Osservatorio astronomico di Brera
L'Osservatorio Astronomico di Brera, INAF, è uno storico osservatorio costituito nella seconda metà del Settecento nel palazzo di Brera, a Milano. Agli inizi degli anni Venti del Novecento la sezione osservativa fu distaccata a Merate, in Brianza. Le due sedi condividono a tutt'oggi l'amministrazione e la direzione, e talvolta la designazione.

Parte della sua fama è dovuta alle osservazioni dei canali di Marte eseguite da Giovanni Virginio Schiaparelli nel 1887.
Storia
Brera è parola che vien da braida, termine della bassa latinità longobarda che significa prato, piazza erbosa, campo vicino alla città; braida scende a sua volta dal latino praedia, plurale di proedium che significa podere. In effetti la zona si trovava in quei tempi al limitare della città.
Il palazzo
La costituzione dell'osservatorio cadde in un periodo di grandi novità istituzionali per la città di Milano, da pochi decenni passata dalla dominazione spagnola all'austriaca. Fu proprio durante il dominio spagnolo, restato in auge per due secoli, che s'iniziò la costruzione del nuovo palazzo nei pressi della chiesa di Santa Maria nella Brera, demolita agli inizi dell'Ottocento, adiacente il duecentesco convento degli Umiliati, eretto nel 1171. Era questo un antico ordine religioso tra i numerosi nati nel Medioevo, assai potente in Milano e noto per la sua arte nella produzione della lana, soppresso nel 1571 da Pio V. [1] Il convento e parte delle ingenti ricchezze dell'ordine furono in seguito assegnati ai Gesuiti dal cardinale Carlo Borromeo, affinché insediassero nell'edificio un centro universitario di studi per il clero e per la classe nobile. Ciò richiese lavori di ampliamento che ebbebro inizio nel 1591 e vennero affidati nel 1615 all'architetto barocco Francesco Maria Richini, ma già nel 1630 si arenarono per colpa soprattutto della peste che attanagliò i milanesi per lunghi anni, tanto che l'ambizioso progetto iniziale dovette abbandonarsi a favore di uno meno pretenzioso approvato nel 1651. Dopo la morte di Richini, avvenuta nel 1658, lavorarono al nuovo progetto dapprima il figlio dello stesso Richini e dappoi Gerolamo Quadrio e Pietro Giorgio Rossone. Il palazzo fu ultimato solo nel 1776, dopo la soppressione dell'ordine dei Gesuiti comandata da Clemente XIV nel 1773 [2] (l'ordine fu poi ricostituito nel 1814 da Pio VII [3]), quando l'osservatorio era ormai operativo da oltre un decennio. Negli anni subito successivi l'architetto Giuseppe Piermarini completò la facciata e costruì l'alto portale neoclassico. Per desiderio di Maria Teresa d'Austria il palazzo fu adibito ad ospitare la Biblioteca Braidense, che aprì al pubblico nel 1786, e fu anche ampliato l'orto botanico e istituita l'accademia di belle arti.
Oggi nel vasto comprensorio del palazzo hanno sede la pinacoteca, la biblioteca braidense, l'orto botanico, l'istituto lombardo di scienze e lettere, l'accademia di belle arti e l'osservatorio astronomico. Il palazzo si apre con un ampio cortile ingentilito dall'elegante porticato che lo attornia, al cui centro si erge la statuta in bronzo del Napoleone di Antonio Canova.
L'osservatorio
Template:Nota2 L'inizio delle attività osservative svolte dal palazzo di Brera non è conosciuto con esattezza e quindi è impossibile indicare una data precisa per la nascita dell'osservatorio. La prima osservazione di cui è giunta sicura memoria scritta avvenne nel febbraio del 1760 per opera di Giuseppe Bovio e Domenico Gerra, due padri del collegio dei gesuiti lettori di filosofia e appassionati di astronomia, che dopo aver scoperto a occhio nudo una cometa ne seguirono il passaggio con il loro cannocchiale. La notizia, molto interessante in quei tempi, fu comunicata ai milanesi con manifesti murali affissi nelle vie della città.
Il periodo iniziale di Bovio e Gerra
Dal testo accurato e ricco di descrizioni sia della cometa sia del cielo si appalesa l'interesse non certo episodico dei due padri per l'astronomia. Essi conoscevano la cartografia celeste di Hevelius, sapevano rintracciare gli oggetti celesti e descriverne con cura la posizione grazie ai riferimenti stellari e alle costellazioni, possedevano un telescopio (probabilmente rifrattore, cioè un cannocchiale). Altre fonti testimoniano l'insegnamento da parte loro di nozioni di astronomia agli allievi del Collegio. È anche plausibile, vista la loro competenza, che l'anno precedente avessero osservato il primo ripassaggio della cometa di Halley, previsto a tavolino da Edmond Halley e quindi di enorme interesse astronomico poiché riconferma della legge di gravitazione di Newton.
