Giuseppina Zacco
Giuseppina Zacco coniugata La Torre (Palermo, 25 ottobre 1927 – Roma, 30 settembre 2009) è stata un'attivista italiana, dirigente del Partito Comunista Italiano nota per l’attività svolta contro la mafia.
Biografia
La sua famiglia di origine apparteneva alla nobiltà palermitana; il padre, Francesco Zacco, fu un ufficiale medico dell’esercito. La madre, Carmela Vullo, casalinga, apparteneva ad un’antica famiglia di Palermo, possedeva un’ottima cultura e parlava correntemente il francese.
L'iscrizione al Partito Comunista e l'incontro con Pio La Torre
La decisione di Giuseppina di iscriversi al Partito Comunista, inusuale per una giovane donna siciliana e di buona famiglia non passò certo inosservata. Giuseppina voleva impegnarsi, dare il suo contributo a quell’Italia che stava cercando di lasciarsi alle spalle la guerra e il ventennio fascista. Era una tiepida mattina dell'ottobre 1948, Giuseppina, elegante come al solito, uscì di casa per recarsi al circolo del tennis. Ma qualcosa le fece cambiare programma, infatti si recò alla Federazione del PCI per iscriversi al Partito Comunista Italiano. L'uomo che le apre la porta della Federazione è Pio La Torre. Giuseppina rimane colpita da quel ragazzo, del quale diverrà la futura sposa. Si sposarono presto, appena un anno dopo essersi conosciuti, il 29 ottobre del '49 in un ufficio dello stato civile di Palermo.
La militanza con Pio La Torre
Poco tempo condiviso perché i due coniugi furono costretti a rientrare a Palermo per preparare l’occupazione delle terre in risposta alla strage di Melissa in Calabria. La strage suscitò una forte rabbia in tutto il Paese, scatenando una nuova ondata di scioperi e di occupazioni di feudi incolti. Furono mesi di lotte memorabili, che ebbero conseguenze sociali, politiche, istituzionali notevoli. Giuseppina Zacco si occupò anche della riforma agraria in quanto ebbe un ruolo di primo piano su di esso e questo dovuto grazie al lavoro organizzativo portato avanti da lei, nella quale divenne dirigente comunista e dalle compagne di sinistra. Lottavano fianco a fianco coi contadini preparando azioni di tipo propagandistico, ma impegnandosi anche nel lavoro dei campi.
Quando, il 10 marzo 1950, durante l’occupazione del feudo «Santa Maria del Bosco» a Bisacquino, Pio La Torre fu arrestato, accusato falsamente di aggressione, sconta all’Ucciardone la pena di un anno e mezzo di reclusione in condizioni durissime.
Nel frattempo, Giuseppina era incinta del loro primogenito, Filippo. Il direttore dell’Ucciardone, infatti, che trattava i mafiosi come se fossero al «Grand Hotel», vietò a Giuseppina il piacere di essere lei a portare in braccio al marito il figlioletto di pochi mesi. Infatti, fu un secondino a portare al padre il piccolo Filippo, avvolto in un fagotto, mentre la madre fu costretta ad aspettare sola in una stanzetta del carcere. Ecco come raccontano l’episodio Bascietto e Camarca: «Pio è emozionato, confuso. Non se l’aspettava. Si avvicina di corsa alla guardia carceraria per prendere in braccio suo figlio. Non è pratico di bambini. Non sa come tenerlo. Ma è solo questione di qualche minuto, poi gli viene tutto naturale. Se lo coccola per un bel po’». È in carcere da sei mesi e questa è la prima cosa bella che gli capita.
La Torre rimase ben 17 mesi in carcere, non sostenuto nemmeno dal suo stesso partito, che l’accusava di «frazionismo», insieme al suo amico segretario della federazione di Palermo, Pancrazio De Pasquale. La lotta alla mafia sarà sempre presente nella vita e nell’azione politica di Giuseppina Zacco e seguirà di pari passo la lotta per i diritti dei lavoratori. Insieme a Pio La Torre aveva seguito lo svolgimento politico-criminale ed economico della mafia, conoscendo gli interessi il modo di agire e di pensare dei sospettati. Appoggiò il marito per la lotta dell'acqua secondo il piano regolatore. Giuseppina e Pio furono grandi protagonisti nelle battaglie civili e politiche insieme al sindacato al partito, passando dalle campagne alle città. Giuseppina condivise con il marito passione e lotte, impegno ed ideali, anche quando Pio venne chiamato ad assumere incarichi lontano dalla famiglia.
Nel 1969, Pio La Torre, dopo essere stato segretario della CGIL e del PCI siciliano, fu chiamato a Roma alla Direzione Centrale del partito. Giuseppina, assieme ai suoi figli, seguì il marito a Roma nella quale rigettava la battaglia contro la mafia dal Parlamento.
Bibliografia
- Umberto Santino, Storia del movimento anti-mafia, Editori Riuniti, 2000, pag. 179
- Dino Paternoso, Voleva la Sicilia senza mafia, in “LA SICILIA” del 20 dicembre 2009, pag. 43