Vittorio Barzoni

scrittore italiano (1767-1843)
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Vittorio Barzoni (Lonato, 17 dicembre 1767Lonato, 22 aprile 1843) è stato uno scrittore, letterato e polemista politico italiano.

Biografia

Figlio di Cristoforo, commerciante in seta, e di Giustina Biemmi, studia inizialmente con un precettore, poi frequenta un collegio di Verona, e infine si laurea a Padova in diritto, ma i suoi interessi vanno alla letteratura e alla storia

Si reca a Venezia dove, contro i nuovi principi liberali ispirati dalla Rivoluzione francese, pubblica nel 1794 il libro Il Solitario delle Alpi. Alla caduta della Repubblica veneziana fonda una gazzetta, L'Equatore, che iniziò le pubblicazioni proprio il 16 maggio del 1797, giorno dell'entrata delle truppe francesi a Venezia. Il foglio subì vari sequestri e poi la soppressione. Pubblicò allora il Rapporto sullo stato attuale degli stati liberi d'Italia e sulla necessità che siano fusi in una sola Repubblica, nel quale esortava Bonaparte a provare la sua sincerità di liberatore, unendo tutta Italia sotto un solo governo, indipendente da tutele straniere. Era solo una provocazione politica, perché il Barzoni non fu mai interessato all’unità dell’Italia: ebbe un violento litigio col segretario dell'Ambasciata francese e fu costretto a fuggire da Venezia per sottrarsi all'arresto.

Nell’ottobre 1797, ceduto il Veneto all’Austria col trattato di Campoformio, torna a Venezia e pubblica I Romani in Grecia, dove per lui i romani sono i francesi rapinatori e i greci sono gli italiani, colti e civili. Il libello, pubblicato in francese, inglese, tedesco, fu un successo: Ne riceveva molta molestia il Generale Buonaparte — scrisse Carlo Bottae ne ricercava per ogni dove l’autore e le copie: ma più il perseguitava e più era letto.

Nel 1801 è accolto benevolmente a Vienna ma ne viene espulso per le pressioni diplomatiche francesi; si mette allora al servizio dell’Inghilterra: a Malta dirige nel 1804 i giornali antifrancesi L’Argo, poi il Cartaginese, nel 1808 il Giornale politico, poi la Gazzetta straordinaria e dal 1812 il Giornale di Malta. Da Malta il Barzoni spediva agli Spagnoli, insorti contro la dominazione napoleonica, insieme a materiali di propaganda e d’incitamento alla resistenza, anche armi e denaro messi a disposizione dall’Inghilterra.

Alla caduta di Napoleone, nel 1814, lascia Malta e torna in Italia, a Milano. Collabora per alcuni anni alla rivista letteraria austriacante La Biblioteca Italiana e si cimenta con la letteratura, ma le sue opere, tra cui la tragedia Narina, pubblicata nel 1825, vengono stroncate dalla critica.

Opere

  • Descrizioni, Venezia, presso Francesco Andreola, 1797.
  • Rapporto sullo stato attuale dei paesi liberi d'Italia e sulla necessità ch'essi sieno fusi in una sola repubblica presentato al generale in capo dell'armata francese, Venezia, Francesco Andreola. 1797.
  • I Romani nella Grecia, Londra [i.e. Venezia], F. Rivington and G. Robinson, St. James-Street, 1797.
  • Le rivoluzioni della Repubblica Francese, 1799;
  • Colloqui Civici, 1799;
  • Rivoluzioni della Repubblica veneta, 2 voll., Venezia, presso Francesco Andreola, 1799.
  • Il solitario delle Alpi, Venezia, presso Francesco Andreola, 1800.
  • Motivi della rottura del trattato d'Amiens. Discussione politica del signor Vittorio Barzoni, 1804.
  • Operette di Vittorio Barzoni, 1808.
  • Dissertazione politica di Vittorio Barzoni, Malta, 1811.

L'ideologia reazionaria

Nato in un’agiata famiglia di commercianti di Lonato, le sue tranquille convinzioni reazionarie furono sconvolte dalla novità della Rivoluzione francese. Fu chiamato l’antiNapoleone, da lui ritenuto a torto figlio di quella rivoluzione: in realtà egli combatte Rousseau e l’ideologia democratica. Scrive di non credere nella virtù degli uomini e in una loro libertà originaria; le leggi non possono costituirsi sul libero consenso delle parti ma vanno imposte dall'alto: quando si parla di governo non sentendo trattarsi già di una istituzione che soavemente inviti gli uomini ad amarsi più di quello che si amino, ma di un tenace morso che li tenga in freno perché non si insidino necessariamente la vita e non si scannino.

