Panzer III
Il Panzer III, abbreviazione del nome completo Panzerkampfwagen III, il cui numero d'identificazione dell'esercito tedesco era Sd.Kfz. 141, è stato un carro armato medio della seconda guerra mondiale.
Panzer III Sd.Kfz. 141 | |
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Descrizione | |
Tipo | Carro armato medio |
Equipaggio | 5 (comandante, cannoniere, caricatore, pilota, operatore radio/mitragliere) |
Costruttore | Henschel & Sohn MAN SE Alkett Waggonfabrik Wegmann MIAG |
Data impostazione | 1935 |
Data primo collaudo | 1936 |
Data entrata in servizio | 1937[1] |
Data ritiro dal servizio | 1945[1] |
Utilizzatore principale | ![]() |
Altri utilizzatori | ![]() vedi qui[2] |
Esemplari | ~ 6600 380 carri comando ~ 100 carri centro radio per artiglieria[1] |
Sviluppato dal | Daimler Benz |
Altre varianti | StuIG 33B Sturmgeschütz III Flammpanzer III carro soccorso, trasporto cingolato, trasporto corazzato per Panzergrenadiere |
Dimensioni e peso | |
Lunghezza | 5,52 m |
Larghezza | 2,91 m |
Altezza | 2,50 m |
Peso | 21,6 t |
Capacità combustibile | 320 l |
Propulsione e tecnica | |
Motore | Maybach HL 120 TRM a 12 cilindri |
Potenza | 224 kW |
Trazione | A cingoli |
Sospensioni | A barre di torsione |
Prestazioni | |
Velocità su strada | 40 km/h |
Autonomia | 165 km su strada |
Pendenza max | 30° |
Armamento e corazzatura | |
Apparati di tiro | Collimatore a cannocchiale TZF 5[3] |
Armamento primario | 1 cannone KwK 39 da 50 mm |
Armamento secondario | 2 mitragliatrici MG 34 in 7,92 × 57 mm Mauser |
Capacità | 84 colpi per il cannone 3.750 cartucce per le mitragliatrici |
Corazzatura frontale | 50 mm |
Corazzatura laterale | 30 mm |
Corazzatura posteriore | 50 mm |
Corazzatura superiore | 18 mm |
Corazzatura inferiore | 15 mm |
Note | Dati riferiti alla seconda versione J[4] |
Fulvio Miglia, Le armi del Terzo Reich, il Panzerkampfwagen III [1] [2] Note nel corpo del testo | |
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Fu progettato alla luce delle esperienze raccolte con l'impiego dei Panzer I e II e, secondo i piani dello Stato maggiore generale tedesco, divenne per alcuni anni il principale carro armato delle Panzer-Division creato espressamente come mezzo anticarro per contrastare i veicoli blindati avversari, ruolo che ricoprì con successo dal 1940 al 1942. Il Panzer III, migliorato nel corso del tempo con il potenziamento dell'armamento principale ed il rafforzamento della corazzatura, costituì nella prima parte della seconda guerra mondiale il nucleo centrale e il punto di forza delle Panzer-Division tedesche che estesero il dominio del Terzo Reich su gran parte dell'Europa. La versione J, dotata di un cannone di 50 mm/60 calibri, fu in grado di contrastare anche carri nemici più potenti, dimostrando che nel combattimento tra carri era fondamentale disporre di un armamento ad alta velocità iniziale.
Tuttavia a partire dal 1943 il Panzer III fu progressivamente superato dall'introduzione di carri nemici più corazzati e dotati di armamento pesante; la Wehrmacht preferì quindi ritirarlo dalla prima linee nella seconda parte della guerra ed impiegare nuovi carri più potenti per contrastare la crescente superiorità numerica e tecnica del nemico.
Storia
Sviluppo e versioni
Dopo la decisione del governo tedesco di riprendere la costruzione di mezzi corazzati, nella primavera del 1935 l'Heereswaffenamt (Ufficio armamenti dell'esercito) emise le specifiche per due prototipi che avrebbero dovuto equipaggiare le future divisioni corazzate, basandosi sugli studi condotti generale Heinz Guderian, a capo della 2. Panzer-Division: il primo mezzo sarebbe stato destinato alla distruzione dei blindati avversari, mentre il secondo avrebbe appoggiato l'avanzata delle fanterie. Furono rispettivamente chiamati ZW (Zugführerwagen, ovvero "carro per comandante di plotone", poi Panzer III) e BW (Bataillonführerwagen, ovvero "carro per comandante di battaglione", poi Panzer IV).[5]
Le specifiche attinenti il primo veicolo (ZW) erano le seguenti:[5]
- peso massimo 15 tonnellate;
- trazione cingolata;
- velocità massima 40 km/h;
- equipaggio di cinque uomini;
- corazzatura più spessa sul lato anteriore;
- cannone da 37 mm in torretta rotante quale armamento principale, mitragliatrice leggera come armamento secondario;
- dotazione di radio per comunicazioni a media distanza
Per mantenere segreto il nuovo progetto, in quanto il Trattato di Versailles impediva alla Germania di sviluppare mezzi bellici moderni, si usò la denominazione Versuchtkraftfahrzeug 619, Mittlerer Traktor; più tardi fu coniata anche la designazione 3,7 cm Geschütz-Panzerwagen. Fin dall'inizio si ebbe però una disputa tra l'Ispettore per le truppe meccanizzate, che premeva per l'installazione di un cannone da 50 mm, e l'Ufficio armamenti, che riteneva sufficiente il pezzo d'artiglieria scelto, anche perché la fanteria era equipaggiata della stessa arma anticarro (il PaK 36) per la quale esisteva un solo tipo di munizione, evitando così problemi logistici legati all'introduzione del nuovo veicolo. Alla fine fu raggiunto un compromesso montando il 37 mm ma progettando l'anello di rotolamento della torretta per sostenere il peso di cannoni più grandi. A partire dal 1938, infatti, ebbero inizio gli studi per l'installazione del cannone da 50 mm.[6] Risolta la questione furono inviati gli ordini per la costruzione dei prototipi alla MAN SE, Daimler-Benz AG, Rheinmetall-Borsig e Krupp AG.[7]
Preserie
I primi quattro modelli del Panzer III (Ausf. A, B, C, D), prodotti dalla Daimler-Benz nell'arco di tempo che va dalla fine del 1936 al 1939,[3] erano tutti armati con un cannone 3,7 cm KwK 36 L/46,5 e con tre mitragliatrici MG 34 in 7,92 × 57 mm Mauser, due in torretta e una nello scafo; l'apparato motore consisteva in un Maybach HL 108 TR che spingeva il carro a una velocità di 35 o 40 chilometri orari, con un'autonomia di 165 chilometri. La protezione non superava i 15 millimetri di spessore ed era costituita da più piastre saldate insieme, che non fornivano una resistenza ottimale. Il peso oscillava tra le 15 e le 16 tonnellate. Le dimensioni erano le seguenti: lunghezza 5,69-5,92 metri; altezza 2,34-2,42 metri; larghezza 2,81 metri. Al loro ritiro furono per lo più trasferiti all'NSKK per compiti di addestramento.[7]
Ausführung A
I primi dieci esemplari del Panzer III (Ausf. A o 1/ZW) furono prodotti fra la fine del 1936 e il 1937 in un primo tempo con torretta rivettata, in seguito sostituita da una saldata;[3] avevano un equipaggio di 5 uomini, una costante anche nelle serie a venire. Riguardo alla tecnica, l'Ausf. A aveva un treno di rotolamento composto da 5 grandi ruote con assi indipendenti e sospensioni a molla elicoidale con ammortizzatori;[8] i cingoli erano sostenuti superiormente da quattro doppi rulli di rinvio montati negli intervalli fra le ruote portanti.[8] Il carrello era completato da due ruote motrici anteriori a doppia corona dentata e da due ruote posteriori demandate al controllo della tensione dei cingoli.[8] La radio di bordo era una Funkgerät 2 con antenna a stilo alta 2 metri, montata sul lato destro della struttura; era collegata a un commutatore che poteva trasferire direttamente le comunicazioni sull'interfono del carro.[9] Il motore era un Maybach HL 108TR da 12 cilindri a V e cilindrata pari a 10838 cm3, erogante 250 hp a 3.000 giri al minuto; l'alimentazione del carburante (benzina a 74 ottani) avveniva tramite due carburatori Solex 40 JFF II.[8]
