Fin dai tempi barbarici è esistita un’area legata al culto cristiano che si è sviluppata nella zona nord di Firenze e che fin dal Medioevo rappresentava il più importante centro religioso cittadino. Dal VI secolo a nord a ridosso delle mura romane un complesso definito asse sacro costruito linearmente nella direzione est-ovest (da Piazza dell’Olio fino all’area absidale del Duomo considerata tradizionalmente, fin dall’epoca romana, area di culto). Questo insediamento comprendeva il Palazzo Vescovile, il Battistero, un ospedale, una canonica, un cimitero, le chiese di San Salvatore al Vescovo, di San Michele Visdomini e di Santa Reparata. Uno dei fulcri dell’asse sacro era costituito dalla chiesa di Santa Reparata di origine paleo-cristiana che è forse l’edificio da cui è iniziato l’insediamento dell’asse sacro. In questa chiesa furono trasferite le spoglie di San Zanobi (nato verso il 328) in epoca imprecisata (secondo la maggior parte degli studiosi la traslazione avvenne intorno al IX secolo) divenendo la nuova sede vescovile posta precedentemente in San Lorenzo.

Sotto il Duomo di Santa Maria del Fiore ci sono i resti delle mura romane e della chiesa di Santa Reparata

Fonti

 
Antica Fonte Battesimale di Santa Reparata, oggi si trova nel Battisterio di San Giovanni

Le più antiche leggende sono collegate ad un comune evento: l’invasione della piana da parte delle orde di Ostrogoti guidate da Radagaiso:

  • Santa Reparata venne costruita per celebrare la vittoria su Radagaiso avvenuta nel giorno di S. Reparata. Lo scontro avvenne in un anno compreso tra il 395 ed il 423 durante il regno dell’imperatore Onorio;
  • variante della leggenda precedente: la chiesa esisteva già prima della battaglia ma era dedicata a San Salvatore. Venne solo cambiata la titolazione della chiesa;
  • si riferisce alla traslazione del corpo di San Zanobi da San Lorenzo a Santa Reparata situando l’evento nel 430. Secondo questa leggenda, quindi, la chiesa già esisteva in quell’anno.

Quest’ultima tradizione è stata importante per la datazione della costruzione. Tuttavia l’episodio della traslazione è unanimemente collocato nel IX secolo giacché la versione secondo cui il traspor-to avvenne nel V secolo si basa sul racconto del vescovo Andrea che attribuì la notizia al vescovo milanese Sempliciano che, secondo Andrea, scrisse una vita del Santo rivelatasi un apocrifo scritto verso il 1130. Tuttavia anche se non esistono prove concrete, gli storici di Santa Reparata hanno senza eccezione collocato la traslazione delle spoglie del Santo nel IX secolo a opera del solo ve-scovo fiorentino Andrea. Anche le altre due leggende sulla fondazione sono infondate dal momento che la vittoria su Rada-gaiso avvenne nel 405 o nel 406 nel mese di agosto perciò in un momento diverso da quello in cui si celebra la festa di Santa Reparata, l’8 ottobre. Ad ogni modo, la Signoria nel 1353 accolse ufficial-mente la leggenda della fondazione della basilica come ringraziamento di Santa Reparata.

