Tempio di Giove Statore (II secolo a.C.)
Il tempio di Giove Statore era un tempio dell'Antica Roma dedicato a Giove Statore. Insieme al tempio di Giunone Regina era racchiuso dalla Porticus Metelli, più tardi ricostruito da Augusto con il nome di Portico di Ottavia, che ne preservò il perimetro e le fondazioni, e rimaneggiato sotto Settimio Severo. L'attributo Stator significa "fermante" e si ricollega alla costruzione di un altro tempio in onore di Giove Statore, situato nel Foro Romano.
Storia
L'edificio venne commissionato da Quinto Cecilio Metello Macedonico dopo il trionfo conseguito nel 146 a.C. Altri nomi che assunse nel corso dei secoli furono aedes Iovis Metellina e aedes Metelli, per via del cognome del suo commissionatore e del portico in cui era racchiuso. Fu realizzato dall'architetto di origine greca Ermodoro di Salamina. La costruzione sorgeva nelle vicinanze del circo Flaminio, dove ora sorge la chiesa di Santa Maria in Campitelli. Il tempio di Giunone Regina era invece situato ad ovest, al lato opposto di via della Tribuna di Campitelli.
Velleio Patercolo tace riguardo alla possibilità che il tempo di Giunone sia stato eretto anch'esso per volere di Metello: è invece sicuro che il tempio di Giove Statore fu il primo edificio templare costruito completamente in marmo. Questa affermazione probabilmente vale per entrambe le strutture. Davanti al tempio Metello posizionò la statue equestri realizzate da Lisippo raffiguranti i generali di Alessandro Magno, ed è noto che al suo interno vi fossero famose opere d'arte. Secondo quanto riportato da Vitruvio il tempio venne progettato da Ermodoro di Salamina.
Struttura
L'antico tempio
Il vecchio tempio del II secolo a.C. sveva aveva uno schema periptero, ossia circondato da una peristasi di colonne sui quattro lati (in questo caso dodici sul lato lungo, sei sul lato corto e coperto di colonne sul lato posteriore). Lo spazio tra una colonna e l'altra era uguale a quello che le distanziava dalla cella. Si era trattato del primo tempio periptero della romanità, interamente in marmo, ritenuto da Vitruvio un modello nel suo genere.
Rifacimento augusteo
Il tempio rifatto da Augusto, completamente diverso per pianta e alzato, era invece esastilo e sine postìco (ovvera senza colonnato lungo la parte posteriore), come si evince dalla Forma Urbis. Poiché non vi erano iscrizioni sui templi e c'erano invece evidenti rappresentazioni di una lucertola e di un rospo, nacque la leggenda che gli architetti fossero gli spartani Sauro e Batraco. Ad ogni modo Plinio il Vecchio attribuisce il tempio e quello di Giunone Regina a questi due architetti.[1] Sempre secondo la leggenda, visto che le decorazioni nel tempio di Giove appartenevano al tempio di Giunone e viceversa, le statue votive delle due divinità si riteneva fossero state collocate nelle celle sbagliate da parte degli operai del cantiere.
L'idea che un capitello ionico conservato ora nella basilica di San Lorenzo fuori le mura sia connesso con questo tempio è stata abbandonata da tempo.
Note
- ^ Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 42