L'armamento principale era costituito da un cannone 3,7 cm KwK 36 L/45[10], nient'altro che un PaK 36 modificato per l'uso su veicoli corazzati: il munizionamento di 120 colpi di pronto impiego (150 totali) si suddivideva tra Sprenggranate (proiettile esplosivo dal peso di 890 g) e Panzergranate (proiettile peforante dal peso di 675 g).[3] Degli esemplari prodotti, due privi di torretta furono impiegati per altri test, i restanti otto andarono a completare i ranghi dei reggimenti Panzer fino a quando non furono ritirati nel febbraio 1940, dopo aver combattuto in Polonia.[3]
Ausführung B
Il Panzer III Ausf. B (2/ZW), sostanzialmente simile dell'Ausf. A, introduceva una diversa meccanica: due grandi sospensioni a balestra erano state dotate a ogni estremità di un carrello a due ruote, cosicché per ogni lato il carro presentava 8 ruote portanti di piccolo diametro e tre rulli tendicingolo. Questa impostazione tuttavia si dimostrò poco funzionale, così solo 15 esemplari furono prodotti dallo stabilimento Diamler-Benz di Berlino-Marienfeld.[11] Entrati in servizio nel corso della primavera del 1937, dieci mezzi rimasero in organico alle truppe combattenti fino a che non vennero ritirati nel febbraio 1940, gli altri 5 funsero da base per la progettazione dello StuG III.[12]
Ausführung C
Con il Panzer III Ausf. C (3a/ZW) si continuarono a esplorare miglioramenti del treno d'appoggio, ancora difettoso: la prima e l'ultima coppia di ruote furono rese indipendenti, ognuna con una propria sospensione a balestra parallela al terreno, mentre i carrelli centrali furono vincolati a una terza balestra; vennero inoltre ridisegnate la ruota motrice e quella di rinvio. I risultati ottenuti da tali cambiamenti, comunque, non furono decisivi. Altre migliorie riguardarono l'aggiunta di una servofrizione e l'attenzione posta a una migliore manovrabilità. Prodotto tra il 1937 e il gennaio 1938 per un totale di 15 veicoli, il Panzer III C subì il medesimo destino delle prime versioni.[11]
Ausführung D
Il Panzer III Ausf. D (3b/ZW, poi cambiato con il numero identificativo Sd.Kfz. 141) fu l'ultimo modello sperimentale con il quale si cercò di venire a capo di tutte le noie tecniche e avviare così il mezzo alla produzione di massa. Furono riprese le sospensioni dell'Ausf. C le cui balestre della prima e ultima coppia di ruote vennero inclinate, ottenendo così un incremento di supporto per il carro: anche questo treno di rotolamento fu poco apprezzato.[11] Il modello D presentava inoltre la riprogettazione delle prese d'aria dello scafo posteriore, ora coperte da portelli, piccole modifiche alla trasmissione, alla ruota motrice e a quella di rinvio. La cupola del capocarro fu sostituita con un modello più funzionale, corazzato con 30 mm d'acciaio e dotato di cinque portellini scorrevoli: essa rimarrà in utilizzo fino alla versione F del Panzer III. Infine, la protezione dello scafo fu portata da 14,5 a 30 mm e quella della torretta da 10 a 17 mm.[13] A causa di questi interventi il peso aumentò di 3,7 tonnellate: la velocità del carro rimase invariata ma l'accelerazione diminuì.[14] La serie D fu prodotta da gennaio a giugno 1938 in 55 unità ma solo due lotti da 15 veicoli ciascuno furono armati. Come tutti i modelli precedenti venne ritirata nel febbraio del 1940, ma a loro differenza partecipò con qualche esemplare alla campagna di Norvegia.[7]
Modelli prodotti in serie
Ausführung E
Fu il primo modello di serie del Panzer III ma non conobbe una grande diffusione, poiché ne furono realizzate solo 40 unità[1] tra il dicembre 1938 e l'ottobre 1939 da parte della Henschel & Sohn, della MAN SE e della Daimler. L'Ausf. E, rispetto ai precedenti modelli, era di dimensioni leggermente maggiori, soprattutto in larghezza (2,91 m), era fornito di una corazza più spessa (30 mm su tutti i lati dello scafo e della torretta) e meglio progettata sui fianchi, dove si adoperò una singola piastra. La motorizzazione si avvaleva di un più potente Maybach HL 120 TR con 12 cilindri a V, cilindrata di 11.867 cm3 e una potenza di 300 hp a 3.000 giri al minuto per ovviare all'aumentato peso di 19,5 tonnellate.[15] Inoltre fu modernizzata la scatola del cambio, prima manuale, con un preselettore Maybach SRG 32 8 145 "Variorex" con dieci marce avanti e una retromarcia,[15] la cui installazione rallentò la produzione dell'Ausf E. Ulteriori migliorie riguardarono l'aggiunta di portelli per la fuga su entrambi i lati dello scafo e l'apertura di una feritoia per l'operatore radio.[11] Il vero salto di qualità era stato compiuto però con il sistema di sospensioni, ora composto da 6 ruote di medio diametro per lato con sospensioni a barre di torsione. Il funzionamento del nuovo apparato era semplice: un'estremità della barra era vincolata al fianco del carro, l'altra a una ruota mediante un livellatore; quando la ruota si alzava, la barra si torceva, assorbendo così gli urti e rendendo il mezzo più stabile durante la marcia, con ovvi vantaggi per il combattimento. Il sistema a barre di torsione fu da allora molto apprezzato per la robustezza e la relativa facilità di manutenzione. Le prime due barre anteriori e le ultime due posteriori furono altresì dotate di ammortizzatori oleopneumatici.[15]
Consegnato alle Panzertruppen a partire dal gennaio 1940, l'Ausf. E partecipò a numerose operazioni belliche fino al 1943, operando nei ranghi della 1. e 2. Panzerdivision. Inquadrato in queste divisioni combatté durante la campagna di Francia, nella campagna dei Balcani solo con la seconda unità e infine nell'Operazione Barbarossa.[16] Dall'agosto 1940 al 1942 diversi esemplari furono riarmati con un cannone 5 cm KwK 38 L/42 e piastre supplementari furono imbullonate alla corazza; alcuni furono poi riconvertiti in carri da osservazione per l'artiglieria, altri portati allo standard F.[7]
Ausführung F
Primo tipo di Panzer III a essere prodotto in gran numero, era quasi identico al suo predecessore: ne furono costruiti 435 (numero di scafo 61001-61650) dall'ottobre 1939 al giugno 1940, avendo sostituito senza soluzione di continuità l'Ausf. E nelle linee di produzione.[16] In questa versione il Maybach HL 120TRM impiegato, di caratteristiche analoghe al TR, era fornito dalla Norddeutschen Motorenbau GmbH o Nordbau.[17] Inoltre nel pieno della produzione (eseguita da Alkett, FAMO, Daimler-Benz, Henschel, MAN) fu potenziato l'armamento principale, che per l'ultimo centinaio di Ausf. F passò a un 5 cm KwK 38 L/42 con mantelletto esterno; dall'agosto 1940 tale modifica fu estesa a tutti gli Ausf. E ed F. Addirittura alcuni ebbero il pezzo 5 cm KwK 39 L/60.[7]