Scavo

Livelli di scavo
Livelli dei vari ritrovamenti assumendo quota 0,00 quella dei pavimenti in cocciopesto degli edifici romani preesistenti Santa Reparata e ritrovati nella sua area a circa m 1,70 sotto l’odierno piano stradale:
  • + 2,70 cm 80 sopra l’ultimo pavimento di Santa Reparata c’è il piano marmoreo di Santa Maria del Fiore. Siamo circa m 1 sopra l’attuale piano stradale.
  • + 1,90 Si trova un rozzo ammattonato. Tra questo livello e quello sottostante (+ 1,05) ci sono cm 85 riempiti di semplice materiale di riempimento.
  • + 1,05 A cm 55 sopra il livello sottostante si trovano pochi resti di pavimento di mattoni, indizio di una nuova ricostruzione in vista del concilio di Firenze del 1055.
  • + 0,50 A cm 20 sopra il pavimento musivo c’è questo fatto di lastre di marmo e pietra ed elementi in cotto. Si tratta della prima ricostruzione di Santa Reparata in età carolingio-ottoniana.
  • + 0,30 cm 30 al di sopra della pavimentazione romana in cocciopesto si trova il pavimento musivo (il pavone, Obsequentius ecc…).
  • 0,00 Livello corrispondente agli edifici romani antecedenti la costruzione di Santa Reparata. Siamo a m 1,70 al di sotto dell’odierno piano stradale. E la stessa quota dei pavimenti musivi, anch’essi romani (I secolo d.C.), trovati tra il 1912 ed il 1915 sotto il Battistero.

Sei distinte campagne effettuate tra il 1965 ed il 1974. Un ulteriore scavo condotto tra Battistero e la scalinata del Duomo fatto tra il 1971 ed il 1972. (Busignani pagina 17) Il ritrovamento dei resti di Santa Reparata ha fornito agli studiosi la più concreta testimonianza della prima età cristiana a Firenze, che non era stata documentata più di tanto con gli scavi del 1948 in Santa Felicita o dalle notizie su San Lorenzo riferite da Paolino da Milano sul suo Vita Ambrosii + ritrovamenti di lapidi, sarcofagi e poco altro in precedenti occasioni.
Gli scavi sono stati studiati dal canadese Franklin Toker e da Morozzi i quali hanno pubblicato i risultati dei loro studi. Toker si è basato sugli studi condotti durante i primi due decenni del ‘900 dall’archeologo E. Galli e procedendo con un lavoro di comparazione con le tombe rinvenute dal Galli nell’area a sud antistante al Battistero. Queste sepolture non sono più visibili, il Galli tuttavia pubblicò una relazione sulle sue indagini. Siccome però dalla rilettura del Busignani delle conclu-sioni del Toker emergono incongruenze da tali da rendere inaffidabile la datazione dei livelli partendo dalle sepolture, è più sicuro basare la ricerca sulla datazione delle monete rinvenute tra i livelli di Santa Reparata nel sostrato romano. Tutte le monete rinvenute nel “cemento barbarico” appartengono ad un arco di tempo compreso tra l’età dell’imperatore Giordano III (imperatore dal 238 al 244) ed il regno dell’imperatore Onorio (395 – 423). C’è poi da ultimo un oggetto di vetro, un calice dal profilo ad “S” trovato in una tomba inserita nel mosaico pavimentale della basilica e, perciò, ad esso posteriore. Questo calice è datato, per via di raffronti senza dubbio probanti con reperti analoghi, al più tardi, alla fine del VII secolo. Riguardo quindi a questi reperti del sostrato romano, si può dire che non sono posteriori al IV secolo, mentre già alla fine del VII o dell’VIII secolo l’impiantito a mosaico doveva essere parzialmente rovinato perché l’oggetto di vetro venne ritrovato in una tomba posta in una zona lacunosa del mosaico. Questo, secondo il Busignani, è sufficiente per ritenere che la basilica fu eretta alla fine del IV secolo o nei primi decenni del secolo successivo dopo la vittoria delle armi romane su Radagaiso.

La pianta della prima chiesa

Gli scavi hanno messo in luce la pianta della prima chiesa alla quale apparteneva il grande impiantito musivo ed anche appartenevano le modifiche apportate in seguito ai successivi rimaneggiamenti e ricostruzioni. Nella sua redazione originaria, Santa Reparata si presentava come una basilica a tre navate divise da quattordici coppie di colonne, con abside semicircolare, secondo la consueta iconografia paleocristiana affermata fino dal IV secolo nelle basiliche costantiniane, ed a Firenze prima del 405 in Santa Felicita (e probabilmente in San Lorenzo). Non si può sapere per certo se sulle colonne fossero impostati degli archi o, piuttosto, una trabeazione; l’ampiezza dell’intercolunnio (m 3,19) farebbe però propendere per gli archi. Non tutta la basilica è stata scavata; il suo primo tratto (forse 3 campate) giace sotto il sagrato e la scalinata di Santa Maria del Fiore. Questa conclusione è dovuta al ritrovamento, a m 13 circa dalla facciata del Duomo, delle fondazioni del portico che doveva essere addossato alla fronte di Santa Reparata.

