Anassimandro

filosofo greco antico
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Anassimandro (Αναξίμανδρος), filosofo vissuto a Mileto, città della Ionia, tra il VII ed il VI secolo AC, detto per questo Anassimandro di Mileto. La tradizione lo tramanda come discepolo diretto di Talete e continuatore della sua scuola (detta dei filosofi ionici, filosofi della physis o filosofi naturalisti).

Fu anche matematico ed astronomo ed a lui sono attribuite la scoperta dell'obliquità dell'eclittica (cioè l'angolo di intersezione del piano dell'orbita terrestre con l'equatore celeste), l'invenzione dello Gnomone (che è sia una meridiana che un procedimento matematico) e l'introduzione della cartografia.

L'àpeiron

Il nome di Anassimandro è legato al termine àpeiron (άπειρον) col quale egli indicava, in opposizione a Talete, il principio indeterminato di tutte le cose: àpeiron (letteralmente "senza perimetro") rappresenta infatti l'indefinito, l'illimitato, l'infinito. Comunque gli odierni traduttori tendono a preferire la parola "indefinito" o "indeterminato" per descrivere l'àpeiron: l'infinito rappresenta una concezione perfetta estranea all'àpeiron, che invece rappresenta più l'incompletezza di qualcosa che, senza perimetri né confini, non può essere interamente conosciuta. Dal punto di vista politico, l'indeterminatezza rappresenta anche una ragione per evitare la predominanza di una particolare classe politica, permettendo così anche ai latifondisti di cui Anassimandro faceva parte di unirsi agli aristocratici dominanti.

Nel suo Intorno alla natura ci è pervenuto un celebre frammento, tramandatoci da Simplicio (Commentario alla Fisica di Aristotele, 24, 13), che suona pressappoco così:

« ... principio delle cose è l'infinito... nascita e morte delle cose avvengono secondo necessità, poiché esse pagano la pena e reintegrano il torto che commettono le une alle altre secondo l'ordine del tempo ... ».

Una celebre analisi del significato filosofico di questo frammento si può trovare in Sentieri interrotti di Martin Heidegger.

L'archè

Fu anche un uomo politico e astronomo. I primi scritti filosofici in Grecia si devono a lui.

Nella sua opera chiamò per primo la sostanza unica con il nome di principio (αρχή, archè); egli non riconobbe questo particolare principio in un qualche elemento ma in un principio infinito o indeterminato detto (àpeiron) nel quale tutte le cose hanno origine e tutte si dissolvono. Questo principio dice abbraccia e governa ogni cosa ed è divino poiché immortale ed indistruttibile. Esso non sembrava concepito come una miscela fra i vari elementi corporei ma piuttosto come una materia nella quale gli elementi non sono ancora definiti. Anassimandro ha anche provato a capire e studiare il processo con cui le cose derivano dalla sostanza primordiale. Questo processo si chiama separazione. I contrari si separano da questa sostanza infinita.

Bibliografia

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