Dalmazio Birago

aviatore italiano
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Dalmazio Birago (San Michele di Alessandria, 11 aprile 1908Asmara, 20 novembre 1935) è stato un aviatore italiano. Motorista della Regia Aeronautica, partecipò alla guerra d'Etiopia e venne decorato con la medaglia d'oro al valore militare alla memoria.

Dalmazio Birago
NascitaAlessandria, 11 aprile 1908
MorteRoma, 20 novembre 1935
Cause della morteferite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia aeronautica
Gradoprimo aviere
Guerreguerra d'Etiopia
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
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Biografia

Dalmazio Giovanni Birago nacque a San Michele, sobborgo di Alessandria da famiglia originaria di Quargnento.

File:Foto di Tony Frisina - Tomba di Dalmazio Birago DSC00502.JPG
La tomba di Dalmazio Birago nel cimitero di Alessandria

Si arruolò nella Regia Aeronautica nel 1927 a 19 anni e in qualità di primo aviere venne assegnato alla 15ª squadriglia da bombardamento detta "La Disperata", comandata da Galeazzo Ciano. La squadriglia, equipaggiata con i trimotori Caproni Ca.101, venne rischierata in Africa nell'ottobre 1935 allo scoppio della guerra d'Etiopia.

Dopo pochi giorni, il 18 novembre partecipando ad un'azione di bombardamento nei cieli di Amba Alagi - Macallè, Birago venne ferito gravemente ad una gamba da una pallottola esplosiva dum-dum. Morì due giorni dopo all'ospedale di Asmara dopo aver subito inutilmente l'amputazione dell'arto. Venne decorato con la Medaglia d'oro al valor militare, risultando il primo a ricevere questa decorazione in Africa Orientale Italiana.

Per onorarne la memoria in diverse città italiane c'è una via che porta il suo nome e a Roma, in Via Collatina 103, vi è una Scuola Materna a lui intitolata.

Onorificenze

«Motorista mitragliere a bordo di un trimotore in azione di bombardamento e di mitragliamento, a volo rasente su dense orde abissine, aveva la coscia sinistra sfracellata da una pallottola esplosiva. Ciò nonostante si rifiutava di abbandonare la mitragliatrice continuando a rovesciare bene aggiustate raffiche sul nemico. Consentiva di lasciarsi trasportare in fondo alla fusoliera e a farsi legare l’arto ferito solo sulla via del ritorno, durante il quale continuava la propria opera di motorista scrivendo le avvertenze da seguire per il funzionamento dei motori ed inneggiando alla Patria ed alla missione compiuta. A parole di plauso rispondeva di avere compiuto solamente il proprio dovere. Sottoposto ad amputazione dell’arto, conservava sino all’estremo cosciente fermezza e virile coraggio invocando i nomi del Re, del Duce e dell’Italia.»
— Cielo di Amba Alagi - Macallè, 18 novembre 1935.

Note


Bibliografia

Voci correlate