In seguito all'entusiasmo per la scoperta della cometa del 1760 i due chiesero al rettore del Collegio, padre Federico Pallavicini, di far installare strumenti astronomici presso i locali del palazzo da cui erano usi compiere le osservazioni del cielo. Il rettore, uomo di vasti interessi scientifici e di mentalià aperta, acconsentì volentieri al progetto e si adoperò per procurare ai due padri alcuni telescopi rifrattori e un preciso orologio a pendolo, essenziale per l'astrometria. Il quadrante astrometrico di ampio raggio per le accurate misure di posizione si rivelò troppo costoso per l'acquisto e i due astronomi decisero di tentare la costruzione in proprio di un sestante, con l'aiuto di un artigiano per la lavorazione del ferro battuto e dell'ottone. Il sestante venne realizzato ma risultò poco preciso. In seguito all'episodio il rettore Pallavicini decise d'invitare presso il Collegio padre Luigi La Grange, astronomo a Marsiglia, per aiutare il nascente osservatorio di Brera.
L'arrivo di La Grange
La Grange giunse sul finire del 1762. Poco dopo il suo arrivo i due padri fondatori si ritirarono ed egli assunse la gestione dell'osservatorio assieme a Francesco Reggio, già allievo del Gerra presso il Collegio.
Erano gli anni della stesura degli atlanti celesti, della misura dei moti planetari per raffinare i parametri orbitali, dell'astronomia di posizione. Per la migliore riuscita delle misure comparative fu necessario determinare dapprima la posizione dell'osservatorio con buona accuratezza, lavoro cui il La Grange attese già dall'anno successivo il suo insediamento. Sempre nel 1763 egli iniziò l'attività collaterale di misura delle condizioni meteorologiche: temperatura, pressione atmosferica, stato del cielo, eventuali precipitazioni. Intanto il senato milanese s'accordò per chiamare all'insegnamento di Matematica presso l'università di Pavia padre Ruggero Giuseppe Boscovich, gesuita, matematico e astronomo eclettico, mentre Pallavicini pervenne alla decisione di creare in Brera un'autentica specola astronomica.
La direzione Boscovich
Boscovich afferì all'ateneo pavese nella primavera del 1764 e già nell'estate di quell'anno ebbe occasione d'incontrare Pallavicini durante i giorni vacanzieri ch'egli aveva ritenuto di trascorrere presso il Collegio di Brera. Fu tosto convinto ad assumere l'incarico di organizzatore della nascente specola. Alcuni considerano pertanto il 1764 come data della fondazione dell'osservatorio, ma è più corretto parlare di costituzione poiché l'anno di fondazione è incerto e si ritiene cada tra il 1762 e il 1764.
Egli mise subito a frutto la pregressa esperienza maturata in seno al Collegio Romano quando ne aveva progettato la specola, poi rimasta irrealizzata, e stese il disegno delle modifiche da apportare al palazzo: erigere una torre a sezione quadrata di tredici metri di altezza sul cui tetto, piano e terrazzato, disporre due piccole cupole coniche di tre metri di diametro per ospitare gli strumenti osservativi. Altri strumenti si affacciavano al cielo da botole disposte sul terrazzo sommitale, dalla cui ampia superficie si poteva contemplare il cielo a occhio nudo per quelle osservazioni che non richiedevano l'uso di strumenti. Fu questo un raffinato progetto che prese le mosse dalla scelta dell'ala Sud-Est del palazzo, la più remota dagli eventuali disturbi cagionabili agli strumenti dai tremori indotti all'edificio dai veicoli in transito sul ciotolato e sul pavé delle vicine via Brera e via dei Fiori, a quell'epoca ancora contrade. Speciale cura egli dedicò alla forma, alle dimensioni e alla disposizione delle strutture portanti ad arco e delle volte, e al tirantaggio in ferro e legno necessario per irrigidire la sommità della specola, affinché gli strumenti potessero dirsi stabili. Tra questi vi sarebbero stati telescopi rifrattori, cerchi meridiani, strumenti parallattici, quadranti e sestanti. Si adoperò anche acciocché nei lunghi mesi necessari ai lavori non vi fosse intralcio alle osservazioni astronomiche già in essere o in programma, tanto che La Grange poté dedicarsi allo studio dei fenomeni geocentrici dei satelliti medicei di Giove, con il suo rifrattore.
Il progetto fu approvato nello stesso 1764 dal governatore di Milano, conte di Firmian, e compiuto già l'anno successivo, il 1765; nel 1772 vennero aggiunte due nuove cupole. La ragguardevole spesa fu finanziata in parte dal Collegio, in parte dal mecenatismo scientifico di volontari, tra i quali parecchi gesuiti, e in parte dallo stesso Boscovich.
