatto un grande bottino dopo aver saccheggiato Autun[27]; poi nel 726, sconfisse Ambiza, all'inizio della razzia, e lo uccise in battaglia[41].
I Saraceni, nell’autunno del 731, approfittando del fatto che Carlo Martello, non gradendo l’indipendenza dell’Aquitania, la stava invadendo, attaccarono e presso Bordeaux, nel 732, ʿAbd al-Raḥmān ibn ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī, ottenne una schiacciante vittoria su Oddone, nella Battaglia della Garonna[17]. Secondo l'anonimo continuatore del cronista Fredegario e gli Annales Mettenses ʿAbd al-Raḥmān al-Ghāfiqī fu chiamato dallo stesso Oddone I per poter contrastare Carlo Martello[40][48], ma che una volta arrivati a Bordeaux cominciarono ad uccidere[48] e a bruciare delle chiese[40]. Anche secondo la Cronaca di Ermanno il Contratto, i Saraceni, chiamati da Oddone I, devastarono la Gallia[49], inclusa l'Aquitania[37]. Allora Oddone fu costretto a rivolgersi al suo antagonista più inviso, Carlo Martello, che, dopo la riconciliazione[2], intervenne e a Poitiers, facendo strage di nemici[49], sconfisse[48] e uccise ʿAbd al-Raḥmān al-Ghāfiqī[4][40], in un sabato del mese di ottobre del 732 (cento anni esatti dalla morte di Maometto). Secondo la Cronaca di Sigebert di Gembloux, Carlo uccise 375.000 nemici incluso il loro re Abdaraman[2].
Lo scontro di Poitiers, secondo gli storici moderni, dovette essere di modeste dimensioni, di durata giornaliera e senza vincitori né vinti[50]. La "battaglia" non fermò le scorrerie saracene nella Gallia-Francia: nel 734, i Saraceni, guidati da Yusuf, figlio di Abd al-Raḥmān, si erano installati a Narbona e l'anno dopo, passato il Rodano, avevano conquistato Arles e tutta la sua provincia che tennero poi per quattro anni, portandovi morte e distruzione[27] ed avevano conquistato Avignone. Carlo reagì e già, nel 735, si diresse su Lione per fare un'incursione su Arles e Marsiglia[43].Poi, nel 737, strappò Avignone ai Saraceni, aiutati da Mauronto, duca della Provenza e li scacciò, sterminandoli[2]. Poi nuovamente Carlo, raccolto un grande esercito di Franchi e Burgundi, col fratellastro, Childebrando, si diresse in Provenza e occupò tutta la zona di Avignone, spingendosi sino al mare. Messo in fuga il duca Mauronto, sottomise tutta la regione cacciandone i saraceni[46]. Poi, passato il Rodano, li inseguì sino a Narbona dove assediò il re Athima[2]. Dalla Penisola iberica interviene un esercito di saraceni, guidato da Amor figlio di Calet che Carlo, lasciato parte del suo esercito a continuare l'assedio, andò incontro al nemico che incontrò al fiume Berre[4], dove avvenne la battaglia che Carlo vinse e rientrò in patria, dopo aver ucciso entrambi i re[2] e dopo aver scacciato i saraceni da tutta la Gotia[2], carico di bottino dopo aver distrutto Magdalena e dopo aver danneggiato (incendiato l'arena e le porte) Nîmes[4]. Nel 739, Arles era stata ancora catturata dai Saraceni e Carlo si alleò coi Longobardi per riconquistare la Provenza, con l'aiuto del re Liutprando[8](Carlo Martello ripagò poi Liutprando, rifiutando, per ben due volte, di calare in Italia a combattere i Longobardi, come gli veniva richiesto da papa Gregorio III, pur inviandogli molti doni[51]) riconquistò Arles, seminando il terrore tra i nemici, li mise in fuga e riconquistò la regione sino a Marsiglia[45]. Così i Saraceni vennero fermati. Carlo sconfisse Mauronto, duca di Provenza che aveva chiamato i Saraceni[2]. Tutti coloro che avevano collaborato con gli Arabi furono puniti e i loro beni donati ai guerrieri franchi. Gli Arabi rimasero in possesso solo di Narbona ed è certo che tutte queste battaglie contribuirono grandemente a unificare il regno franco attorno a Carlo Martello. Secondo alcuni autori fu a seguito di questa vittoria che Carlo fu soprannominato Martello, dal momento che aveva violentemente colpito le truppe musulmane a mo' di martello (il martello era all'epoca anche un'arma da combattimento). Secondo altri studiosi, approfittando della debolezza del duca Oddone, egli s'era impadronito dei vescovadi della Loira, quindi era disceso nel Midi, che aveva saccheggiato coscienziosamente e da cui aveva cacciato i capi musulmani che vi si erano insediati qualche anno prima. Solamente allora, secondo questi autori, egli avrebbe guadagnato il soprannome di Martello, senza dubbio non nel senso positivo del termine che s'è voluto far credere (almeno per le popolazioni). Comunque sia, è certo che questo soprannome ha «colpito» soprattutto gli animi: cosa che contribuì alla creazione del mito di Carlo Martello, mito ripreso e amplificato da numerosi storici non troppo «nazionalisti»[senza fonte].