Il cannone KwK 38 L/42 sparava due tipi di proiettili. Lo Sprenggranate 38 era esplosivo, pesante 1.960 grammi e con una velocità iniziale di 549 m/s; il Panzergranate 39 era perforante con cappuccio, pesante 2.250 grammi e con velocità iniziale di 823 m/s: quest'ultimo proietto poteva penetrare una piastra d'acciaio omogeneo spessa 50 mm e inclinata di 30° alla distanza di 1.000 metri.[18] La maggior grandezza dei proiettili permise però lo stivaggio di 99 colpi invece degli iniziali 120. L'apparato di mira da 2,5 ingrandimenti era un Turm Zielfernrohor TZF 5a vorl. 5 cm (congegno di mira a cannocchiale da torretta TZF 5a modello 5 cm).[19] L'alzo manuale del cannone era compreso fra -10° e +20°, mentre il brandeggio era ottenuto ruotando la torretta.[18]
Combatté in Francia, Nordafrica (solo gli esemplari equipaggiati del 5 cm L/42),[17] Balcani e Russia. Fino al giugno del 1944, quando ormai il progetto dell Ausf. F era sorpassato, erano ancora in servizio alcuni modelli, uno dei quali nei ranghi della 116. Panzer-Division schierata in Normandia[7]
Ausführung G
Molto simile all'Ausf. F, tale versione fu prodotta in 600 esemplari[20] dall'aprile al novembre 1940[21] I primi 50 erano armati con un cannone da 37 mm a mantelletto interno e andarono a ripianare le perdite subite durante la campagna di Francia: si differenziavano dagli altri modelli solo per l'aumento della corazza posteriore dello scafo a 30 mm, del mantello a 37 mm e per il peso, salito a 20,3 tonnellate. Nel frattempo si era deciso di armare l'Ausf. G con il più potente 5 cm KwK 38 L/42 a mantelleto esterna, che andò a equipaggiare le restanti 550 unità prodotte a partire dal luglio 1940: l'installazione del nuovo pezzo impose la rimozione di una mitragliatrice dalla torretta e l'aggiunta di un aspiratore per liberare dal fumo dello sparo l'interno del carro. Da agosto anche le prime 50 unità furono dotate dello stesso pezzo d'artiglieria. Altre modifiche videro l'aggiunta di una nuova cupola (uguale a quella dei Panzer IV Ausf. E, F, e G) e del visore con portello su cardini Fahrersehklappe 30 per il pilota; le unità di tarda produzione montarono cingoli larghi 400 mm.[7]
La FAMO costruì un prototipo con un treno di rotolamento a ruote sfalsate, detto Panzer III G/H Schachtellaufwerk, la cui meccanica s'ispirava ai carri studiata negli Stati Uniti d'America da John Walter Christie (simile alla tecnica dei semicingolati della stessa ditta). Il sistema si basava su ruote di grande diametro senza rulli di rinvio, ma sia il peso proibitivo, sia il maggior impiego di materie prime pregiate provocarono il rifiuto del prototipo;[22] qualsiasi ulteriore sviluppo fu poi bloccato tra il 1943 e il 1944, e tutti i mezzi sperimentali furono utilizzati come bulldozer per sgombrare dalle macerie i viali delle città bombardate.[7]
La versione G fu impiegata a partire dall'estate del 1940 in tutti i principali teatri bellici dove combatterono i tedeschi. I primi reggimenti ad avere questi carri furono l'8. in forza alla 15. Panzer-Division, il 5. della 21. Panzer-Division e il 35. della 4. Panzer-Division.[21] Le unità inviate in Africa montarono radiatori più larghi e un filtro dell'aria supplementare. Nel settembre del 1944 qualche raro Ausf. G era segnalato ancora in servizio.[7]
Ausführung H
La continua evoluzione del Panzer III aveva fatto aumentare progressivamente la pressione specifica al suolo da 0,65 kg/cm2 (6,5 MPa) a 0,96 kg/cm2 (9,6 MPa): perciò fin dall'inizio del 1940 la Daimler-Benz, in accordo con l'HWA, prese in esame la possibilità di modificare il treno di rotolamento conservando la formula già adottata sull'Ausf. E.[23] Il progetto portò all'adozione permanente dei cingoli da 400 mm, accorgimento che ridusse la pressione specifica a 0.94 kg/cm2;[24] vennero modificate, di conseguenza, le ruote motrici e tendicingolo mentre quelle del primo carrello furono spostate in avanti.[25] S'intervenne anche sulle sospensioni: le 6 barre a torsione posteriori ebbero il diametro aumentato dai 42 mm iniziali a 55 mm,[26] e anche il tipo di ammortizzatori subì modifiche.[27] Il cambio fu sostituito da un Maybach SSG 77 a sei velocità.[7][26] Questo modello fu ordinato in 759 unità a gennaio 1939 ma l'imminente entrata in servizio della versione J e il largo impiego del KwK 38 L/42 sull'Ausf. G ridussero la richiesta di oltre la metà.[11]
L'Ausf. H rimase armato con il cannone 5 cm KwK 38 L/42 ma introdusse sensibili miglioramenti alla corazzatura: era stata aumentata a 60 mm sulla parte anteriore dello scafo oltreché sulla sovrastruttura frontale inchiavardando piastre da 30 mm, mentre la parte posteriore della torretta fu completamente ridisegnata e dotata di una singola lastra da 30 mm: l'ispessimento delle protezioni comportò l'aumento del peso a 21,8 tonnellate.[24] La produzione dell'Ausf. H iniziò alla fine dell'estate 1940 e fu interrotta nel marzo 1941 per un totale di 308[11][7]-450 mezzi.[28] Fu utilizzato a partire dal dicembre 1940 nei Balcani in forza alla 2. Panzer-Division, in Nord Africa a partire dalla tarda primavera del 1941 e in Russia.[28] Si dimostrò particolarmente resistente alle armi anticarro coeve degli Alleati.[11]
Ausführungen J
Di dimensioni lievemente maggiori rispetto alle precedenti versioni, l'Ausf. J vide l'incremento da 30 a 50 mm della corazzatura su tutti i lati dello scafo e della sovrastruttura, cosa che portò all'adozione di un visore (Fahrersehklappe 50) e un supporto a sfera (Kugelblende 50) egualmente spessi; inoltre furono installati nuove prese d'aria e nuovi portelli d'accesso sul muso dello scafo.[7] Il motore utilizzato fu il Maybach HL 120TRM Ausf. A, simile a quello precedente ma con filtri dell'aria a bagno d'olio.[29] Mostrata ad Adolf Hitler il 18 aprile 1941, la versione J iniziò subito la produzione fino a dicembre totalizzando 1.549 unità; protezioni supplementari da 20 mm sulla sovrastruttura o sul mantello venivano a volte montate in fabbrica.[7][30] Questa prima serie ebbe però vita relativamente breve, sia per le riconversioni effettuate, sia per le pesanti perdite subite in azione, ma soprattutto perché Hitler aveva ordinato di concentrare le risorse sulla serie di Panzer III J armata del più efficace 5 cm KwK 39 L/60.[11][7]
Tale modello aveva tardato a essere sviluppato a causa delle soddisfacenti prestazioni di cui aveva dato prova il cannone KwK 38; inoltre, i primi prototipi del KwK 39 L/60 cominciarono a essere consegnati solo durante l'autunno 1941.[30] Dopo i collaudi, la nuova arma entrò in servizio e si poté iniziare, a dicembre, la produzione della variante: praticamente uguale al predecessore, se ne scostava per la maggiore lunghezza di 6,28 metri. La fabbricazione durò fino al luglio 1942 e fu portata avanti da Daimler-Benz, MAN, Alkett, Henschel, Wegmann, MNH e MIAG per complessivi 1.067 esemplari designati come Sd.Kfz. 141/1, a indicare il cambio d'arma.[7]
