Hilf al-fudul
Ḥilf al-fuḍūl (in arabo حلف الفضول?, ossia "Alleanza dei virtuosi") è il nome che fu dato a un patto sottoscritto a Mecca alla fine del VI secolo fra alcuni rappresentanti di vari clan della tribù araba dei Quraysh.
Dal momento che ad esso prese parte un giovane Maometto, forse non ancora ventenne, il patto ha acquistato una grande valenza etica nel pensiero islamico.
Esso fu motivato dalla estrema precarietà dei commerci transarabici che percorrevano lungo la direttrice Nord-Sud l'intera Penisola araba, sottomessi a razzie e ad angherie continue che finivano con l'andare sempre a vantaggio dei mercanti più potenti e a detrimento dei più deboli.
Un esempio che precedette di poco l'alleanza fu la guerra di Fijar.
Retroterra culturale
Negli anni che precedettero l'accordo, i Quraysh furono coinvolti di frequente in vari conflitti. La guerra era lo strumento normale per risolvere tali questioni. I Quraysh dovevano la loro sopravvivenza e le loro fortune economiche ai commerci con lo Yemen, la Siria e, in misura minore, l'Egitto e l'Abissinia ed erano diventati valorosi guerrieri per la evidente necessità di difendere se stessi e le loro merci dai frequenti attacchi dei beduini che predavano chi passava dai loro territori, visto lo stato precario della loro economia, quasi esclusivamente di pura sussistenza.
A seguito dell'increscioso episodio che aveva scatenato la cosiddetta guerra di Fijar - in cui si era giunti a violare la sacertà dei "mesi sacri", che costituivano un ottimo incentivo per commerci relativamente sicuri - i Quraysh capirono che la precarietà della loro condizione avrebbe portato facilmente al collasso del prestigio di Mecca e della sua economia, in mancanza di regole certe e dell'amministrazione della "giustizia" in grado di sanzionare i predoni e chiunque avesse ostacolato il relativamente libero flusso dei beni lungo le vie carovaniere della Penisola araba.
L'episodio del mercante yemenita
Un commerciante yemenita di Zabid aveva venduto merci a un componente di spicco del clan coreiscita dei Banu Sahm. Costui prese possesso delle merci ma rifiutò prepotentemente di corrispondere la cifra pattuita, ben sapendo che lo Yemenita non aveva chi potesse sostenere i suoi buoni diritti in terra d'Hijaz. Il commerciante tuttavia, anziché rassegnarsi alla prepotenza subita. si appellò ai Quraysh per vedersi riconoscere i propri diritti.[1]
Per tutta risposta fu convocata un'assemblea nell'abitazione del Meccano 'Abd Allah ibn Ja'dan.[2] Alla riunione vari capi clan chiesero che: si rispettassero i diritti alla giustizia, e che s'intervenisse collettivamente nei conflitti di tal genere per ristabilire l'equità nelle transazioni.[3]
Note
- ^ Martin Lings, Muhammad: His Life based on the earliest Sources, 1983
- ^ Akbar Shah Najeebabadi, The History of Islam, Darussalam publishers, p. 101
- ^ Tariq Ramadan, In the footsteps of the prophet, 2007, pp. 20-2
Bibliografia
- (AR) Ibn Ḥazm, Jamharat ansāb al-ʿArab (La somma delle genealogie degli Arabi), ed. E. Lévi-Provençal, Il Cairo, Dār al-maʿārif, 1953.
- (AR) ʿAbd Allāh al-Musʿab b. ʿAbd Allāh b. al-Musʿab al-Zubayrī, Kitāb nasab al-Quraysh (Libro sulle genealogie dei Quraysh), ed. a cura di E. Lévi-Provençal, Il Cairo, Dār al-maʿārif, 1982.