Dimensioni

Con l’integrazione di queste tre campate, le misure di Santa Reparata appaiono notevoli: lunghezza m 58,5 all’interno, abside inclusa; larghezza m 25 – 26 incostante per l’andamento obliquo del muro settentrionale [le dimensioni di Santa Maria del Fiore sono: lunghezza m 153; larghezza alle navate m 38 circa, al transetto m 90; altezza fino alla base della lanterna m 86,7].

Pavimento musivo

Il ritrovamento più significativo è il Grande Mosaico steso a pavimentare tutta la basilica (lo strato di posa è presente nell’intera navata sinistra ed in gran parte di quella centrale e di quella destra). Vi si giustappongono pannelli a disegni diversi, tra cui, accanto ai consueti rosoni quadrifogli e nodi entro circoli oppure ottagoni (cui si aggiungono simboli cristiani come la croce latina ed il calice), il particolarissimo intreccio di pelte con losanghe iscritte che copre il tratto più ampio della navata centrale ed in cui è iscritta un’epigrafe con i nomi di 14 committenti. Di notevole qualità la raffigurazione del pavone entro l’emblema al centro del pannello adiacente, col nome del donatore Obsequentius. Quanto ai temi stilistici, gli influssi nord africani che vi si sono rilevati si possono spiegare col fatto che quella cultura si era estesa, oltre che in Sicilia, per buona parte del Mediterraneo orientale ed in particolare in Siria: dalla Siria gli echi di questa cultura nord africana dovettero giungere facilmente a Firenze grazie ai mercanti siriaci che operavano a Firenze e che costituivano il nucleo più antico della popolazione cristiana di Firenze. Questi mercanti siriaci dovevano intrattenere rapporti con il loro paese d’origine. Tuttavia i motivi presenti nel pavimento appartengono al consueto repertorio romano di età imperiale (il nodo di Salomone appare a Firenze nei mosaici dell’edificio sotto il Battistero) e la giustapposizione di pannelli diversi si ritrova in molti esempi della fascia adriatica.