Il cannone 5 cm KwK 39 L/60 aveva un munizionamento su tre tipi di proietto. La Sprenggranate 38 era una granata esplosiva di 1.960 grammi di peso e con velocità alla volata di 549 m/s. La Panzergranate 39 era perforante con capsula tenera e capsula tagliavento, con un peso di 2.250 grammi e velocità alla volata di 823 m/s: poteva penetrare a 1.000 m di distanza una piastra d'acciaio di 50 mm inclinata di 30°, e 61 mm dalla metà della distanza. La Panzergranate 40, infine, era una munizione perforante decalibrata, dal contenuto peso di 975 grammi ma con una velocità alla volata di ben 1.198 m/s: con gli stessi valori di lontananza e inclinazione adottati per la PzG 39, riusciva a penetrare 55 mm e addirittura ne trapassava 86 a 500 metri.[31] Il cambio d'armamento e la maggiore lunghezza della Panzergrenate 40 limitò lo stivaggio delle munizioni a 84 proiettili, rispetto ai precedenti 99. Inoltre l'eliminazione del freno di bocca, presente sull'analogo cannone controcarro trainato, costrinse al potenziamento dei freni di recupero per il KwK 39.[32]
I Panzer III J operarono sul fronte russo a partire dell'Operazione Barbarossa continuando a combattervi fino alla fine della guerra. La 7. Panzer-Division figura tra le prime unità che li ricevettero assieme alla 2. e 5. Panzer-Division; in seguito i carri furono distribuiti a tutte le divisioni corazzate presenti.[30] Dal settembre del 1941 furono inviati anche in Nord Africa e presero servizio nella 21. Panzer-Division: fu in questo teatro che gli Ausf. J con l'L/60 raccolsero molti successi contro i mezzi angloamericani, tanto che i britannici li ribattezzarono Mark 3 Special, anche perché più temuti del Panzer IV, all'epoca armato ancora di un obice da 75 mm a bassa velocità iniziale: ciò spinse i progettisti tedeschi ad armare i carri armati con cannoni che avessero velocità alla volata quanto più alte possibili per perforare le corazze sempre più spesse dei veicoli avversari. L'Ausf. J dimostrò invece difficoltà nell'affrontare i carri sovietici T-34 e KV-1, più pesantemente corazzati rispetto ai mezzi alleati.[7][33]
Un numero imprecisato di Ausf. J della prima serie fu successivamente ricondizionato con il KwK 39 L/60 mentre numerosi esemplari furono portati agli standard di protezione dell'Ausf. L. Tra il 1941 e il 1942 la Krupp tentò una nuova versione, la Ausf. K, unendo allo scafo della serie J la torretta del Panzer IV, ma l'espediente non andò oltre lo stadio di prototipo.[7]
Ausführung L
Proprio mentre i tedeschi adottavano i KwK 38 da 50 mm come arma principlae del Panzer III, l'innovativa corazzatura inclinata dei carri dell'Armata Rossa imponeva battaglie a distanze più basse rispetto quelle combattute contro i mezzi statunitensi: infatti i T-34 (con protezioni da 45 mm a 30°[33]) potevano essere impegnati dal KwK 39 con la Panzergranate 39 da 1.250 metri,[31] quando l'M4 Sherman (la cui blindatura laterale era di 38 mm a 90°[33]) era ingaggiabile dallo stesso proiettile alla massima distanza consentita.[30] Data questa situazione tattica divenne necessario aumentare la corazzatura del Panzer III per consentire un ingaggio più ravvicinato e più suscettibile di successo dei T-34 sovietici. La produzione del nuovo modello cominciò alla fine del 1941 e terminò nell'estate del 1942, per una produzione totale di circa 1.300 esemplari;[34] altre fonti riportano invece la fabbricazione di 653 esemplari, avvenuta tra giugno e dicembre 1942.[7] La nuova versione presentava corazze da 57 mm sulla parte frontale della torretta, 50 mm più piastre supplementari distanziate da 20 mm su sovrastruttura e spesso sul mantello: il peso aumentò a 22,3 tonnellate. Furono al contempo eliminate le feritoie del caricatore e i portelli per la fuga, ma la prima serie presentava ancora alcune parti costruite per gli Ausf. J, quali il portello di accesso al vano di combattimento sul lato destro dello scafo e i visori corazzati sui lati della torre, almeno fino a quando le scorte non si esaurirono.[34] Nell'inverno del 1942 furono distribuiti gli Ostketten (cingoli per l'est), cioè cingoli allargati con un "becco" esterno: tale sporgenza diminuiva la pressione specifica del carro, sensibilmente aumentata nell'Ausf. L, permettendogli di operare più agevolmente su neve o terreni fangosi e riducendo i rischi di impantanamento.[29] Gli esemplari utilizzati in Nord Africa, indicati talvolta come Ausf. L (Tp) - dal tedesco tropisch, tropicale - furono invece equipaggiati con filtri dell'aria più numerosi e quelli dell'olio modificati.
L'Ausf. J funse da base per testare alcune migliorie, che divennero standard per la successiva Ausf. M.[34] Sulla cupola del comandante fu installato un supporto con due bracci snodati, atto ad accogliere una MG 34 in configurazione antiaerea (Fliegerbeschussgerät 42, cioè congegno di difesa contraerei); il capocarro doveva però sporgersi con il busto dalla torretta per impiegarla.[35] A ogni lato della torretta stessa fu assicurato un complesso trinato di Nebelkerzen Wurfgeräten (congegni per il lancio di candele nebbiogene in tedesco), sorta di piccoli mortai ognuno con proprio brandeggio e alzo non regolabile: sparavano granate fumogene a circa 30 metri dal carro in modo da coprire una vasta area e non un punto prestabilito.[35] Infine vennero sperimentate le Schürzen o grembiuli: erano protezioni aggiuntive dello spessore di 5-10 mm distanziate dal carro, che venivano montate su entrambi i fianchi (Seitenschürzen) e tutt'intorno la torretta per minimizzare gli effetti delle armi anticarro a carica cava quali il bazooka, la cui diffusione come armamento portatile rappresentava un grave pericolo per gli equipaggi dei mezzi blindati.[29]
Un singolo esemplare (o alcuni mezzi)[7] furono ritirati e armati per collaudi sperimentali con un cannone decalibrato "Waffe 0725" o 75/55 mm KwK 0725:[36] tuttavia non ne fu mai avviata la produzione perché il munizionamento del pezzo, richiedendo grandi quantità di molibdeno, metallo raro e necessario anche per l'uso in acciai speciali, non avrebbe potuto essere prodotto e distribuito massicciamente.[37]
Gli Ausf. L andarono principalmente a equipaggiare i reggimenti corazzati della 1. SS-Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler", della 2. SS-Panzer-Division "Das Reich" e della 3. SS-Panzerdivision "Totenkopf", ma vennero distribuiti anche alle divisioni corazzate dell'esercito.[11]
Ausführung M
Ultima versione del Panzer III a montare il 5 cm KwK 39 L/60 mentre si cercavano ancora soluzioni per migliorare l'armamento del mezzo, l'Ausf. M fu prodotto dall'autunno 1942 al febbraio 1943 in 1.150 esemplari.[37] Le innovazioni furono mirate soprattutto a migliorare l'operatività del carro sul fronte orientale, sebbene sia stato utilizzato anche in Tunisia e in Sicilia. Il motore fu dotato di un manicotto attraverso cui poteva essere fatta circolare l'acqua di raffreddamento del carro già in moto, permettendo quindi l'avviamento del motore anche a - 30 °C.[37] Le capacità di guado furono incrementate a 1,3 metri sigillando tutte le aperture che potevano far passare l'acqua, mentre lo scarico venne equipaggiato con una valvola di chiusura e montato in alto sul pianale posteriore dello scafo: quando il mezzo attraversava distese d'acqua l'aria necessaria all'equipaggio e al motore veniva fatta entrare dalla torretta.[11]