Quello stesso anno la carica di rettore del Collegio di Brera fu affidata a padre Ignazio Venini, di San Fedele, e Federico Pallavicini fu mandato a occuparne il posto. L'avvicendamento rallentò lo sviluppo del nuovo osservatorio poiché il Venini risultò meno interessato all'opera e meno disposto a finanziarla. Sebbene le opere di edilizia e di falgnameria fossero ormai completate mancavano ancora parecchi strumenti, come si evince da una lettera di La Grange a padre Cavalli[4]. Anche l'assistente di La Grange, Francesco Reggio, fu allontanato fino al 1772 e comandato all'insegnamento delle belle lettere presso il Collegio e poi della teologia presso Genova. Tutto questo avvenne non senza la palese volontà di esautorare poco a poco Boscovich, un po' per il suo temperamento d'indole focosa, un po' per le inimicizie maturate nel campo scientifico per causa della sua opera Theoria Philosophiae Naturalis che appariva troppo conservatrice e si opponeva alle nuove idee che tenevano banco in quegli anni presso i circoli filosofici, soprattutto francesi.
Ciò nonostante l'osservatorio appariva ben congegnato e pronto per le sfide scientifiche offerte dall'astronomia di quel tempo; gli anni pionieristici di Bovio e Gerra parevano davvero lontani sebbene solo un lustro o poco più li separasse dal momento. Ben equilibrati erano il numero e la disposizione delle sale osservative, delle terrazze, delle specole e dei disimpegni, ottimi gli strumenti disponibili che oltre ai rifrattori comprendevano il sestante di Canivet alloggiato nel cupolino Nord-Ovest e la macchina parallattica di Adams per lo studio dei fenomeni planetari geocentrici alloggiata nel cupolino Nord-Est in condivisione con lo strumento dei passaggi. A questi si aggiunse nel 1766 il quadrante murale di Canivet. Ancora un decennio dopo, l'astronomo francese Jérôme Lalande dell'osservatorio di Parigi scriveva sul Journal des savants parole di elogio per Brera.[5]
Dopo qualche dissapore Boscovich e La Grange lavorarono per diversi anni condividendo la strumentazione, sebbene nel 1770 si rese necessario dividere parte dei compiti e degli strumenti per insorte incompatibilità fra i due. Il periodo tra il 1766 e il 1772, anno dell'allontanamento di Boscovich da Brera, fu assai proficuo e l'osservatorio produsse scienza di ottimo livello tra cui studi della posizione geografica con calcolo della latitudine e della longitudine, delle eclissi, dei transiti, e di altri problemi classici di astrometria.
Bibliografia
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Articoli
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Commemorazioni
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- Emilio Bianchi, Commemorazione dell'astronomo dalmata Ruggero Giuseppe Boscovich. Rendiconti della R. Accademia Nazionale dei Lincei, volume XXV, serie 6, fascicolo 6, Roma, 1937 (si trova anche sui Contributi della R. Specola di Brera, n. 37, 1937)
- Giovanni Celoria, Commemorazione dell'astronomo Barnaba Oriani. Letta il 12 novembre 1911 nel Salone-Teatro San Clemente in Sesto San Giovanni, Editore Pigna, Sesto S. Giovanni
- Giovanni Celoria, Giovanni Schiaparelli e l'opera sua. Inaugurazione della lapide con medaglione a lui dedicata nel cortile d'onore del palazzo di Brera, Rendiconti Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, volume 1, fascicoli 12-13, 1917
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- Giovanni Virginio Schiaparelli, Sull'attività del Boscovich quale astronomo in Milano. Pubblicazione del R. Osservatorio di Brera, Nuova Serie, n.2, 1938
- Francesco Zagar, Simposio internazionale per Ruggero Giuseppe Boscovich (Ragusa 23-30 ottobre 1958). Memorie della Società Astronomica Italiana, volume XXIX, 2-3, 1958
- Francesco Zagar, L'Osservatorio Astronomico di Milano nella storia. Contributi dell'O.A.B., nuova Serie, n.201, 1963
Testi
Note
- ^ Papa Pio V, bolla Quemadmodum del 7 febbraio 1571
- ^ Papa Clemente XIV, bolla Dominus ac Redemptor del 21 luglio 1773
- ^ Papa Pio VII, bolla Sollicitudo omnium Ecclesiarum del 7 agosto 1814
- ^ «Nôtre illustrissime observatoire est achevé, riguardo alla fabbrica; mais il reste encore beaucoup à faire pour la guarniture et l'ameublement de l'intérieure. Ce ne sera guères qu'à la fin du printemps prochain que nous pourrons y travailler. Les instruments n'y sont encore. Il faut donner le temps à l'humidité de se dissiper... Nous changeons aujourdhui de recteur, non sine magno mio rincrescimento. Le p. Federico va être Préposit à S. Fedele; et le Préposit de S. Fedele vient nous gouverner.»
- ^ «Toutes les parties de cet observatoire son disposées avec tant d'intelligence et de génie, que l'ouvrage qui en contiendra la description ne pourra qu'être très utile aux astronomes.»