Firenze nel IV secolo

Se i dati che ci derivano dalla valutazione die materiali reperti ci inducono a formulare un’ipotesi di datazione tra fine IV secolo e VI secolo occorre tuttavia verificare tali ipotesi con una valutazione del momento storico. C’è un’erronea opinione, piuttosto diffusa, secondo cui alla fine del IV secolo Firenze stesse entrando in un periodo di grande decadenza tanto da ritenere improbabile qualunque impresa edilizia di un qualche impegno tanto da postulare un’ipotesi di datazione al VI – VII secolo sia per Santa Reparata che per il Battistero (il Battistero fu considerato di età longobarda per via della dedicazione al Battista). Ma è difficile credere a tale decadenza perché: a)nel 366 Firenze era capoluogo della vasta provincia che univa la Tuscia e l’Umbria [riforma amministrativa di Diocleziano imperatore dal 284 al 305]; b)fin dal 315 Firenze era sede vescovile. Insomma la città doveva essere d’importanza primaria che il potere centrale non trascurava certa-mente data anche la posizione strategica nel punto dove la Cassia superava l’Arno volgendo a Roma. Lopes Pegna dice però che verso la metà del IV secolo i latifondisti fiorentini preferirono abbandonare Firenze per difendersi da un fisco troppo esoso e per evitare che gli venissero imposte cariche amministrative che comportavano l’assunzione di responsabilità personali nell’esazione delle imposte insomma i ricchi latifondisti abbandonarono le loro ricche case per ritirarsi in campagna. Queste abitazioni cittadine finivano così in rovina. Una villa come quella rinvenuta sotto il Battistero, secondo Lopes Pegna, dev’essere stata occupata da plebei, piccoli artigiani oppure da commercianti. Proprio quell’edificio, inoltre, con la calata degli Ostrogoti, trovandosi a ridosso della porta “ad Aquilonem”, deve essersi trovato in posizione particolarmente esposta ad attacchi e devastazioni da parte dei barbari che nell’agosto del 405 o 406 si scagliarono contro la porta settentrionale. A questo proposito, Busignani obbietta che non si capisce il motivo per cui l’attacco dei barbari dev’essersi concentrato proprio su quel punto (la porta nord). Sappiamo che l’orda era divisa in 3 tronconi dei quali 2 erano accampati sulle colline di Fiesole mentre il terzo attaccava Firenze assediandola da ogni lato. In quanto alle mura romane sul lato nord, dagli scavi del 1971 – ’72 è stato chiarito che il tratto delle mura compreso tra la porta “ad Aquilonem” e l’area di Santa Maria del Fiore era stato già abbattuto in epoca imperiale. Questa scoperta ci spiega che la ricca Florentia adrianea, cresciuta oltre il perimetro del castrum ebbe bisogno di nuove e più ampie fortificazioni che furono realizzate nella seconda metà del IV secolo quando i barbari cominciavano a fare davvero paura. Questa doveva essere la situazione della città quando Ambrogio, vescovo di Milano, venne a Firenze nel 393 e fondò la basilica di San Lorenzo fuori della porta “ad Aquilonem” ma, in qualche modo, a riparo. La vittoria su Radagaiso dovette dare a Firenze nuovo impulso vitale e forte spinta ebbe la cristianizzazione della città dal momento che Ambrogio aveva predetto la vittoria sui barbari. Tutto ciò fa ritenere che gli anni seguenti la vittoria ci fosse a Firenze un fervore di opere ed impe-gno nella costruzione di edifici religiosi. Nella fattispecie: la nuova grande basilica e l’antistante battistero che, secondo il Busignani, devono essere stati costruiti procedendo in mo-do unitario in un programma di tale portata da dover essere concepito in una città dotata di efficienti strutture. D’altronde lo stato di pace durò quasi un secolo e mezzo, fino alla guerra greco-gotica (vedi Davidsohn volume 1° pagina 81) anche se la città con i suoi edifici non patì distru-zioni in questa nuova guerra dal momento che lo scontro armato avvenne nel Mugello nei pressi di Scarperia. Certo è che durante il suddetto secolo e mezzo intercorso tra gli anni di Silicone e Radagaiso e gli anni di Giustino e Totila, ci fu un progressivo e pesante impoverimento di Firenze come d’altronde dell’intera Tuscia e di tutta l’Italia. Questo impoverimento, che iniziò dalla vicenda di Radagaiso, confermerebbe la datazione precoce della basilica e del suo battistero. Secondo il ragionamento del Busignani, il Battistero è così atipico nelle sue strutture architettoniche da non potersi spiegare se non in stretta contiguità con l’architettura romana classica e poiché la ba-silica dovette, a rigore di logica, procedere la costruzione della chiesa battesimale, diviene necessa-ria una datazione a ridosso della vittoria del 405 – 406. La guerra greco-gotica (536 – 554), che si protrasse 18 anni, terminò nel 554. Le conseguenze di questo lungo periodo bellico erano state devastanti per Firenze che fu ridotta in misero stato. Successivamente, con la dominazione longobarda, Firenze aveva perso la supremazia sulla Tuscia e visto salire Lucca mentre la nemica storica Fiesole prendeva forza. La tradizione vuole che Firenze fosse stata restaurata da Carlo Magno anche se è più corretto parlare di rinascita (infatti come tale fu celebrata in età comunale). Ed allora è abbastanza logico collocare la prima riedificazione di Santa Reparata in questo periodo di rinascita. Gli scavi hanno messo in luce una nuova basilica sopra l’antica chiesa paleocristiana con caratteri-stiche molto diverse malgrado le mura perimetrali rimanessero le stesse (o meglio, furono in parte ricostruite sulle antiche). Cambiò però l’organismo strutturale così come segue.