Il Panzer III M ebbe il battesimo del fuoco in Tunisia con la 10. Panzer-Division e continuò il servizio fino al termine della guerra[38] partecipando alla battaglia di Kursk e alla difesa della Sicilia attaccata dagli angloamericani, spesso dotato delle Schürzen. Quasi tutti furono riconvertiti in StuG III o Ausf. N.[7]
Ausführung N
Fu l'ultima serie del Panzer III, ma la prima in assoluto a montare un 7,5 cm KwK 37 L/24, armamento delle prime versioni del Panzer IV che si era reso disponibile in grandi quantità quando il carro fu riconvertito al 7,5 cm KwK 40 per la lotta anticarro. La dotazione dell'Ausf. N ne comportò però un declassamento a livello tattico, perché il KwK 37 era sì utile per contrastare la fanteria, ma l'insufficiente velocità alla volata (385 m/s) non lo rendeva in grado di perforare le corazze dei carri alleati, e tanto meno di quelli sovietici, a distanza di combattimento anche brevissima:[39] dunque non era più un carro da combattimento, bensì un veicolo d'appoggio adatto a contenere gli attacchi di truppe appiedate, tanto che la sua denominazione fu cambiata in Sd.Kfz. 141/2. La produzione durò da giugno 1942 all'agosto 1943 totalizzando 700 Ausf. N, tutti su scafo di vecchi modelli: furono riutilizzati 447 Ausf. L, 213 Ausf. M e 3 Ausf. J, più ulteriori 37 carri ritirati dal fronte e riequipaggiati secondo i nuovi standard. Questa diversità fece sì che gli Ausf. N potessero caricare 56 granate se basati sulla versione L e 64 proietti se derivati dalla M. A partire dal marzo 1943, e fino alla fine della produzione ad agosto, furono dotati delle Seitenschürzen e della pasta antimagnetica Zimmerit ma a causa del peso del KwK 37 non ebbero una corazzatura supplemetare spaziata. Dall'ultima parte del ciclo di fabbricazione diversi ebbero la cupola dei Panzer IV Ausf. G oppure fu modificata quella già installata mediante l'aggiunta di un portellone ad anta singola.[7]
Il mezzo, noto anche come Sturmpanzer III, oltre a servire nei reggimenti Panzer, costituì speciali reparti di 10 unità per proteggere dalla fanteria i 9 Panzer VI Tiger che componevano gli schwere Panzer-Abteilungen, i battaglioni di carri pesanti preposti alla distruzione delle forze corazzate avversarie.[7]
Pare siano stati fatti studi e progetti per una ipotetica Ausf. O, ma non vi sono prove dell'esistenza di una simile versione del Panzer III.[7]
Impiego operativo
Il Panzer III in tutte le sue versioni combatté in grandi numeri fino alla seconda metà del 1943, quando il progetto del mezzo era già stato ampiamente superato dai carri armati alleati e sovietici; più o meno nello stesso periodo aveva termine la sua produzione, che assommava a 5.691 secondo alcune fonti;[11] altre riportano la cifra di 5.733,[7] mentre alcune indicano la cifra di 6.157;[40] altre ancora totalizzano le unità prodotte tra 5.733 e 5.774.[41] Diversi esemplari sopravvissuti continuarono comunque a prestare servizio anche nell'ultimo anno e mezzo di guerra, spesso con compiti nelle retrovie. Le ditte che erano preposte alla costruzione dei Panzer III erano la Alkett, la Daimler-Benz, la FAMO, la Henschel & Sohn, la MAN SE, la MIAG, la Waggonfabrik Wegmann e la MNH.[7]
Polonia e Norvegia
Allo scoppio della seconda guerra mondiale e all'invasione tedesca della Polonia erano disponibili solo 98 Panzer III di tutti i tipi prodotti fino al 1º settembre 1939: il loro impatto non fu dunque decisivo e non sempre erano presenti nei reggimenti corazzati, dotati per lo più di Panzer I e Panzer II. Qualche Panzer III della versione D partecipò poi alla campagna scandinava come parte del Panzer Abteilung z b V 40 (Distaccamento Panzer per impieghi speciali 40), dove rimase fino alla resa inquadrato nella Panzerbrigade "Norwegen".[11]
Francia
Al momento dell'attacco generale alle forze degli Alleati in Francia, l'esercito tedesco disponeva di 349 Panzer III e tra i 30 e 40 Panzerbefehlwagen (carri armati di comando) ricavati da Panzer III e assegnati ai comandanti tattici delle formazioni corazzate per guidare direttamente dal campo di battaglia i reparti[42]. All'inizio del Fall Gelb le Panzer-Division apparivano inferiori numericamente e tecnicamente alle forze corazzate anglo-francesi, equipaggiati con una maggiore quantità di mezzi medi e pesanti. Negli scontri diretti tra carri armati i tedeschi potevano in pratica disporre solo dei 349 Panzer III equipaggiati del cannone anticarro da 37 mm, che erano più efficaci del carri medi di origine ceca, mentre gli altri mezzi leggeri non erano in grado di affrontare la battaglia contro i carri alleati[43].
Nonostante la limitatezza numerica e l'apparente inferiorità tecnica, il Panzer III ottenne rilevanti successi durante la campagna di Francia; gli equipaggi dei panzer tedeschi, addestrati ed esperti delle nuove tattiche combinate tra carri armati, cannoni anticarro e aerei in picchiata, furono in grado di sfruttare i vantaggi del Panzer III, in particolare il moderno sistema di comunicazioni radio e la dislocazione di tre uomini nella torretta con conseguente maggiore efficienza nell'impiego dei mezzi. Queste caratteristiche permisero alle Panzer-Division, equipaggiate con una importante percentuale di Panzer III, di vincere una serie di scontri manovrati contro i reparti blindati francesi durante i quali i carri armati tedeschi dimostrarono maggiore capacità di manovra, disciplina e rapidità di tiro. La battaglia di Hannut e la battaglia della Mosa furono gli scontri tra blindati più importanti della campagna e i Panzer III tedeschi ebbero facilmente la meglio sui più potenti ma inefficienti carri armati francesi[44].
I Panzer III si trovarono a volte in difficoltà contro i carri pesanti britannici e francesi, le cui corazzature erano quasi impenetrabili frontalmente per i cannoni anticarro 37 mm, e subirono localmente perdite significative, ma nel complesso la campagna di Francia si concluse con un trionfo delle Panzer-Division e il Panzer III raggiunse il maggior successo della sua carriera, dimostrando sul campo la validità del progetto di "carro da battaglia principale" pianificato dai tecnici tedeschi[45]. Durante le operazioni in occidente le Panzer-Division persero in totale 135 Panzer III[7].
Nordafrica
L'Afrikakorps del generale Erwin Rommel entrò in combattimento nella primavera 1941 con una forza principale costituita di Panzer III equipaggiati appositamente per il teatro africano, sia del tipo originario con il cannone anticarro 37mm/45 calibri sia con il più efficace cannone 50mm/42 calibri. Pur mostrando la consueta superiorità tattica e una notevole capacità di manovrare sul terreno desertico in combinazione con abili schieramenti di cannoni anticarro, gli equipaggi dei Panzer III, soprattutto dei modelli più vecchi, si trovarono in difficoltà negli scontri diretti contro i carri pesanti britannici Matilda. In alcune occasioni questi scontri costarono dure perdite ai reparti corazzati tedeschi, in particolare durante l'assedio di Tobruk in aprile e la battaglia di Halfaya il 15 maggio 1941, a causa della superiorità delle corazzature dei Matilda e alla pericolosità del loro cannone anticarro da 40mm[47].