L'esaurirsi della spinta araba fu graduale e probabilmente fu la conclusione di un processo naturale di esaurimento delle forze. Se si dovesse scegliere un evento significativo dell'arresto sarebbe più sensato indicare la distruzione della flotta araba durante l'assedio a Costantinopoli del 717, ma il fatto che fosse riuscito grazie ad un imperatore "eretico", Leone III, l'evento agli occhi degli occidentali fu messo già da allora in una luce secondaria.
La creazione di una dinastia carolingia e la morte
Man mano che il potere della dinastia merovingia andava diminuendo, durante il periodo detto dei "re fannulloni", i maggiordomi di palazzo Pipinidi accrebbero il loro potere, al quale mancava ormai il solo titolo. Infatti, alla morte del re Teodorico IV, nel 737, Carlo, forte del suo enorme potere, decise di non scegliergli un successore, tanto insignificante era diventato il ruolo assolto dai monarchi merovingi. Assunse quindi direttamente il potere regio franco e regnò in modo del tutto illegale fino alla morte. Nel 740, messa fine a tutte la ribellioni[46], finalmente regnò la pace[52].
Rientrando nel regno, Carlo si ammalò a Verimbrea sul fiume Issara[51]. Carlo morì a Parigi[53], l'11 novembre del 741, dopo 23 anni e 6 mesi di governo e gli successero i figli Pipino (a cui aveva assegnato Burgundia, con Neustria, e Provenza) e Carlomanno (a cui aveva assegnato Austrasia, Alemannia e Turingia)[4]. Secondo Sigeberto, essendo già re Childerico III che aveva sostituito Teodorico IV[2]. Il suo corpo fu inumato a Saint-Denis[53].
Morto Carlo, il suo potere fu diviso fra i due figli[51]:
- Carlomanno, che ottenne l'Austrasia, l'Alemannia e la Turingia
- Pipino il Breve, che ottenne la Neustria, la Burgundia e la Provenza
Malgrado non avesse mai ottenuto il titolo di re, egli ebbe maggior potere di tutti i sovrani franchi dell'epoca, visto che la dinastia merovingia era già a quel momento in piena decadenza. Il suo potere segnò i primi passi della linea carolingia, confermata dall'investitura di Pipino il Breve il 28 luglio 754.
Riforma agraria e militare
Importante fu la riorganizzazione del regno dei Franchi in vista di una sua militarizzazione, ristrutturando la proprietà agraria in maniera da poter disporre da una classe di guerrieri dotati di cavallo, rapidi e forti grazie anche all'adozione di nuove tecniche e/o strumenti come la staffa, che permetteva uno scontro frontale a cavallo tramite l'ancoraggio delle lance. Carlo mise come proprietari dei terreni più importanti esponenti di famiglie a lui fedeli, spianando la strada a un consenso per una futura appropriazione del trono. Incontrò una forte resistenza ecclesiastica, avendo egli espropriato molte terre di diocesi e monasteri, alla quale rispose in maniera dura contro i più ostili oppositori, esautorandoli e sostituendoli con persone di fiducia e, più prudente nei confronti della Chiesa franca in generale, cercando un miglior rapporto diretto con il papato, sostenendo ad esempio le campagne missionarie verso i frisoni, gli Alamanni e i turingi.
Matrimoni e discendenza
Carlo Martello sposò, tra il 708 ed il 709, Rotrude di Treviri (ca. 690-725), da cui ebbe:
- Carlomanno (707-754), maggiordomo del regno d'Austrasia sino al 747, poi monaco all'abbazia di Montecassino. Beato.
- Pipino (715-† 768), maggiordomo di Palazzo di Borgogna (741), di Neustria (741) e d'Austrasia (747), re dei Franchi (751). Sposò nel 744 Bertrada o Bertha di Laon, detta dal Grande Piede
- Hiltrude (720-† 754), che sposò Odilone di Baviera degli Agilolfingi).
Rimasto vedovo, sposò, nel 725, Swanachilde di Baviera, che gli diede un figlio:
Carlo dalla prima o dalla seconda moglie ebbe anche altre due figlie:
- Landrada (?-?), che sposò il nobile Sigramno e fu madre di Crodegango, vescovo di Metz[54].