Cambiamenti strutturali di Santa Reparata realizzati in età carolingia-ottoniana VIII – IX secolo

- al posto delle 14 coppie di colonne furono poste sette coppie di pilastri; - furono aggiunte due cappelle laterali absidiate (che si configurano, all’apparenza come bracci di un transetto; tanto più che, in corrispondenza di queste, la spaziatura dei pilastri aumenta); - lo scavo dell’abside ha rivelato la creazione di una cripta.

La nuova Santa Reparata rappresenta un episodio architettonico di nuovo tipo, abbiamo qui un’articolazione delle strutture che muta l’indefinito spazio paleocristiano. Quanto all’uso della cripta, che vediamo realizzata in questo periodo nella nostra basilica, va detto che l’uso, in generale, sorse e si diffuse proprio in età carolingia; legato al culto dei martiri e dei santi che, frequentemente, in quell’epoca, si disseppellivano nei cimiteri e venivano portati dentro le chiese: trova quasi tutti gli studiosi d’accordo l’ipotesi che le spoglie di San Zanobi fossero state traslate in Santa Reparata da San Lorenzo proprio in questo periodo. Assieme alle spoglie di San Zanobi dev’essere stata trasferita in Santa Reparata da San Lorenzo anche la cattedra vescovile. Non è possibile sapere se la traslazione sia avvenuta, come alcuni sostengono, al tempo del vescovo Andrea (vescovo dall’869 al 890). È documentato che Andrea consacrò l’altare di Santa Reparata [cosa che confermerebbe la cronologia carolingia della seconda redazione della basilica]. Andrea fu personaggio di rilievo, interprete autorevole della rinascita fiorentina con i successori di Carlo Magno, posto che nell’871 egli era legato di Ludovico II [Davidsohn volume 1° pagina 131] e come tale sedette a giudizio insieme al margravio di Tuscia Adalberto quattro anni più tardi, nell’875; ot-tenne dall’imperatore Carlo il Calvo l’immunità per il territorio della propria diocesi; e nell’anno 876 era a Pavia fra i diciotto vescovi che elessero lo stesso Carlo il Calvo re d’Italia. Probabilmente, nello stesso IX secolo, di seguito ai lavori di ricostruzione (oppure, ma secondo il Busignani meno probabile, nel X secolo) furono elevate DUE TORRI O CAMPANILI AI LATI DELL’ABSIDE di Santa Reparata; di essi gli scavi hanno evidenziato le massicce fondamenta. È probabile che le torri avessero anche funzioni difensive, visto che nel X secolo vi furono in Toscana frequenti incursioni da parte degli Ungari. L’uso di due torri ai fianchi dell’abside si riscontra nell’Italia settentrionale solo alla fine del X secolo; in Francia, Svizzera e Germania è attestato fino da primo quarto dell’IX secolo ed a questi esempi avranno fatto ricorso i nostri costruttori. Il 4 giugno 1055 papa Vittore II (Gerardo di Dollnstein-Hirshberg morto nel 1057) aprì in Santa Reparata il PRIMO CONCILIO DI FIRENZE che vide riuniti 120 vescovi alla presenza dell’imperatore Enrico III (della casa di Franconia nato nel 1017 e morto nel 1056. Era figlio di Corrado II il Salico e venne eletto imperatore nel 1039). Vescovo di Firenze era da 10 anni Gerard de Bourgogne (mor-to nel 1061), salito quattro anni dopo al soglio pontificio con il nome di Niccolò II senza per questo lasciare la cattedra fiorentina. Questo concilio testimonia l’importanza raggiunta da Firenze come centro propulsore della riforma ecclesiastica ardentemente propugnata da Giovanni Gualberto. Inoltre, di lì a poco, Firenze fu scelta come residenza ufficiale da Goffredo, marchese di Toscana [la storia dei cambiamenti repentini nel corso dei quali Firenze si trovò coinvolta nella seconda metà del 