Durante la battaglia di Ain el-Gazala i tedeschi schierarono 223 Panzer III Ausf. G o H e 19 Ausf. J o L; andati quasi tutti perduti, durante la stasi precedente la disfatta di el-Alamein Rommel ricevette i primi Panzer IV con cannone da 75 mm L/48, fattore che segnò la fine del Panzer III come carro da battaglia. Ciononostante, ancora dopo la battaglia di el-Alamein l'Asse disponeva in Libia di 93 Ausf. G/H e 71 Ausf. J/L, mentre i Panzer IV di nuova generazione erano a malapena una trentina. I Panzer III schierati in Libia e Tunisia furono catturati o distrutti dalle soverchianti forze alleate.[11][7]
Unione Sovietica
Al 22 giugno 1941 le forze tedesche schierate a est disponevano di 1.440 Panzer III dei vari modelli suddivisi nei reggimenti corazzati di 17 Panzer-Divisionen: rivestiva il ruolo di carro da combattimento, infatti i Panzer IV dispiegati erano ancora dotati di un obice da 75 mm, più adatto al supporto della fanteria. I sovietici disponevano invece di quasi 20.000 carri armati, che sebbene quasi tutti superati od obsoleti, annoveravano un migliaio di T-34 e circa 500 KV-1; si rivelarono avversari ostici sia per lo spessore e inclinazione delle loro protezioni sia per il cannone da 76,2 mm, che si dimostrò tremendamente efficace; ma il fatto che i carri sovietici avessero meccaniche rozze, un'abitabilità quasi inesistente, che non fossero accompagnati da officine mobili, che fossero presenti in numeri relativamente esigui e che i loro equipaggi fossero inesperti dette ai tedeschi un insperato vantaggio per tutto il 1941.
L'apparizione di simili, innovativi carri armati causò il riarmo di molti Panzer III con cannoni da 50/60, mentre i Panzer IV cominciavano a montare un 7,5 cm KwK 39 L/43 e a sostituirsi ai primi nella lotta tra corazzati; ciononostante durante il 1942 quasi 2.000 Panzer III furono costruiti: a giugno, sul fronte orientale, ne erano presenti 500 con il cannone da 50/42 e 600 montavano quello da 60 calibri. Ancora una volta furono questi che costituirono la gran parte della massa di blindati che condusse le prime vittoriose fasi dell'Operazione Blu, fino alla catastrofe di Stalingrado. Ancora nei primi mesi del 1943 i Panzer III ebbero una parte importante nel frenare i corpi corazzati sovietici che dilagavano verso ovest, ma stavano divenendo rapidamente obsoleti. L'ultima grande battaglia cui partecipò in 432 unità fu quella svoltasi vicino Kursk nel luglio; ad agosto la produzione terminò, e i vari modelli del Panzer III sopravvissuti furono ritirati dal fronte e impiegati in zone di guerra di secondaria importanza o reimpiegati per la costruzione di semoventi, cannoni d'assalto e simili. Nel tardo 1944 solo 79 erano ancora schierati sul fronte orientale.[11][7]
Tecnica
Il Panzer III era costruito utilizzando uno scafo modulare su quattro componenti assemblati al termine del processo produttivo: scafo, torretta, sovrastruttura anteriore e sovrastruttura posteriore.[48]
Entrambe le parti della sovrastruttura erano realizzate tramite saldatura di lamiere di acciaio opportunamente sagomate, unite all'inizio mediante rivettatura: quella anteriore fungeva da supporto per la torre, inserita in un'apertura circolare con l'anello di rotolamento, e chiudeva la camera di combattimento; quella posteriore copriva il vano motore nel retro e presentava dei portelloni corazzati per la manutenzione del propulsore.[9][3] Nel vano anteriore trovavano posto il pilota, fornito di opportuni sistemi di visione esterna, e un mitragliere avente anche funzione di radioperatore.[9]
La torretta della prima versione (Ausf. A) fu costruita assemblando le piastre con rivetti, ma già nel modello successivo veniva fabbricata per saldatura. Sul tetto era sistemata una cupola d'osservazione per il capocarro, che si evolse notevolmente nel corso della produzione, passando da una semplice sovrastruttura cilindrica a una cupola con cinque visori che praticamente coprivano tutto l'orizzonte del carro (Ausf. G). La torretta era la postazione, oltre che del comandante, anche del cannoniere e del caricatore.
Lo scafo era in lamiere d'acciaio saldate, i cui spessori furono continuamente incrementati nel corso dell'evoluzione del carro; internamente una piastra corazzata di 7 mm separava la camera di combattimento dal vano motore.[8] L'apparato propulsore rimase sempre un Maybach a benzina, che dal 108TR dei primi modelli passò al 108TRM Ausf. A degli ultimi. Il sistema di rotolamento subì notevoli variazioni nel corso del tempo, così come l'armamento, aspetti che sono già stati trattati nei singoli paragrafi.
Varianti e derivati
StuG III e StuIG 33B
Il Panzer III di tutte le serie fu la base per la creazione di diversi nuovi mezzi: il più famoso è lo Sturmgeschütz III, un cannone d'assalto semovente inizialmente pensato come supporto per la fanteria, poi divenuto un mezzo di contrasto dei carri armati avversari grazie all'installazione di un 7,5 cm StuK 40 L/48; fu prodotto in circa 1.000 unità. Su scafi di 24 Panzer III di vari modelli fu invece inchiavardato un obice 15 cm sIG, tentativo questo di appoggiare direttamente le fanterie durante i combattimenti urbani: il nuovo veicolo, denominato StuIG 33B, non piacque del tutto e il progetto venne bloccato.[11]
Flammpanzer III (Sd. Kfz. 141/3)
Il tipo di lotta che si stava svolgendo a Stalingrado indusse i progettisti tedeschi a ideare un carro lanciafiamme basato sul Panzer III per snidare i difensori russi dagli edifici, ma la produzione di un simile mezzo iniziò solo nel febbraio 1943, quando il grande scontro era ormai perso; ciononostante 100 Panzer III Ausf. M, costruiti dalla MIAG di Braunschweig, furono riarmati dalla Waggonfabrik Wegmann con un lanciafiamme da 14 cm alimentato da due distinti serbatoi che in totale tenevano 1000 litri di carburante. La lancia, lunga un metro e mezzo con un angolo di fuoco in elevazione da -8º a +20º, poteva sparare fino a 80 fiammate della durata di due o tre secondi efficaci entro i 36 metri. Fu inoltre montata una piastra da 30 mm sul davanti del veicolo per garantirgli una buona resistenza ai colpi avversari mentre si avvicinava al bersaglio. A differenza degli altri carri il Flammpanzer aveva un equipaggio di soli tre uomini.
Tra il marzo e il dicembre del 1943 i nuovi carri lanciafiamme operarono nei ranghi della 1., 6., 11., 14. e 24. Panzer-division, oltre che nella Grossdeutschland; in Italia vennero consegnati alle 16. e 26. Panzergrenadier-Divisionen. A luglio del 1943 41 esemplari presero parte alla battaglia di Kursk, ma i risultati insoddisfacenti ne fecero riconvertire 35 danneggiati in StuG o altri mezzi. A novembre del 1944 solo 10 erano ancora attivi, e rimasero al fronte fino alla fine della guerra riuniti nella Panzer-Flamm-Kompanie 351.[11][7]
Tauchpanzer
Il Tauchpanzer fu progettato per l'Operazione Seelöwe, lo sbarco in Inghilterra, che nell'estate 1940 sembrava cosa scontata; diversamente da quel che faranno gli Alleati, i tedeschi predisposero un carro armato-sommergibile, capace di periodi di immersione tra i 5 e gli 8 metri per una distanza di 4 chilometri alla velocità fra 4 e 6 km/h.[49] I Sonder-Panzerabteilungen(reparti corazzati speciali) dovevano essere forniti di Panzer II, III e IV tauchfähig ("capace di muovere immerso" in tedesco): a tale fine furono prodotti kit di trasformazioni per i tre tipi di carro sotto la supervisione dell'Ufficio armamenti.[50] Per rendere possibili simili prestazioni il Panzer III fu sigillato con un composto stagno.