- Alda o Audana (?-† 751) che sposò Teodorico[55], conte di Autun e madre di Guglielmo d'Aquitania, come è scritto in un documento dell'804, in occasione della fondazione del monastero di Gellone.
Nello stesso tempo Carlo ebbe almeno due concubine, che gli diedero tre figli. Con Rodaide ebbe:
- Bernardo (725-† 787), conte di Saint-Quentin
Con un'altra concubina di cui non si conosce il nome ebbe:
- Geronimo (?-† ca.775), abate di Saint-Quentin
- Remigio di Rouen (?-† 771), Arcivescovo di Rouen.
Nelle opere musicali
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers è una canzone satirica del cantautore italiano Fabrizio De André, il cui testo è stato scritto in collaborazione con l'attore Paolo Villaggio, pubblicata nel 1963.
Note
- ^ Alla morte di Teodorico IV, Carlo Martello lo sostituì, di fatto, nel potere regale
- ^ a b c d e f g h i j (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico Sigeberti monachi, p.347
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour, p.704
- ^ a b c d e f (LA) Cronicon Mossiacensis, p.292
- ^ Il soprannome Martello gli sarebbe stato assegnato dai cronisti molto tempo dopo (XI secolo), forse come diminutivo di Marte, il dio romano della guerra, oppure in quanto Carlo colpì tutti i popoli confinanti come il martello del fabbro batte i metalli
- ^ a b (LA) Annales Marbacenses, pp.415-20 Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "marbacenses" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austrasyo, CIII
- ^ a b c d e f g h i (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico Sigeberti monachi, p.345
- ^ Fredegari, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austrasyo, C
- ^ (LA) Cronicon Mossiacensis, p.289
- ^ a b c (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour, p.697
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.18
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.16
- ^ a b c d (LA) Monumenta Germaniae historica, tomus II: Domus Carolingiae genealogia, p.311
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex vita S. Leutfredi, p.645 C
- ^ a b c d e f g h Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austrasyo, CV
- ^ a b c d e f g h i j k l (LA) Cronicon Mossiacensis, p.290
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.20
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex chronico virdunensi Hugonis abbatis, pp.362-363
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.21
- ^ a b c (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Annalium Fuldensium pars prima, pp.343-345
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Hepidanni monachi S. Galli, p.316
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour, p.691
- ^ a b c d e f (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico Hermanni contracti, p.329
- ^ a b c d e f g (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour, p.698
- ^ a b c Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austraso, CVI
- ^ a b c d e f g h i j k l m (LA) Cronicon Mossiacensis, p.291
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.22
- ^ (LA) Annales Mettenses, p.24
- ^ a b c (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico S. Benigni, p.318
- ^ a b c d e f g h Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austraso, CVII
- ^ a b (LA) Annales Mettenses, p.26
- ^ (LA) Annales Marbacenses, p.5
- ^ a b (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Annales Laurissenses minores, pp. 114-115
- ^ a b c d e f g h (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Ex Chronico Sigeberti monachi, p.346
- ^ a b c d e (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Annales Petaviani, p.7
- ^ a b c (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus tertius: Annales Francorum Ludovici Dufour, p.701
- ^ a b Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austrasyo, CIX
- ^ a b (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Annales Laureshamenses, p.24
- ^ a b c d e f g h i Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars secunda, auctore anonymo austrasyo, CVIII
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- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Pauli Gesta Episcoporum Mettensium, p.267
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Bibliografia
Fonti primarie
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- (LA) Annales Xantenses.
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- (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus.
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Letteratura storiografica
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- Pierre Riché, Les Carolingiens, une famille qui fit l'Europe. 1983 (2ª ed. 1997) ISBN 2-01278-851-3
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- Christian Pfister, La Gallia sotto i Franchi merovingi. Vicende storiche, in Storia del mondo medievale, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, pp. 688-711.
- Jean-Charles Volkmann, Bien Connaître les généalogies des rois de France, Ed. Jean-Paul Gisserot, 1999. ISBN 2-87747-208-6
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- Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze 2006. ISBN 88-00204-740
- Alessandro Angelucci, Carlo Martello e la battaglia di Poitiers: nuove proposte interpretative per un mito storiografico, in "I Quaderni del MAES" X (2007), pp. 91-119.
- Marco Kamradt, Die frühfränkische Historiographie und die Schlacht von Vinchy am 21. März 717, in "Concilium Medii Aevi" X (2007), pp. 153-166 (online).
- Andreas Fischer, Karl Martell, Stuttgart 2011.
Voci correlate
- Arnolfingi
- Pipinidi
- Carolingi
- Merovingi
- Sovrani franchi
- Storia della Gallia tardo-antica e alto-medioevale
- Franchi (storia dei regni Franchi)
- Re fannulloni
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