6° decennio dell’XI secolo che causarono il passaggio da città della marca a città dell’impero e poi ancora a città della marca, sono raccontati nel volume 1° del Davidsohn da pagina 231]. Viene fatto perciò di pensare che, in vista del concilio del 1055, furono eseguiti i seguenti lavori: - ampliamento della cripta; - aggiunta di due absidiole ai lati dell’abside maggiore; - costruzione del portico del quale sono state ritrovate le fondazioni degli 8 pilastri/colonne 13 metri circa fuori della facciata di Santa Maria del Fiore. Tuttavia, mentre è documentato che Niccolò II (presente nella sua diocesi fiorentina dal novembre del 1059) consacrò le ricostruite chiese di Santa Felicita e di San Lorenzo, non possediamo alcun documento relativo alla consacrazione di Santa Reparata da parte del papa/vescovo (per quanto ri-guarda invece il Battistero, esiste un’iscrizione su di una tavoletta risalente al XVII o XVIII secolo nella quale si riporta per il San Giovanni la data di consacrazione “6 novembre 1055”). Se però i la-vori di ampliamento vennero eseguiti prima del concilio, è verisimile ritenere che Niccolò II abbia consacrato Santa Reparata quando era ancora vescovo. Le absidiole sono di età romanica perché intaccano la fondazione delle due torri (soprattutto quella di meridione il che farebbe ritenere che questa torre potrebbe essere stata abbattuta in quest’occasione). La cripta, come già detto, fu anch’essa ampliata in età romanica; il soffitto fu vol-tato su colonne e le sue dimensioni furono ampliate fino all’ingresso delle due cappelle laterali dove due scalinate conducevano al presbiterio sopraelevato. Quanto poi al nartece o portico, non c’è molto di più da aggiungere a quel poco che se ne conosce dal ritrovamento delle fondazioni delle colonne vista l’impossibilità di condurre un’indagine come si deve. Comunque, con l’aggiunta del portico, lo spazio tra battistero e Santa Reparata si riduce a non più di 17, massimo 18, metri [si consideri poi che le due colonne di porfido, ricordo dell’impresa delle Baleari del 1115, erano originariamente poste a 6 metri di distanza dalla porta di levante e così rimasero fino al 1333]. È verisimile ritenere che la facciata di Santa Reparata fosse decorata con marmi policromi così co-me lo era il battistero. Ma, come racconta il Villani, Santa Reparata dovette sembrare ad un certo punto, rozza e troppo piccola per le nuove ambizioni dei fiorentini del XIII secolo; cosicché nel 1293 fu deciso di ricostruirla. L’8 settembre 1296 fu posta la prima pietra della nuova cattedrale, ma i fiorentini continuarono ad onorare Santa Reparata tanto che, a metà del ‘300, venne decorata l’absidiola destra con un affresco raffigurante Cristo in pietà. A quell’epoca, l’antico impiantito (a quota + 1,05) era stato coperto per cm 85 d’altezza con materiale di sterro sul quale era stato posto il rozzo ammattonato (quota + 1,90) riapparso poi a cm 80 sotto il pavimento marmoreo di Santa Maria del Fiore.

Breve appendice

Le funzioni del portico nelle chiese paleocristiane e nelle chiese romaniche: le chiese paleocristiane hanno il quadriportico antistante la facciata come Sant’Ambrogio a Milano (il meglio conservato in assoluto). Il quadriportico in epoca paleocristiana aveva al centro una fontana, la vasca battesimale. Il quadriportico in epoca romanica serviva come luogo di riunione (riunioni popolari). Le autorità (tanto laiche che religiose) si rivolgevano alla folla dalle finestre della chiesa trasformando tempo-raneamente la chiesa in un centro d’incontro.

Voci correlate