Lo spazio tra la torretta e lo scafo fu chiuso da un anello di gomma gonfiabile; la cupola del comandante, la feritoia della mitragliatrice e gli spazi necessari al brandeggio del cannone con strati sovrapposti dello stesso materiale; sigilli di gomma furono messi alle prese d'aria del motore, mentre gli scarichi furono dotati di valvole di non ritorno; in caso di infiltrazioni d'acqua era comunque disponibile una pompa. L'aria per l'equipaggio e l'apparato motore era fornita da un tubo flessibile lungo 18 metri, assicurato a una boa in superficie sormontata da un bocchettone di 1,50 metri. La Daimler-Benz modificò un numero limitato (non più di 80) di Panzer III Ausf F. e Ausf G.[51]
Per il loro impiego era stato deciso che pontoni appositi li avrebbero calati in acqua a circa 2 chilometri dall'obiettivo, lasciando che arrivassero alle spiagge con i propri mezzi muovendosi sul fondale: in questo frangente sarebbero stati diretti via radio da un osservatore, le cui comunicazioni venivano recepite da un'antenna stilo ausiliaria installata sulla boa, cosicché il carro immerso fosse ancora raggiungibile.[52] Quando divenne chiaro che l'invasione non sarebbe avvenuta, tutti i Tauchpanzer furono dotati di uno Schnörchel lungo 3,5 metri per il guado di fiumi; alcuni andarono alla 2ª compagnia del 35. Panzerregiment (4. Panzer-Division), la maggior parte fu assegnata al 18. Panzerregiment della 18. Panzer-Division), che li utilizzò all'inizio dell'Operazione Barbarossa per l'attraversamento del Bug: dopo di che furono usati come normali carri armati.[11][7][23] Poiché non era stato previsto un mezzo di allagamento del carro, se questo si fermava mentre era immerso la pressione idrostatica impediva di aprire i portelli e condannava gli uomini all'interno: questa deficienza rese il mezzo estremamente impopolare fra gli equipaggi, che pure erano costituiti da volontari sceltissimi.[52]
Beobachtungspanzer (Sd.Kfz. 143)
Altra variante fu il PzBoeobWg III (Panzerbeobachtungswagen - veicolo corazzato da osservazione) destinato alla direzione del tiro dell'artiglieria motorizzata, che ebbe un certo sviluppo nel 1943. Per fabbricarlo vennero riutilizzati scafi degli Ausf. F, G e H perché non erano richieste caratteristiche tecniche particolarmente avanzate.[53] I veicoli vennero privati del cannone originale e del meccanismo di brandeggio della torretta, fissata longitudinalmente allo scafo; fu poi installato una finta arma decentrata a destra e una MG 34 da 7,92 mm per la difesa ravvicinata. All'interno era stata invece inchiavardata una tavola per carteggiare e sistemate apparecchiature di osservazione. Per la comunicazioni era disponibile un congegno radio FuG 8 e uno ricevente FuG 4, coadiuvati da un apparato portatile Tronisfunkgerät G utilizzabile da un osservatore fuori dal carro.[54] L'equipaggio era su cinque uomini: capocarro/osservatore, aiuto osservatore, pilota, marconista e aiuto marconista.[55]
Prodotto in 262 unità[11] o circa 100[55] rimase in servizio fino alla fine della guerra, operando nelle unità dotate di Hummel e Wespe.[11]
Bergepanzer
Fin dal 1939 alcuni Panzer III erano stati convertiti in carri soccorso (Bergepanzer), una pratica che continuò durante il conflitto adoperando gli scafi di carri radiati dalla prima linea; in totale le conversioni furono 271.[31] Il mezzo, privo della torretta e della parte anteriore della sovrastruttura, era abilitato al traino di mezzi pesanti meno di 25 tonnellate ma la gru derrick di scarsa potenza di cui era dotato gli permetteva di compiere limitate operazioni di manutenzione.[31]
Panzerbefehlswagen (Sd.Kfz. 266, 267, 268)
Resisi conto che il carro comando ricavato dal Panzer I era inadatto al compito, i tedeschi riutilizzarono gli scafi di vari modelli del Panzer III. Il nuovo mezzo venne denominato Panzerbefehlswagen III Ausf. D1 ma ebbe diverse matricole a seconda dell'apparato radio che portava (FuG 6, 7 oppure 8): il numero Sd.Kfz. definiva l'apparecchio radio principale del carro, che a sua volta ne indicava l'impiego tattico. Il Sd.Kfz. 266 era fornito di apparato radio Funkgerät 6 per le comunicazioni a lunga distanza, usato per collegare il comando di battaglione con il comando di reggimento; per le comunicazioni a breve distanza adoperava una Funkgerät 2 a due antenne filari, utilizzata per mettere in contatto il comando battaglione con quelli delle compagnie dipendenti.[56] Il Sd.Kfz. 267 era equipaggiato con le radio FuG 6 e FuG 8 la quale, con una portata di 50 chilometri, faceva sì che i comandi di reggimento potessero comunicare con quelli di divisione.[56] Il Sd.Kfz. 268 aveva un apparato FuG 6 e un FuG 7, con una portata di 50 chilometri e destinato specificamente all'aerocooperazione.[56]
La prima serie di carri comando era basata sullo scafo dell'Ausf. D, al quale fu rimossa ogni sovrastruttura per far posto all'equipaggiamento, a una mitragliatrice e a un finto cannone da 37 mm, mentre la torretta venne bloccata longitudinalmente allo scafo. L'antenna radio FuG 6 fu sistemata sulla copertura del motore con la tipica strumentazione "a ringhiera" e le due antenne a stilo furono montate sui fianchi della sovrastruttura.[56] Il motore stesso era stato sostituito con il Maybach HL 120TR che sarebbe stato usato sull'Ausf. E; l'equipaggio era di 5 elementi: capocarro, conduttore, marconista, aiuto marconista, ufficiale di collegamento o osservatore.[57] Prodotti in 38 unità dal giugno 1938 al marzo 1939, operarono in Francia e forse anche in Polonia,[57] ma vennero ritirati nell'autunno del 1940 per la mediocrità delle sospensioni.[11][7]
La produzione dei PzBefWg III proseguì con i modelli E ed H. La prima variante era stata estrapolata dall'Ausf. F e fu costruita in 45 esemplari, che trovarono impiego per tutta la durata della guerra. La seconda utilizzava i telai sia dell'Ausf. G che dell'Ausf. H;[57] la sua fabbricazione avvenne in due lotti distinti, il primo tra l'estate 1940 e il settembre 1941, il secondo tra dicembre e gennaio 1942: in totale si ebbero 145[58] o 175[11] carri comando di entrambe le versioni, tra le quali non vi erano differenze di sorta tranne per il finto armamento che simulava un cannone da 50 millimetri.[11] Alcuni di questi carri furono modificati in mezzi anfibi per l'invasione dell'Inghilterra, venendo poi assegnati al 18. Panzerregiment che li impiegò sul fronte orientale.[59]
Le perdite sofferte furono molto elevate in confronto al numero di esemplari usati, quindi il programma Panzerbefehlswagen subì una modifica sostanziale: fu richiesto un carro comando in grado di operare alla bisogna come mezzo da combattimento, ma pur sempre dotato di apparati radio potenziati.[59] L'ultima versione del PzBefWg III, l'Ausf. K (un Ausf. J privato di alcune riservette per far spazio alle apparecchiature radio), manteneva infatti il cannone da 50/42 o da 50/60; l'apparecchiatura radio installata su tutti i carri fu la FuG 5 per i contatti a breve distanza, la stessa in dotazione ai carri del comando di battaglione (Sd.Kfz. 266). La più potente FuG 12, superiore anche alla FuG 8, era impiegata per i mezzi del comando reggimento (Sd.Kfz. 267) grazie alla vasta portata di 80 chilometri, mentre la FuG 7 era l'equipaggiamento standard dei carri preposti all'aerocooperazione (Sd.Kfz. 268).[60] In totale furono rispettivamente prodotte 185 e 50 unità tra agosto 1942 e settembre 1943, a volte ottenute riconvertendo mezzi danneggiati oppure lavorando direttamente sulla catena di montaggio.[11][7]
Altri carri radio furono realizzati sporadicamente su scafi dell'Ausf. M ed è documentato anche un carro centro radio ricavato da un Ausf. N.[61]