Avvocato, non crede nelle leggi ma esorta a non voler cercare una soverchia perfezione nei governi e rifletti sovente che le costituzioni sono fatte dagli uomini, e che un paese nel quale comandino sempre le sole leggi, è un paese metafisico.

Per lui le disuguaglianze civili e politiche sono un fatto naturale come quelle fisiche, non storico, e come tali, vanno conservate: essendoci negli uomini una disuguaglianza evidente di facoltà fisiche, morali, civili e politiche, torna estremamente difficile che possa esservi tra di essi un eguale esercizio dei rispettivi loro diritti.

Con una logica avventurosa argomenta che quando i cittadini godono sulla terra quella discreta somma di benessere sociale che loro deriva dalla sicurezza della vita, dell'onore e della proprietà, il pretendere di più è lo stesso che cercare l’impassibilità della morte, perché la vita è piena di patimenti indistruttibili… questa moderna esaltazione dei diritti della moltitudine e degli infallibili suoi doveri è una chimera... la verace volontà nazionale, in ultima analisi non è e né può essere, che la stessa giustizia, la quale non è mai stata la virtù connaturale delle assemblee popolari.

Bassezze, malgoverno e corruzione derivano solo dai regimi democratici: non vi sono mai stati comizi esenti dall’ambizione, dalla corruzione e dalla violenza...i deputati di un governo democratico sempre abusarono del potere ad essi affidato.

Il popolo, che lui chiama moltitudine, ha sempre servito, ora ad un Marat che seppe adularla con vili bassezze, ora ad un Robespierre che la soggiogò col terrore, ora a un Orléans che la corruppe col danaro, ora ad un Cesare, che seppe entusiasmarla col fragore delle sue vittorie, ora ad un Demostene che la trascinò coli impeto della sua voce e coi fulmini della sua eloquenza.

Le prospettive della democrazia sono catastrofiche: fa che dispariscano per un momento da qualunque impero il Governo, la Forza, la Religione, le Civili Istituzioni, tutti quei vincoli che incatenano i popoli, e tu vedrai in un lampo i poveri alzarsi contro i ricchi, spogliarli e scannarli; quei che sono governati trucidare i loro governatori; le corporazioni urtarsi e reciprocamente distruggersi; l’idiota uccidere l’uomo di genio, per il solo delitto di esser tale; il malvagio dar la cicuta alla persona dabbene perché fin tacendo gli rimprovera la sua malvagità; tutte le passioni sboccare, venire alle prese e inondare di sangue la terra…questo è il carattere delle popolazioni, sciolte da tutti i vincoli sociali ed abbandonate al cieco furore delle loro passioni.

Insomma, i fondamenti del vivere civile riposano sul tiranno, il Governo, sul gendarme, la Forza, sul clero, la Religione, e sulle disuguaglianze sociali e politiche, le Civili Istituzioni.

I Romani nella Grecia in spagnolo (Los Romanos en la Grecia)

Nel 1812, dopo quattro anni di invasione francese della Spagna, il Conde de Soto Ameno II Scorcia Nicholas (di origine genovese) e il primo sindaco costituzionale di Alicante, ha tradotto il libro "I Romani NELLA Grecia" del linguaggio di Vittorio Barzoni spagnolo, englobándose letteratura reazionaria contro Napoleone e suo fratello Giuseppe Bonaparte. Questo manoscritto in lingua spagnola è l'unica versione esistente di questo Taliana lavoro. Attualmente questo manoscritto, e un libro originale del lavoro, in particolare la sesta edizione, che appare nella sua prima pagina del sito di stampa nella città di Malaga, di proprietà di Colección Espinola sono visualizzati nella parte Centro del Carmen di Valencia, con occasione del Bicentenario della Costituzione spagnola del 1812 a Cadice.

Bibliografia

  • Giuseppe Nuzzo, «BARZONI, Vittorio» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
  • Vittorio Barzoni, I Romani in Grecia, Millennium, 2005