Fahrschulwanne
Alcuni Ausf. F furono privati della torre, sostituita da una struttura vetrata che permetteva di tenere lezioni di scuola guida collettive.[31]
Minenräumpanzer
Con componenti dell'Ausf. F furono costruiti alcuni esemplari di un carro spazzamine, il cui treno di rotolamento venne notevolmente rinforzato, come anche fu ispessita la parte inferiore; sensibili aumenti di corazzatura si ebbero anche sullo scafo e la torretta fu rimossa. Anteriormente al carro era fissato un congegno spazzamine a rulli.[62]
Transportpanzerkampfwagen
Furono prodotti tre tipi di carri armati da trasporto, eliminando la torretta e montando sopra lo scafo una sovrastruttura in legno. I tre carri trasporto erano lo Schlepper III (trasporto materiali vari), il Munitionspanzer III (trasporto munizioni) e il Pionierpanzerwagen III (trasporto di materiale da ponte): differivano fra loro solo per la sistemazione interna della camera di combattimento e della struttura per il trasporto.[63] Lo Schlepper III era attrezzato con un cassone in legno sovrapposto allo scafo di 2250 x 1950 mm fornito di angolari.[63]
Il Munitionspanzer III presentava il vano di combattimento attrezzato per sistemare munizioni sul piano di carico; era usato principalmente per trasportare proiettili da 8,8 cm in supporto ai battaglioni pesanti equipaggiati con Panzer VI Tiger I.[30]
Il Pionierpanzerwagen III poteva trasportare materiali per ponti fino a classe 60, ma non aveva le strumentazioni adatte a lanciarli.[30]
In totale furono convertiti circa 150 carri di tutti e tre i tipi,[30] il cui utilizzo fu limitato al solo fronte orientale.[63]
Fu inoltre fabbricato, in un numero molto limitato di esemplari, lo Schützenpanzerwagen (veicolo corazzato per fanteria), impiegato nel 1943 unicamente sul fronte orientale forse per collaudi e sperimentazioni sul campo.[64] Il mezzo, privo della torretta, poteva portare in battaglia una squadra di Panzergrenadier e rappresenta l'unico esempio di Panzer adattato al trasporto tattico della fanteria nel corso della seconda guerra mondiale.[64]
Eisenbahnwagen
Una variante particolare del Panzer III fu lo Schienen-Kettenfahrzeug SK 1 (veicolo su rotaia e cingoli SK 1), costruito nel 1942 dalla Saurer di Vienna utilizzando lo scafo di un Ausf. N: gli furono aggiunte ruote ferroviarie, modificando il carrello e utilizzando i cingoli per il movimento delle ruote.[65]
Altri utilizzatori
- Bulgaria: ricevette 10 Ausf. N;
- Cecoslovacchia: adoperò una piccola aliquota di Panzer III, tra i quali 4 mezzi lanciafiamme ricostruiti;
- Croazia: comprò alcuni Ausf. L e Ausf. N;
- Norvegia: nel dopoguerra fece uso di circa 32 esemplari assieme ad alcuni Sturmgeschütz III;
- Romania: ricevette 11 Ausf. N;
- Slovacchia: i tedeschi le cedettero 7 Ausf. N
- Turchia: ordinò un lotto di 56 veicoli ma la guerra in corso impedì la transazione, anche se forse tra le 20 e le 22 unità furono consegnate;
- Ungheria: fu il primo tra gli Stati alleati o ideologicamente vicini al Terzo Reich a ricevere i Panzer III, in numero di 10.[7]
Note
- ^ a b c d Miglia 1974, p. 60 vol. 2
- ^ Miglia 1974, pp. 56-57 vol. 2
- ^ a b c d e f Miglia 1974, p. 10 vol. 1
- ^ Miglia 1974, pp. 62, 64 vol. 2
- ^ a b Miglia 1974, p. 5 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 18 vol. 1
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag Panzer III su achtungpanzer.com, su achtungpanzer.com. URL consultato il 4 febbraio 2012.
- ^ a b c d e Miglia 1974, p. 8 vol. 1
- ^ a b c Miglia 1974, p. 9 vol. 1
- ^ Tanks and armored fighting vehicles visual encyclopedia, a cura di Robert Jackson, Amber Books editore, 2010, ISBN 978-1-906626-70-9
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w Panzer III su historyofwar.org, su historyofwar.org. URL consultato il 27 gennaio 2012.
- ^ Miglia 1974, p. 11 vol. 1
- ^ Miglia 1974, pp. 11-12 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 12 vol. 1
- ^ a b c Miglia 1974, p. 16 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 19 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 21 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 26 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 25 vol. 1
- ^ Miglia 1974, pp. 61, 66 vol. 2 compresi anche gli Ausf. F con cannone da 50 millimetri L/42
- ^ a b Miglia 1974, p. 30 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 35 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 43 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 62 vol. 2
- ^ Miglia 1974, p. 44 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 64 vol. 2
- ^ Miglia 1974, p. 45 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 49 vol. 1
- ^ a b c Miglia 1974, p. 59 vol. 2 Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "Miglia 1974-59" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c d e f g Miglia 1974, p. 54 vol. 1 indica 1.800 Ausf. J della prima e seconda serie Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "Miglia 1974-54" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b c d e Miglia 1974, p. 52 vol. 1 Errore nelle note: Tag
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non valido; il nome "Miglia 1974-52" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ Miglia 1974, p. 51 vol. 1
- ^ a b c Il T-34 aveva una corazzatura frontale di 45 mm inclinata a 60°, il KV-1 di 106 mm (vedi John Milton e Steve Zaloga, Russian tanks of World war 2, Patrick Stephens Ltd, Cambridge, UK, 1997, pag 58 e 60); gli M3 Lee/Grant e gli M4 Sherman, i carri medi standard degli Alleati, avevano una corazzatura frontale di 51 mm e 38 mm rispettivamente (Terry Gander e Peter Chamberlain, American tanks of World War 2, Patrick Stephens Ltd, Cambridge, UK, 1997 pag 40 e 52)
- ^ a b c Miglia 1974, p. 56 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 58 vol. 1
- ^ Quest'ultima denominazione, riportata da achtungpanzer.com, appare anomala perché nella Wehrmacht i calibri delle artiglierie erano misurati solo in centimetri
- ^ a b c Miglia 1974, p. 61 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 63 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 65 vol. 1
- ^ Panzer III Photos 4 febbraio 2012 , su worldwar2aces.com.
- ^ [WWII Database 4 febbraio 2012] .
- ^ Perrett99, p. 22
- ^ Perrett99, p. 23
- ^ Perrett99, pp. 23-33
- ^ Perrett99, pp. 34-35
- ^ Bruce Quarrie, Panzers in the desert, Patrick Stephens Ltd, Cambridge (UK), 1978, ISBN 0850593158 pag 72
- ^ Perrett99, pp. 35-37
- ^ Miglia 1974, p. 6 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 38 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 39 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 40 con nota 1 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 41 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 75 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 76 vol. 1
- ^ a b Miglia 1974, p. 77 vol. 1
- ^ a b c d Miglia 1974, p. 68 vol. 1
- ^ a b c Miglia 1974, p. 69 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 71
- ^ a b Miglia 1974, p. 72 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 73-74 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 74-75 vol. 1
- ^ Miglia 1974, p. 52-53 vol. 2
- ^ a b c Miglia 1974, p. 53 vol. 2
- ^ a b Miglia 1974, p. 55 vol. 2
- ^ Miglia 1974, p. 55-56 vol. 2
Bibliografia
- Fulvio Miglia, Le armi del Terzo Reich, il Panzerkampfwagen III, Roma, Bizzarri, 1974. 2 volumi
- Bryan Perrett, Panzerkampfwagen III. Medium Tank 1936-44, Oxford, Osprey publishing, 1999.
Sitografia
Voci correlate
Altri progetti
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